Le fonti del prana

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Le fonti del prana

di Gianni Vita

– L’aria –

L’aria è la prima fonte del prana; non per niente le tecniche
respiratorie yoga si chiamano “pranayama”. Anche le tradizioni
nostrane raccomandano di “prendere una boccata d’aria pura” per star
meglio, specie se convalescenti e le casalinghe, pur senza saperne il
motivo energetico, arieggiano volentieri la casa.

La pratica più semplice di pranayama consiste nel respirare
profondamente e lentamente col naso, allargando bene le narici; la
miglior profondità prevede innanzi tutto un svuotamento completo dei
polmoni, che poi, automaticamente si riempiranno; il riempimento va
iniziato dal basso verso l’alto; alla fine il respiro va trattenuto
per qualche secondo, senza sforzarsi ed infine c’è l’espirazione, che
va completata con qualche sbuffo, per ri-svuotare completamente i
polmoni. La respirazione viene così svolta consapevolmente,
visualizzando il prana che entra con l’aria accumulandosi nei chakra,
con preferenza per quelli che intendiamo privilegiare, come quello del
cuore, al centro del petto, in corrispondenza della punta dello
sterno; oppure possiamo indirizzare il prana in eventuali zone del
corpo che ne necessitino. La visualizzazione è una delle tecniche base
dello yoga, incentrata sul fatto che “l’energia segue il pensiero”,
cioè possiamo guidarla a nostro piacimento per una sua migliore
gestione.

– Il sole –

“State al sole” è uno dei suggerimenti di Sai Baba. Il sole è il
maggior fornitore di prana, da cui derivano tutte le altre forme di
energia. La sua energia può essere assorbita dalla pelle e forse è per
questo che facciamo i bagni di sole senza rendercene conto, per
un’attrazione istintiva, oltre che per abbronzarci. Fin dall’antichità
i bagni di sole sono stati impiegati da tutti i popoli come strumento
di guarigione e rafforzamento. Dal 1800 sono stati introdotti i
sistemi artificiali di bagno di sole: vari tipi di lampade solari, che
hanno dimostrato efficacia, specie nella cura della tubercolosi della
pelle, ma anche per altri problemi.

Come tutti sanno, i bagni di sole vanno fatti con gradualità,
cercando di iniziare quando il sole è meno forte; per una migliore
riuscita l’ideale sarebbe di farli integralmente, per una decina di
minuti al giorno. L’esposizione prolungata, anche se protetta da creme
solari, sarebbe più nociva che utile, specie nelle ore canicolari, ma
basta esporsi alla luce riflessa e diffusa per trarne vantaggio. Forse
per questo gli asceti indiani vivono nudi o seminudi, anche sulle
alture himalayane.

Non diciamo che quando c’è il sole è “bel tempo” e quando piove è
“cattivo tempo”? Probabilmente sentiamo istintivamente che la pioggia
– pur necessaria ai campi – non solo non ci dà energia, ma ce la
succhia via. Negli USA le persone anziane, quando vanno in pensione,
spesso si trasferiscono in Florida: lo stato più meridionale ed
assolato. Probabilmente, sentono il bisogno del sole, che dà loro
l’energia che meglio le sostiene alla loro età, in cui ne hanno più
bisogno.

Il maestro Aivanhov aveva un culto speciale per il sole,
raccomandando di esporvisi specialmente al suo sorgere, per
beneficiare delle sue radiazioni energetiche. Secondo lui
l’assorbimento migliore si ottiene dalla schiena. Altri suggeriscono
di guardare il sole quando è all’alba o al tramonto, o anche quando è
alto, ma indirettamente, ruotando lo sguardo intorno ad esso, per non
nuocere alla vista. Anzi, secondo alcuni la vista migliora con tale
pratica. L’indiano Hira Ratan Ramek, sul suo sito web, ci fornisce una
procedura graduale, per guardare il sole in periodi non pericolosi per
la vista, con la conseguenza che avremo sempre meno bisogno di
mangiare. Un altro indiano, già citato: Sunyogi Umasankar ha
sperimentato ed insegna in seminari internazionali questa pratica, che
scoprì spontaneamente contemplando il riflesso del sole sul mare, al
mattino; senza rendersene conto, trovò che, così facendo, non solo non
aveva più bisogno di mangiare, ma non poteva più assumere cibo; ciò
gli consentì di girare a piedi tutta l’India, senza denaro né cibo,
per diffondere lo yoga del sole.

