Yoganandaji ci indica i vari tipi di amore

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Yoganandaji ci indica i vari tipi di amore

di Yogananda Paramahansa

Tratto da: “Il Divino Romanzo” di Yoganandaji

– Come coltivare l’amore divino –

Tempio della Self-Realization Fellowship, Hollywood, California,

10 ottobre 1943

In genere il mondo ha dimenticato il vero significato dell’amore.

Gli esseri umani l’hanno insultato e mortificato a tal punto che solo
pochi sanno cosa sia il vero amore. Come l’olio permea l’oliva in ogni sua
parte, così l’amore permea ogni parte della creazione. Ma definire l’amore
è molto difficile, per la stessa ragione per la quale le parole non possono
descrivere completamente il sapore dell’arancia. Dovete assaggiare il
frutto per conoscerne il sapore. La stessa cosa accade con l’amore. Tutti
voi ne avrete conosciuto qualche aspetto e perciò in parte sapete di che
cosa si tratta. Ma non avete capito come svilupparlo, come purificarlo e
come espanderlo per trasformarlo in amore divino. All’inizio della vita,
quasi in ogni cuore è racchiuso un barlume dell’amore divino, che
generalmente scompare perché l’essere umano non sa come coltivarlo.

Molti ritengono che non sia necessario analizzare l’amore. Lo identificano
con il sentimento che provano per i parenti, per gli amici e per tutti
coloro dai quali si sentono particolarmente attratti. Ma l’amore è molto
più di questo. Vi posso descrivere il vero amore soltanto parlandovi dei
suoi effetti. Se poteste percepire almeno un barlume dell’amore divino, la
vostra gioia sarebbe così grande, così travolgente, da non poterla
contenere.

Riflettete profondamente su quanto vi dico. La felicità insita nell’amore
non consiste nel sentimento in se stesso, ma nella gioia che il sentimento
porta. L’amore dà gioia. Amiamo l’amore perché ci fa provare questa
felicità così inebriante. Quindi, il traguardo fondamentale non è l’amore,
ma la beatitudine; Dio è la beatitudine sempre esistente, sempre cosciente
e sempre nuova (Sat-Cit-Ananda). Noi, in quanto anime, siamo la beatitudine
individualizzata. “Veniamo dalla Gioia, viviamo ed esistiamo nella Gioia, e
un giorno ci fonderemo ancora in questa sacra Gioia”.’ Tutti i sentimenti
divini – amore, compassione,

coraggio, abnegazione, umiltà – sarebbero privi di significato senza la
gioia. Gioia vuol dire allegria, ossia un’espressione della beatitudine
suprema.

La gioia che l’uomo prova ha origine nel cervello, nel centro sottile della
consapevolezza di Dio, che gli yogi chiamano sahasrara, o loto dai mille
petali. Eppure la sensazione della gioia non si percepisce nel cervello, ma
nel cuore. Dal trono divino della coscienza nel cervello, la gioia discende
e si manifesta nel centro del cuore.

NOTA:[ L’Anahata cakra, il sottile centro dorsale, la sede del sentimento,
il centro del controllo di vayu, l’elemento vibratorio aria, una
manifestazione della vibrazione creativa Aum. La vita dell’uomo e la
coscienza vengono perpetuate dalla forza e attività insite nell’albero
della vita, nel cui tronco sono presenti i sette centri sottili situati
nella spina dorsale e nel cervello. Da questi centri proviene l’energia che
sostiene tutte le funzioni e le facoltà fisiologiche e psicologiche
dell’uomo. A causa del loro comune centro di origine, alcune esperienze
spirituali e psicologiche sono collegate ai processi fisiologici. Ad
esempio esiste una precisa relazione fra la funzione cardiaca e il sottile
centro spinale del sentimento nel cuore. Quando agiscono
contemporaneamente, esprimono la grande sensazione dell’amore, sia umano
sia divino. (Vedere cakra e Aum (Om) nel glossario).]

– La gioia proviene dalla beatitudine di Dio, l’attributo essenziale e
fondamentale dello Spirito –

Sebbene la gioia possa nascere in presenza di alcune circostanze esterne,
pure non dipende dalle circostanze e spesso si manifesta senza apparenti
cause oggettive. A volte vi svegliate la mattina pieni di gioia senza
nessun motivo, e quando vi raccogliete nel silenzio della profonda
meditazione, la gioia scaturisce dentro di voi senza essere provocata da
stimoli esterni. La gioia della meditazione è travolgente, e coloro che non
si sono mai immersi nel silenzio della vera meditazione non sanno in che
cosa consista la vera gioia.

