Messaggi subliminali nella musica 1

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Messaggi subliminali nella musica 1

a cura del Centro Culturale San Giorgio

PROLOGO

La musica, come del resto l’arte in generale, è sempre stata al servizio del potere. Rarissime le
eccezioni. (Sono state volutamente omesse, nei testi sottostanti, le maiuscole per le iniziali dei
nomi dei satanisti dichiarati e, comunque, degli adelfi della Dissoluzione).

1. PREMESSA

Parlando in termini generali, il regime dispone di diversi mezzi di propaganda per cercare di
condizionare il modo di pensare delle masse ad esso sottoposte. Oltre ai metodi ben intuibili da
tutti: stampa, cinematografia, televisione, eccetera; chi detiene il potere dispone, di forme di
condizionamento dette “subliminali”. Un tentativo di condizionamento si dice subliminale nel momento
in cui non è avvertibile in maniera cosciente; bensì solo al livello del nostro subcosciente. In
altri termini capita che, senza sapere per quale motivo, si finisca col desiderare ciò che viene
propagandato. Capita infatti che non si abbia la possibilità di filtrare con il raziocinio ciò che
ci viene comunicato; perché quello che viene dettato al nostro subcosciente, tende ad essere
catalogato come “vero” e “desiderato” dal nostro cervello.

I messaggi subliminali sono di due tipi: video ed audio

Uno dei primi condizionamenti subliminali video di cui si abbia notizia venne realizzato, nei
primissimi anni cinquanta, per squallidi motivi commerciali, dalla Cocacola: nelle sale
cinematografiche venivano proiettati film che, ad intervalli di cinque minuti, erano interrotti da
un unico fotogramma raffigurante una bottiglia di cocacola. Ora, l’occhio umano può percepire solo
immagini impresse su almeno 12 fotogrammi di pellicola cinematografica; pertanto gli spettatori non
si accorgevano affatto delle interruzioni in discorso; ciò nonostante il consumo di cocacola in tali
sale cinematografiche aumentò di circa il 39%. Infatti se era vero che consciamente nessuno aveva
percepito la pubblicità, era altrettanto vero che il subconscio degli spettatori aveva generato
negli stessi un fortissimo desiderio di bere cocacola.

Quando la cosa si seppe, le unanimi proteste dei consumatori determinarono la proibizione di tutti i
messaggi subliminali video in molti stati occidentali (1) (ma non negli Stati Uniti d’America), e
ciò determinò una riduzione dell’utilizzo di tali messaggi, che vennero comunque utilizzati
successivamente, anche a causa del fatto che pochissimi paesi (fra cui certamente non vi è l’Italia)
si sono realmente impegnati nel combattere tali forme di violenza alla coscienza. Per quel che
concerne i messaggi subliminali audio a scopo commerciale, nel 1978, capitava che nei supermercati
americani, per ridurre i furtarelli (cioè il cosiddetto “taccheggio”) i proprietari si fossero
ingegnati a trasmettere negli altoparlanti delle frasi registrate ad un volume troppo basso per
essere percepito da un orecchio umano ed accompagnate da un’accattivante musichetta. Tali frasi
ripetevano, testualmente: “io non rubo !, sono onesto !; io sono onesto !, non rubo !”.

Le frasi in discorso erano, come detto, registrate a volume bassissimo, e pertanto incomprensibili
all’orecchio dell’ascoltatore; ma non al suo subconscio: infatti il taccheggio si ridusse di circa
il 36 per cento. Anche in questo caso l’esperimento non ebbe vita facile: una legge venne ben presto
realizzata in Italia, come in molti altri stati per impedire tali forme di condizionamento
subliminale. Tuttavia, la realtà delle cose dimostra, inconfutabilmente, che dette leggi non sono
state applicate mai. Un esempio di quanto allegramente sia ignorata la legislazione che proibisce i
condizionamenti subliminali ce lo da Paolo Baroni. Nel suo ottimo testo intitolato “I Prìncipi del
Tramonto” (Edizioni il Cerchio), il Nostro ci da notizia di una lettera inviata da Gianni Agnelli
agli azionisti della FIAT, nella quale l’avvocato più potente d’Italia parlava di messaggi
subliminali con i quali “sonorizzare” i propri stabilimenti al fine di aumentare la produttività e
“migliorare” il rapporto (leggi sottomissione) lavoratori-azienda, riducendo la “conflittualità
aziendale” (leggasi rivendicazioni salariali).