Quindi, per giovarsi del sole non occorre guardarlo direttamente,
rischiando la vista, ma si può guardarne i riflessi sull’acqua o su
altre superfici, come i vetri di un’automobile. Di primo acchitto può
capitare che guardando tali riflessi ci venga da starnutire; ciò è
perfettamente naturale ed è dovuto alla stimolazione che la luce opera
su un nervo vicino agli occhi. Normalmente al primo starnuto non ne
seguono altri.

– Il sonno –

Secondo Muldoon e Carrington, il sonno è un’importante fonte di
ricarica energetica, dìaltronde non viene spesso chiamato
spontaneamente “sonno ristoratore”? In particolare la ricarica
energetica sarebbe ottenuta dal corpo astrale quando si separa da
quello fisico. La ricarica è proporzionale alla distanza ottenuta tra
i due corpi nella separazione. Il sonno profondo (incosciente) è il
migliore.

Gli autori precisano che il prana non si crea nè si distrugge, ma
si scambia e che la paura ne provoca un deflusso.

I cibi

Muldoon e Carrington sostengono anche che il digiuno aumenta
l’afflusso del prana nel corpo astrale. Tuttavia per chi non è
arrivato a digiunare completamente è utile sapere qualcosa sulla
scelta dei cibi:

Il guru di Yogananda: Sri Yukteswar sosteneva addirittura che non è
esatto che l’uomo sia onnivoro, come dice la tradizione occidentale,
ma esso sarebbe frugivoro, cioè atto a consumare frutta, noci e
verdura. D’altra parte nella Bibbia non si narra che Adamo ed Eva,
nell’Eden, mangiavano frutta?

Oltre agli insegnamenti yoga ed alle più semplici tradizioni
contadine, sono state svolte ricerche scientifiche sul contenuto
energetico degli alimenti. L’ingegnere francese André Simoneton ha
studiato per decenni le radiazioni utili per l’uomo ed emesse dagli
alimenti; i suoi studi rivelano che le radiazioni più valide per
l’uomo vanno dall’infrarosso al giallo e che gli alimenti migliori
sono quelli crudi: la frutta matura e soprattutto le mele rosse,
seguite da uva nera e pomodori; tra gli ortaggi: carota, barbabietola,
legumi freschi. Non a caso, un noto proverbio recita: “una mela al
giorno toglie il medico di torno”. Io mangio delle insalatone miste,
includendoci patate, zucchine, asparagi, broccoli crudi, avendo
scoperto che questi ortaggi sono più teneri delle carote, che siamo
abituati a mangiare crude.

Naturalmente – come ci dicevano i nostri vecchi – gli alimenti
migliori sono frutta e verdura freschi, appena colti dalla pianta e
non inquinati (biologici). Quelli cotti non contengono gran ché, ad
eccezione della patata; comunque non vanno conservati, surgelati, né
tanto meno riscaldati. Il bel testo di Elisabetta Passalacqua offre
molti dettagli sull’alimentazione ideale.

Si consiglia anche di bere (lontano dai pasti) acqua che sia stata
esposta al sole, per caricarla di energia.

