Principi regolatori della libertà

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Principi regolatori della libertà

tamas tv ajnana-jam viddhi
mohanam sarva-dehinam
pramadalasya-nidrabhis
tan nibadhnati bharata

“O figlio di Bharata, sappi che il modo delle tenebre, nato dall’ignoranza, e’ l’illusione di tutte
le entita’ viventi che hanno assunto un corpo. I risultati di questo influsso sono la follia,
l’indolenza e il sonno, che tengono legati le anime condizionate.”

Spiegazione

La natura materiale e’ fatta di tre “modi”, che in sanskrito vengono detti guna. La parola guna vuol
dire “fune”. Il versetto che oggi studiamo spiega che le caratteristiche assunte da coloro che
cadono vittime di questi “modi” tengono legati all’illusione. In lingua inglese, il concetto di
illusione o confusione (moha) puo’ essere tradotto sia con la parola “illusion” sia con “delusion”.
In questo versetto, Srila Prabhupada usa la seconda parola. La differenza e’ che “delusion” si
riferisce a uno stato mentale simile a una ossessione, o a una identificazione folle e specifica. Se
uno pensa di essere Napoleone o Gandhi e’ in preda a una illusione ossessiva.

Chi crede di essere il corpo materiale e quindi dice “io sono italiano”, “io sono indiano”, “io sono
uomo”, “io sono donna” e cosi’ via commette un gravissimo errore di identificazione (ahankara) che
gli pregiudichera’ l’intera esistenza umana. Coloro che credono di essere il corpo e le varie forme
e caratteristiche peculiari che esso assume, e’ in preda a una follia pericolosa per se stesso e per
gli altri. Tra questi ci sono gli innocenti, che vivono con questa convinzione ma hanno almeno
l’impulso di cambiare quando incontrano un sadhu (uno spiritualista) che li istruisce nella scienza
dello spirito. Ma ci son altri invece che ne sono profondamente convinti, sono certi che l’unica
realta’ sia materiale e cercano di diffondere questo stato interiore, insegnandolo agli altri;
costoro vengono definiti nella Bhagavad-gita stessa asura, demoni.
Abbiamo qui tradotto il termine guna con “modo”, che in italiano puo’ sembrare curioso. Cercheremo
di spiegare cosa si intende.

Nello Srimad-Bhagavatam e’ spiegato che la natura materiale non e’ un blocco unico di energia, ma
che e’ estremamente variegata nella sua composizione piu’ interna. Se cosi’ non fosse, non si
potrebbe spiegare la quasi infinita varieta’ che troviamo nei vari mondi. Non solo tante forme
diverse l’una dall’altra, ma anche le varie forme della stessa specie paiono cosi’ diverse l’una
dall’altra che sembra che non esista la stessa cosa ripetuta due volte. Tutto cio’ grazie al potere
inconcepibile della Suprema Personalità di Dio Sri Krishna.
Questa varieta’ immensa e’ dovuta ai guna. Questi sono caratteristiche peculiari che “si attaccano”
alle persone o agli oggetti di questo mondo materiale, qualcosa come un colore su un dipinto o una
pellicola su un oggetto da incollare. I guna principali sono tre: sattva, rajas and tapas, detti
della virtu’, della passione e dell’ignoranza. Va detto subito che non si puo’ mai trovare nessuno
di questi da solo ma sempre misto con quantita’ variabili degli altri guna. Esistono numerose
classificazioni di questi guna, ma la virtu’, la passione e l’ignoranza sono i principali “colori”
della realta’ materiale. Tutto cio’ che e’ sattvico e’ pulito, sereno, tranquillo, generoso e
gioioso; tutto cio’ che e’ rajasico e’ bruciante, iperattivo, mai appagato, interessato e spesso
confuso; tutto cio’ che e’ tamasico e’ buio, ignorante, sporco e infelice. Se leggete il 14esimo
capito della Bhagavad-gita di cui questo versetto e’ parte e i commenti di Srila Prabhupada,
troverete molte informazioni al riguardo dei guna e delle loro caratteristiche. L’entita’ vivente
condizionata viene avvolta da questi influssi e acquista un proprio “modo” di essere, in accordo
alla varia mistura dei guna. Per questa ragione ci e’ sembrato corretto tradurre la parola “mode” –
usata da Srila Prabhupada nei suoi commenti – con un termine italiano magari difficile da afferrare
subito ma che convenisse il concetto.