Ci sentiamo molto felici quando riusciamo ad appagare un desiderio; eppure
in gioventù proviamo spesso una felicità improvvisa che sembra provenire
dal nulla. La gioia si manifesta in certe circostanze, ma non è creata
dalle circostanze stesse. Ad esempio, quando qualcuno riceve in regalo una
grossa somma di denaro ed esclama: “Oh, come sono felice!”, il denaro
costituisce soltanto il piccone che ha spezzato la roccia facendo scaturire
uno zampillo di gioia dalla sorgente nascosta della felicità interiore.
Quindi, in linea di massima, è necessario che si determinino alcune
circostanze perché l’essere umano possa provare un senso di gioia; ma la
gioia è l’eterno e naturale stato dell’anima. Anche l’amore è una
condizione naturale dell’anima, ma è subordinato alla gioia; infatti
l’amore non potrebbe esistere senza la gioia. Potete pensare all’amore
senza gioia? No. La gioia accompagna l’amore. Quando parliamo
dell’infelicità di un amore non corrisposto, ci riferiamo a un profondo
desiderio insoddisfatto. La vera esperienza dell’amore è sempre
accompagnata dalla gioia.

– La natura universale dell’amore –

In senso universale, l’amore è il divino potere dell’attrazione nel creato,
che armonizza, unisce, congiunge. Alla forza di attrazione si contrappone
la forza di repulsione, cioè l’energia cosmica che emana dalla coscienza
cosmica di Dio e che materializza la creazione. La forza di repulsione
mantiene tutte le forme nello stato manifesto grazie a maya, il potere
dell’illusione che divide, rende diversi e disarmonici. La forza di
attrazione dell’amore neutralizza la forza di repulsione cosmica per
armonizzare tutta la creazione e farla tornare infine a Dio. Coloro che
vivono in sintonia con la forza di attrazione dell’amore sono in armonia
con la natura e con i propri simili, e vengono attirati verso il gioioso
ricongiungimento con Dio.

In questo mondo, l’amore presuppone la dualità; nasce dal reciproco scambio
o affinità di sentimenti fra due o più esseri. Anche gli animali esprimono
un certo tipo di amore, sia l’uno verso l’altro sia verso la prole. In
molte specie, quando un compagno muore, l’altro generalmente si lascia
morire subito dopo. Ma questo è un amore istintivo perché gli animali non
sono responsabili dei propri sentimenti. Le creature umane, invece, possono
intrattenere consapevolmente e liberamente un reciproco scambio d’amore.

Nell’essere umano, l’amore si manifesta in molteplici rapporti: fra marito
e moglie, genitori e figli, fratelli e sorelle, amici e amici, servo e
padrone, guru e discepolo (come nel caso di Gesù e i suoi discepoli, dei
grandi maestri dell’India e i loro cela), fra i devoti e Dio, fra l’anima e
lo Spirito.

L’amore è un sentimento universale e le sue manifestazioni sono rese
diverse dalla natura del pensiero che lo anima. Per cui, quando l’amore
pervade il cuore del padre, la coscienza della paternità lo trasforma in
amore paterno. Quando pervade il cuore della madre, la coscienza della
maternità lo trasforma in amore materno. Quando pervade il cuore
dell’innamorato, la coscienza dell’innamorato fa prendere all’amore
universale ancora un altro aspetto. Non è il mezzo fisico, ma la coscienza
a determinare le caratteristiche nelle quali si manifesta l’amore. Così il
padre può esprimere l’amore materno, la madre l’amore di un’amica, e
l’innamorato l’amore divino.

Tutte le espressioni dell’amore provengono dall’unico Amore cosmico che,
quando si manifesta nei diversi aspetti dell’amore umano, contiene sempre
qualche imperfezione. La mamma non sa perché ama il figlio, e il bambino
non sa perché ama la mamma. Non sanno da dove viene l’amore che provano
l’uno per l’altra. È l’amore di Dio che si manifesta in loro, e quando
l’amore è puro e disinteressato ne riflette le qualità

divine. Così, studiando con cura l’amore umano, possiamo capire qualcosa
dell’amore divino perché nell’amore umano scorgiamo un barlume dell’amore
di Dio.