L’assorbimento del prana degli alimenti avviene soprattutto
tramite la lingua. Perciò – oltre che per una migliore digestione – è
bene masticare a lungo ogni boccone, visualizzando il prana che viene
assorbito dalla bocca. Il mahatma Gandhi (gran digiunatore, per scopi
politici) diceva che i cibi solidi vanno “bevuti” ed i liquidi
“masticati”, per ricordarci di trattenere entrambi i tipi di cibi più
a lungo in bocca, onde trarne tutto il prana. Werdin ne descrive bene
il procedimento nel suo testo, indicandolo come uno dei metodi
(“Conscious Eating”) per minimizzare il mangiare.

– La Terra e l’acqua –

Il suolo ha una funzione energetica anch’esso; perciò è bene
camminare a piedi nudi ove possibile, specie nella Natura, come sulla
spiaggia o su un bel prato. Anche gli alberi sono una fonte
energetica: toccarli con le palme delle mani o appoggiandovi la
schiena può giovare.

Come molti sanno, o hanno sentito dire, esistono al mondo dei
luoghi dove l’energia è più forte che altrove, sia per motivi naturali
che per la carica accumulatavi da atti umani. Essi sono stati
utilizzati consapevolmente od istintivamente da secoli o millenni,
specialmente come templi. Esempi sperimentati personalmente sono:
Belur math: il tempio del monastero di Ramakrishna, presso Calcutta;
la Porziuncola di S. Francesco d’Assisi, contenuta dentro la chiesa di
S.Maria degli angeli; Mont Saint Michele in Normandia; la basilica a
più livelli di S. Clemente a Roma, presso il Colosseo; la grotta
santuario della SS. Trinità a Vallepietra, in Ciociaria; il complesso
monolitico britannico di Stonehenge. Anche la piramide di Cheope al
Cairo avrebbe vibrazioni molto elevate. A proposito di quest’ultima,
possiamo ricordare che c’é chi sostiene che le piramidi in generale
siano dei concentratori dell’energia cosmica; perciò alcuni ne
costruiscono piccole repliche (generalmente limitate agli spigoli)
sotto cui meditare.

Anche l’immersione ed il nuoto in acque pure può giovare molto: i
bagni di mare ed in altre acque mosse ne sono un esempio. Esistono poi
posti privilegiati, in cui l’energia è maggiore; le fonti
“miracolose”, dette anche “acque di luce”, come Lourdes ne sono un
esempio, forse collegate a luoghi energetici, checaricano l’acqua; i
fiumi sacri, come il Giordano ed il Gange, sono un altro esempio.

Sostare in tali luoghi e bagnarsi in quelle acque ricarica
particolarmente di energia, aiuta guarigioni spontanee, facilita la
meditazione ed il progresso spirituale.

– Movimento e posture –

Ci sono movimenti e posizioni che agevolano l’assorbimento del
prana. Il più noto è il ballo, la cui attrattiva, sebbene ignota ai
più, sta nello stimolare l’energia. Un altro esempio ben noto è quello
di molti esercizi e posizioni yoga, primo fra tutti il “saluto al
sole” (surya namaskar). Nella stessa categoria troviamo i”Cinque
tibetani”, specie il primo. I dervisci rotanti ne sono un altro
esempio. Anche l’acqua si energizza scorrendo: l’acqua ferma,
stagnante o imbottigliata a lungo ha poca o nessuna energia, per cui è
meglio bere l’acqua del rubinetto, che in Italia è di buon livello,
piuttosto che acqua minerale imbottigliata.

– Mantra -.

La recita di alcuni mantra – generalmente associata ad altri
esercizi – può produrre l’assorbimento di notevoli energie.

– Persone –

Le persone stesse possono essere fonte, o canale di energia per
gli altri. Come è noto su questo si basano le emanazioni energetiche e
terapeutiche delle mani, chiamate in vari modi: “pranoterapia”,
“Reiki”, “bioenergetica”, ecc.

In ogni caso e con qualsiasi mezzo si assorba energia, il soggetto
percepisce normalmente un senso di appagamento, piacere, eventualmente
vibrazioni interiori, che lo attraggono verso quella situazione.

