L’importanza del concetto di rinascita

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L’importanza del concetto di rinascita (1)

del dott. Mario Rizzi

Brani raccolti e commentati dal dr.Mario Rizzi

– E’ Dio che ti ha creato, poi ti ha mantenuto, poi ti farà
morire, e di nuovo ti darà la vita. Sia gloria a Lui! (Il Corano).

Accettando e meditando il concetto di rinascita, incomincerete a
capire che tutti gli avvenimenti della vostra vita (i legami gli
incontri, gli incidenti, le sconfitte, i successi) hanno una loro
motivazione. La ragione d’essere è più o meno remota, ma esiste.
Questa comprensione, in seguito, influirà sui vostri sentimenti;
quando capirete che tutto ha un significato, non vi ribellerete, e non
cercherete di risolvere i problemi con l’odio e la violenza. Saprete
che ciò che vi sembra ingiusto è in realtà il conto da saldare per le
trasgressioni del passato, e allora accetterete, senza accusare gli
altri delle vostre disgrazie.

Inoltre, l’idea della rinascita vi induce a fortificare la volontà: vi
sforzate di riparare gli errori ed evitate di commettere atti
riprovevoli, allo scopo di costruirvi un avvenire luminoso.

– Basta una vita per realizzarsi? (2)

Le anime devono ritornare all’Assoluto da cui sono emerse. Per
raggiungere questo fine, però, devono sviluppare le perfezioni il cui
seme è già insito in loro. E se non avranno sviluppato tali
caratteristiche in questa vita, allora dovranno cominciarne un’altra,
una terza, e così via. Dovranno continuare così finché non avranno
acquisito la condizione che permette loro di tornare in compagnia di
Dio. (Lo Zohar).

Può un Dio misericordioso dare ai suoi figli un’unica possibilità di
raggiungere il suo regno? Come conciliare la sua misericordia infinita
con l’inferno eterno? Davvero Dio ci costringe a giocarci tutto in
questa vita? Un padre affettuoso non lo farebbe. Perché dovrebbe farlo
Dio?

L’esperienza diretta, la deduzione, la logica, la fede religiosa e
l’osservazione empirica, tutte concorrono a indicare che esiste una
forma di energia cosciente all’interno del corpo. E questa energia
cosciente che pensa i pensieri e sente le sensazioni. Il corpo è uno
strumento, l’energia cosciente è il suonatore dello strumento.

Non sono il mio cervello o il mio sistema nervoso più di quanto un
chitarrista sia la chitarra che suona. Come un musicista produce
musica con uno strumento musicale, così io, il pensatore, produco
pensieri con uno strumento per pensare: il cervello. E se lo strumento
va distrutto, non necessariamente devo finire anch’io. Le chitarre
vanno e vengono, ma i suonatori esperti rimangono.

– La rinascita ed il cristianesimo delle origini

La mia infanzia ha forse seguito un’altra mia età, morta prima di
essa? Forse quella che ho vissuto nel ventre di mia madre? … E
ancora, prima di quella vita, o Dio della mia gioia, io esistevo già
in qualche altro luogo o altro corpo? (Le Confessioni di
Sant’Agostino).

Facendo degli studi approfonditi è possibile dimostrare che, a
differenza della concezione delle dottrine Cattolica ed Evangelica, la
dottrina rinascita dell’anima facesse parte del cristianesimo delle
origini e che rappresentava una parte essenziale della fede cristiana.
La conoscenza della rinascita, infatti, era un patrimonio spirituale
cristico indiscusso diffuso al tempo del cristianesimo delle origini e
nei primi secoli. Anche Gesù di Nazaret insegnò la rinascita e per
molti Padri della Chiesa essa era una cosa scontata.

Seguirà una breve esame dei fatti politico-religiosi che hanno creato
i presupposti affinché la Chiesa Cattolica eliminasse dalla sua
dottrina la dottrina della rinascita; dottrina che, durante il V e VI
secolo dopo Cristo, era comune e molto diffusa.

