Un semplice monaco: intervista al Dalai Lama

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Un semplice monaco: intervista al Dalai Lama

Un semplice monaco: una personale, maliziosa e profonda intervista al Dalai Lama

intervista al Dalai Lama, di Spalding Gray

Questa intervista con il Dalai Lama è apparsa originalmente nel 1991 sul
primo numero della rivista buddista americana Tricycle. Inedita in Italia,
l’intervista
rivela un Dalai Lama disponibile a parlare della sua esperienza di
meditazione, delle sue paure e del suo ruolo come semplice monaco buddista,
divertito anche dalle domande maliziose dell’intervistatore. Spalding Gray,
scrittore e uomo di teatro, è scomparso nel 2004.

Tenzin Gyatso, il quattordicesimo Dalai Lama, è il leader temporale e
spirituale del popolo tibetano e Nobel per la Pace nel 1989. Nato da una
famiglia contadina nel 1935, a nordest della provincia di Amdo, Sua Santità
fu riconosciuto all’età di due anni, in conformità alla tradizione tibetana,
come la reincarnazione del tredicesimo Dalai Lama e come manifestazione
dell’Avalokitesvara,
il Bodhisattva della Compassione. Nel 1959, fuggì all’invasione cinese del
Tibet e vive adesso a Dharamsala, in India.

Il Dalai Lama, completati 18 anni di studi monastici, con un esame finale
con 30 dotti in logica al mattino, con 15 dotti del Cammino di Mezzo al
pomeriggio, e la sera, con 35 dotti nel Canone della disciplina monastica e
nello studio della metafisica. Sua Santità il Dalai Lama è passato quindi
all’impegnativo esame orale con gli onori e presto completò il Geshe
Lharampa – ovvero il più alto livello di realizzazione erudita della
filosofia buddista.

Spalding Gray, nato a Rhode Island nel 1941, si definisce uno scrittore ed
attore che ha “girato intorno al cuscino di meditazione per quasi
vent’anni”.
La sua più conosciuta interpretazione è lo spettacolo e la versione
cinematografica del suo monologo Swimming to Cambodia.

L’interesse di Gray per la filosofia trascendentale è iniziato con l’impatto
precoce col Cristianesimo (“Mia madre, seguace della Christian Science, era
estremamente radicale, non invece mio padre. La mia dialettica innata è la
sintesi di mio padre, dubbioso pragmatico, e mia madre. Mia madre si è
suicidata e mio padre, il materialista, è sopravissuto.”)

Ai tempi in cui il Dalai Lama assunse prematuramente il pieno comando
politico e spirituale del Tibet di fronte al’invasione cinese, Spalding Gray
veniva scacciato dal collegio, tacciato come “giovane delinquente”con
“comportamento antisociale”.

I destini del riverito leader buddista e dell’attore d’avanguardia si
incrociarono nella suite di un hotel a Santa Barbara, in California l’8
aprile 1991, in un soggiorno disneyiano esteso per quasi un chilometro di
fronte all’oceano.

Con l’assistenza del traduttore Thubten Jinpa, e del segretario personale
del Dalai Lama, Tenzin Geyche, Sua Santità e Gray cominciarono a
confrontarsi sulla visita-maratona negli States del Dalai Lama che si
estendeva da Boston alla West Coast e il tour di Spalding negli States col
suo spettacolo Monster in a box, ottenendo pieno successo al Lincoln Center
di New York.

Spalding Gray: Abbiamo entrambi viaggiato queste ultime settimane e la
faccenda più difficile che ho trovato lungo il viaggio è stato l’adattarsi
in ogni località, nei diversi hotel. Non faccio le sue pratiche centranti,
ho la tendenza a bere alcolici, che, come lei mi ha detto in precedenza, è
l’altro
modo per affrontare la disperazione e la confusione. Ho la sensazione che
lei conosca altri metodi per regolarsi. Quali sono i suoi rituali di
centratura e le sue abitudini quando lei entra in un nuovo hotel?

