STATI ALTERATI DI COSCIENZA – 4

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STATI ALTERATI DI COSCIENZA – 4

da “Enciclopedia olistica”

di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli

STATI DI COSCIENZA E PARAPSICOLOGIA

La mente e il cervello

E’ ben noto che il riduzionismo scientifico attuale asserisce che, sotto ogni aspetto, la mente
coincide con l’attività del cervello e tutte le funzioni mentali possono essere spiegate, in linea
di principio, mediante processi fisico – chimici (teoria dell’Identità). Contro questa concezione,
alcuni scienziati, tra cui Eccles, Pribram, Penfield, Wa1ker, Jahn e altri, hanno avanzato l’idea
che la mente e la coscienza non siano totalmente riconducibili a eventi fisici, ma che esista una
qualche forma di dualismo (dualismo Cartesiano) che vede sostanzialmente la mente come un sistema
non – fisico che utilizza il cervello per ottenere una efficace rappresentazione e interazione col
mondo esterno ed interno da parte del singolo individuo.

Se fenomeni psichici come telepatia, precognizione o psicocinesi esistono realmente, allora ne
consegue che uno stretto fisicalismo sottostante tutta la realtà, è strettamente limitato, e che la
mente e la coscienza hanno un’estensione superiore all’ambito fisico.

Per questo motivo, la ricerca sulla psicocinesi può contribuire a risolvere in modo determinante il
problema del rapporto mente – corpo. Nel 1951 Sir John Eccles, premio Nobel nel 1963 per i suoi
studi sulla trasmissione degli impulsi nervosi, avanzò l’ipotesi che la volontà potesse influire
psicocineticamente su pochi neuroni della corteccia cerebrale, determinando sostanziali cambiamenti
nell’attività cerebrale. La PK potrebbe essere cioè il tramite che lega la mente al suo substrato
fisico, cioè il cervello. Un’idea certamente ardita e rivoluzionaria, ma che merita di essere
considerata.

Se, da un lato, la PK macroscopica (per esempio quella dei casi di Poltergeist appare come un
fenomeno raro e non controllabile, d’altro lato la micro – PK sembra essere molto più comune, anche
se di regola i suoi effetti non sono osservabili direttamente, ma solo per via strumentale –
statistica.

Parte sperimentale

Partendo da queste premesse, verso la fine del 1989 misi a punto un progetto per una replica degli
esperimenti di PK descritti in letteratura. L’intento del progetto era sia di verificare
indipendentemente i risultati ottenuti, da altri ricercatori, sia di acquisire un grado sufficiente
di esperienza per potere poi, in prospettiva, progettare e realizzare esperimenti nuovi e originali.

Apparecchiature e Metodo

Gli esperimenti PK sono basati su uno speciale circuito elettronico denominato Generatore di Segnali
Casuali. Questo generatore è collegato ad un computer IBM tramite una scheda di conversione
analogico – digitale. Il computer è inoltre collegato anche con un elettroencefalografo che viene
utilizzato per registrare le onde Alfa e Beta dai lobi frontali dei soggetto che effettua
l’esperimento.

Gli esperimenti sono interamente gestiti dal computer, che provvede a raccogliere ed elaborare tutti
i dati.

Sullo schermo del computer viene tracciato un grafico che può casualmente salire verso l’alto o
scendere in basso a seconda del tasso degli impulsi casuali provenienti dal Generatore.

Il compito del soggetto è quello di tentare di influenzare mentalmente il grafico in modo da
spingerlo preferenzialmente in una direzione (in alto o in basso) prescelta all’inizio
dell’esperimento. Il grafico richiede un minuto di tempo (minuto PK) per essere completato, quindi
segue un minuto di controllo privo di feedback, durante il quale il soggetto deve semplicemente
rilassarsi aspettando il minuto PK successivo.

Oltre al feedback ottico, è presente anche un feedback acustico basato su una nota la cui frequenza
è proporzionale al tasso degli impulsi casuali.

L’alternanza del minuto PK col minuto di controllo è essenziale in questo esperimento al fine di
assicurare una elevata omogeneità delle condizioni ambientali fra periodo PK e periodo di controllo.

Inoltre, il minuto di controllo permette di rompere la tensione psicologica derivante dal tentativo
di azione psicocinetica, assicurando una migliore performance del soggetto durante le prove.

Un esperimento completo comprende 10 minuti PK alternati a 10 minuti di controllo, quindi in tutto
l’esperimento dura 20 minuti, durante i quali sono raccolti 4800 dati, inclusi quelli EEG.

Selezione dei soggetti

Le persone (circa una ventina) che hanno partecipato finora agli esperimenti (23) sono state
selezionate solo sulla base della loro fiducia nella ESP/PK e dell’interesse mostrato per questa
ricerca. Non sono state usate particolari procedure di rilassamento psicofisico come preparazione
delle prove, ma ogni persona fu istruita di mettersi nelle condizioni mentali che soggettivamente
riteneva più adatte al compito.