In effetti, fornendo una spiegazione logica a molti misteri della
vita, la dottrina era stata accettata anche da alcuni Padri della
Chiesa, tra cui Agostino, Tertulliano, Sinesio, Origene ed altri,
fatto affermato anche da Ruffino in una lettera diretta a S. Anastasio
dove scrive: … questa credenza era comune tra i primi Padri della
Chiesa … (3) Ciononostante molti cristiani moderni tendono a
considerare l’idea come una buffa superstizione.

– Un brano interessante (4)

Questa è la dottrina più antica ed il numero degli uomini che vi
credono è maggiore di quello di coloro che non l’accettano. I milioni
che abitano nell’Oriente quasi tutti si attengono ad essa. I Greci la
insegnarono. Una grande parte dei Cinesi vi crede ora, come già fecero
i loro progenitori. Gli Ebrei la considerarono vera ed essa non è
scomparsa dalla loro religione, e Gesù, che vien chiamato il fondatore
della Cristianità, pure vi credette e l’insegnò. Al principio dell’èra
cristiana essa fu conosciuta ed insegnata, ed i migliori fra i Padri
della chiesa vi credettero e la promulgarono.

I Cristiani dovrebbero ricordarsi che Gesù era un Ebreo. Senza dubbio
egli ben conobbe le loro dottrine. Essi tutti credevano alla rinascita
o reincarnazione. Secondo loro Mosè, Adamo, Noè, Seth ed altri erano
ritornati sulla terra, ed al tempo di Gesù era opinione comune che
l’antico profeta Elia dovesse ancora ritornare. Così troviamo che Gesù
non negò mai la dottrina e diverse volte la confermò dicendo che S.
Giovanni Battista era veramente l’antico Elia che il popolo attendeva.
Tutto ciò si può vedere studiando in S. Matteo i capitoli XVII, Xl ed
altri. Ivi appar chiaro che Gesù mostrò di approvare la dottrina della
rinascita.

E dopo Gesù troviamo che S. Paolo nei Romani, cap. IX, parla di Esaù e
Giacobbe come già esistenti prima che fossero nati, mentre più tardi
ancora vediamo che i grandi padri Cristiani quali Origene, Sinesio ed
altri credettero in questa teoria e la insegnarono.

Nei Proverbi, cap. VIII, versetto 22, Salomone ci dice che egli fu
presente quando fu fatta la terra e che lungo tempo prima dell’epoca
in cui egli poté nascere quale Salomone, la sua delizia fu nelle parti
abitabili della terra insieme ai figli degli uomini.

Il San Giovanni dell’Apocalisse dice al cap. III, versetto 12 del suo
scritto, che in una visione la voce di Dio, o di un altro che parlava
nelle Sue veci, gli disse che coloro i quali sarebbero vittoriosi non
sarebbero più costretti ad “andar fuori”, cioè non sarebbero costretti
a rinascitarsi.

Per cinquecento anni dopo Gesù, questa dottrina venne insegnata nelle
chiese, fino al tempo del Concilio di Costantinopoli. Quindi venne
pronunciata una condanna contro una fase della questione (vedi più
avanti, n.d.r.), che molti hanno considerata come rivolta contro la
dottrina della rinascita.

Però se questa condanna è in opposizione alle parole di Gesù, essa non
ha valore. Essa gli è contraria, e quindi troviamo che la Chiesa
dichiara effettivamente che Gesù non ne sapeva abbastanza, visto che
essa condanna, come pure fece, una dottrina la quale fu nota ed
insegnata ai suoi giorni, e che gli venne portata innanzi in modo
prominente e non fu mai rinnegata, ma invece approvata da lui. Il
Cristianesimo è una religione ebraica e questa dottrina della
rinascita le appartiene storicamente, giacché deriva dagli Ebrei
stessi, ed anche perché venne insegnata da Gesù e dai primi Padri
della Chiesa.