– L’amore paterno si basa sulla ragione –

L’amore paterno nasce dalla saggezza e si basa sulla ragione. Nella
coscienza paterna predomina il pensiero: “Questo è mio figlio, che devo
amare e proteggere”. Il padre si comporta così disinteressatamente ed
esprime il suo amore cercando di soddisfare i desideri del figlio, di
educarlo e di provvedere alle sue necessità. Ma l’amore paterno in parte è
istintivo, come tutte le forme dell’amore familiare; il padre non può fare
a meno di amare il figlio.

– L’amore materno si basa sul sentimento ed è assoluto –

L’amore materno è più grande. Si basa sul sentimento, piuttosto che sulla
ragione. Il vero amore materno è assoluto. Si può dire che sotto molti
aspetti è più spirituale e, quindi, più grande di quasi tutte le umane
espressioni dell’amore. Dio ha impresso nel cuore della madre un amore
senza riserve, che prescinde dai meriti e dal comportamento del figlio.
Anche se il figlio dovesse un giorno diventare un assassino, l’amore della
madre rimarrebbe immutato, mentre il padre potrebbe dimostrarsi più
intollerante e meno disposto a perdonare. L’amore assoluto della madre è
forse l’amore umano che più si avvicina alla perfezione dell’amore di Dio.
La vera madre perdona il figlio anche quando nessun altro lo farebbe.
Questo tipo di amore è un esempio dell’amore di Dio. Egli perdona i suoi
figli, quali che siano i peccati commessi. Ora, chi se non Dio potrebbe
avere impresso questo amore nel cuore della madre? Nel vero amore materno è
insita la prova tangibile che Dio ci ama senza riserve, incurante della
nostra cattiveria e dei nostri numerosi peccati.

Lo Spirito divino non è un tiranno. Sa di averci inviati in un mondo di
illusione, sa che abbiamo delle difficoltà, conosce le nostre battaglie.
L’uomo accresce soltanto l’oscurità interiore della propria ignoranza
spirituale quando pensa di essere un peccatore. È meglio cercare di
correggersi invocando l’aiuto della Madre divina e contemplare in lei il
riflesso dell’amore e del perdono infiniti di Dio.

La notte scorsa, mentre meditavo, ho rivolto questo canto d’amore al Divino:

Madre divina, io sono il tuo bambino. Il tuo bambino indifeso che si
nasconde nel tuo grembo di immortalità. Percorrerò furtivamente la strada
che mi conduce al cielo, nascosto nel tuo grembo. Rifugiato nel tuo cuore
percorrerò furtivamente la strada che mi conduce al cielo. Il karma non può
sfiorarmi perché io sono il tuo bambino, il tuo bambino piccolo, il tuo
bambino indifeso. Nascosto nel tuo grembo, percorrerò furtivamente la
strada che mi conduce al cielo.

Questo è il rapporto che si deve avere con Dio, perché l’amore della Madre
è l’amore del Divino che tutto perdona.

– L’amore coniugale –

Al massimo della sua perfezione, l’amore coniugale può essere considerato
una delle più grandi espressioni dell’amore umano. Gesù voleva dire proprio
questo quando dichiarò: “Perciò l’uomo lascerà il padre e la madre e sarà
fedele alla propria moglie”. Se l’uomo e la donna si amano con sincerità e
purezza, fra loro nasce una completa armonia nel corpo, nella mente e
nell’anima. Se il loro amore si esprime nella sua forma più alta, si
traduce in una unione perfetta. Ma anche questo amore ha il suo punto
debole; può essere svilito dall’abuso del sesso che oscura l’amore divino.
La natura ha reso l’impulso sessuale molto forte, affinché la creazione
potesse avere il suo corso. Il sesso, quindi ha una specifica ragion
d’essere nel rapporto coniugale, ma se diventa il fattore preminente,
l’amore si eclissa e scompare completamente; al suo posto subentrano il
senso di possesso, la familiarità eccessiva, l’abuso e la mancanza di
amicizia e di comprensione. Sebbene l’attrazione sessuale sia una delle
condizioni che contribuiscono a far nascere l’amore, il sesso in quanto
tale non è amore. Il sesso e l’amore sono lontani l’uno dall’altro come la
luna dal sole. Soltanto quando predomina la qualità trasformante del vero
amore, il sesso diventa un mezzo per esprimere l’amore. Coloro che vivono
sul piano sessuale in misura eccessiva si smarriscono e non riescono a
instaurare un rapporto coniugale soddisfacente. Solo grazie
all’autocontrollo – quando, cioè, il sesso non costituisce l’elemento
predominante, ma è un complemento dell’amore – marito e moglie possono
comprendere che cosa sia il vero amore. Nel mondo moderno, sfortunatamente,
l’amore viene troppo spesso distrutto dall’eccessiva importanza che si dà
alle esperienze sessuali.