Pertanto il condizionamento subliminale, soprattutto audio, non ha mai cessato d’imperversare in
tutti i campi nei quali è stato possibile utilizzarlo (persino nei videogiochi se n’è fatto
abbondante uso). Tuttavia, la maggior parte dei messaggi subliminali audio la si riscontra
nell’ambito della musica cosiddetta “leggera”. Esistono principalmente due tipi di messaggi
subliminali audio: i messaggi rovesciati ed i messaggi detti “bifronti”. I primi consistono nella
semplice registrazione di una frase al contrario; cioè ascoltando il disco al dritto si sentono
mormorii incomprensibili, ma facendo girare il disco od il nastro al rovescio (e, talora, variando
la velocità) si percepisce distintamente il messaggio. Passiamo subito ad un esempio: nella canzone
dei queen intitolata “One vision (2)” dell’l.p. “A kind of magic (3)” all’inizio del brano nella
versione normale ed anche alla fine, nella versione remiscelata, può essere ascoltato un verso
incomprensibile che sembra dire “amas-s-si”; facendo girare il disco od il nastro al contrario, e
velocizzandolo, si ascolta la seguente frase: “my sweet satan i’ ve saw the sabba” che in inglese si
traduce: “mio dolce satana io ho visto il sabba”.

Per quel che concerne invece i messaggi bifronti, essi al dritto; cioè ascoltando normalmente la
canzone, costituiscono frasi con senso, più o meno, compiuto; ma facendo girare il nastro al
contrario si ascoltano frasi altrettanto, se non più, chiare. Un classico esempio è costituito da
una canzone dei Rolling Stones intitolata “Tops” (“Vertici”) dell’Album “Tattoo You” (“Tatuati”). In
essa si ascoltano, fra le altre, queste parole: «I’m sorry for a breath of your sweet love»(4), che,
riprodotta al contrario “suonano” in ben altro modo: «I love you, said the devil» («Ti amo, disse il
diavolo»). Nella canzone in questione sono presenti anche altri messaggi subliminali (sempre a
carattere satanico). Per chi ritenesse che i messaggi subliminali in questione fossero di una sorta
di “palindromo (5) imperfetto”; ovvero parole che hanno un significato (anche se non lo stesso) sia
pronunciate al dritto che al rovescio, come ad esempio “era” ed “ara” oppure “Roma” ed “amor”;
ricordiamo che un palindromo è casuale se, e solo se, è sempre ascoltabile pronunciando le stesse
parole; ma accade che i messaggi rovesciati, come del resto anche quasi tutti i messaggi bifronte,
possono essere ascoltati solo facendo girare al contrario la canzone come è stata registrata in sala
d’incisione. Infatti facendo girare al contrario la stessa canzone, registrata, però in un concerto
(come si suol dire “live”) non si potrà ascoltare alcunché; e questo in quanto i messaggi
subliminali in questione non possono essere realizzati che in sofisticatissime sale d’incisione dopo
mesi e mesi di prove e controprove: un messaggio subliminale non si improvvisa…

Nella sua interessante opera intitolata “Inchiesta sul Rock Satanico” Carlo Climati ci informa che
vi è stato un tentativo, peraltro mal riuscito, di realizzare un messaggio subliminale in un
concerto: il gruppo rock dei “Black Oak Arkansas” nell’album “Ranch and roll (6)” registrato dal
vivo, nella canzone “When the electricity come to Arkansas (7)”, urlano alla platea la seguente
frase: natas, natas, natas. Dog si eh, dog si eh, dog si eh. Che al contrario si legge: satan,
satan, satan. He is god, he is god, he is god; la cui traduzione è: satana, satana, satana. lui è
dio, lui è dio, lui è dio. Ma, come avreste modo di ascoltare, qualora acquistaste l’opera di
Climati, a cui è allegata un’audiocassetta esplicativa, si tratta di un esperimento sostanzialmente
fallito: l’ascolto al contrario è veramente pessimo. Per cui i messaggi subliminali non possono che
essere realizzati, come detto, in sofisticate (e costose) sale d’incisione. Dette sale, se vogliono
realizzare un “lavoro perfetto”, ovvero una spettacolare operazione di inversione mascherata, che
consenta di partire dal messaggio subliminale per poi giungere ad un “testo in chiaro”
sufficientemente credibile per l’ascoltatore, devono possedere apparecchiature che fino al 1983
erano in possesso di due sole case discografiche: la “warner bros” e la “r.c.a. victor” entrambe di
proprietà di finanzieri ebrei statunitensi.