– La rinascita e le religioni del mondo

Come una persona indossa vestiti nuovi e lascia quelli usati, così
l’anima si riveste di nuovi corpi materiali abbandonando quelli vecchi
e inutili. (Bhagavad-Gita, poema Indù).

Proprio come gli Indù e i Buddisti accettano la dottrina della
rinascita, così tutte le tradizioni religiose l’hanno accettata in
tempi diversi compresi gli antichi Egizi ed i Greci. Anche molte tribù
africane, gli Indiani d’America e gli aborigeni australiani e
includono la rinascita nelle loro credenze.

Anche gli Ebrei e gli Esseni, credevano nella rinascita e tale
credenza ha continuato ad essere popolare tra gli Ebrei europei fino
alla fine del Medioevo, tale dottrina è spiegata abbastanza in
profondità in varie opere cabalistiche.
Fonti storiche sulla dottrina della rinascita up.jpg

Tra gli autori occidentali più antichi che trattano di questa dottrina
vi è Erodoto (484-425 a.C.) che ne parla nel secondo Libro delle
Storie,; con queste parole: “… gli Egiziani sono stati i primi ad
affermare che l’anima dell’uomo è immortale; che alla morte del corpo
essa entra tosto in un altro animale, allora nascente. Che che dopo
essere passata successivamente per tutte le specie di animali della
terra, dell’aria e dell’acqua, penetra nuovamente nel corpo di un
uomo, nel momento in cui esso nasce: e compie questo suo ciclo nello
spazio di tremila anni. Di questa dottrina, come fosse propria, si
sono valsi anche alcuni autori greci…” (5).

Appare perciò evidente gli Egiziani credevano nella rinascita e nella
metempsicosi. Di questa dottrina, comunque, se ne sono appropriati
alcuni autori greci, tra cui Platone ed Empedocle, che, a loro volta,
la diffusero nel mondo greco-romano.

Tertulliano, dal canto suo, ne parla dicendo: “Quale valore ha oggi
l’antica dottrina menzionata da Platone (cfr. Fedone) sulla migrazione
delle anime; come esse si dipartono da qui e vanno ivi e poi ritornano
passando per la vita e poi si dipartono nuovamente da questa vita e
ritornano presto alla morte? Alcuni sostengono che quest’è una
dottrina di Pitagora, mentre Albino (contemporaneo di Galeno 130-200
d.C.) sostiene che quest’è un insegnamento divino dovuto forse a
Ermete Trismegisto…” (6). Pertanto possiamo affermare con certezza
che gli antichi Egizi conoscevano e insegnavano la dottrina della
rinascita, certamente in modi diversi al popolo ed agli Iniziati.

Per trovare delle fonti ancor più remote dobbiamo recarci in India,
dove ne troviamo ampi cenni nei Veda,uno dei testi religiosi che
risale a circa 2000 anni a.C. Va però considerato che questi
insegnamenti furono tramandati a voce per moltissimo tempo, la stesura
dei Veda, pur essendo abbastanza recente, non deve perciò far supporre
che tale insegnamento risalisse soltanto a quella data.

Il testo dei Veda che maggiormente sviluppa la dottrina della
rinascita è il Codice del Manù Manavadharmashastra, specialmente nel
Libro XII dove troviamo ben 126 paragrafi in cui vengono descritti
premi e castighi relativi ad una vita in relazione alle altre vissute
in precedenza. Questo trattato, ancor oggi, rappresenta, per gli Indù
un testo fondamentale di regole civili e religiose. Studiandone il
contenuto appare chiaro come sia servito di ispirazione anche per
creare la legislazione greca, quella persiana ed anche la romana.

Il paragrafo 40 dice:

– le anime dotate di bontà conseguono la natura divina;

– quelle dominate dalle passioni, ottengono la condizione umana;

le anime precipitate nell’oscurità, sono avvilite allo stato di
animali… Circondate dall’oscurità, manifestantesi sotto un’infinità
di forme, a causa delle loro precedenti azioni, tutti questi esseri
sono dotati di una coscienza interiore: sentono il piacere e il
dolore. Sono così stabilite da Brahma, fino ai vegetali, le
trasmigrazioni, che hanno luogo in questo mondo orribile, che si auto
distrugge senza tregua…” (7).

