L’immaginazione è tutto

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L’immaginazione è tutto

di Redazione NonSoloAnima.TV – Camilla Ripani

07/04/2008

Sono le nostre profonde credenze e la nostra immaginazione a creare limiti od opportunità. La chiave
risiede nella capacità del cervello di fare associazioni. Ce ne parla Fabio Marchesi, intervistato
sul tema “limiti e difetti”.

– Cosa significa avere un limite o un difetto che ci limita?

Prima di tutto occorre tener presente che in genere ognuno tende ad avere una visione di sé che è la
migliore possibile: se un pedofilo potesse parlare sinceramente, direbbe che ama i bambini, e se
chiedessimo ad un mafioso il perché fa quel che fa, dichiarerebbe di agire per il bene della
“famiglia”. Ciascuna persona tende ad avere una visione della realtà che è limitata a quello che lei
è, e quello che è a sua volta è rappresentato da ciò in cui crede. Il problema dei limiti, quindi, è
soprattutto quello di riuscire ad accorgersi di averli. Nessuno riesce ad accorgersi di avere dei
limiti se non nel momento in cui è riuscito a superarli in qualche modo.

– Quindi non ha senso voler superare i propri limiti.

Il punto è che non sai quali sono i tuoi limiti. Certo, puoi affermare di essere povero mentre un
altro è diventato miliardario, puoi fare una gara di nuoto ed essere battuto da qualcuno più forte
di te: per poter produrre un qualche giudizio su te stesso, devi confrontarti con l’altro. I limiti
veri, però, sono quelli relativi a quanto ti impedisce di esprimerti per quello che potresti. Si
tratta di entità astratte, nel senso che nessuno in teoria ha dei limiti se non nel momento in cui
produce dei cambiamenti che lo mettono in una condizione migliore rispetto a quella precedente nel
passato, allora può dire “Ecco, avevo un limite”.

– Quanto conta il nostro pensiero nell’ambito dei nostri limiti?

Qualsiasi limite una persona possa avere, deriva esclusivamente dalle sue credenze. Il problema in
genere è che non si è assolutamente consapevoli delle proprie credenze limitanti, eppure i limiti
risiedono solo lì. Io credo in una realtà possibilista: tutto quello che esiste deriva unicamente da
ciò in cui la gente crede.

– I miei limiti dipendono allora da quello in cui credo.

Sì, ma non solo da quello in cui credi a livello consapevole, bensì da quello a cui la tua mente
inconsapevole crede. E’ in questo ambito che si fanno i giochi.

– Cosa intende per mente inconsapevole… Inconscio?

Ci sarebbe da fare tutto un discorso sull’inconscio, secondo Freud, secondo Jung… io preferisco
semplicemente fare delle distinzioni dal punto di vista dell’attività della mente, quindi ciò di cui
ti accorgi è la parte consapevole, quello di cui non ti accorgi è la parte inconsapevole. La mente
cosciente, nel suo interpretare la realtà, riesce ad elaborare 10/20 informazioni al secondo, mentre
la mente inconsapevole riesce ad elaborarne fino a 20/30 milioni. E’ un rapporto enormemente
sbilanciato.

Quando produci un pensiero, quando vivi un’esperienza, le tue emozioni derivano dalla tua mente
inconsapevole ma soprattutto dalle credenze che sono nella tua mente inconsapevole. Non solo
l’attività e la capacità di processo della mente consapevole è estremamente limitata rispetto alla
capacità di processo della mente inconsapevole, ma anche le informazioni di accesso alla mente
inconsapevole sono molto più grandi in numero, rispetto a quelle di accesso alla mente consapevole.
Quello di cui l’uomo si accorge nella sua testa rispetto a quello che realmente vi accade è
paragonabile, metaforicamente parlando, all’azione di un topolino che sta su un transatlantico e che
è convinto di guidarlo. Questo topolino, ogni volta che si trova in una situazione, tende a dire
“ah, ecco sono nel posto in cui ho portato io la nave” cercando di giustificare il fatto che invece
il transatlantico prosegue lunga la sua rotta.

– Può chiarire il ruolo delle emozioni all’interno di questi processi?

Il cervello è una struttura pazzesca, è qualcosa di veramente incredibile se si pensa alla sua
complessità: vi sono 100 miliardi di neuroni circa, ognuno dei quali può avere fino a 10mila
connessioni sinaptiche con altrettanti neuroni… il numero di combinazioni possibili è
infinitamente più grande del numero della quantità di atomi che ci sono nell’universo, e a cosa
serve tutto questo? Serve a produrre associazioni, grazie alle quali il cervello in qualche modo
memorizza informazioni.