Dalai Lama: Prima mi chiedo sempre di vedere “ciò che è”. Curiosità. Cosa
posso scoprire di interessante o di nuovo. Poi faccio un bagno. E poi di
solito mi siedo sul letto, a gambe incrociate, e medito. Talvolta mi
distendo e dormo. Una cosa che ho notato è il cambiamento del fuso orario.
Anche se sistemi il tuo orologio, il tuo tempo biologico segue una certa
frequenza. Ma ora ho notato che, da quando assetto il mio orologio, mi
sintonizzo nel nuovo fuso orario. Quando il mio orologio dice che sono le
otto di sera, sento una sorta di sonnolenza e sento la necessità di
ritirarmi e quando mi dice che dono le quattro del mattino, mi sveglio.
Spalding Gray: Ma lei guarda costantemente l’orologio?

Dalai Lama: Esattamente (risate).

Spalding Gray: Lei sogna?

Dalai Lama: Sì. Pochi giorni fa, per tre giorni consecutivi, ho fatto sogni
molto chiari. Una notte in sogno ho incontrato il mio maestro di gioventù.
Aveva settantacinque anni, e nel sogno vestiva abiti occidentali. E’ stato
qualcosa di inatteso (risate).Come sempre, era molto gentile. Un’altra
notte, in sogno, mia madre col mio fratello maggiore, col minore e con me,
eravamo a Dharamsala, dove vivo adesso. Ero nella mia stanza, e mia madre
era lì. Aveva preparato un momo (un dolce tibetano). Così mi dico: “Oh mia
madre ci ha donato questi momo fatti come ad Amdo, particolarmente deliziosi
.”Amdo è la provincia ove sono nato. Come vedi, proprio un bel sogno.

Spalding Gray: Ha mai cercato di controllare i suoi sogni?

Dalai Lama: No, non ci riesco. In realtà, a volte, esperisco nel sogno la
consapevolezza che sto sognando, come un sogno lucido.

Spalding Gray: Ha provato a produrre ciò?

Dalai Lama: No, non volontariamente. Talvolta, comunque, ho queste
esperienze di sogno lucido, ove c’è presenza mentale che è uno stato di
sogno. Certe volte dipende dalla postura fisica che assumi.

Spalding Gray: Dormendo?

Dalai Lama: In realtà ci sono dei metodi per esperire sogni lucidi. Non devi
dimorare nel sonno profondo. Non essere sveglio, ma neanche dormire
profondamente. Allora c’è la possibilità di avere un sogno lucido. E’anche
collegato a ciò che mangi. Come monaco buddista, di solito non faccio pasti
solidi dopo il pranzo, e non ceno. Questo è anche benefico.

Spalding Gray: Quando, la sera scorsa sono passato dalla sua camera, ho
visto sei coppe vuote di gelato fuori dalla porta.

Traduttore (dopo lunghe risate): Erano dei membri dell’entourage.

Spalding Gray: Ha meditato stamane?

Dalai Lama: Come al solito, dalle 4 circa sino alle otto di mattina.

Spalding Gray: Dove medita, in questa stanza?

Dalai Lama: Prima faccio un bagno, poi siedo sul letto (nell’altra stanza) a
gambe incrociate.

Spalding Gray: E quando lei medita, è simile ogni mattina?

Dalai Lama: Simile, sì.

Spalding Gray: E potrebbe parlarmene un po’ di com’è?

Dalai Lama: (sospira, ride) Mmmm. Dividendo per categorie – la prima parte è
la recitazione di un mantra. Ci sono certi mantra che mirano a consacrare le
tue parole, di modo che tutto ciò che dirai durante il giorno sarà positivo.
Queste recitazioni andrebbero fatte prima di parlare. Sto in silenzio sino a
che non sono finite e se qualcuno mi si avvicina, comunico a gesti. Poi
cerco di sviluppare una certa motivazione – plasmandola nella mente. Cerco
di sviluppare la motivazione, o determinazione che come monaco buddista,
fino alla mia realizzazione come Buddha, la mia vita, le mie vite incluse
quelle future, devono essere corrette, e passate in accordo a quello scopo.
E che tutte le mie attività siano benefiche agli altri e che non rechino
danno.

