Sbagliando non si impara perché ripetiamo gli errori

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Sbagliando non si impara perché ripetiamo gli errori

Si apprende più dai successi che dai fallimenti. Una ricerca del Mit sulle cellule cerebrali di
ELENA DUSI

Meglio il bastone della carota. A osservare bene il nostro cervello, sembra infatti che impari più
dai propri successi che non dagli errori. E che anzi tenda a tornare spesso sui propri passi, se
portano nella direzione sbagliata.

“Abbiamo studiato il comportamento delle scimmie – spiega Earl Miller, che insegna neuroscienze al
Massachusetts Institute of Technology e pubblica oggi la sua ricerca su Neuron – e abbiamo visto che
quando un animale dà la risposta corretta al test cui lo sottoponiamo, nel suo cervello risuona il
messaggio “hai fatto la cosa giusta”.

Dopo una risposta positiva, i neuroni memorizzano l’informazione in maniera più efficace e
persistente e la scimmia tende la volta successiva a rispondere ancora correttamente. Dopo un errore
invece, non assistiamo ad alcun miglioramento”.

Il test per le scimmie consisteva in una sorta di videogioco: se appariva una figura sullo schermo
di un computer (un uomo con la pipa) gli animali dovevano voltarsi verso sinistra. Se ne appariva
un’altra (un semaforo), dovevano voltarsi a destra. L’unico modo per imparare l’associazione giusta
era provare e riprovare, attraverso una serie di successi ed errori. Nel frattempo Miller e i suoi
colleghi misuravano l’attivazione dei neuroni delle scimmie in due aree come la corteccia
prefrontale (che armonizza pensieri e azioni) e l’area dei gangli basali (che controllano i
movimenti).

Voltandosi dal lato sbagliato, le scimmie non ricevevano nessun premio, l'”accensione” dei loro
neuroni durava meno di un secondo e nei tentativi successivi non compariva alcun miglioramento.
Mentre in caso di risposta corretta e di “carota” offerta in premio, l’attivazione delle cellule
celebrali durava molto a lungo: cinque secondi circa, il tempo necessario per arrivare alla domanda
successiva.

“Questo dimostra – spiega Miller – che almeno a livello dei neuroni impariamo più dai nostri
successi che dai fallimenti”.

Scimmie a parte, uno studio non troppo diverso è stato condotto sugli uomini a settembre dell’anno
scorso, pubblicato sul Journal of Neuroscience. Evelin Crone dell’università di Leida, ha misurato
delle differenze assai fini a seconda dell’età dei suoi volontari. Nei bambini tra 8 e 9 anni
funziona molto bene il meccanismo dell’apprendimento attraverso i successi. A 12 anni anche i
fallimenti cominciano a lasciare il segno sulla memoria del cervello. Da adulti invece si impara in
maniera altrettanto efficiente sia con il bastone che con la carota.

(30 luglio 2009)

www.repubblica.it/2009/01/sezioni/scienze/memoria-cervello/errori-ripetizione/errori-ripetizi
one.html

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