______

“MANGIARE MENO, NUTRIRSI DI ENERGIA”

Dato che possiamo assorbire energia in vari modi, per uno sviluppo
spirituale è bene ridurre l’ingestione di cibi, che appesantisce
l’organismo, rendendo più difficile la meditazione: possiamo
ottimizzarne la scelta, mentre ci procuriamo la necessaria energia in
forma più raffinata, utilizzando i metodi menzionati. Di converso
un’alimentazione energetica e minimizzata favorisce il progresso
spirituale. Inoltre il superamento dell’alimentazione ci eviterebbe
l’assunzione di sostanze potenzialmente nocive e ci lascerebbe più
tempo per occupazioni più utili, facendoci risparmiare il tempo che
dedichiamo a: spesa, cucina, pasti, evacuazioni.

Personalmente ho la digestione lenta e ciò mi impedisce di leggere
e studiare dopo mangiato, sicché posso solo guardare la TV, o fare
qualche attività fisica; invece se non mangiassi questo problema
svanirebbe e potrei utilizzare meglio il mio tempo. Secondo le storie
di vari “digiunatori” l’alimentazione energetica ridurrebbe
sensibilmente anche le ore necessarie al sonno, offrendoci
un’ulteriore lasso di tempo per attività utili. Tralascio di
menzionare il risparmio economico conseguente al cessare delle
necessità alimentari. Anche il prolungamento della vita fisica, che
sembra collegabile a questo tipo di regime, mi interessa poco, ma è
singolare scoprire che senza mangiare non solo non è detto che si
muoia, ma addirittura si vivrebbe più a lungo e meglio.

Sempre secondo Yogananda, il dr. George Crile di Cleveland, in un
congresso medico tenutosi a Memphis nel maggio del 1933, sostenne che
gli alimenti traggono la loro energia dal sole ed è quella che noi
utilizziamo per vivere, assorbendone gli atomi caricati di radiazioni.

Perciò più gli alimenti sono freschi, energetici, energizzati,
minore ne sarà la quantità necessaria per vivere. Ricordiamo che anche
i “Fiori di Bach” vengono preparati tenendo al sole i petali o le
foglie in acqua sorgiva. L’assunzione di energia nell’organismo umano
sarebbe regolata dalla ghiandola pineale, che sarebbe un catalizzatore
della trasformazione dell’energia in materia vivente. Essa
risulterebbe particolarmente sviluppata, osservando la TAC di persone
che si nutrono di energia. Lo sviluppo della ghiandola pineale può
favorire l’aumento delle capacità sensitive dell’uomo (ESP = Extra
Sensory Perceptions), che infatti si manifestano nei santi.
L’assunzione del cibo andrebbe perciò idealmente limitata ai primi
anni di vita, durante i quali è consigliabile somministrarlo, a meno
di casi speciali in cui il bambino la rifiuti categoricamente; questa
necessità iniziale è dovuta forse al fatto che il corpo umano nella
sua crescita ripercorre rapidamente l’evoluzione della specie.

– Come arrivarci –

Quanto ho riassunto in questo testo rappresenta una teoria
affascinante ed un ideale a cui tendere, ma il digiuno non va adottato
sic et simpliciter, a rischio di qualche scompenso psico-fisico!
Occorre arrivarci in modo graduale (iniziare abbandonando la carne,
poi altri alimenti non utili, poi riducendo progressivamente la
quantità e la cottura del cibo) e spontaneo ed è collegato
all’evoluzione spirituale del soggetto ed agli esercizi pranici che
vanno praticati.