Coloro che adottano una naturale e spontanea moderazione nella propria vita
sessuale, sviluppano nel rapporto coniugale altre componenti durevoli:
amicizia, compagnia, comprensione, amore reciproco. Per esempio Amelita
Galli-Curci (NOTA: [Soprano di fama mondiale (1889-1963) che incontrò
Paramahansa Yogananda durante i primi anni della sua permanenza negli Stati
Uniti. Amelita Galli-Curci e il marito diventarono membri fedeli della
Self-Realization Fellowship. La prefazione del libro di Paramahansa
Yogananda Whispers from Eternity (Sussurri dall’eternità) è stata scritta
proprio da Amelita Galli-Curci.])e il marito, Homer Samuels, sono i più
grandi innamorati che io abbia mai incontrato in Occidente. Il loro amore è
bello perché mettono in pratica gli ideali di cui ho parlato. Quando sono
lontani anche per poco tempo, non vedono l’ora di rivedersi, di ritrovarsi,
di condividere i propri pensieri e il proprio amore. Vivono l’uno per
l’altra.

Un altro esempio molto bello di amore coniugale è quello fra Ella Wheeler
Wilcox e il marito. John Larkin, uno dei miei allievi che ebbe occasione di
conoscerli, mi ha raccontato di non avere mai visto niente di simile al
loro amore. Diceva: “Tutte le volte in cui si vedevano sembrava che
provassero di nuovo la gioia del primo incontro. Erano totalmente dediti
l’uno all’altro. Nei tre anni che seguirono la morte del marito, l’unico
pensiero di Ella fu quello di riunirsi a lui, e morì col suo nome sulle
labbra”.

Qui in America ho incontrato un uomo che provava per la moglie la stessa
totale dedizione. L’amava così profondamente che il suo amore per lei si
trasformò in amore divino. Quando la moglie morì andò per anni alla ricerca
di un modo per ritrovarla. Finalmente ci riuscì e trovò anche Dio
nell’amore che provava per lei. Questa è la storia che lui stesso mi ha
raccontato. Nelle sue peregrinazioni dopo la morte della moglie, incontrò
nell’Himalaya un grande santo e riuscì a fargli promettere che avrebbe
impartito nello stesso momento l’iniziazione spirituale a lui e alla
moglie. Il santo, dopo avergli assicurato di mantenere la promessa,
domandò: “Dov’è tua moglie?”. E lui allora gli disse che la moglie era
morta. Malgrado ciò, il santo mantenne la promessa di iniziarli insieme.
Invitò l’uomo a meditare e cominciò ad invocare la presenza della moglie. A
un tratto ella apparve. Parlò a lungo con il marito, poi, entrambi si
sedettero e il santo li iniziò insieme quindi li benedisse e la moglie
scomparve. Da quel momento, il marito si rese conto che l’amata forma umana
conosciuta come moglie, era in realtà un’espressione individualizzata della
coscienza di Dio che si manifesta in tutti gli esseri umani. Gli era stato
rivelato il vero significato dell’amore divino, che è la base e la causa di
ogni rapporto umano ideale. La sua fu un’esperienza unica e vera.

