Studio sul karma 1

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Studio sul karma

(autore sconosciuto)

– Parte prima

“Karma” è una parola sanscrita che significa “azione, attività”, attività in tutti i suoi sviluppi e
in tutte le sue conseguenze : attività fisica (ad es. picchiare), verbale (ad es. consolare),
mentale (ad es. desiderare).

La fisica ci dice che ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. La legge del karma
è appunto la legge di causa ed effetto : dall’azione è inevitabilmente provocata una reazione, che è
strettamente proporzionata alla prima. Le azioni (compiute col corpo, con la parola o con la mente)
possono essere buone o cattive. Dalle buone derivano conseguenze felici, da quelle cattive
provengono reazioni dolorose.1 Queste conseguenze si verificano in questa stessa vita o in vite
future : in questo secondo caso il karma è causa di successiva rinascita in stati di esistenza
sempre diversi a seconda dei meriti o dei demeriti acquisiti (cioè, in qualità di uomini, di
animali, deva, asura, esseri infernali o preta).

In altre parole, la legge della causa e dell’effetto – che è valida sia in questa vita che da una
vita a quella successiva – consiste nel fatto che ogni gioia o sofferenza sia mentale che fisica è
il risultato di una causa. In particolare, la virtù porta alla gioia e la non-virtù al dolore, cioè
da un’azione positiva scaturisce felicità mentre da una negativa deriverà sofferenza. Ogni effetto
poi è un frutto che – maturando quando giunge la sua stagione – è destinato a diventare causa, che
contiene a sua volta il seme di un ulteriore divenire : così, la nostra attuale forma umana è un
effetto del karma, effetto che ci permette di seguire una condotta virtuosa o non-virtuosa, cosicchè
ogni individuo a sua volta crea di continuo il proprio karma buono o cattivo. Gli stessi esseri
dunque non sono altro che anelli temporanei in una lunga concatenazione di cause ed effetti, nella
quale nessun anello è indipendente dagli altri.

In rapporto ad un determinato essere, karma è il “destino” che quell’essere ha ereditato da cause
passate e che determinano la natura della sua futura rinascita. Il karma è quindi come una
potenzialità che viene accumulata con azioni, parole e pensieri. Esso è paragonabile ad una ripresa
cinematografica, in cui all’atto del fotografare non sappiamo ancora se i fotogrammi sono venuti
bene o male, cosa che vedremo soltanto quando li proietteremo sullo schermo. Così, non sappiamo
ancora come ci comportiamo oggi nelle nostre azioni e nei nostri pensieri e non sappiamo se abbiamo
seminato buono o cattivo karma : e tutto risulterà chiaro nella prossima vita. Sta di fatto comunque
che noi ogni giorno facciamo tante cose che sono causa di una nuova rinascita come uno dei 6 tipi di
esseri samsarici.

Solo un buon karma ci può procurare felicità e fortuna in questa vita : ad es., quando fa molto
caldo d’estate, se proviamo il sollievo dell’aria fresca in una giornata afosa è il risultato d’un
buon karma. Invece, il dolore, il male, la disgrazia – perfino i brutti sogni che ci dànno
sofferenza e spavento – sono il risultato di un cattivo karma.

Dunque, un comportamento immorale (o negativo) è tale non perché trasgredisce delle norme, ma perché
consiste in azioni (fisiche, verbali o mentali) che sono dannose a sé o agli altri, così come una
condotta morale (o positiva) è tale non perché obbedisce a delle regole, ma perché produce beneficio
e felicità a se stessi o agli altri.

Karma non significa che la vita è determinata, ma che le condizioni presenti sono determinate dalle
azioni passate.

Solo i buddha sono capaci di vedere, fino al più piccolo dettaglio, causa ed effetto in ogni cosa o
persona per milioni di anni nel futuro come nel passato.

Aria fresca ed acqua, non le può trovare perché non ha seminato prima un buon karma per ottenerle
dopo.

La legge karmica è così la giustizia immanente nell’universo : essa spiega perché, ad es., bambini
innocenti muoiono in un terremoto o sotto un bombardamento. Infatti, tutto ciò che facciamo,
diciamo, pensiamo forma dei semi, che maturano da una vita all’altra, e noi ne raccogliamo i frutti.
Da semi velenosi maturano frutti velenosi, da semi salutari frutti sani.