Coloro che non vogliono più rinascere dovrebbero studiare attentamente
i passi seguenti:

“Considera attentamente le trasmigrazioni degli uomini, cagionate
dalle loro azioni colpevoli; laloro caduta nell’inferno ed i tormenti
che sopportano nella dimora di “Yama”: la separazione di quelli che si
amano e la unione con quelli che si odiano; la vecchiaia che fa
sentire i malanni, le malattie che li affliggono; lo spirito vitale
che esce dal corpo per rinascere nel grembo di una creatura umana e le
trasmigrazioni di quest’anima in diecimila milioni di matrici. Le
sciagure che soffrono gli esseri animati a cagione delle loro iniquità
e la felicità inalterabile che essi invece provano nella
contemplazione dell’essere divino che conferisce ogni virtù…” (8),

“Dandosi alla meditazione più profonda, l’asceta osservi il cammino
dell’anima attraverso diversi corpi, dal grado più alto fino al più
basso, cammino che stentano a intravvedere coloro il cui spirito non è
stato perfezionato dai Veda…” (9).

Altri notevoli passi del Codice di Manù alludono non solo chiaramente
alla dottrina della rinascita, ma indicano la ragione delle vicende
del destino umano e il modo come l’uomo può emanciparsi dalla sua
condizione mortale:

“Ogni atto del pensiero, della parola, del corpo, porta un buon o
cattivo frutto: dalle azioni degli uomini risultano le loro differenti
condizioni…” (10).

“L’essere dotato di ragione consegue una ricompensa od una punizione
per gli atti dello spirito, nello spirito; per quelli della parola,
negli organi della parola; per gli atti corporei nel suo corpo…”
(11).

“Colui che è dotato di questa vista sublime, non è più incatenato
dalle sue opere, ma colui che è privo di questa vista perfetta, è
destinato a rinascere in questo mondo” (12).

“Quando gli uomini delle quattro classi, senza una necessità urgente,
deviano dai loro particolari doveri, passano nei corpi più vili e sono
ridotti in schiavitù sotto i loro nemici..” (13).

“L’uomo considerando con il suo spirito che queste trasmigrazioni
dell’anima dipendono dalle virtù o dai vizi, diriga sempre il suo
spirito verso la virtù…” (14).

Se andiamo cercando qualcosa ancor meglio definito lo possiamo trovare
nello Samannapalasutta, dove sta scritto: “Il monaco purificato con
mente chiara dirige la sua mente verso il ricordo ed il riconoscimento
dei suoi precedenti modi di esistenza e richiama alla sua mente i suoi
vari destini delle vite precedenti: prima una vita, poi due vite …
fino a cinquanta vite, poi a mille vite e a centomila vite. Poi
richiama alla sua mente le epoche di molte creazioni del mondo, poi le
epoche di molte distruzioni del mondo… La ero io, quello era il mio
nome, a quella famiglia ho appartenuto, questo era il mio rango,
questa era la mia occupazione, tali erano le gioie e le sofferenze che
ho avuto, così fu la mia esistenza, morendo ancora una volta venni in
esistenza nuovamente altrove. In questo modo il monaco ricorda le
caratteristiche ed i particolari dei suoi vari destini dei tempi
passati…” (15).

Troviamo anche questo brano interessante anche nel Mundakaupanishad:
“Chi si crea dei desideri con la sua mente, nasce di nuovo a cagione
dei suoi stessi desideri” (16).

Anche nella Bhagavad Gita, che possiamo considerare come il Vangelo
degli Induisti (circa V secolo a.C.) si trovano dei riferimenti molto
chiari: “Come per il corpo dell’anima incarnata vi è il sopraggiungere
dell’infanzia, della gioventù e della vecchiaia, così vi è per l’anima
di prendere un altro corpo, su questo punto il saggio non è
perplesso”. (17).