Nella mia modestissima e parzialissima esperienza direi che la
tendenza a mangiar meno ed avvalersi maggiormente delle varie fonti di
energia può nascere spontaneamente a seguito di un percorso spirituale
di decenni, con particolare riguardo alla meditazione quotidiana. Io,
ad esempio, dopo quasi trent’anni di Meditazione Trascendentale, andai
in India da Sai Baba; al mio ritorno cominciai con l’abbandonare il
consumo di carne, l’anno seguente, dopo una seconda visita a Baba,
abbandonai anche il pesce, poi, dopo anni, gli invertebrati
(crostacei, conchiglie, calamari, seppie, ecc); ora mangio grandi
insalate miste apranzo. A colazione, da molto tempo e prima di
studiare questo argomento, mangio istintivamente una mela e qualche
biscotto bagnato in acqua; la sera: della frutta e un po’ di pasta o
riso. Nel contempo sentivo, spontaneamente e senza aver ancora svolto
ricerche, che il sole mi giovava, mentre l’umidità mi nuoceva
energeticamente; ero attratto da passeggiate nei boschi e dai bagni di
mare; cominciai a percepire l’attrattiva di alcuni luoghi
particolarmente positivi dal punto di vista energetico. Preferisco
l’acqua corrente a quella minerale. Riguardo ai bagni di sole ho
sempre preferito procedere gradualmente, senza mai espormi a lungo e
senza usare prodotti di schermo (creme solari, che non ho mai gradito
e, svolgendo la ricerca per questo testo, ho scoperto che, secondo
alcuni, impediscono la sintesi della vitamina D). Una pratica che ho
riscontrato utile è quella di respirare profondamente tenendo le
braccia distese verso l’alto, al di sopra del capo.

Se sono presenti altre persone e l’esercizio ci sembra imbarazzante,
la posizione può essere modificata ponendo le braccia a triangolo con
le mani intrecciate dietro la nuca.

Poi ho provato a digiunare, ma mi girava la testa; infine ho seguito
il suggerimento di Medjugorje di digiunare a pane e acqua: questo ha
risolto i miei giramenti di testa ed ho sperimentato che quel tipo di
digiuno (per un giorno a settimana) era confortevole per me.

Quindi è bene conoscere queste informazioni, ma utilizzarle per
assecondare l’ispirazione che maturerà ad un nuovo approccio
alimentare ed energetico, appena ciò si manifesterà spontaneamente,
evitando di opporvi resistenza per un timore ingiustificato, o in
ossequio alle tradizioni, sostenute da parenti ed amici, che
vorrebbero indurci a continuare con le vecchie abitudini alimentari.

Alcuni breathariani sono anche sensitivi e sono in grado di
sentire se un cibo è adatto per loro, se è energetico e puro; questa
facoltà è un po’ in tutti noi e la esprimiamo guardando il cibo e
dicendo se ci attira, se ci va o meno di mangiarlo; essa è preziosa
per guidarci nelle scelte alimentari, purché siamo purificati e non
condizionati da vizi (altrimenti il fumatore guarderà con bramosia la
sigaretta; il bevitore terrà come reliquia la bottiglia di liquore,
ecc.).

L’onnivoro medio – specie il carnivoro – è normalmente inquinato
da tossine, che vanno smaltite gradualmente, prima di poter procedere
al digiuno, scendendo nella scala animale dalle specie superiori verso
quelle inferiori: dai vertebrati (mammiferi / uccelli / rettili /
anfibi / pesci) agli invertebrati. Perciò è bene cominciare
abbandonando la carne di maiale e di manzo per quella di pollo, poi
il pollo in favore del pesce; infine accettare ancora gli
invertebrati, prima di sentirsela di rinunciarvi. Non a caso, nelle
religioni esiste un inizio di restrizione indirizzata ai cibi più
nocivi: i musulmani evitano il maiale; i cattolici non mangiavano
“carne” il venerdì ed in altri giorni di “astinenza”, considerando
“carne” i vertebrati ad esclusione dei pesci e consentendo gli
invertebrati.

Ogni volta che sentiamo il bisogno di un alimento dobbiamo
mangiarlo: è il nostro corpo che ce lo richiede. Poi possiamo
riprendere la nostra dieta graduale; il processo può includere dei
passi avanti ed indietro, senza che questo significhi una sconfitta,
anzi si tratta di prove di conferma.

