Yama e Niyama

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Yama e Niyama

Regole per l’illuminazione interiore e la felicità

Eseguito in modo appropriato, lo yoga rimuove la copertura artificiale
dell’anima e fa rivivere la nostra coscienza pura originale.

di Prahladananda Swami

(da Ritorno a Krishna di Gennaio-Febbraio 2005)

Si stima che trenta milioni di Americani pratichino gli esercizi fisici e di respirazione dell’
hatha-yoga che costituiscono due delle otto parti di un metodo chiamato astanga-yoga. (Asta
significa “otto” e anga significa “membra”. Yoga significa “collegarsi con il Supremo”). La base
dell’astanga-yoga sono yama e niyama, o i doveri sociali e personali, mentre tisana (posizioni
fisiche) e pranayama (esercizi respiratori) sono il terzo e il quarto livello. I restanti livelli
sono pratyahara (distacco), dharana (contemplazione), dhyana (concentrazione) e samadhi
(concentrazione fissa). Anche gli altri metodi yoga (per esempio, il bhakti-yoga: lo yoga della
devozione) hanno delle regole. Per raggiungere gli scopi dello yoga descritti dalle autorità
dobbiamo seguire sistematicamente un metodo yoga, proprio come per ottenere il diploma di una scuola
dobbiamo seguirne il curriculum. Le principali autorità dicono che gli scopi ultimi dello yoga non
sono la salute e i poteri mistici, ma la realizzazione del sé distinto dalla materia e il risveglio
della nostra dimenticata eterna relazione con la Suprema Personalità di Dio, Sri Krishna.

Le Scritture e i testi di yoga prescrivono discipline fisiche e mentali per un progresso fisico e
spirituale, perché solo le azioni fatte secondo le regole possono liberarci dagli attaccamenti e
dalle avversioni, che nascono da una mente agitata e dai sensi. Nella Bhagavad­gita viene spiegato
che il coinvolgimento nei tre modi della natura materiale (virtù, passione e ignoranza) è la fonte
principale dei disturbi della mente e del corpo. Noi veniamo irretiti dalla natura materiale quando
desideriamo essere i padroni e i goditori della creazione e ci sentiamo frustrati quando i nostri
desideri non vengono esauditi. Il Signore crea e controlla i modi della natura attraverso le Sue
potenze. Pertanto noi potremo superarli solo seguendo un metodo che Egli ci prescrive.

Seguendo le discipline dello yoga i nostri attaccamenti ai modi della passione e dell’ignoranza
diminuiscono e saliamo gradualmente al modo della virtù, in cui disponiamo di una maggiore
conoscenza e soffriamo di meno. L’anima pura, catturata dall’illusione che deriva dai modi della
natura non riesce a percepire la sua originale natura gioiosa. Lo yoga libera dalla copertura
artificiale dei modi della natura e fa rivivere l’originale coscienza pura dell’anima.
L’astanga-yoga sviluppa un’intelligenza più elevata con cui si può progressivamente migliorare il
controllo dell’anima sulla mente e sui sensi e raggiungere così un livello che va al di là del
condizionamento materiale. In ogni modo questo stato è solo un preliminare alla vera vita
spirituale, che inizia quando risvegliamo la nostra coscienza di Krishna. Dopo aver compreso che
siamo gli eterni servitori di Krishna, possiamo iniziare la nostra vita naturale di servizio d’amore
in relazione con Lui e con i Suoi servitori liberati.

Nello yoga ci sono due percorsi che conducono alla perfezione: il percorso diretto e quello
indiretto. Il percorso indiretto comprende fasi progressive di yoga. Il bhakti-yoga, il servizio
devozionale è diretto. Prima di poter risvegliare la devozione, il percorso indiretto richiede di
rinunciare ai frutti del lavoro (karma-yoga), di coltivare la conoscenza spirituale (jnana-yoga) e
di praticare nel cuore la meditazione sul Signore (lo scopo dell’astanga-yoga). L’astanga-yoga in
quest’era di Kali non è adatto a noi, perché abbiamo una vita breve, non siamo costanti nelle
abitudini e siamo fisicamente e mentalmente deboli. Al giorno d’oggi solo alcune persone eccezionali
possono raggiungere la perfezione seguendo il percorso indiretto, ma non la maggior parte delle
persone. Imitare l’antico sistema dell’astanga-yoga è senz’altro uno spreco di tempo se non si
conosce lo scopo o il metodo per ottenerlo.