Ma l’amore coniugale è un sentimento complesso e quasi tutti gli esseri
umani lasciano il mondo con il cuore insoddisfatto perché non hanno cercato
l’amore nel modo giusto. Attratti soprattutto da un aspetto fisico
gradevole, cercano il compagno dell’anima in un cimitero di belle forme
vestite elegantemente, senza pensare che possono essere abitate da un
demone. Io non condanno gli uomini e le donne perché rispondono alla legge
di attrazione creata da Dio, condanno la perversione dell’attrazione
causata dalla lussuria. Tutti gli uomini che considerano la donna un
oggetto di piacere, e che abusano di lei per soddisfare i propri istinti,
commettono un atto di autodistruzione. L’abuso sessuale prolungato logora
il sistema nervoso e danneggia il cuore, distruggendo alla fine la pace e
la felicità. Gli uomini e le donne si devono rendere conto che la vera
natura dell’anima è spirituale. Considerarsi reciprocamente soltanto un
mezzo per soddisfare il desiderio sessuale, significa accelerare la
distruzione della felicità. Lentamente, un po’ per volta, la pace della
mente scompare.

L’abuso sessuale è paragonabile a un’automobile che viaggi senza olio; il
corpo non può sopportarlo. Ogni goccia di essenza vitale perduta equivale
alla perdita di otto gocce di sangue. Comunque, il punto principale da
ricordare è che bisogna imparare a controllarsi. L’autocontrollo, che si
consegue dominando e purificando la mente, è più importante dell’astinenza
sessuale nella quale la mente continua a soffermarsi sul pensiero del
sesso. Reprimere semplicemente il desiderio sessuale può essere dannoso.

L’uomo e la donna dovrebbero considerarsi reciprocamente un’espressione del
Divino. Mi sembra una cosa tanto dolce quando il marito chiama la moglie
‘mamma’, o quando lei lo chiama ‘papà’. Ogni donna dovrebbe vedere nel
marito anche un padre. lo vedo in tutte le donne una madre. Ai miei occhi
esse non sono soltanto donne, ma un’espressione della Madre divina, ed è la
Madre divina che mi parla per mezzo loro.

La donna non deve attrarre l’uomo grazie al suo sex-appeal. Tutti
dovrebbero essere sempre vestiti in modo accurato ed è giusto che cerchino
di rendersi attraenti soprattutto se lo fanno con buon gusto. Ma è
sbagliato cercare volutamente di attirare il sesso opposto ricorrendo al
sex-appeal. L’attrazione fra l’uomo e la donna deve scaturire dall’anima.
Chi è sessualmente controllato e non si presenta come un simbolo sessuale,
ha maggiori probabilità di attirare il compagno o la compagna adatti.
Quante ragazze si sono lamentate con me dicendo che i ragazzi sono
interessati solo al sesso, altrimenti non vedono la ragione di
frequentarle! Le esperienze sessuali sono dannose per i giovani. In India,
i ragazzi e le ragazze non si sfiorano e non si baciano prima del
matrimonio. L’amore è la cosa più importante, questo è l’ideale. Quando due
persone provano una profonda attrazione e si sentono disposte a
sacrificarsi l’una per l’altra, sono veramente innamorate. Soltanto allora
possono vivere un’intima relazione matrimoniale. Il possesso puro e
semplice non basta. Se uno dei coniugi cerca di dominare l’altro, dimostra
di non saper amare veramente. Ma quando entrambi cercano di manifestare il
loro amore preoccupandosi continuamente della felicità dell’altro, l’amore
diventa divino. In un rapporto di questo genere possiamo cogliere un
barlume di Dio.

Molte donne sposate mi dicono: “Mio marito non vuole che io mi interessi di
argomenti spirituali”. Questo è estremamente egoista. Se la moglie cerca di
diventare più spirituale, il marito dovrebbe collaborare. Non la perderà,
ma al contrario acquisirà una parte della sua virtù. Questo stesso
principio si applica al comportamento della moglie nei confronti del
marito. La cosa più bella che il marito o la moglie possano augurarsi
reciprocamente è la spiritualità, perché l’evoluzione dell’anima porta con
sé le qualità divine della comprensione, della pazienza, del rispetto,
dell’amore. Ma entrambi devono ricordare che il desiderio dell’evoluzione
spirituale non può essere imposto. Vivete l’amore e la vostra bontà
ispirerà tutti coloro che amate.