Ogni atto fisico, verbale o mentale produce infatti un effetto di ritorno su colui che agisce.
Dapprima l’effetto è invisibile e impercettibile, simile ad un’impronta o a un seme che si annida
nelle pieghe più sottili della coscienza, addirittura aldilà dell’inconscio, nell’õlayavijñõna (che
è il serbatoio o piuttosto il potenziale della coscienza). Partendo da questo stato latente
s’instaura un processo di maturazione che si estende su parecchie vite, alla fine del quale il seme
karmico si manifesta determinando sia le circostanze generali di una vita (sesso, nazionalità,
ricchezza, possibilità fisiche, intellettuali, affettive, ecc.) sia le condizioni momentanee (una
malattia, un incontro, un successo, un fallimento, ecc.). I dati sono numerosissimi, interagiscono e
il flusso costante di nuovi elementi alimenta il potenziale karmico, mentre una continua maturazione
ne elimina antiche impronte. Si tratta di un processo che nel suo insieme non è affatto statico, ma
anzi continuamente in moto, modificando più o meno i risultati ottenuti.

Il karma è una legge naturale che – come ad es. quella di gravitazione – non mostra riguardi per
nessuno e nella quale si manifesta la giustizia assoluta, rimanendo esclusa ogni idea di premio o di
castigo : analogamente al fatto per cui – se mettiamo la mano sul fuoco – questa si brucia, il che
non accade per punizione di quel gesto, ma come conseguenza naturale di un principio naturale.

E’ poi per via delle differenze nel loro karma che gli esseri non sono tutti uguali, ma alcuni hanno
vita lunga, altri breve, alcuni sono sani, altri malati, ecc…; quello che sappiamo e quello che
non sappiamo, dove siamo, se siamo di carattere allegro o triste e perfino le sfumature di colore
sulla coda di un pavone dipendono dal karma che è stato accumulato.

I nostri corpi di ora – si è detto – sono i prodotti dei karma precedenti e stiamo creando ora gli
effetti futuri : il nostro futuro dipende da adesso. Se tutto ciò che siamo è il risultato di ciò
che abbiamo fatto in precedenza, tutto quel che saremo sarà la conseguenza di ciò che stiamo facendo
ora. L’uomo è padrone del suo destino. Infatti, per quanto riguarda il futuro, egli è libero nei
limiti del karma da lui stesso creato in precedenza : è come se, trovandosi in una stanza con due
porte, non fosse libero di uscire a piacere dall’una o dall’altra perché – nascosta la chiave di una
di esse – si era addormentato e ora non ricorda più il gesto da lui stesso compiuto. Il karma è
dunque la somma di cause che non hanno ancora esaurito il loro impeto, che l’uomo stesso mise in
moto in precedenza.

1 Come ha detto qualcuno : non esiste il caso, ma l’effetto conosciuto di mille cause sconosciute.

2 Così, durante le vite passate si sono formate nella mente delle impronte inconsce che condizionano
attualmente la nostra percezione del mondo e le reazioni emotive alle situazioni. La collera, il
desiderio, ecc. fanno parte di quelle impronte.

3 Così, se abbiamo molte malattie o una vita breve vuol dire che nelle vite precedenti abbiamo
accumulato karma negativo verso gli esseri senzienti uccidendoli, picchiandoli o provocando loro
danni fisici. Invece, l’attuale tristezza e la depressione mentale possono essere il risultato
dell’aver provocato dispiacere, dolore mentale ad altri esseri (anche con parole dure od offensive).

4 Noi siamo i nostri peggiori nemici perché accumuliamo del karma negativo che produce per noi
sofferenze e rinascite sfavorevoli; ma d’altro canto possiamo ottenere la Liberazione e quindi siamo
i protettori di noi stessi, il nostro stesso rifugio, il nostro stesso Maestro. Dunque, ogni azione
del corpo, della parola e della mente che sia causata dall’ignoranza, avidità/attaccamento e
odio/avversione crea karma negativo (da cui deriva sofferenza) ; ogni azione che sia invece priva di
questi tre veleni mentali crea karma positivo (e quindi felicità).

Quindi, dobbiamo sempre sorvegliare e controllare con attenzione i nostri pensieri, parole ed
azioni, perché quando troviamo un qualsiasi risultato – buono o cattivo – questo dipende soltanto
dalle cause di buono o cattivo karma fatto in precedenza. Se vogliamo realizzare una vita
spirituale, dobbiamo riconoscere il male per non farlo più e non più creare così il karma del
dolore. Se in questa o nella scorsa vita avremo raccolto un buon karma, esso ci porterà ad una
rinascita in condizioni superiori e migliori delle precedenti e potremo così continuare la nostra
via spirituale verso la Liberazione. Diversamente, sarà molto difficile uscire dalla sofferenza e
dal samsara.

