Non c’è una via per la pace; la pace è la via

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Non c’è una via per la pace, la pace è la via

di Anna Poletti

Essere pace è possibile.

La prima cosa da fare quando ci si sveglia?
Sorridere.
Respirare: inspirando sentire di essere vivo, espirando sorridere alla vita.
Godere del momento. Essere qui e ora in modo stabile.

Ma, spesso, nella vita quotidiana corriamo da una cosa all’altra. Temiamo di
non riuscire a fare tutto e siamo di fretta. Non sappiamo godere del momento
perché non siamo presenti e mentre facciamo qualcosa pensiamo già alla
prossima cosa da fare. Siamo stressati e non riusciamo a vivere
profondamente la nostra vita.

Thich Nhat Hanh, maestro zen, poeta e attivo pacifista, ci ricorda gli
insegnamenti del Buddha: il passato è già andato, il futuro ancora non c’è.
Possiamo vivere davvero soltanto nel presente.

La pratica della consapevolezza che Thich Nhat Hanh insegna ha come
obiettivo proprio l’essere presenti “qui e ora” per vivere profondamente
ogni momento. Guardare con profondità nella natura della realtà è possibile,
e gli insegnamenti buddhisti possono essere praticati non esclusivamente dai
monaci e dalle monache, ma da tutti coloro che aspirano a vivere con
consapevolezza.

Il Buddhismo non considera il Buddha un Dio, ma un essere umano che ha
sofferto e che ha praticato allo scopo di superare la sofferenza. Buddha è
qualcuno di consapevole, di comprensivo e di compassionevole, dunque è una
persona felice. Ha insegnato con l’esempio, non solo con le parole, a vivere
in modo felice.

Che cos’è la felicità?

Thich Nhat Hanh risponde che la felicità è fatta di comprensione e di
compassione. La prima è la capacità di trasformare la paura e la rabbia, la
seconda è il potere di proteggersi dalla disperazione e dalla rabbia. La
felicità non coincide con la fama, il potere, il denaro o il sesso. Si è
felici quando si è abbastanza liberi dalle proprie paure, afflizioni, rabbie
e frustrazioni. E’ molto semplice: se non conosciamo l’amore, non conosciamo
neppure la felicità.

Imparare ad amare apporta felicità alle persone che amiamo e a noi stessi.
Ma per amare bisogna esserci. Ci vuole tempo per amare.

Amare è essere presente a se stessi e alle persone che amiamo.- “Sono qui
per te” è un vera dichiarazione d’amore e una pratica! – dice Thich Nhat
Hanh. Perché se non si è davvero presenti la persona accanto a noi se ne
accorgerà. Quando invece si è presenti a se stessi si può anche riconoscere
il valore della presenza di chi ci sta accanto.

Il Buddha è da cercare in noi, nella nostra capacità di nutrire compassione
e comprensione, i due fiori che sbocciano nel terreno della pratica.

Nella pratica della meditazione si cammina e si respira consapevolmente, per
tornare ad esserci nel momento presente e per stare bene con se stessi. Se
si padroneggia il respiro consapevole, basta anche solo una inspirazione ed
una espirazione consapevole, si apportano armonia e rilassatezza al corpo
fisico e al corpo emozionale e si possono trasformare la rabbia e la paura.

La pratica della meditazione camminata, o attraverso il respiro, si
accompagna alla pratica dell’ascolto profondo e alla pratica della parola
amorevole, per stare bene anche con gli altri.

L’ascolto profondo permette alla persona che si sta ascoltando di esprimere
quello che ha in fondo al cuore. La qualità dell’ascolto profondo dà
sollievo e porta guarigione all’altra persona, che può essere piena di
rabbia, sofferenza e le cui parole possono essere cariche di critiche,
giudizi o rimproveri. L’ascolto profondo e la parola amorevole sono pratiche
che possono ristabilire la relazione con l’altra persona. Abbiamo il diritto
e il dovere di esprimere all’altra persona la nostra sofferenza, ma dovremmo
imparare a dire parole che esprimono ciò che sentiamo senza accusare, o
rimproverare l’altra persona.