Analisi statistica dei dati

La valutazione di ogni esperimento è basata sulla ricerca di significative differenze nel tasso dei
segnali casuali durante i minuti PK e i minuti di controllo. La significatività è calcolata
applicando il t-test di Student, dopo avere calcolato le due medie e la deviazione standard.

Risultati e discussione

Sono stati realizzati finora 23 esperimenti di controllo, cioè in assenza di qualunque persona, ed
il risultato finale è non significativo, in accordo con l’aspettativa propria di un sistema casuale.

Viceversa, 23 esperimenti condotti in presenza di persone, hanno mostrato globalmente una deviazione
netta nella direzione prescelta dai soggetti. Questa deviazione è significativa a livello di P =
0,001, cioè con una probabilità su mille che questo risultato sia dovuto al caso.

Questi primi risultati positivi sono in accordo con quanto riportato da altri ricercatori, e
contribuiscono a rafforzare l’evidenza sperimentale della realtà della psicocinesi.

Ho travato che circa una persona su tre riesce a ottenere risultati significativi o molto
significativi, mostrando che la PK non è affatto una capacità rara, ma è presente normalmente come
capacità latente in ciascuna persona. Altre osservazioni, infatti, suggeriscono che le capacità PK
possano essere rafforzate mediante un opportuno training esattamente come tutte le altre capacità
“normali” della mente umana.

I miglior risultati individuali sono stati ottenuti da alcuni soggetti che svolgono saltuariamente o
professionalmente l’attività di “guaritore”. Anche questo dato è molto interessante e prospetta 1a
possibilità che possa esistere una forte correlazione fra capacità PK e capacità pranoterapeutiche.
Questa ipotesi era stata proposta vari anni or sono da due valenti studiosi italiani, cioè Cassoli e
Iannuzzo (vedi il loro libro “Ricerca sulla pranoterapia”, Red Edizioni, 1983). I dati attuali, per
quanto siano ancora pochi, rappresentano una prima conferma sperimentale di questa ipotesi, e sono
in accordo coi risultati delle ricerche inerenti l’azione mentale su sistemi biologici, in
condizioni che escludono ogni effetto placebo o suggestivo.

L’analisi dei dati elettroencefalografici ha riservato altri interessanti risultati. Per esempio è
stato trovato che, in media, l’ampiezza delle onde Alfa e Beta aumenta in modo significativo durante
il minuto di controllo, quando il compito del soggetto è solo quello di aspettate il prossimo minuto
PK;

L’interpretazione più probabile di questo dato è la seguente:

Il tentativo di influenzare il Generatore Casuale durante il minuto PK, causa un incremento del
livello di ansietà, che a sua volta deprime il livello Alfa. E’ ben noto infatti che il ritmo Alfa è
depresso dall’ansietà e dalla concentrazione in un generico compito mentale. Durante questo
fenomeno, chiamato “desincronizzazione”, le frequenze cerebrali aumentano di frequenza e
diminuiscono di ampiezza.

Un altro risultato estremamente interessante è stato il seguente: i soggetti che hanno ottenuto
buoni risultati nel test PK, mostravano in media un livello Alfa significativamente più alto di
quelli che avevano fallito il test.

Fra l’altro, questo dato è in accordo con quanto trovato da altri ricercatori (Heseltine, 1978;
Honorton e Tremmel, 1978) in esperimenti analoghi. Qual è la possibile causa? Ci sono almeno due
possibilità:

a) Un livello Alfa intrinsecamente più alto favorisce il successo nel test PK

b) Poiché il soggetto si rende conto, grazie al feedback, di come sta andando il suo test PK, un
risultato buono crea una “attivazione emozionale” positiva, che incrementa il livello Alfa; se, al
contrario, il test sta andando male, ciò causa un aumento globale dell’ansia e quindi una
diminuzione del livello Alfa.

La prima possibilità è più interessante in quanto permetterebbe di selezionare a priori dei soggetti
per esperimenti PK solo in base a una misura EEG, oppure lascia intravedere la possibilità che
opportune tecniche di Rilassamento o Meditazione (che aumentano il livello Alfa) siano in grado di
migliorare anche le capacita PK. I dati disponibili al momento non permettono ancora di decidere fra
queste ipotesi.

La ricerca continua

Molti problemi e domande sono ancora senza risposta, ma possiamo già elencare alcuni degli argomenti
che saranno approfonditi nelle ricerche future:

1) Stati alterati di coscienza e capacità PK.

2) Tecniche di Rilassamento/Meditazione e capacità PK.

3) Capacità pranoterapeutiche e capacità PK.

continua…

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