STORIA DELL’OLISMO – 12

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STORIA DELL’OLISMO – 12

da “Enciclopedia olistica” – www.globalvillage-it.com/enciclopedia

di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli

L’universo che si autoorganizza
di Michael Talbot

Una delle ragioni che hanno indotto la scienza a disinteressarsi del fenomeno
dell’autoorganizzazione per così tanto tempo, dipende dal grande rispetto per una delle sue più care
leggi, una formidabile affermazione conosciuta come la seconda legge di termodinamica. Nella
accezione più semplice questa legge afferma che, nel tempo, ogni sistema chiuso tende ad uno stato
di maggiore disordine, come la dispersione di una goccia di inchiostro in un secchio d’acqua, la
stanza che tende al progressivo caos e non all’ordine, le montagne che lentamente vengono consumate
dal vento e si disgregano in sabbia.

La prima formulazione della seconda legge di termodinamica fu opera del fisico francese Sadi Carnot
nel 1824 che basò la sua conclusione sull’osservazione dei motori termici. L’evidenza del processo
fisico di dispersione del calore e dell’energia e la constatazione che ogni motore tende verso una
rottura, convinse Carnot e la generazione di scienziati che lo seguirono a concludere che la seconda
legge di termodinamica doveva essere applicabile anche al resto dell’universo.

C’era un solo problema evidente: gli organismi viventi non si conformavano così precisamente alla
legge di Carnot.

Dall’inizio dell’evoluzione sulla Terra l’organizzazione delle cellule, ben lontane dal separarsi,
tendono invece ad un progressivo unificarsi, organizzarsi ed evolversi in strutture multicellulari
sempre più complesse.

Il problema dell’origine e dell’evoluzione del DNA, con le sue mirabili complessità, pose in
evidenza l’inadeguatezza della seconda legge di termodinamica. La comunità scientifica reagì
considerando che la vita sul pianeta era una sorta di aberrazione, di caso, un temporaneo fenomeno
che sarà distrutto dal flusso delle leggi dell’universo verso il disordine.

La pubblicazione del libro del fisico austriaco Erwing Schrodinger “What is life?” assegnò un punto
di ripensamento per una successiva riconciliazione tra la seconda legge e l’evidente spinta dei
sistemi viventi verso la complessità. Prigogine fu uno dei ricercatori più convinti della necessità
di rivedere che cosa non era stato valutato correttamente nella comprensione termodinamica delle
strutture viventi. Secondo lui era necessario scoprire le leggi di come la vita si evolve dal caos.

Per anni lavorò alla formulazione matematica di leggi che chiarissero la comprensione
dell’autoorganizzazione. Un ricercatore russo di nome Anatoli Zhabotinsky, negli anni sessanta,
scopri una reazione chimica che rispecchiava esattamente le predizioni delle equazioni matematiche
di Prigogine. Non più confinato alle vaghe generalizzazioni sulle possibilità dei sistemi
autoorganizzanti Prigogine rifinì le equazioni e offrì una comprensione totalmente nuova dei
processi termodinamici che possono essere cosi riassunte. La maggior parte dei sistemi che
conosciamo (viventi e non) sono aperti e in continuo scambio di materia, energia e, fatto più
importante di informazioni con l’ambiente, per cui Prigogine ritiene che tali sistemi devono essere
visti come fluttuanti e lontani dell’equilibrio. I sistemi aperti e lontani dell’equilibrio
termodinamico, possono nelle loro fluttuazioni arrivare a situazioni di eccesso; se la fluttuazione
diventa cosi potente da mettere in stato di instabilità la struttura preesistente, il sistema è
giunto ad un punto di crisi che Prigogine chiama ‘punto di biforcazione’.

È in questo punto che ‘il sistema si comporta come un tutto’ e si autoorganizza ad un livello di
ordine superiore o si disgrega verso il caos. Il fenomeno dell’evoluzione diventa quindi il
risultato dell’insieme degli infiniti salti di organizzazione. Secondo questa concezione l’ordine di
un sistema deve passare attraverso un processo di aumento del caos, di crescita del disordine per
evolversi ad un ordine più elevato e complesso. Questo nuovo concetto di caos rispecchia la
concezione presocratica di un caos creatore, un caos fecondo di nuove esperienze. Le strutture che
riescono a superare il punto critico di biforcazione organizzandosi in una struttura completamente
nuova, vengono chiamate ‘strutture dissipative’ per la capacità di dissipare il nuovo flusso di
energia o di informazione. Per questa teoria Prigogine vinse il Premio Nobel nel 1977.