Spalding Gray: Quanto tempo ci vuole?

Dalai Lama: Circa dieci, quindici minuti. Dopo faccio una meditazione più
profonda ove mentalmente riesamino gli interi stadi del cammino della
pratica buddista. Dopo faccio pratiche che mirano ad accumulare meriti, come
prostrazioni, offerte al Buddha, riflessioni sulle qualità del Buddha.

Spalding Gray: Vi è, nel frattempo, qualche specifica visualizzazione?

Dalai Lama: Oh sì. Vi sono processi di visualizzazione. Noi li chiamiamo
guru yoga. Nella prima parte del guru yoga dedichi te stesso e la tua
pratica al tuo maestro. La seconda parte è lo yoga della divinità, ove si
trasforma se stessi in una particolare divinità. Lo yoga della divinità si
riferisce ad un processo meditativo con cui dissolvi il tuo sé ordinario in
una specie di vuoto e spazio. Da questo stato il tuo interiore “stato
perfetto” potenziale è visualizzato o immaginato come essere generato in una
forma divina, una meditazione sulla divinità. Segue una procedura conosciuta
come meditazione dei tre kayas- dharmakaya, sambhogakaya, e nirmanakaya.
Queste corrispondono all’esperienza della morte naturale, lo stato
intermedio, e la rinascita come viene descritta nella letteratura buddista.
Per ogni divinità, vi è un diverso mandala nella mia preghiera giornaliera.
In tutto vi sono implicati circa sette mandala. Questi yoga della divinità,
implicano la visualizzazione dei mandala. Si impiegano circa due ore.

Spalding Gray: Riesce a vedere la divinità in modo chiaro nella mente ad
occhi chiusi?

Dalai Lama: Certe volte molto chiaramente, talvolta no (risate). Le mie
condizioni fisiche fanno la differenza, penso. Dipende pure dal tempo che ho
a disposizione. Se so che le mie preghiere devono completarsi prima delle
otto, ciò influisce sulla mia consapevolezza. Se ho un’intera mattinata
libera, allora la mia concentrazione aumenta.

Spalding Gray: Succede qualche volta nella sua meditazione che lei sta
guardando faccende che non riguardano un mandala? Osserva mai il caos?

Dalai Lama: Durante la mia pratica, fa sempre parte il dedicarmi alla
meditazione sul vuoto, e il mahamudra che ha molti elementi di quel tipo di
attenzione meditativa. Intraprendo anche una meditazione sul non-pensiero,
non-concettualità.

Spalding Gray: Considera mai le distrazioni, le invita nella sua
meditazione, lascia che tutte queste donne in bikini che vede qui in piscina
entrino nella sua meditazione?

Dalai Lama: Come monaco, devo evitare quell’esperienza, anche nei sogni, in
accordo alla pratica quotidiana. Certe volte nei sogni ci sono donne. E in
certi casi combatto o litigo con qualcuno. Quando simili sogni mi accadono,
immediatamente mi ricordo “sono un monaco”.Questa è una ragione per cui mi
considero semplicemente un monaco buddista. Non mi dico mai “sono il Dalai
Lama”. Mi dico solo “sono un monaco”. Non indugio mai nei sogni in donne dai
modi seducenti. Realizzo immediatamente che sono un monaco.

Talvolta nei sogni combatto con una mitragliatrice o un coltello e
immediatamente realizzo: “Sono un monaco, non posso farlo.” La qualità della
presenza mentale è una delle pratiche più importanti che faccio durante il
giorno. Dunque, per quel punto in particolare, circa le attrazioni, gli
uomini, le donne: la meditazione analitica contrasta quell’attaccamento.