È ora giunto il momento di rispondere alle domande che senza retorica non possono che essere
definite cruciali: se abbiamo detto che i messaggi subliminali sono uno strumento di propaganda per
portare innanzi gli interessi del regime; viene naturale chiedersi quali siano questi interessi.

Gli interessi in discorso sono molteplici; ma possono essere riassunti in quattro tipologie
principali:

diffondere il consumo di droga;
ridurre il più possibile le nascite;
allontanare dalla religione;
distruggere il senso del bene comune.

2. DIFFUSIONE DELLA DROGA

Cominciando il nostro discorso con la questione della droga, dobbiamo rilevare che frequentemente
capita di ascoltare le solite, melanse, giaculatorie contro tale flagello. Tutti i governi si sono
sempre impegnati, a chiacchiere, contro la droga… ma; apparte qualche sporadica operazione
propagandistica, con qualche arresto qua e là… giusto per far credere che si voglia fare
qualcosa… la droga è sempre presente in ogni angolo del nostro paese. Ognuno di noi ben sa o
facilissimamente può sapere chi spaccia in zona… è mai possibile che la polizia non lo sappia ?,
no, la verità è un’altra; e va ricercata facendo uno sforzo di memoria storica, o, per dirla
altrimenti, un passo indietro nel tempo. Tutto cominciò con la pesante ingerenza statunitense nella
guerra civile cinese (approssimativamente databile fra il 1944 ed il 1946) nella quale gli USA
appoggiavano i cosiddetti “nazionalisti” di Chiang Kai Shek nella loro lotta contro i comunisti di
Mao Tse Tung. È importante precisare che i primi tutto erano fuorché nazionalisti. Essi
combattevano, infatti, per fare della Cina l’ennesimo stato satellite degli U.S.A.; ed erano per ciò
lautamente stipendiati. Ma i mercenari di Chiang Kai Shek beneficiarono, oltre che dei finanziamenti
ufficiali, di una forma del tutto nuova (per l’epoca) di sostegno economico. Essa consisteva nel
tollerare, all’interno degli Stati Uniti d’America, un piccolo commercio, ufficialmente “illegale”
di eroina cinese, fornita dallo “Shangai Cartel” alla mafia italo-americana, all’epoca capitanata
dal famoso Lucky Luciano (8). Naturalmente gli ufficiali di Chiang Kai Shek erano direttamente
coinvolti nello Shangai Cartel. Fu così che si diede luogo al primo esperimento di
narco-finanziamento da parte degli USA ad un loro alleato.

Tuttavia, nonostante i finanziamenti ufficiali ed il narco-finanziamento, i mercenari “nazionalisti”
vennero sconfitti; e furono costretti a rifugiarsi nell’isola di Formosa (Taiwan). Ma costoro
avevano imparato troppo bene il mestiere di mercenario narcotrafficante per potersene separare…
Essi vennero, di volta in volta, indirizzati contro tutti i nemici della Casa Bianca: Corea del
Nord, Birmania, Vietnam, nella cui guerra vennero impiegati oltre un milione di mercenari asiatici.
E poi ?, come si spiega che, anche dopo l’evacuazione di Saigon del 1975 il narcotraffico non sia
venuto meno ?, e che dire delle altre droghe come ad esempio la cocaina ? Gli Stati Uniti si sono
resi conto che la droga può essere sempre usata per crearsi o favorire alleati. Si badi non si
tratta di una considerazione metafisica (9): qualsiasi polizia può stroncare quel commercio infame
se lo vuole; sarebbe anche solo sufficiente distruggere la rete degli spacciatori al dettaglio. Il
punto vero della questione è che, negli stati come il nostro, la droga non potrà mai essere
sconfitta, finché coloro i quali comandano negli USA non lo decideranno. Essi, infatti, non aprono
solo il mercato statunitense ad i loro alleati (politici oltre che militari) narcotrafficanti; ma
hanno il potere di fare altrettanto anche in tutti gli stati satellite.