“Al termine di molte vite, I’uomo saggio viene a Me dicendo ‘Vasudeva
è tutto’, ma tale Mahatma è difficilissimo a trovare” (18).

“Come l’uomo deponendo i vecchi abiti ne prende altri nuovi, così lo
spirito spogliando i vecchi corpi, entra in altri nuovi…” (19).

Tertulliano (160-240 d.C.), uno dei più antichi Padri della Chiesa,
combatteva la dottrina della metempsicosi intesa come possibilità che
l’anima umana potesse trasmigrare negli animali e, nel suo
Apologetico, tratta l’argomento della resurrezione in modo molto
esteso, leggiamo le sue parole:

“Se un filosofo afferma, come Laberio, seguendo l’opinione di Platone,
che un uomo deriva da un mulo, da una serpe o da una donna e se con
abilità dialettica adduce tutti gli argomenti per la comprova di una
simile tesi, non otterrà forse consenso e susciterà fede in altri? …
se invece il cristiano assicura che un uomo morto, ritornerà uomo e
che Caio diventerà Caio, sarà subito cacciato dal popolo … se vi è
qualche Mente che presiede al ritorno delle anime in altri corpi,
perché non si dovrà credere che essa trasmigra nella sua stessa
sostanza, consistendo nel ripristinare in essere ciò che uno era?

Obietterete: le anime dopo aver mutato corpo, non sono più quelle di
prima… Ma posso addurre un argomento più solido a nostra difesa
sostenendo che è molto più degno di fede che da un uomo debba
ritornare un uomo, un Tizio da un Tizio, purché rimanga uomo e che la
stessa qualità di un’anima sia restituita nella sua stessa natura,
benché sotto altre apparenze … la luce ogni giorno si accende e si
spegne, le tenebre si diradano e poi ritornano, le stelle scompaiono e
ricompaiono, le stagioni ove finiscono, ricominciano, i frutti si
consumano e ritornano, i semi non risorgono più fecondi se non si
corrompono e disfanno: tutte le cose col perire si conservano, tutte
le cose con la morte risorgono…” (20).

Origene (186-253 d.C.), considerato come uno studioso assai serio,
credeva nella rinascita e venne scomunicato proprio per questo motivo,
In numerosi suoi scritti troviamo esposto il suo punto di vista su
questa dottrina, nella sua nota opera Contra Celsum afferma al
riguardo: “Non è forse più conforme alla ragione credere che ogni
anima per certe misteriose ragioni (parlo secondo l’opinione di
Pitagora, Platone ed Empedocle) sia introdotta in un corpo, secondo i
suoi meriti e le sue azioni passate?…” (21).

Anche S. Girolamo, in una lettera che scrisse ad Arito, parla della
rinascita dicendo: “Se esaminiamo il caso di Esaù, potremo trovare che
egli fu condannato a causa dei suoi antichi peccati in un peggior
corso di vita…” (22) Ed in un’altra occasione, scrivendo a
Demetriade dice: “… la dottrina della trasmigrazione era insegnata
segretamente ai pochi fino dai tempi antichi, come una verità
tradizionale, che non si doveva divulgare…” (23).

S. Agostino dimostra di essere al corrente di questa dottrina quando
nel Civitate Dei egli dice: “Certi gentili asserivano che nella
rinascita degli uomini avviene quello che i Greci chiamano
palingenesi… essi insegnano che avviene l’unione della stessa anima
e corpo ogni 440 anni…” (24).

Nelle Confessioni, invece, lo ritroviamo mentre esclama: “Quando, Oh,
Signore, ho io peccato? Quando ero nell’utero di mia madre o prima che
io fossi? La mia infanzia seguirà ad altra età già morta? o prima
ancora? E dove e chi io fui? Ho io peccato o i miei genitori?…”
(25).

Ruffino stesso, in una lettera diretta a S. Anastasio, afferma: ” …
che questa credenza era comune tra i primi Padri della Chiesa … “
(26).