Per esempio, il desiderio sessuale. E’molto importante analizzare “quale ne
è il reale beneficio?”. L’apparenza d’un viso o corpo meraviglioso – come
descrivono molte scritture – non importa quanto lo sia, essenzialmente si
decompongono in scheletro. Quando penetriamo nella carne e ossa umane, non
c’è
bellezza, dov’è? Una coppia durante un’esperienza sessuale è felice in quel
momento. Molto presto iniziano i guai.

Spalding Gray: Conosco quel tipo di pensiero, perché lo faccio sempre. Ma lo
considero nevrotico.

Dalai Lama: Cos’è?

Spalding Gray: Nevrotico, ummmm. La mia malattia mentale. Poiché lo vedo
come un sezionamento piuttosto che un’unità. Separa le parti. Continuo a
pensare che mi piacerebbe avere una visione del tutto.

Dalai Lama: In un certo modo, la via del Buddismo, per vincere gli
attaccamenti e le attrazioni, è olistica nel senso che non vede l’esistenza
di certi oggetti attraenti se non come parte di una rete più ampia che non è
ne desiderabile, ne attraente. Piuttosto fa parte di una via intera
dell’esistenza
che va trascesa. Così, tu non puoi vedere ogni fenomeno in sé.

Vedi, quando contempli la mancanza di permanenza in un corpo o nella sua
attrattiva, quando esamini l’essere attaccati all’attrazione, dopo osservi
il tuo stesso corpo possedere quella stessa natura. Stai mirando ad uno
scopo, così puoi trascendere tutte quelle tentazioni ed attaccamenti. Ci
sono meditazioni che sono conosciute come di consapevolezza verso il corpo,
verso i sentimenti e verso le mente.

Così, la procedura sta nel canalizzare l’energia nella totale attitudine
mentale verso ciò che noi chiamiamo salvezza, o moksha o nirvana.

Spalding Gray: Attenzione mentale alla mente? Quale mente è attenta a quale
mente?

Dalai Lama: Generalmente, quando diciamo “mente”, diamo l’impressione di una
singola entità. Ma dentro la mente vi sono diversi aspetti ed elementi.
Quando parliamo di mente che esamina la mente, ci si può riferire a diversi
casi. Ci si può riferire ad un’esperienza passata, che è la memoria della
precedente mente.

Potresti esaminare lo stato presente della tua mente. Vi sono diversi
elementi nella mente, in taluni casi avviene un senso di riconoscimento che
contempla la tua esperienza presente. La mente non è una singola entità.

Spalding Gray: Come esperisce il vuoto? A quale esperienza fisica
assomiglia? Se ha un’esperienza del vuoto, allora non è solo “nulla”, è
un’esperienza.
E’qualcosa.

Dalai Lama: Quando parliamo del concetto buddista di vuoto dovrebbe essere
inteso nei termini di “vuoto da identità indipendente”. Vacuità della realtà
intrinseca. Progredendo nella meditazione, arrivi ad un punto ove perdi la
presa. La tua attitudine diventa più flessibile e realizzi l’assenza di una
realtà intrinseca indipendente nei fenomeni.

Spalding Gray: Accade nel suo corpo quanto nella mente? E’integrato nella
fisicità? Come cambia il sentire nel suo cuore, nel suo stomaco, nel suoi
occhi, quando è vicino a ciò? Comincia a sentirsi scomparire o più vicino
al’essere
qui?

Dalai Lama: Non scomparire, ma naturalmente, parlo a livello personale.
Quando ero trentenne, per un po’ ho concentrato i miei studi sulla natura
della vacuità. La chiamiamo shi-ne. Un giorno facevo meditazione analitica
mentre stavo leggendo. Mi accadde una strana esperienza che mi portò a una
nuova prospettiva. Ebbi un’esperienza profonda di vacuità. Dopo di che, le
cose e gli oggetti mi apparivano normali come prima, ma c’era quella strana
consapevolezza di sottofondo che gli oggetti non possedevano una realtà
intrinseca.