D’altra parte, una vita dura, irta di difficoltà, col consumare gradualmente le scorie karmiche
purifica e promuove la nostra liberazione finale ; mentre un’esistenza che fosse solo agiata, facile
e piacevole, non essendo capace che di generare cause negative, distruggerebbe in breve tutti i
meriti acquisiti nelle vite anteriori. Dobbiamo quindi stare attenti nel definire positiva o
negativa la situazione in cui ci troviamo. In effetti, una situazione di piacere che tenda ad
allontanarci dall’Illuminazione deve essere considerata uno svantaggio dal punto di vista dei frutti
karmici, mentre un’avversità che ci fa aprire gli occhi va considerata più una grazia che una
punizione : ad es., chi è torturato per la sua appartenenza ad una certa religione, da un punto di
vista immediato è vittima di un karma negativo, ma se si considera che egli così si è conquistata
l’aureola del martirio è un fruitore – in definitiva – di un karma positivo.

Così, mentre noi dipendiamo dal karma, gli arhat, i bodhisattva e soprattutto i buddha non subiscono
più l’influenza del karma, avendolo esaurito nel laborioso ciclo di innumerevoli nascite e morti.

Princìpi della legge karmica.

E’ un principio della legge karmica che qualsiasi azione, anche non importante, ha molti ed
importanti effetti che possono perdurare anche per tanti anni. Come un seme di pesca che dà origine
ad un grande albero che produce molti frutti, una piccola elemosina – ad es. – ci può far rinascere
come persone oltremodo ricche.

Se si compie un certo tipo di azione, se ne sperimenterà il suo risultato in circostanze simili e
situazioni analoghe : ad es., un omicidio in questa vita comporterà una futura rinascita infelice
(carica di tensioni e situazioni conflittuali), nella quale si verificherà

— l’evento di venire uccisi o di vedere uccisi i propri cari ;

— la tendenza ad uccidere ancora, moltiplicando così la possibilità di continuare ad accumulare
tale karma negativo.

Se invece non avremo generato il karma appropriato, non subiremo danni, ma rimarremo illesi in modo
apparentemente miracoloso perfino in un incidente stradale in cui perisca la maggioranza dei
viaggiatori.

Un altro principio è che i semi karmici accumulati in precedenza, non perdono mai la loro
potenzialità e maturano inesorabilmente e inevitabilmente anche a distanza di migliaia di anni. Il
debito karmico sarà sempre portato dentro di noi fino a quando sorgerà una particolare condizione
che lo farà maturare. Tuttavia non è esclusa la possibilità dell’azione libera e della vittoria
sulla legge del karma : vi è sì continuità tra il passato ed il presente, ma questo non significa
che il presente sia l’unico risultato possibile del passato. Infatti, il risultato può venire
purificato mediante i “quattro poteri oppositori”, cioè mediante una sincera confessione1. Dunque,
tutte le azioni sono seguite da conseguenze inevitabili, seppure non immediatamente.

Questi semi karmici o “tracce karmiche” (bag-chags) esistono come potenzialità nascoste che giungono
a maturazione quando le necessarie cause (o condizioni) secondarie sono presenti2. A causa di azioni
negative commesse in questa vita o in vite precedenti, la maggior parte delle persone ha debiti
karmici da pagare : tali debiti sono delle potenzialità che, per essere saldate, possono causare
danni al debitore, persino la morte.

Ad es., un praticante che conduce una vita virtuosa, porta la macchina dal meccanico per far
riparare i freni. Né lui né il meccanico ricordano che in una vita precedente il praticante ha
ferito gravemente il meccanico. Ora, per la forza del seme karmico, il meccanico senza volerlo non
riesce a compiere alla perfezione il lavoro di riparazione ; cosicchè mentre il praticante torna a
casa in macchina il difetto dei freni provoca un incidente, in cui egli rimane ferito.

Karma ed etica.

La causalità karmica è lo sfondo teorico dell’etica buddhista. Tale concezione crea infatti
rassegnazione (anziché ribellione) in chi soffre, in quanto lo rende consapevole del fatto che
attraverso il proprio dolore egli sta espiando un debito anticamente contratto ; e induce chi è
felice a continuare ad agire bene per meritare la propria stessa felicità.

