Neuropolitica: definizione e applicazioni

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Neuropolitica: definizione e applicazioni

La neuropolitica è un nuovo campo della conoscenza che sembra avere sempre più forza. Grazie ai dati
raccolti attraverso vari strumenti, è possibile rilevare le emozioni intime di fronte al potere e
plasmarle.

La neuropolitica è una branca della conoscenza che studia il comportamento politico dal punto di
vista delle neuroscienze. Nella maggior parte dei casi, si concentra sulla comprensione del processo
decisionale politico. Tuttavia, include anche altri aspetti, come atteggiamenti politici,
interazioni in quest’area, condotta dei politici, ecc.

Una parte della neuropolitica è stata orientata allo studio del ruolo che la politica e la
competizione politica hanno svolto nello sviluppo del cervello. Un aspetto interessante è che questa
branca della conoscenza si è concentrata sullo studio di queste realtà non solo negli esseri umani,
ma anche negli animali, in particolare nei primati.

La neuropolitica non è solo un campo teorico, bensì presenta anche applicazioni pratiche. Nel caso
dei politici, le informazioni che emergono possono essere applicate durante le campagne, attraverso
il neuromarketing. Fornisce inoltre indicazioni su come comunicare decisioni o aspetti relativi alla
gestione del governo.

Da parte dei cittadini, permette di comprendere meglio i propri comportamenti, di conseguenza di
essere più consapevoli delle proprie decisioni.

“Siamo in grado di analizzare le reazioni di chi abbiamo davanti, ma non usiamo la tecnologia per
leggere le espressioni, quello che ci interessa è vedere le piccole differenze che si mostrano
inconsciamente”.

-Maria Pocovi-

La neuropolitica studia il comportamento politico da un approccio neuroscientifico.

Le origini della neuropolitica

Sin dai tempi antichi è stato riconosciuto un legame tra le decisioni politiche e l’attività
cerebrale. Molti pensatori, inclusi Platone e John Locke, hanno parlato di come elaboriamo le
informazioni che provengono dal potere.

In seguito, Roger Sperry ha condotto diversi esperimenti che hanno dimostrato che a seguito di
disfunzioni cerebrali è possibile cambiare credo politico. Tuttavia, è stato lo psicologo ed etologo
Frans de Waal a compiere un passo decisivo verso il consolidamento della neuropolitica come branca
del sapere.

Sulla base delle sue osservazioni sui primati, de Waal ha pubblicato un famoso libro intitolato La
politica degli scimpanzé. Potere e sesso tra le scimmie. In esso ha dimostrato che questi animali
sono in grado di stringere alleanze strategiche per manipolare terzi.

In un secondo momento, grazie allo sviluppo delle tecniche di neuroimaging, il campo della
neuropolitica è diventato sempre più rilevante.

Neuropolitica e neuromarketing

Finora la neuropolitica è stata strettamente collegata al neuromarketing, soprattutto per
pianificare le campagne politiche. Il candidato è visto come un prodotto e l’elettore come un
cliente. Lo scopo quindi è adeguare “domanda e offerta”, come si farebbe nella vendita di un
qualsiasi articolo.

I consiglieri e i direttori di alcune campagne politiche sono ricorsi all’analisi delle reazioni
emotive prodotte dai messaggi trasmessi da una figura di potere. Ciò è possibile analizzando le
microespressioni. Queste includono i movimenti dei muscoli facciali e delle pupille.

Come per qualsiasi ricerca di mercato, si coinvolgono alcuni volontari a cui una figura di potere
rivolge diversi messaggi. In concomitanza, si analizzano le microespressioni e su questa base si
definisce cosa “vende di più”.

In questo modo si può delineare un messaggio che contenga ciò che il cliente, ovvero il cittadino,
vuole sentirsi dire. Allo stesso modo, gli atteggiamenti a cui è più sensibile.

La neuropolitica si è concentrata maggiormente sulle campagne pubblicitarie.

Uno strumento del futuro

La neuropolitica è un campo che ha più futuro che presente. Sebbene inizialmente sia stato
utilizzato per guidare le lotte di potere, ci si aspetta in futuro un’incidenza maggiore nel
processo decisionale degli elettori.

Comportamenti, reazioni e persino espressioni facciali sono studiati dagli analisti del potere.
Tengono conto di ciò che condividiamo sui social network e scattano anche foto e video delle
espressioni mostrate durante una riunione o una dimostrazione. Ci osservano tutto il tempo.

Molti settori del potere ci vedono come semplici consumatori, non solo di merce, ma anche di
messaggi, e illusioni. È più che probabile che nel prossimo futuro avremo dispositivi attaccati al
corpo, o addirittura al suo interno, che offriranno informazioni più precise sulle nostre reazioni
fisiologiche e neurologiche. Ecosistemi all’orizzonte in cui la neuropolitica sarà protagonista.

Bibliografia

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Recuperado a partir de rucp.cienciassociales.edu.uy/index.php/rucp/article/view/370

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www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0167876006001073

rucp.cienciassociales.edu.uy/index.php/rucp/article/view/370

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