Per la creazione del “nuovo ordine mondiale (10)” la droga è uno strumento formidabile: attualmente
essa serve alle multinazionali (11) statunitensi, i cui “managers” compongono la classe dirigente
che detiene il potere politico reale negli Stati Uniti d’America: il “Presidente” è solo un…
cameriere del potere economico (12). Dunque, la tanto sbandierata “democrazia statunitense” altro
non è che un’oligarchia (13) plutocratica (14) assolutamente priva di possibilità di reale
alternanza, in quanto le linee politiche dei due “partiti” – il Repubblicano ed il Democratico –
sono, nei fatti, in toto coincidenti. A parte la demagogica (15) “salvaguardia dei valori familiari”
del partito repubblicano; e la caricatura populistica (16), progressista e blandamente umanitaria,
professata dai democratici; nei fatti, in qualsiasi dei due partiti sia eletto il presidente, sempre
e comunque egli tutelerà, in maniera ossequiosa e servile, gl’interessi delle multinazionali che lo
hanno, con i loro finanziamenti, posto, ufficialmente, e solo ufficialmente, alla guida della
nazione. Le multinazionali statunitensi hanno trasformato interi subcontinenti in colonie di fatto
(ci si riferisce all’America Latina), nelle quali, per attuare lo sfruttamento selvaggio delle
risorse naturali ed umane, non hanno mai avuto scrupolo di usare qualsiasi mezzo. L’America Latina,
la Tailandia, il Pakistan, la Turchia, le Filippine e molti stati africani si trovano sotto il tacco
d’acciaio delle multinazionali. Esse trovano nel governo americano (ch’è del resto una loro diretta
emanazione) un paladino dei loro laidi interessi economici. La Casa Bianca può, tramite i propri
servizi segreti, pilotare colpi di stato militari, ogni qual volta una “repubblica delle banane”
tenti la via dell’emancipazione da Washington (17).

Naturalmente, un colpo di stato filoamericano da solo non basta per raggiungere gli scopi delle
multinazionali: per reprimere moti studenteschi o dei lavoratori (che percepiscono solo il salario
di sussistenza); per imporre immensi espropri di terre a proprio favore (in questo la United Fruits
è maestra); per imporre le infami “tasse d’importazione (18)” ed ogni altra sorta di sopruso, c’è
bisogno di un vero e proprio esercito d’occupazione coloniale, feroce e spietato. Ma come fare per
ottenerlo ?, e, soprattutto, come fare per… finanziarlo ? Gli USA non possono per motivi
d’immagine oltre che economici, imporre direttamente il loro esercito in ogni colonia di fatto; ed
allora si procurano eserciti in loco, i quali serviranno per eliminare fisicamente qualsiasi
sindacalista che chieda aumenti salariali; qualsiasi studente che voglia la libertà per il proprio
paese; qualsiasi agricoltore che non voglia cedere ad un prezzo ridicolo la propria terra; nonché
qualsiasi politico o religioso che inopinatamente attenti al loro potere. Detti eserciti locali
vengono di volta in volta soprannominati: “polizia segreta”, o, più spesso, “squadroni della morte”.
Essi sono alle dirette dipendenze del generalicchio formalmente al potere e dei suoi gerarchetti
(tutti narcotrafficanti, ovviamente). Le loro vittime hanno molti nomi, il più comune dei quali è
“desapareçidos”, che significa “scomparso”; in una fossa comune, naturalmente. Sempre più
frequentemente può capitare che il regime militare si mascheri da democratico, fermo restando un
fortissimo potere di controllo dei militari filoamericani sul governo (19).

Naturalmente, per gli squadroni della morte uccidere non è un divertimento, bensì un lavoro. Lavoro
che deve essere molto ben remunerato. Si potrebbe obbiettare che alle multinazionali non mancano i
soldi… questo è vero; ma esse… preferiscono fare pagare il conto agli ignari drogati. Parrebbe a
questo punto quasi inutile fare notare che l’eroina, ed altre droghe leggere, provengono dal
Pakistan e non dall’Iran; dalla Turchia e non dall’Iraq; dalla Tailandia e non dalla Cina, né dal
Vietnam; che ricordiamo essere stato il principale produttore di tale veleno durante la guerra nella
quale gli USA dovevano, col narcotraffico, pagare un milione di mercenari. Mentre la cocaina
proviene da quell’America Latina che è, come detto, un’enorme colonia di fatto degli Stati Uniti. Un
esempio recentissimo di quanto affermo e dato dalla droga che proveniva dal Libano. Tale droga
serviva a finanziare la milizia filoisraeliana che occupava il Sud di quel Paese. Certo la droga in
questione poteva essere tranquillamente prodotta anche in Giordania o nel Libano del Nord (quello
sotto l’influenza siriana); ma state pur certi che se la Siria o gli Hesbollà filoiraniani ci
avessero provassero… il loro traffico sarebbe immediatamente stato stroncato in quanto non gradito
dagli americani; o, per meglio dire, da coloro i quali comandano negli Stati Uniti d’America.
Insomma, se i soldi vanno alle persone giuste, le forze di polizia chiudono un occhio, anzi tutti e
due; ma, in caso contrario, la legge (quella scritta) viene fatta rispettare. È per questo che chi
vi parla ritiene il problema droga non risolvibile senza prima estirparne la radice: e cioè senza
prima liberare il nostro paese dalla sudditanza nei confronti del Grande Fratello Americano; che a
tutt’oggi mantiene nel nostro territorio circa sessantamila soldati, costituenti vere e proprie
truppe d’occupazione… a meno di non voler credere che servano per difenderci dall’imperialismo
sanmarinese…