Chi e’ vittima del tamo-guna (il modo dell’ignoranza) ha difficolta’ ad avanzare nella vita
spirituale. Infatti la sua pigrizia – sia fisica che mentale – fa si’ che le discipline della bhakti
gli risultino sgradevoli da condurre, quando invece sono estremamente piacevoli. Se si fa dormire
troppo il corpo – Srila Prabhupada diceva che sei ore erano sufficienti – poi la nostra mente sara’
debole tutto il giorno e non riusciremo a controllare gli impulsi, come quelli che provengono dalla
lingua e dai genitali. Se si fa dormire troppo la mente e l’intelletto, non leggendo regolarmente
gli scritti come la Bhagavad-gita e lo Srimad-Bhagavatam, e quelli dei Maestri, se non ci si sforza
di partecipare a sacre discussioni che vertono su soggetti trascendentali, non sara’ possibile
resistere alle assillanti richieste dei sensi, che vogliono sempre di piu’, senza mai sosta.
Non puo’ esservi felicita’ senza il controllo dei sensi (damah); e non si possono controllare i
sensi a meno che non si segua una disciplina spirituale. Sareste mai felici accanto a una persona
che continuamente chiede cose per la propria soddisfazione, senza mai trovarla? Cosi’ sono i sensi.
Srila Rupa Gosvami (Upadeshamrita #1) dice:

vaco vegam manasah krodha-vagam
jihva-vegam udaropastha-vegam
etan vegan yo visaheta dhirah
sarvam apimam prthivim sa sisyat
“Una persona sobria che riesce a tollerare le richieste oppressive della parola, della mente, le
azioni della rabbia e le esigenze continue della lingua, dello stomaco e dei genitali, e’
qualificato per fare discepoli in tutto il mondo.”

Il successo nella vita spirituale dipende dalla pratica delle discipline. Una persona indisciplinata
avra’ un cammino irto di ostacoli. Quelli piu’ difficili da sormontare sono le continue e incessanti
richieste della parola, della mente, della rabbia, della lingua, dello stomaco e dei genitali. Senza
una disciplina non si riuscira’ a restare nello stato di equanimita’ dello Yoga, chiamato samadhi,
grazie al quale, finalmente liberi dalle oppressioni, possiamo sperimentare una vita di liberta’. Si
parla tanto di liberta’. Ma che liberta’ e’ quella in cui non riusciamo vivere una vita prima di
condizionamenti? Le richieste illusorie dei sensi, mossi da Maya, ci rendono schiavi e prosciugano
le nostre energie psicofisiche. Nella Bhagavad-gita (2.64) Bhagavan Sri Krishna dice:

raga-dvesa-vimuktais tu
visayan indriyais caran
atma-vasyair vidheyatma
prasadam adhigacchati
“Ma una persona libera da ogni attaccamento e avversione e che e’ capace di controllare i suoi sensi
attraverso i principi regolatori della liberta’, puo’ ottenere la misericordia completa del
Signore.”

Sbaglia chi pensa che le regole della bhakti siano costrittive. Qui sono chiamate “principi
regolatori della liberta’”, perche’ liberano dalla una vera schiavitu’, quella oppressiva dei nostri
desideri materiali che non possono condurci da nessuna parte.
Dunque, vi invitiamo ad approfondire l’argomento di quali siano questi principi regolatori della
liberta’.

da www.iskcon.it/prabhupadadesh/principi%20regolatori.htm

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