Dopo pochi anni di matrimonio, migliaia di mariti e di mogli si domandano:
“Dove è finito il nostro amore?”. Si è bruciato sull’altare dell’abuso
sessuale, dell’egoismo, della mancanza di rispetto. Quando questi
comportamenti diventano parte integrante del rapporto matrimoniale, l’amore
va in fumo. La donna tormenta l’uomo che cerca di renderla schiava o che la
trascura. Comunque, le offese verbali sono uno dei trattamenti peggiori che
gli esseri umani si possano infliggere. Si dice che la lingua della donna,
lunga non più di sei centimetri, possa uccidere un uomo alto due metri!
Quando l’uomo e la donna si maltrattano a vicenda, distruggono per sempre
la propria felicità. L’uomo deve cercare di vedere Dio nella donna e deve
aiutarla a realizzare la sua natura spirituale. Deve farle capire che lei è
accanto a lui non soltanto per soddisfarne i desideri sessuali, ma perché è
la sua compagna che rispetta e che considera un’espressione del Divino. E
la donna deve comportarsi allo stesso modo con l’uomo.

Un altro atteggiamento sbagliato consiste nell’avere paura del sesso
opposto; un’avversione anormale o un’attrazione anormale sono entrambe
morbose. Dal mio maestro, lo Swami Sri Yukteswarji, ho imparato a
considerare la donna non come uno strumento creato per sedurre e
distruggere moralmente l’uomo, ma come una immagine della

Madre divina dell’universo. Se, e quando, l’uomo comincerà a vedere nella
donna un simbolo della madre, troverà in lei una protezione amorevole che
non aveva mai conosciuto prima. In virtù della grazia di Dio sono stato
capace di trasformare la coscienza di molti uomini e di molte donne per
mezzo di questo pensiero spirituale: ogni uomo dovrebbe considerare la
donna un simbolo della Madre dell’universo, e ogni donna dovrebbe
considerare l’uomo un simbolo del Padre dell’universo. Dopo aver ascoltato
le mie parole, si rendevano conto che la Madre divina e il Padre celeste
avevano parlato per mezzo mio perché io mi rivolgevo a loro pervaso di
divina consapevolezza.

Mi domando se potrebbe esistere l’amore coniugale, qualora non fosse
accompagnato dall’attrazione sessuale. L’essere umano comune non sarebbe
capace di provare un amore simile a quello provato dalle persone
spiritualmente evolute che non sono attratte dall’aspetto sessuale. Coloro
che hanno coltivato le qualità dell’anima sanno che il sesso non ha niente
a che vedere con il vero amore. Se svilupperete l’amore perfetto della
vostra anima, comincerete a scorgere un barlume del Divino. Gesù Cristo, e
molti grandi santi, hanno manifestato questo puro, grande e meraviglioso
amore.

– L’amore fra il servo e il padrone –

Il vincolo d’amore fra il servo e il padrone si basa sull’aiuto reciproco.
Quanto più il padrone si dimostra generoso e gentile, tanto più è amato dal
servo. Quanto più il servo si dimostra premuroso, tanto più il padrone lo
tratta bene. Anche questo potrebbe essere un rapporto d’amore, ma la sua
motivazione basilare è rappresentata dalla sicurezza che l’uno garantisce
all’altro.

– L’amicizia è il rapporto umano più bello –

Il più grande amore umano è quello che gli amici provano l’uno per l’altro,
perché il loro affetto è libero e puro. Ciascuno di noi sceglie liberamente
di amare i propri amici senza essere condizionato dall’istinto. L’amore che
si manifesta nell’amicizia può esistere fra uomo e donna, fra donna e
donna, fra uomo e uomo. Nell’amicizia non esiste l’attrazione sessuale. Se
l’essere umano desidera conoscere l’amore divino attraverso l’amicizia,
deve instaurare un rapporto casto e dimenticare completamente il sesso;
allora l’amicizia alimenta l’amore divino. Questa amicizia pura è esistita
fra i santi e fra coloro che amano veramente Dio. Se conoscerete almeno una
volta l’amore divino non vorrete perderlo mai più, perché nell’universo
intero non esiste niente di simile.

L’amore dà senza pretendere niente in cambio. Io non penso mai agli altri
chiedendomi che cosa possono fare per me. E non dimostro mai il mio amore a
qualcuno solo perché ha fatto qualcosa per me. Non fingerei mai di amare se
non provassi un vero sentimento di amore, e nel momento in cui provo tale
sentimento lo manifesto. Ho imparato dal mio Maestro a comportarmi
sinceramente. Alcune persone non nutrono nei miei confronti sentimenti
amichevoli, ma io sono amico di tutti, inclusi i nemici, perché nel mio
cuore non ho nemici.