Un’altra conferma di quanto tale dottrina fosse diffusa la ritroviamo
anche nelle parole del vescovo Nemesio quando, nella sua preziosa
opera De Natura Hominum, afferma: “Tutti i Greci credono che l’anima
sia immortale e ritengono che questa passi da un corpo all’altro … “
(27).

Nella Pistis Sophia, che rappresenta l’unico Vangelo gnostico tuttora
esistente, attribuisce al Salvatore le seguenti parole: “… ma colui
che ha peccato una, due o tre volte, la sua anima sarà rigettata e
rinviata nel mondo, secondo la forma dei peccati che ha commesso…”
(28). Questo testo viene citato da Epifanio (320-402) e da altri Padri
della Chiesa.

Anche nella Cabala ebraica, conosciuta per la saggezza del suo
contenuto, troviamo degli accenni alla rinascita, nello Zohar, per
esempio, sta scritto: ” … tutte le anime sono soggette alle prove
della trasmigrazione … esse devono sviluppare tutte le perfezioni…
e se non hanno adempiuto a questa condizione durante una vita, devono
incominciare una seconda, una terza, fino a quando … sono atte alla
unione con Dio … ” (29).

H.Ch. Puech, un noto studioso francese, studiò a lungo la dottrina dei
manichei e ne riassunse il loro punto di vista sulla rinascita con
queste parole: “Se l’uomo riesce a conservare il perfetto distacco
dopo la morte, la sua anima raggiungerà definitivamente … la sua
patria luminosa, il regno del Padre… nel caso contrario, a meno che
non avesse commesso peccati gravi che lo portano alla dannazione
immediata, sarà condannato, come nella concezione indiana, a rinascere
o ad essere travasato nei corpi successivi, allo scopo di percorrere
altri cicli dolorosi del samsara (ciclo delle rinascite, n.d.r.)”
(30).

– Riferimenti Bibliografici.

Note: “Ibid.” significa che il riferimento è fatto al libro precedente.

1.
Omraam Mikhael Aivanhov, Un pensiero al giorno, Edizioni Prosveta (1997).
2.
Steven Rosen, La rinascitazioni e le religioni del mondo.
Edizioni Gruppo Futura (1995), dorso della copertina.
3.
Ruffino, Lettera ad Atanasio.
4.
Q.W. Judge, L’oceano della Teosofia,
Edizioni Adyar, Settimo Vittone (TO).
5.
Erodoto, Storie, II/22.
6.
Tertulliano: Contra Valentinianos, I/XV.
7.
Manavadharmashastra, VI, XII.
8.
Ibid.
9.
Ibid.
10.
Ibid.
11.
Ibid.
12.
Ibid.
13.
Ibid.
14.
Ibid.
15.
Samannapalasutta.
16.
Mundakaupanishad.
17.
Bhagavad-Gita, XI/22.
18.
Ibid., VII/19.
19.
Ibid., II/13.
20.
Tertulliano, Apologetico.
21.
Origene, Contra Celsum.
22.
Girolamo, Lettera ad Arito.
23.
Girolamo, Lettera a Demetriade.
24.
Agostino, Civitate Dei.
25.
Agostino, Confessioni.
26.
Ruffino, Lettera ad Atanasio.
27.
Nemesio, De Natura Hominum.
28.
Pistis Sophia, XXVI.
29.
Zohar, XXI.
30.
H.Ch. Puech, Le Manicheisme, vol. LVI.

°°°

– Letture per approfondimento

*
La Reincarnazione.,
Edizioni di Vita Universale.
*
E. Bratina, La Reincarnazione.
Casa Editrice Adyar, Settimo Vittone (TO).
*
Steven Rosen, La Reincarnazione e le religioni del mondo,
Edizioni Gruppo Futura (1995).
*
Max Heindel, La Cosmogonia dei Rosacroce,
Edizioni Il Cigno, Peschiera del Garda (1996).
*
Annie Besant, Reincarnazione.
Casa Editrice Adyar, Settimo Vittone (TO).

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