Spalding Gray: E’sempre in contatto col corpo e col respiro mentre ha questa
esperienza?

Dalai Lama: Non in questo tipo di meditazione. In altre meditazioni si è
concentrati su certi centri nervosi o su specifici punti energetici del
corpo. Questo tipo di meditazione richiede un ritiro in solitudine che è
necessario intraprendere per un lungo periodo di tempo. Adesso è difficile
per me trovarne il tempo.

Spalding Gray: Recentemente ho letto un libro scritto da un’occidentale,
Stephen Batchelor, intitolato “La fede nel dubbio”. Si fa diverse domande a
proposito del Buddismo Tibetano. Ho scelto il libro dal titolo. E parlandole
adesso, ho la sensazione che la sua identità più solida sia quella semplice
d’un monaco buddista tibetano. E non ho identità, sebbene le abbia detto che
io racconto storie, è il mio lavoro. Ma mi sento come un nulla, e talvolta è
sconcertante, ma sto sempre nel dubbio. E sto tentando di ottenere la fede
nel dubbio e a guardare il dubbio come a qualcosa sempre positiva, e non
solo come angoscia esistenziale. Lei non dubita mai?

Dalai Lama: Si possono avere vari dubbi, ma nessun dubbio esplicito. Se
accetti che la mente intera è solo il prodotto del cervello, di questo
corpo, dopo giungeranno nuovi domande, nuovi dubbi. Anche se accetti la
teoria del big bang, dici: “Perchè accade?” “Perché tante galassie?” E in
ogni momento, “perché accadono queste cose?” Tutte domande che
sopraggiungono.

Se accetti che il big bang sia accaduto senza cause, anche questo crea quasi
sconforto, ed altri dubbi sopravvengono. Con la spiegazione buddista: ci
sono esseri senzienti che utilizzano queste galassie e questi mondi. Questo
è un fondamento che porta al concetto buddista di rinascita o di continuità
della consapevolezza.

Spalding Gray: Così il dubbio diviene un mistero. La morte nel senso
occidentale, il concetto di morte, può finalmente diventare mistero. Uno
scrittore occidentale di nome Ernest Becker, che ha scritto “La negazione
della morte” ha detto: “Oltre non sappiamo nulla. Dobbiamo arrenderci a quel
mistero visto che non c’è modo di sapere cosa viene dopo” e la faccenda che
mi ha sempre turbato ed interessato del Buddismo Tibetano è il sistema
estremamente complesso di conoscenza degli stati del dopo-morte e della
reincarnazione.

Dalai Lama: La consapevolezza sottile è come un seme ed è una diversa
consapevolezza rispetto a quella sviluppata da un essere fisico. Una pianta
non può produrre capacità cognitiva. Ma in ogni essere umano, od essere
senziente con determinate condizioni, viene sviluppata la capacità
cognitiva. Consideriamo la continuità della consapevolezza essere il seme
definitivo. Dopo che hai compreso questa spiegazione, la consapevolezza
sottile si allontana da questo corpo – o diciamo che, la consapevolezza
sottile si discosta da quella più grossolana. Oppure che quella grossolana
si dissolve dentro la mente più sottile.

Vi sono alcuni casi, davvero autentici, evidenti, ove le persone ricordano
le loro vite passate, soprattutto i molto giovani. Alcuni bambini ricordano
la loro esperienza passata. Non ho forti o espliciti dubbi contro questa
possibilità. Ma poiché i fenomeni come le esperienze post-morte, gli stati
intermedi e così via, sono cose che stanno aldilà della nostra esperienza
diretta, si lascia una minima possibilità al dubbio. Per molti anni, durante
la mia pratica quotidiana, mi sono preparato verso una morte naturale. V’è
una sorta d’eccitazione all’idea che la morte vera e propria sta arrivando e
riesco a vivere le esperienze vere e proprie. Buona parte delle mie
meditazione sono una prova di questa esperienza.