Questa visione ha implicazioni molto interessanti: 1) che vi sono molte reazioni, come quella di
Zhaboinski, che sono a metà strada tra la vita e la nonvita, 2) i sistemi aperti autoorganizzanti
sono la norma nell’universo mentre i sistemi chiusi, come quelli descritti dalla seconda legge di
termodinamica, sono una sorta di eccezione e 3) il caos non è il fine a cui tende l’intero universo
ma uno stato progenitore dell’ordine. Così facendo Prigogine ha rovesciato le implicazioni delle
equazioni matematiche della termodinamica classica aprendo dimensioni di ricerca e speculazione
totalmente sconosciute prima d’ora: “Questo è il cuore del messaggio” scrive Prigogine, “la materia
non è inerte, essa è viva e attiva”. Le ricerche di questo studioso sono state utilizzate in
numerosi campi come la sociologia, la metereologia, la biologia e la cosmologia.

La visione organismica
di Martha Crampton

a cura di Luciano Marchino – Centro di Documentazione Wilhelm Reich

La specie umana si trova ad un bivio: sembriamo aver raggiunto nel nostro processo evolutivo un
bivio in cui le direzioni che scegliamo possono produrre un salto quantico nel processo evolutivo.

C’è la possibilità di esprimere nuovi livelli di creatività e totalità. L’alternativa è fra la
frammentazione e il caos oppure l’ordine totalitario del 1984 di Orwell. Le nostre scelte
rispecchieranno la visione del mondo che abbiamo.

Questo periodo è segnato da una accelerazione del cambiamento che non ha precedenti. Esperti di ogni
specie confessano apertamente la loro incapacità a predire il futuro. Nessuna delle teorie o dei
metodi a cui ci siamo riferiti nel passato, sembra adeguata al mondo odierno – sia questo il mondo
dell’economia o quello della politica, della fisica o della psicologia. È diffusa la sensazione di
bisogno di un nuovo paradigma.

Nella mia pratica di psicosintesi, ho lavorato con i processi di sintesi creativa in individui e in
gruppi per due decenni. Nel corso di questo lavoro ho sviluppato alcune ipotesi riguardo al
paradigma necessario. Credo che l’essenza del necessario cambiamento di paradigma stia nel passaggio
da una visione del mondo meccanicista, ad una organismica.

Dobbiamo imparare a percepire noi stessi e l’universo come una totalità animata, intenzionale,
organica nel processo di autocreazione, piuttosto che come “cose” inanimate.

I fondamenti metafisici di questo cambiamento, metafisica centrata su di un processo organismico,
sono stati una posizione minoritaria nella filosofia Occidentale, fino da Aristotele. Nei decenni
recenti, la Metafisica centrata sul processo ha raggiunto un avanzato livello di sviluppo,
particolarmente nel lavoro di filosofi come Whitehead e Hartshorne. Anche le basi logiche di questo
cambiamento di paradigma si sono ampliate. Questo secolo ha visto la crisi dei fondamenti della
matematica stimolare ricerche sui fondamenti della logica. È chiaro che quello che noi conosciamo
come logico non è nient’altro che un piccolo e primitivo frammento di un infinita varietà di
logiche. Sarà necessario un paradigma organismico per sviluppare un fondamento logico in grado di
contenere principi come “intenzionalità” e “paradosso”.

Con questi fondamenti in mente ho rivolto la mia attenzione alla formulazione della scienza della
“olodinamica” (‘olistica n.d.r.’) cioè delle dinamiche strutturali dei complessi organismici. Io
propongo questa scienza che è ancora agli inizi, come base per capire il processo creativo, e come
“terreno su cui stare” per rispondere alla sfida dei nostri tempi turbolenti.

Nella Sezione che segue, vi farò conoscere alcuni postulati fondamentali del processo organismico o
“Olodinamico”. Poi discuterò sulla necessità di una visione organismica del mondo. La maggior parte
dello scritto presenterà principi e tecniche dello sviluppo umano derivate dalla mia pratica di
psicosintesi, in quanto sono in relazione con i postulati di Olodinamica. Nella conclusione
svilupperò alcune ipotesi sulle implicazioni di questi principi nel prefigurare delle strutture
sociali atte a sviluppare la creatività umana.

Postulati

1 L’universo è un processo evolutivo o una totalità organismica tendente verso un ordine superiore
di sintesi creativa. In quanto tale ha le proprietà di un essere vivente piuttosto che quelle di un
meccanismo inanimato.

2 La sintesi creativa è un processo combinatorio che fa crescere l’unità all’interno della
molteplicità, processo che in quest’ambito è chiamato “valore”.