Tornando ai messaggi subliminali diventa necessario sottolineare che essi spessissimo propagandano
in maniera martellante il consumo di droga. Un esempio di tale “martellamento subliminale” lo si può
ascoltare nella famosissima canzone dei queen “Another one bites the dust (20)” dell’l.p. “The game”
dove al dritto della registrazione è possibile ascoltare il titolo demenzialmente ripetuto decine di
volte. Ascoltando lo stesso brano al contrario al posto del ritornello sentiremo ripetuto fino allo
spasmo un perentorio ordine che testualmente recita: “start to smoke maryuan !”. Tale ordine è, non
per caso, facilmente traducibile anche per i non anglofoni (nessuno ha bisogno di interpreti per
tradurre parole come smoke maryuan); detto ordine significa: “deciditi a fumare la mariuana !” Anche
da noi i cantanti fanno il possibile e l’impossibile per pubblicizzare la droga: ascoltando al
contrario la frase “A volte la migliore musica è il silenzio, diciamo” posta alla fine della canzone
“Miserere” dell’omonimo album del cantante Zucchero sono distintamente udibili tre parole “ascisc
eroina e droga”. Come risulta dunque evidente, i queen e zucchero sono strumenti di propaganda del
regime; così come pressoché tutti i cantanti famosi della musica leggera.

È bene sottolineare che non esiste musica leggera “trasgressiva”. La musica è sempre stata, nel
corso della storia, al sevizio del potere; rarissime le eccezioni. Chiunque ritenga trasgressiva la
musica che ascolta farebbe bene a chiedersi che cosa vi è registrato al rovescio… Molto spesso
accade che, soprattutto fra i giovani comunisti, si fumino spinelli come forma di ribellione al
regime… Mai ribellione fu più gradita al regime medesimo… Si pensi che i mercenari israeliani
che uccisero Che Gevara, vennero retribuiti proprio con i proventi del narcotraffico… Senza
contare che la droga è sempre servita come mezzo di finanziamento di tutte le guerre anti comuniste
della storia, prima contro la Cina, poi contro la Corea ed infine contro il Vietnam. Per meglio
approfondire l’argomento “droga” risulta interessantissima, oserei dire fondamentale, la lettura di
un testo, il cui autore è John Kleeves, intitolato “Vecchi Trucchi”, reperibile, nell’edizione
italiana del 1991, presso “Il Cerchio” – Iniziative Editoriali – Rimini. Nella musica leggera
contemporanea la droga viene propagandata non certo solo con i messaggi subliminali… Vi sono
canzoni che fanno chiaramente apologia della droga; dalla nostrana “Cocacola” del “testimonial”
della cocaina vasco rossi; alla “Sister morphine” (sorella morfina) dei rolling stones.

A proposito di “testimonial”; cioè di persone particolarmente adatte a svolgere la pubblicità di un
prodotto; sarà un caso che la percentuale di tossicodipendenti fra i cantanti sia spropositatamente
maggiore rispetto alla stessa percentuale nella popolazione giovanile comune ? Insomma è un puro
caso che la stragrande maggioranza degli “idoli della musica rock” sono eroinomani e/o cocainomani
?. È un “caso” che, lungi dal nasconderla, essi ostentino la loro tossicodipendenza ? Noi riteniamo
assolutamente non casuale che essi fungano da grandi “testimonial” della droga, che, come abbiamo
visto, è un’irrinunciabile strumento della politica imperialistica statunitense.

Il caso non esiste.

La musica è, lo ribadiamo, la più potente arma propagandistica nelle mani del regime. Chi non
propaganda ciò che vuole il regime, non diventerà mai un cantante “di successo”. Spessissimo capita
che le case discografiche cerchino proprio fra i tossicodipendenti i loro cantanti da… “lanciare”
sul mercato…

continua

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