Spalding Gray: C’è qualche paura che predomina in lei e che combatte, quali
cose le fanno più paura?

Dalai Lama: No, niente in particolare.

Spalding Gray: Non si sente impaurito?

Dalai Lama: A causa della situazione politica, talvolta ho paura d’essere
vittima di qualche attentato terroristico. Tuttavia, per quanto concerne la
mia motivazione, sento di non avere nemici. Dal mio punto di vista, siamo
tutti esseri umani, fratelli e sorelle. Ma sono coinvolto in una lotta
nazionale. Certe persone mi considerano l’istigatore. Quindi anche questa è
una realtà (pausa). Dall’altro lato, relativamente a ciò, il mio stato
mentale è piuttosto calmo, stabile.

Spalding Gray: Come evita gli incidenti?

Dali Lama: (ride) Come la gente comune, cerco di prendere delle precauzioni.
Una cosa di cui sono certo è che non sarà vittima di incidenti per
ubriachezza o uso di droghe.

Spalding Gray: Ma lei viaggia molto in aereo, e i piloti bevono. Ho sempre
paura di ciò. Mi riprometto sempre di non salire mai su di un aereo ove i
piloti credono nella reincarnazione. Quando sale su di un aereo, ha paura?

Dalai Lama: Oh sì. Sì.

Spalding Gray: E medita durante il volo, o sente di poter aiutare l’aereo a
star su? Ha più potere della persona media che vola in aereo? Talvolta io
credo che, concentrandomi sopra una particolare immagine che ho in mente, il
volo vada meglio.

Dalai Lama: Prima avevo molta paura durante il volo, ora mi sto abituando.
Ma quando sono ansioso o impaurito, come hai detto, recito delle preghiere o
mantra e, come vedi, la conclusione finale è la fede nel karma. Se ho creato
del karma per morire in un certo modo, non posso evitarlo. Sebbene faccia
del mio meglio, se accade qualcosa, devo accettarla. E’possibile che non
abbia nessuna forza karmica, e che quindi se l’aereo cade, io riesca a
sopravvivere.

Spalding Gray: Lei riesce ad uscirsene.

Dalai Lama: Sì. Come vede, quella fede è un grosso aiuto. E’molto efficace.

Spalding Gray: Leggevo prima un libro sul Tibet di John Blofeld, “Il popolo
che volava”. Ha mai visto qualcuno volare in Tibet?

Dalai Lama: No, ma una cosa mi ha sempre sorpreso. Una anziana monaca che
vive ora a Dharamsala, mi raccontò che quando era giovane, passava qualche
mese in una località montana vicino Lhasa. Lì incontrò un anziano
praticante, un’ottantenne, che viveva in una zona molto isolata. Scoprì che
era il maestro di una decina di discepoli, e vide due di questi volare in
aria e allontanarsi dalla montagna. Come vedi, volavano usando questa parte
(apre i lembi del mantello.)

Spalding Gray: Come un deltaplano.

Dalai Lama: Sì. Lei mi disse che riuscivano a volare per un chilometro, con
le braccia aperte. Mi ha detto l’anno scorso che li ha visti ancora. Ero
sorpreso, molto sorpreso (risate). E’ mai stato in India?

Spalding Gray: Sì, per cinque mesi nel 1972, ho girato l’India, per lo
spettacolo “Mother Courage”, un pezzo dello scrittore tedesco Brecht. Mi
dispiace che adesso ci tocca fermarci. Ho apprezzato il tempo che mi avete
dedicate vi ringrazio.

Dalai Lama: Ottime domande. Mi hanno divertito. Grazie molte.

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Intervista originalmente apparsa sulla rivista Buddista Tricycle.
Per gentile concessione.
Traduzione di Eckhart, revisione di Ivo Quartiroli.

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