Dopo essere diventati vegetariani senza più problemi o tentazioni
carnivore (e, naturalmente, pescivore), potremo passare al :

– veganismo: abbandono di ogni altro alimento di origine animale:
uova, latte, formaggi ed alimenti industriali.

Successivamente passeremo al :

– crudismo (inglese: rawist): assunzione di soli alimenti crudi
biologici (frutta, verdura, semi), contenenti il massimo di prana,
idealmente appena colti (i nostri vecchi non li idealizzavano già
spontaneamente, senza conoscere alcuna teoria dietetica?).

poi, eventualmente al:

– ehretismo (suggerito dal prof. Arnold Ehret e basato sull’assunzione
di sola frutta e verdura)

– fruttarismo: consumo di sola frutta, con prevalenza di mele rosse ed uva nera

ed infine al :

– liquidarismo: bere solo succhi di frutta freschi, fatti da noi.

Un esempio di transizione graduale e “naturale” viene illustrato
dalla dottoressa Barbara Moore-Pataleewa

Esiste anche una procedura, da usare, per accelerare l’astensione
dal cibo, da impiegare solo quando ce ne sentiremo pronti: “La pratica
dei 21 giorni”. Essa è proposta da Jasmuheen e consiste nel digiunare
totalmente per una settimana e assumere solo bevande (specialmente
succo d’arancia) per le restanti due settimane; il tutto, stando a
riposo completo ed isolati dal mondo. Durante l’astensione dalle
bevande ci si può sciacquare la bocca, senza deglutire; inoltre si
possono fare bagni a volontà; questo può supplire all’ingestione di
bevande, dato che il corpo può assorbire l’acqua dai pori della pelle.
I bagni, poi, sono utili per aiutare a purificare il corpo, eliminando
tossine e materiali di scarto attraverso la pelle stessa.

Sembra che questa pratica sia un’esperienza estrema, comportante
vari disagi; ciò appare naturale, visto che la scienza ufficiale
sostiene che non si può vivere senza mangiare per più di tre settimane
e non si può resistere senza bere per più di una settimana, anzi
alcuni sostengono che il limite senza bere sia inferiore. Comunque
tutte le svolte drastiche comportano stress notevoli. Infine sembra
che la maggior parte di coloro che l’hanno eseguita abbiano poi
ripreso a mangiare, sia pure moderatamente.

Joachim Werdin (summenzionato) nel suo esaustivo libro on-line
menziona i vari metodi per ottenere questo scopo.

Occorre anche rimarcare che minimizzare l’alimentazione potrebbe
metterci in difficoltà sociali, dato che non potremo più mangiare ciò
che continua a mangiare la maggioranza delle persone; quindi ci sarà
difficile accettare inviti a cena, che forse non consumeremo più!
Insomma rischiamo di restare un po’ isolati, dato che i pranzi sono il
modo principale di riunirsi e socializzare, ma forse ci avvicineremo a
persone più avanzate. Chi ci riesce dice di godere di una nuova
libertà e leggerezza. Certamente il dover mangiare tre volte al giorno
è un vincolo non trascurabile.

Stranamente e contrariamente a quanto ci si potrebbe attendere, il
non mangiare pare procuri una aumentata resistenza alle malattie,
migliore autoregolazione termica. Infine pare che i breathariani
possano dormire la metà del normale, o anche meno, guadagnando più
tempo per attività utili, del resto sappiamo che Sai Baba non dormiva
affatto.

Anche le tecniche di assorbimento del prana vanno praticate con
gradualità e prudenza, altrimenti si rischiano scompensi. Un’eccessiva
carica energetica incontrollata può infatti dare insonnia fastidiosa
ed agitazione. Inoltre occorre ricordare che il prana si accumula nel
corpo eterico, nei chakra; essi sono collegati tra loro dalle nadi,
che dovrebbero essere liberi, in modo da lasciare scorrere l’energia
dal basso verso l’alto. Se tali vie non sono purificate abbastanza,
l’energia può restare prevalentemente nel chakra più basso: quello
dell’energia sessuale, causando spinte a volte eccessive, che
finiscono per dover essere sfogate in atti sessuali, anziché sublimate
in sviluppi superiori.