L’amore non si può avere a comando, è un regalo di un cuore a un altro
cuore. Siate certi dei vostri sentimenti quando dite a qualcuno: “Ti amo”.
Se date il vostro amore, deve essere per sempre, non perché desiderate
rimanere accanto a quella persona, ma perché volete la perfezione per la
sua anima. L’amore divino, l’amore della vera amicizia consiste nel
desiderare la perfezione per la persona che amate, e nel provare un
sentimento di pura gioia quando pensate alla sua anima.

– La divina e incondizionata amicizia fra il guru e il discepolo –

La più grande espressione dell’amore nell’amicizia si manifesta nel
rapporto fra il guru e il discepolo; è un’amicizia divina senza condizioni
che si basa su un comune e unico scopo: il desiderio di amare Dio sopra
ogni altra cosa. Il discepolo apre la propria anima al maestro, e il
maestro apre il proprio cuore al discepolo. Fra loro non ci sono segreti.
Persino in altre nobili forme di amicizia permane a volte una certa
diplomazia. Ma l’amicizia fra il guru e il discepolo è immacolata.

Non posso pensare a nessun rapporto umano più grande di quello che ho avuto
con il mio Maestro. Il rapporto fra il guru e il discepolo è la forma
suprema dell’amore. Una volta abbandonai il suo asram pensando che avrei
potuto cercare Dio con maggiore successo sull’Himalaya. Avevo torto e ben
presto mi accorsi di essermi sbagliato. Eppure quando tornai egli mi trattò
come se non me ne fossi mai andato. Mi salutò con molta naturalezza; invece
di rimproverarmi, disse con calma: “Andiamo a vedere che cosa c’è da
mangiare questa mattina”.

“Maestro”, domandai, “siete arrabbiato con me perché sono andato via?”

“Perché avrei dovuto?”, rispose. “Io non mi aspetto niente dagli altri,
quindi le loro azioni non possono essere in contrasto con i miei desideri.
Non mi servirei mai di te per i miei fini, sono felice soltanto quando tu
sei realmente felice”.

A queste parole caddi ai suoi piedi ed esclamai: “È la prima volta che
qualcuno mi ama veramente”.

Se io mi fossi occupato degli affari di famiglia e poi li avessi
abbandonati, mio padre si sarebbe molto arrabbiato. Quando rifiutai di
accettare un lavoro particolarmente rimunerativo che mi era stato offerto,
non mi rivolse la parola per sette giorni. Egli mi amava sinceramente,
eppure il suo amore paterno era cieco. Pensava che il denaro mi avrebbe
reso felice; invece sarebbe stato la tomba della mia felicità. Solo più
tardi, dopo che ebbi fondato la scuola di Ranci, mio padre si addolcì e
disse: “Sono felice che tu non abbia accettato quel lavoro”.

Considerate invece il comportamento del mio Maestro; benché avessi lasciato
l’asram per andare alla ricerca di Dio, l’amore che provava per me era
rimasto immutato. Non mi rimproverò nemmeno. Eppure in altre circostanze
quando sbagliavo me lo faceva capire chiaramente. “Se il mio amore”,
diceva, “può scendere a compromessi, allora non è amore. Se devo cambiare
atteggiamento per paura delle tue reazioni, il sentimento che provo per te
non è vero amore. Devo poterti parlare francamente. Puoi andartene in
qualsiasi momento; ma, finché resterai con me, ti dirò sempre per il tuo
bene quando non ti comporti nel modo giusto”. Non avrei mai immaginato che
qualcuno potesse interessarsi a me in questo modo. Egli mi amava per me
stesso. Per me, voleva la perfezione. Voleva che io fossi completamente
felice. Questa era la sua felicità. Voleva che io conoscessi Dio, che
vivessi in comunione con la Madre divina come il mio cuore desiderava
ardentemente.

Non era forse amore divino il sentimento che lui esprimeva, desiderando
sempre di guidarmi sul sentiero della bontà e dell’amore? Quando l’amore
divino sboccia fra il guru e il discepolo, questi non prova il desiderio di
influenzare il maestro, e il maestro non cerca di dominare il discepolo. La
ragione e il discernimento più elevati ispirano il loro rapporto; non
esiste un amore simile a questo. E io ho avuto questo amore dal mio Maestro.

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