Gli otto livelli (yama, niyama e così via) di sviluppo della coscienza sono applicabili a qualsiasi
attività. Supponete che uno giochi al calcio (conosciuto anche come football). Yama e niyama, che si
riferiscono alla disciplina sociale e personale, corrisponderebbero rispettivamente alla
cooperazione all’interno della squadra e all’esibizione delle abilità personali. Per esempio le
asana rappresenterebbero la posizione del corpo per colpire il pallone con i piedi o con la testa.
Il pranayama sarebbe la sorgente dell’energia senza di cui nessuno potrebbe giocare. Il pratyahara
significherebbe non essere distratti dagli stimoli sensoriali. Se i tifosi incoraggiano un giocatore
che corre con il pallone, per esempio, questi non dovrebbe distrarsi fermandosi ad alzare le braccia
verso la folla. Dharana significa contemplazione, in questo caso conoscere le posizioni del pallone,
degli altri giocatori e della rete. Dhyana qui significherebbe concentrarsi su come calciare il
pallone verso la rete evitando i difensori. Quando un giocatore di calcio tira il pallone nella rete
la sua squadra raggiunge (temporaneamente) il samadhi.

I DOVERI DI UNO YOGI

Il saggio Patanjali, ritenuto il padre dell’astanga-yoga, ha scritto lo Yoga Sutra. Egli divide yama
e niyama in dieci categorie:

Yama (regole sociali)
ahimsa: non violenza
satya: veridicità
asteya: non rubare
brahmacarya: celibato
aparigraha: non aver desiderio di possesso

Niyama (regole personali)
sauca: pulizia
santosa: essere soddisfatti
tapas: austerità
svadhyaya: studio
isvara-pranidhana: abbandono a Dio.

Un’analoga disciplina per i sensi e per la mente è esposta nello Srimad­Bhagavatam (6.1.13-14):

Per concentrare la mente si deve vivere nella continenza senza mai deviare. Bisogna sottoporsi alle
austerità abbandonando volontariamente il piacere dei sensi. Bisogna inoltre controllare la mente e
i sensi, essere caritatevoli, veritieri, puliti e non violenti, seguire i princìpi regolatori e
cantare rego­larmente il santo nome del Signore…

Le regole di yama e niyama sono simili ai modi in cui agisce un brahmana, un intellettuale o un
sacerdote (Bhagavad­gita 18-42): “Tranquillità, controllo di sé, austerità, purezza, tolleranza,
onestà, conoscenza, saggezza e religiosità – sono le qualità naturali che caratterizzano il
comportamento di un brahmana.”
Sviluppare le qualità braminiche, anche se non è la completa perfezione della vita ci rende
consapevoli di una coscienza più elevata e ci dà un’idea della vita spirituale.
Un devoto di Krishna si astiene dal sesso illecito, dal consumo della carne, dalle scommesse e dagli
intossicanti. Questo aiuta il devoto a sviluppare qualità nell’ambito della virtù: pulizia,
misericordia, veridicità e austerità. Il canto senza offese dei nomi di Dio aiuta ad elevare il
devoto alla piattaforma trascendentale. Srila Prabhupada spiega tutto questo nel suo commento al
terzo verso del Nettare dell’istruzione.

“Non dobbiamo restare inattivi, ma seguire con entusiasmo i princìpi regolatori –
tat-tat-karma-pravartana. Trascurando i princìpi regolatori si distrugge il servizio devozionale. In
questo Movimento per la Coscienza di Krishna si devono osservare quattro princìpi regolatori
fondamentali che vietano i rapporti sessuali illeciti, il consumo di carne e di sostanze inebrianti
e il gioco d’azzardo. Il devoto dev’essere entusiasta nel seguire questi princìpi. Se diventa
negligente riguardo a uno di essi, il suo progresso sarà certamente ostacolato.

…Oltre questi quattro divieti (yama) ci sono regole positive (niyama), come il canto quotidiano di
sedici giri sul rosario (japa-mala). Queste attività regolate devono essere compiute fedelmente e
con entusiasmo.”

CONTROLLO DELLA MENTE E DEI SENSI

L’anima pura spirituale agisce attraverso la mente materiale e l’intelligenza. Se la mente e
l’intelligenza sono impegnate nella gratificazione dei sensi, la nostra pratica yoga non darà
frutti. Possiamo seguire una certa disciplina temporaneamente o esteriormente, ma alla fine il
desiderio della gratificazione dei sensi ci costringerà a soddisfare le richieste della mente e dei
sensi. Perciò è un concetto sbagliato pensare che compiere le asana per dimagrire, per motivi di
salute, sia un metodo di realizzazione spirituale. Senza un’intelligenza superiore la pratica degli
esercizi non ci aiuterà ad avanzare in nessun percorso verso la perfezione spirituale. Sri Krishna
dice (Bhagavad-gita 3.6): “Colui che reprime i sensi, ma ha la mente ancora legata agli oggetti dei
sensi, certamente s’illude ed è considerato un simulatore.”

Senza una disciplina mentale, intellettuale e spirituale, perfino i miglioramenti di salute ottenuti
soltanto con un metodo fisico non dureranno, proprio come un recipiente fessurato non può contenere
l’acqua. Un’intelligenza elevata è fatta per impegnare i sensi e la mente al servizio di Sri
Krishna. Saper controllare la lingua ed i genitali è la cosa più importante. Se non riusciamo a
regolare le nostre scelte in merito al cibo e al sesso, non c’è possibilità di liberarsi dalla
coscienza materiale. Le nostre scelte in merito al cibo sono influenzate dal forte desiderio della
nostra lingua di gustare cibi gradevoli al palato ed i nostri concetti sul sesso sono costituiti da
ciò di cui parliamo e da ciò che ascoltiamo in merito. Sri Krishna ci raccomanda di controllare
l’attività della lingua mangiando cibo a Lui offerto e parlando e ascoltando krishna-katha o
argomenti riguardanti il Signore Supremo.