L’attività di pensiero può essere paragonata a quella di un trenino che fa dei percorsi su dei
binari. Ogni volta che si ripete un determinato iter, ci troviamo a confrontarci con delle
associazioni che sono quelle da cui derivano le emozioni. Ad esempio, se da bambino sono stato preso
a schiaffi da un compagno di banco che indossava una maglietta color verde pisello, e dopo
quarant’anni incontro una persona che non conosco ma la quale indossa una maglietta dello stesso
colore, proverò un’emozione negativa senza saperne il motivo. Questo, semplicemente perché nel mio
cervello ci sono determinate associazioni, che si traducono quindi in emozioni.

Ricapitolando: le esperienza vissute o immaginate/pensate producono associazioni. Quando sono
percorse consapevolmente o inconsapevolmente da attività del pensiero, le associazioni si traducono
in emozioni. E’ per questo che affermo che alla base di tutto ci sono le credenze che si hanno,
perché le emozioni che si provano sono una conseguenza di queste stesse credenze.

Noi nasciamo felici, sinceri, sani, vitali, il meglio immaginabile. Poi, pur di sopravvivere,
iniziamo ad acquisire informazioni dall’ambiente circostante e a produrre varie credenze; le
esperienze di sofferenza producono determinate associazioni. In tutto questo, puoi accorgerti delle
tue credenze limitanti ogni volta che vivi una crisi. Qualunque forma di crisi, affettiva, di lavoro
o di salute, è un opportunità per accorgerti delle tue credenze limitanti. Se la tua tendenza
naturale è la felicità, la gioia assoluta, la piena salute, ogni volta che ti allontani da questa
realtà è per causa di determinate credenze; per quanto possano essere utili alla sopravvivenza, in
realtà queste sono limitanti e fonte di conflitto. Certo, non è semplice se si pensa all’educazione
che riceviamo, a come veniamo fatti crescere tra vaccini, omogeneizzati, televisione… sono
tantissime le esperienze che possono dare origine a conflitti interiori.

Nella crisi risiede l’elemento chiave per potersi accorgere delle proprie credenze sbagliate,
obsolete e limitanti, è un’opportunità preziosa per prenderne coscienza, allora si può intervenire e
cambiarle… anche se, normalmente, la gente non sa come fare anzi, quando le credenze sono
consolidate nella mente, le persone tendono a difenderle e a consolidarle. Le persone vivono in base
al vecchio paradigma della realtà causale-deterministico e, quando attraversano una crisi, cercano
qualcuno a cui darne la colpa, senza considerare che l’origine di tutto è nella loro testa.

– Cosa bisogna fare, allora, per cambiare le proprie credenze?

Prima di tutto queste vanno individuate e, come spiegato, l’opportunità ci viene offerta da un
momento di crisi. A quel punto, se sai come funziona il tuo cervello, se sai che è in grado di fare
solo le addizioni, e con questo intendo le associazioni, allora puoi considerare che, come il
trenino, nella mente ci sono dei percorsi privilegiati che portano a pensare determinate cose e a
produrre determinate emozioni legate a quei pensieri. Inoltre, puoi considerare che la mente non sa
distinguere tra un’esperienza veramente vissuta e una sognata o immaginata, allora puoi utilizzare
l’immaginazione per produrre scenari diversi da quelli che ti propone la realtà.

Una persona che abbia bassa stima di sé proverà gratificazione dal ricevere complimenti di ogni
sorta e si sentirà felice se altri ne parlano bene, allo stesso modo andrà in crisi devastante
appena riceverà delle critiche. E’ importante capire che il cervello non distingue se il complimento
arriva da un’altra persona o da noi stessi, allora occorre usare la propria immaginazione; il fatto
di poterlo fare è qualcosa di grandioso. Uno degli uomini più evoluti che l’umanità abbia mai avuto,
Einstein, ha detto: “L’immaginazione è tutto, la conoscenza è niente” perché con la conoscenza puoi
solo ripetere quanto conosci già ma con l’immaginazione puoi creare qualcosa di nuovo.

L’uomo comune non ha consapevolezza del potere e del potenziale della sua mente e crede che i
pensieri siano qualcosa di privato e indefinito, ne ignora così il valore. Quello che tu pensi di te
stesso, non farà altro che condurti ad essere esattamente quello che ritieni di essere.

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