Se la casa prende fuoco o la moglie si ammala, questi sono risultati del karma e devono essere
accettati (“spirito di rassegnazione”) in quanto intrinsecamente giusti e quindi senza provare
risentimento (che sarebbe inutile) ; ma allo stesso tempo ci si deve servire di quelle risorse che
(anch’esse grazie al proprio karma) sono a portata di mano, come ad es. la presenza dell’acqua o del
medico : trattenersi infatti dal compiere l’azione ragionevole e possibile di spegnere l’incendio o
di chiamare il medico (“mancanza d’iniziativa”) vorrebbe dire basarsi su un risultato prematuramente
giudicato in maniera pessimistica e quindi sforzare la dottrina del karma.

Una persona si comporterà correttamente e moralmente se è consapevole delle conseguenze dei propri
atti, sapendo che «siamo puniti dai nostri peccati, non per i nostri peccati» ; e inoltre sarà
attenta alle conseguenze karmiche anche perché la moralità è una condizione preliminare necessaria
per la pratica meditativa – che a sua volta è la base della comprensione derivata dallo studio.
Perciò i tre aspetti del Sentiero spirituale (moralità, meditazione e studio) sono sorretti l’uno
dall’altro come una casa dalle sue fondamenta.

Poiché il karma è essenzialmente intenzione, la moralità è l’inizio della meditazione. Imparare a
disciplinare la mente è così il punto di partenza del cammino spirituale.

1 Si tratta del rendersi conto dell’azione commessa, del provare rincrescimento, del proposito di
non ripeterla, della presa di rifugio e recitazione del mantra di Vajrasattva.

2 L’esempio che spiega la causa primaria è il seme piantato nella terra per far crescere la pianta.
La causa secondaria è rappresentata da tutti i fattori che permettono prima al seme e poi alla
pianta il loro sviluppo : la luce, il calore, l’acqua, il concime. Così, se pure è compiuta
un’azione come causa primaria, l’effetto e la sua conseguenza si avranno solo se le circostanze
successive (secondarie) ne potranno avviare la maturazione che si manifesterà in quella stessa vita
o nella successiva.

I princìpi della moralità sono condensati in una lista di 10 azioni. Le 10 azioni immorali sono
l’uccisione, il furto, la sessualità sconveniente (e queste sono le 3 azioni del corpo), la
menzogna, l’offesa, la calunnia e il parlare a vanvera «8e queste formano le 4 azioni della parola),
la bramosia, la malevolenza e le opinioni errate (e queste costituiscono le 3 azioni della mente).

Le 10 azioni virtuose sono invece l’astensione da tutte quelle sopraindicate, più le appropriate
sostituzioni positive.

Le ricompense karmiche si producono nel corso della stessa vita, in quella immediatamente successiva
oppure in un più lontano futuro. I vari tipi di karma.

Vediamo come si distingue il karma. Esso si differenzia in vari tipi : a) un primo tipo è il “karma
proiettante o propulsivo” :

questo karma è la forza che ci spinge nei diversi stati di esistenza, cioè è l’unica forza che
determina il regno (umano, infernale, ecc.) in cui si rinascerà. Questo karma può essere virtuoso o
positivo o “bianco”, e allora è detto ‘merito’. Deriva dall’astenersi dalle 10 azioni negative che
abbiamo visto e dal compiere le corrispondenti azioni opposte. Esso conduce alla rinascita nel regno
dei deva, in quello degli asura o in quello umano.

Il karma proiettante non-virtuoso o negativo o “nero” deriva invece dal commettere le 10 azioni
nocive e conduce alla rinascita nel regno degli inferni, dei preta o degli animali.

Infine il karma proiettante può essere invariabile o neutro : questo è il karma né virtuoso né
non-virtuoso prodotto da azioni come lo scopare una stanza o il cucinare o come il fare l’elemosina
senza avere l’intenzione di compiere un’azione virtuosa o il fare meditazione senza alcun buon
movente. Esso conduce alla rinascita come deva sia nel “regno della forma” sia nel “regno del
senza-forma” ;

b) il karma può poi essere completante. Esso è la forza che – una volta che il karma proiettante ci
ha fatto rinascere in un determinato regno – provoca la qualità degli esseri e delle loro condizioni
di vita. Ad es., la condizione di un gatto che sia nutrito e trattato bene è il risultato di un
karma proiettante cattivo (rinascita nel regno animale) e di un karma completante buono. La
condizione invece di un uomo che soffra di continue malattie è dovuta al fatto che egli ha un karma
proiettante buono e un karma completante cattivo.

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