3 Questo processo implica un ordine gerarchico in cui l’ordine “superiore”, o livello di
organizzazione, fornisce principi formali o strutturali che agiscono come delimitazioni per
l’integrazione al suo interno di entità di ordine inferiore. In altre parole, l’ordine superiore
agisce da forma senza contenuto (‘informazione’ n.d.r.) che dà forma al materiale grezzo (‘energia’)
di ordine inferiore (tenendo in considerazione il libero arbitrio delle entità di ordine inferiore).

4 Una entità, un sistema, un processo, possono essere o non essere organismiche.

5 Una entità organismica è caratterizzata da auto-organizzazione.

6 Il processo di auto-organizzazione di una entità organismica è realizzato da un centro di
coscienza e di volontà che potremmo chiamare suo “Centro Creativo” o “regnant nexus” (termine di
Whitehead). Nota: dell’Essere” manifesterebbe gradi varianti di sviluppo evolutivo.

7 Il concetto di auto-organizzazione include quanto segue:

– un centro 0 “nexus” di consapevolezza e di volontà che dirige il processo;

– l’auto-responsabilità e il libero arbitrio di questo centro organizzatore.

– un integrazione crescente delle varie parti componenti dell’organismo, secondo i principi del
‘valore”;

– l’integrità delle linee di confine dell’organismo: un processo cibernetico attraverso il quale il
Centro Creativo regola i suoi segnali di input in base al feedback dalle parti componenti
l’organismo e all’input che viene da un centro creativo sovrastante.

8 Nel suo processo di evoluzione l’universo sembra stia “imparando” in modo particolare attraverso
la sintesi creativa. Questo genere di apprendimento può essere definito organismico o olistico,
giacché coinvolge la totalità dell’essere: volontà, cuore e mente.

9 Questo tipo di apprendimento organismico è il “nome del gioco”, il proposito del processo, a tutti
i livelli della gerarchia. Fa crescere i livelli di organizzazione dell’organismo e produce frutti
di saggezza piuttosto che mera conoscenza.

10 Contenuto di questo apprendimento sembrano essere i principi e i metodi dello stesso processo
evolutivo creativo – cioè imparare a esercitare la libera scelta nell’autocreazione, con gradi
sempre crescenti di amore e intelligenza (Nota: “Amore” in questo contesto è un principio di
aggregazione che implica attribuzione di valori intrinseci. “Intelligenza” significa comprendere in
quanto principio organizzante che funziona attraverso la legge dell’Economia ovvero “fare di più con
meno”).

11 I1 processo di sintesi creativa viene portato avanti attraverso due principi complementari: la
differenziazione e l’integrazione. La differenziazione produce molteplicità. L’integrazione combina
la differenziazione in insiemi più complessi.

12 Nel caso di entità organismiche, i processi complementari di differenziazione e integrazione
devono essere in equilibrio dinamico.

13 Ogni entità è allo stesso tempo un “tutto” in se stesso ed una “parte” in una matrice più larga.

14 Una entità organismica (come l’essere umano) non può venire integrata in una entità organismica
più complessa (come il pianeta o certe strutture sociali) finché non ha raggiunto un punto critico
nel suo processo di differenziazione e individualizzazione. Il principio è che l’entità di ordine
inferiore deve mantenere la sua identità individuale quando viene integrata nell’entità di ordine
superiore.

15 Se si tenta tale integrazione prematuramente, la vitalità e la creatività di entrambe le entità
di ordine superiore e inferiore risulteranno diminuite, con possibilità di morte spirituale.

16 Quando si tenta l’integrazione nell’ordine superiore prima che l’organismo di ordine inferiore
abbia raggiunto il grado necessario di individualizzazione, l’entità di ordine inferiore può
rispondere in due modi fondamentali: fusione primitiva e incapsulamento (spesso con qualche
oscillazione tra di loro). Nel caso di fusione primitiva, l’entità di ordine inferiore perde i
propri confini e abdica i suoi principi auto-organizzanti all’ordine superiore. Nel caso di
incapsulamento, l’entità di ordine inferiore aumenta i propri limiti per poter conservare la sua
identità. In entrambi i casi, il processo di individualizzazione delle entità è distorto e
ritardato.

17 In quanto esseri umani noi possiamo scoprire i principi e le tecniche del processo evolutivo di
autocreazione e applicarli nella nostra vita. Con l’aumentare della nostra abilità a cooperare
consapevolmente con il processo evolutivo, si intensifica la nostra esperienza degli scopi, dei
significati e dei valori della nostra vita.

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