Nel Buddhismo si parla della coscienza in termini di semi, di rabbia e di
compassione. Se agiamo con violenza e rabbia è perché abbiamo “innaffiato” i
semi della rabbia. Se agiamo amorevolmente è perché abbiamo “innaffiato” i
semi di compassione. In ogni essere umano ci sono semi di amore, gioia e
perdono, e semi di rabbia, frustrazione e disperazione. La pratica della
presenza mentale aiuta a non innaffiare troppo spesso i semi negativi e ad
innaffiare quelli positivi. Per essere pace.

Per Thich Nhat Hanh un modo concreto di coltivere la pace oggi è praticare
la consapevolezza dei consumi.

“Dovremmo promettere a noi stessi di consumare ciò che è sano per il nostro
corpo e per la nostra coscienza, e questa dovrebbe essere una pratica
collettiva di una città e di una nazione” – afferma. ” La famiglia dovrebbe
riunirsi e decidere insieme una strategia dei consumi per proteggersi e per
proteggere la società e allo stesso modo dovrebbe fare anche il governo,
stabilendo leggi che proibiscano la fabbricazione di prodotti tossici.”

Occorre regolare i consumi in modo tale da non ingerire elementi
distruttivi, o violenti nel nostro corpo e nella nostra coscienza, perché
continuare a consumare prodotti che generano paure, desideri e
insoddisfazioni genera a sua volta sofferenza in noi stessi e nelle nostre
famiglie.

Paura e violenza sono gli elementi fondamentali presenti nella coscienza che
inducono a voler muovere guerra agli altri. Sono il prodotto di percezioni
distorte. La pratica della parola amorevole e dell’ascolto profondo è
essenziale per portare pace.

In seguito all’attacco terroristico dell’11 settembre questo monaco
attivista per la pace ha chiesto agli americani di non divenire vittime
della rabbia e della paura, perché paura e rabbia spingono le sorti del
paese nella direzione sbagliata.

Dopo tre giorni dall’11 settembre in una conferenza in California di fronte
a 4000 persone e alcuni giorni dopo a New York ha proposto agli americani
presenti di praticare l’ascolto profondo e la parola amorevole e di cercare
di comprendere le cause dell’attacco alle torri. Il terrorismo per lui non
può essere combattuto con le bombe. E’ un prodotto della violenza e di
percezioni errate. Dunque, se si vuole rimuovere il terrorismo, bisogna
prima trasformare le proprie violenze e percezioni errate. E per farlo è
molto utile utilizzare gli strumenti dell’ascolto profondo e della parola
amorevole.

Secondo lui dovremmo chiedere ai capi politici di usare tali strumenti per
dare una possibilità alla pace. Dovremmo smetterla di credere che l’unico
modo di risolvere il problema sia di bombardare. E soprattutto, dovremmo
portare una visione spirituale nella vita politica, eleggendo al parlamento
persone capaci di sguardo profondo e di parola amorevole, in grado di essere
pace e di portare pace. “Se una persona non sa essere in pace con se stessa
o con la sua famiglia, non dovremmo eleggerla. Il popolo dovrebbe praticare
l’essere pace per aiutare il governo a essere pace”.

Quando si è pace, si è calmi, contemplativi, si sa guardare in profondità
nella propria situazione e in quella del mondo.

A Plum Village, la comunità spirituale francese da lui fondata, dove si
tengono ritiri di meditazione a cui partecipano persone provenienti da tutto
il mondo, i monaci invitano anche gruppi di palestinesi e israeliani per
farli parlare insieme. All’inizio queste persone non sono capaci di
guardarsi in faccia, né tantomeno di parlarsi. Da entrambe le parti,
infatti, c’è un carico pesante di paura, rabbia e sospetto.

I gruppi vengono invitati a praticare insieme il respiro consapevole e ad
abbracciare la loro paura, la rabbia e il sospetto, a praticare l’ascolto e
la parola amorevole. Dopo 10 giorni di pratica riescono infine a parlarsi e
a capire la sofferenza reciproca. I gruppi provenienti da Israele e dalla
Palestina riferiscono che una volta tornati alle rispettive case continuano
a praticare perché la pratica apporta grandi benefici. Ci vogliono mesi per
apprendere l’arte della comunicazione, dell’ascolto profondo e della parola
amorevole quando ci sono conflitti tra due le parti. Ma quando si riesce a
comunicare, si trovano le misure per risolvere le ingiustizie fatte e
subite.

Essere pace è possibile.

E con la pace possiamo vivere in modo significativo la vita.

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