Srila Prabhupada illustra la libertà dal desiderio sessuale (Bhagavad-gita 6.13­14, spiegazione):

(Yajnavalkya dice:) “Fare voto di brahmacarya deve aiutarci a cancellare completamente la sessualità
dai nostri atti, parole e pensieri – in ogni istante, in ogni circostanza ed in ogni luogo.” Nessuno
può praticare correttamente ed efficacemente lo yoga se indulge nei piaceri sessuali. Perciò si deve
essere educati al brahmacarya fin dall’infanzia, quando non si ha ancora nessuna esperienza
sessuale. All’età di cinque anni i bambini sono mandati alla gurukula, la scuola del maestro
spirituale, per seguire la rigida disciplina del brahmacarya. Senza questa pratica non si può
progredire sulla via dello yoga, si tratti del dhyana, del jnana o del bhakti.

Si chiama brahmacari anche l’uomo sposato che osserva le norme vediche della vita coniugale, che ha
rapporti sessuali soltanto con la moglie e secondo regole rigorose. Questo grihastha-bramacari potrà
partecipare alla scuola della bhakti, ma non a quella del jnana o del dhyana, che esigono la castità
totale e non accettano compromessi. La bhakti permette invece una vita sessuale limitata, perché il
bhakti-yoga è così potente che appena ci si dedica al servizio di devozione al Signore si perde
automaticamente ogni attrazione per i piaceri sessuali. La Bhagavad-gita (2.59) afferma:

visaya vinivartante
niraharasya dehinah
rasa-varjam raso’ py asya
param dristva nivartate

Mentre gli altri sono obbligati a trattenersi dalla gratificazione dei sensi, un devoto del Signore
si contiene spontaneamente a causa di un gusto superiore. Nessun’altro, escluso i devoti, conosce
questo gusto superiore. Per chi non è direttamente impegnato nel servizio al Signore, si consiglia
una moderata attività dei sensi: “O Arjuna, non c’è alcuna possibilità che una persona che mangia
troppo o troppo poco, dorme troppo o non dorme abbastanza diventi uno yogi. Chi è moderato nel
mangiare e nel dormire, nello svago e nel lavoro, può mitigare tutte le sofferenze materiali con la
pratica dello yoga.” (Bhagavad-gita 6.16-17)

In definitiva, in ogni caso il segreto del successo di ogni pratica yoga è di ottenere un gusto
superiore. Tutti cercano la felicità materiale perché la felicità fa parte della natura dell’anima.
La felicità che s’identifica con un’incontrollata gratificazione dei sensi e della mente certamente
ci lega alle conseguenti reazioni dolorose. La gratificazione dei sensi è limitata e temporanea. Non
possiamo goderne senza fine, ma dopo un po’ dobbiamo rinunciarvi. Quando invece arriviamo alla
piattaforma spirituale, la felicità è continua e illimitata – rasamrita-sindhu.

Coloro che iniziano la pratica yoga non possono aspettarsi che le regole restrittive (yama e niyama)
siano sempre piacevoli. Il paragone viene fatto con una persona malata d’itterizia: costui non gusta
la dolcezza dei dolci, ma anzi essi gli sembrano amari. Tuttavia un rimedio per l’itterizia è
l’assunzione regolare di dolci. Quando la malattia è finita, i dolci risultano di nuovo dolci. Per
questo Sri Krishna dice (Bhagavad-gita 18-37): “La felicità che all’inizio può sembrare veleno, ma
alla fine è come nettare e risveglia la realizzazione spirituale, appartiene alla virtù.”
Srila Prabhupada commenta: “Chi ricerca la realizzazione spirituale deve seguire numerosi princìpi e
regole per poter controllare la mente e i sensi e concentrarsi sul Sé. Tutte queste pratiche sono
molto difficili, amare come il veleno, ma chi riesce a seguirle con successo e raggiunge il livello
spirituale, comincia a gustare il vero nettare e a godere veramente dell’esistenza.”

La regola principale dell’avanzamento spirituale è di essere sempre impegnati nel servizio
devozionale al Signore. Questo comincia concentrando la mente nell’ascolto e nel canto dei Suoi
nomi, della Sua forma, delle Sue qualità e dei Suoi passatempi ed impegnando i nostri sensi nel
mangiare i resti del cibo a Lui offerto con amore.

Prahladananda Swami, membro del Governing Body Commission dell’ISKCON (GBC), svolge il suo servizio
come ministro GBC per la sanità e l’assistenza e ministro GBC per il sannyasa. La sua sede è a
Radhadesh in Belgio.

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