*CONCLUSIONI*

Il digiuno in passato fu considerato una pratica penitenziale, una
sorta di offerta alla divinità e di auto-flagellazione, a volte
addirittura usato come punizione; scopriamo, invece, che è in realtà
un mezzo di evoluzione e liberazione dell’uomo; al tempo stesso è
anche un segno dello stato evolutivo del soggetto. Esso può aiutare
l’evoluzione spirituale e poi ne é spesso un segno collaterale.

Sta maturando un’era in cui persone comuni – senza essere dei santi
mistici – con una certa inclinazione e pratica della spiritualità,
possono utilizzare il prana per ridurre sensibilmente l’assunzione di
cibo e stare meglio fisicamente, mentalmente e spiritualmente. Ciò non
ha nulla a che fare con fantasie dimagranti come l’anoressia, giacché
se una persona ha un peso normale e può tranquillamente ridurre il
cibo, non dovrebbe perdere sostanzialmente chili.

La spiritualità e la meditazione sono una premessa di base per
accedere alla minimizzazione del ed alla libertà dal cibo, ma
reciprocamente, sono anche agevolate da una dieta sana, pura e
ridotta. Gradualmente il meditante, anziché scalare la piramide di
Maslow, soddisfacendo tutti i bisogni successivi, si trova ad averli
superati, affrancandosi da essi, come se schiacciasse la piramide con
una manata, assestata sul suo vertice: non gli interessa più il cibo,
l’abbigliamento, il riparo, la sicurezza, il clan, la famiglia, la
stima altrui, ma solo l’autorealizzazione. Eventuali necessità per
tale scopo gli vengono “miracolosamente” assicurate dalla Vita. Questo
è quanto ci hanno dimostrato, con la loro vita, tante persone
avanzate, come quelle citate prima.

Secondo i testi esaminati, oltre al principale vantaggio di evoluzione
ed elevazione, questa pratica può donare più:

– libertà dai bisogni materiali

– tempo libero

– risorse economiche per attività importanti

– salute e vitalità

– rallentamento dell’invecchiamento

– creatività

– resistenza alle intemperie

Il modo più armonico di farlo è quello graduale e spontaneo, tenendo
presenti le esperienze e le informazioni altrui, che abbiamo qui
riassunto e che testimoniano la possibilità di vivere senza cibo,
provando a ridurre pian piano i cibi più discussi ed artificiali
(privi di prana) a favore di frutta e verdura fresca, masticando a
lungo ed assorbendone il prana.

Contemporaneamente occorre approfittare al massimo delle migliori
fonti di prana: meditare, respirare profondamente aria pura, prendere
il sole, fare bagni di mare, passeggiare nei boschi o parchi, bere
acqua corrente. Così facendo potremo verificare gli effetti su di noi
ed accelerare, rallentare, o anche invertire temporaneamente il
processo.

Tutto questo è solo un’informazione su una possibilità. Nessuno
dovrebbe insistere, né tanto meno costringere alcuno a vivere
riducendo o abolendo cibo o bevande: dev’essere una libera, ragionata
e maturata scelta di provarci.

Qualora un tentativo di riduzione del cibo o del bere mostri delle
conseguenze sgradevoli, suggerisco di non insistere, ma tornare
all’alimentazione normale, in attesa di un’evoluzione interiore che
meglio supporti la minimizzazione del cibo.

Chi abbia delle patologie dovrebbe pensarci bene e consultare un
medico prima di sottoporsi a diete qualsiasi, specie ad una drastica
riduzione alimentare. Anche per le persone sane e pronte a questa
avventura, sarebbe opportuno comunque farsi seguire da un medico
aperto a questi concetti.

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