The Divine Cosmos: capitolo 7.2

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The Divine Cosmos: capitolo 7.2

di David Wilcock

7.6 – I SUPERCLUSTER

Si sa che gruppi di galassie sono riunite in supercluster sferici, suggerendo ancora una volta che è
all’opera uno schema a scala più vasta di campi di energia sferica (in realtà è più accurato dire
che le galassie vengono formate dai campi di energia che diventano supercluster). La svolta decisiva
la dà la ricerca del dott. Halton Arp che ha rivelato che il nostro attuale metodo di calcolo delle
distanze stellari, conosciuto come “redshift”, è inesatto e che, una volta corrette le distorsioni
che sono state introdotte, scopriamo che la maggioranza dei supercluster sono veramente di forma
sferica, con la maggior concentrazione di galassie nel loro centro. Sappiamo che questo è il caso
del nostro supercluster locale, che ha una massiccia sfera di galassie, conosciuto come il “cluster
Virgo”, nel suo centro. Il lavoro di Arp conclude anche che i corpi ad alta densità conosciuti come
quasar sono in realtà i semi di nuove galassie, espulse dalle galassie più vecchie e mature e
connesse ad esse da filamenti visibili. Questo argomento sarà trattato più dettagliatamente nei
prossimi capitoli.

7.7 – LA SUPERGALASSIA UNIVERSALE E LA SFERA CIRCOSTANTE

Per finire, introduciamo i dati della Teoria della Simmetria di S.N. Kimball. Recenti misurazioni
della radiazione cosmica di fondo (CMB) [=Cosmic Microwave Background] dell’Universo hanno
confermato che tutta la materia visibile nell’Universo è “piatta” [leggi “tutta su un unico piano”,
N.d.T.], che forma effettivamente un altro disco, come una super-galassia gigante (Uno scienziato
della NASA ha pubblicato una teoria su un organo di informazione ufficiale nell’autunno 2001, per
cui questo gigantesco disco universale potrebbe essere causato da due corpi di energia fluida in
contro-rotazione, riportando ancora una volta ad un modello fluido-dinamico) Le ricerche con penna a
raggio laser del 1990 di Broadhurst e altri, così come altri studi, hanno rivelato che esistono muri
di galassie nell’Universo che sono separate da vasti tratti di spazio vuoto, 128 megaparsec di
lunghezza. Questi muri si estendono per l’intera distanza che la ricerca è stata in grado di
osservare, un raggio di oltre 2,5 gigaparsec, cioè un quarto della grandezza dell’intero Big-Bang
ipotizzato dell’Universo! L’articolo che segue, tratto da Physics News, cita questi dati:

newton.ex.ac.uk/aip/physnews.304.html#2

L’UNIVERSO E’ CRISTALLINO? Quando gli astronomi misurano il redshift di altri supercluster di
galassie, l’architettura tridimensionale dell’universo diventa sempre più evidente. Nuove ricerche
sul redshift, per arrivare sempre più lontano nello spazio, stanno ottenendo benefici delle fibre
ottiche dalla crescente automazione. Una fresca analisi degli attuali cataloghi dei redshift offrono
alcune prove di un periodico assembramento di supercluster, separati dal nulla, su scale di 120
megaparsec (circa 390 milioni di anni luce). Grandi muri di galassie a questa scala erano stati
scoperti in precedenza, ma l’apparente periodicità è una novità. I ricercatori suggeriscono che
possa essere necessaria una nuova teoria per spiegare questa specie di immensa struttura a
scacchiera 3D che sembra emergere da questi dati. (J. Einasto e altri, Nature, 9 Gennaio 1997).
[grassetti aggiunti]

La visione a “scacchiera” non riesce a vedere che i “muri” che sono stati trovati dalla ricerca con
penna a raggio laser si estende probabilmente a 360 gradi a formare i bracci a spirale, formando una
Super-Galassia seguendo il principio del frattale. E c’è ancora di più: nel 1994, Lauer & Postman
hanno scoperto che i muri delle Super-Galassie hanno una velocità stabile, e si stanno tutti
muovendo nella stessa direzione: stanno ruotando. [Per metterla in modo più specifico, Lauer &
Postman hanno condotto una ricerca sulla velocità peculiare di tutto il cielo e hanno scoperto che
tutte le galassie di tipo “cluster di Abel” entro 150 megaparsec si stanno muovendo ad una velocità
unificata di circa 700km al secondo, se rapportata al quadro assoluto fornito dalla Radiazione
Cosmica di Fondo]. I dati di Lauer & Postman sono stati analizzati statisticamente nel 1995 da
Strauss e altri, che hanno concluso con un livello di fiducia maggiore del 95% che queste
osservazioni sulla velocità di rotazione ad ampia scala sono accurate, tagliando fuori tutti i
popolari modelli di Big-Bang, che non possono fare affidamento su una strutturazione su scala così
ampia.

Figura 7.4 – La scoperta di Nodland e Ralston di un “Asse Universale”, o cono anisotropo

Così se comprendiamo davvero che l’Universo è una Super-Galassia, allora la nostra prossima domanda
è se esso possieda anche una Sfera Universale con un asse centrale. La Teoria dell’Universo
Anisotropico di Borge Nodland e John Ralston in realtà rivela proprio questo. Assi hanno scoperto
che i campi di torsione che esistono in tutto l’universo, che nel loro cammino causano naturalmente
la rotazione delle particelle, non sono uniformemente distribuiti, ma piuttosto formano un Asse
Universale (La parola “anisotropico” significa “non uguale in ogni direzione”). Nodland e Ralston
hanno scoperto che più vicina una particella nello spazio è a questo Asse Universale, maggiore è il
movimento spirale torsionale che sperimenterà lungo il suo cammino; è un effetto sottile ma
piuttosto apprezzabile. Come scrivono P.F. Schewe e B.Stein in Physics News Update:

Ora due ricercatori, Borge Nodland dell’Università di Rochester (bnod@lle.rochester.edu;
716-275-5772) e John Ralston dell’Università del Kansas (ralston@kuphsx.phsx.ukans.edu;
913-864-4020) hanno studiato i dati sulla rotazione di polarizzazione per 160 galassie e hanno
percepito che in aggiunta all’effetto Faraday, sembra esserci all’opera una misteriosa dipendenza
angolare extra. In effetti, la rotazione varie considerevolmente con l’angolo attraverso il cielo,
come se l’Universo possedesse un asse… Una possibile spiegazione potrebbe essere l’esistenza di
“muri di dominio” tra differenti regni del cosmo, come prescritto in certe teorie della fisica delle
particelle.

Questo articolo non solo supporta l’idea di un Asse Universale, ma anche di “muri di dominio”, come
abbiamo appena detto. Così Nodland e Ralston hanno effettivamente dimostrato che il disco piatto
dell’intero Universo deve anche essere circondato da un campo di energia in forma di toroide
sferico: una sfera con un asse nord-sud centrale. Il flusso a vortice di A1 e A2 fa in modo che
l’asse abbia la più grande quantità di energia che gira a spirale attraverso esso, esercitando così
il maggior grado di rotazione torsionale su tutta la materia nelle vicinanze. Il team di Nodland non
vede questo come un completo toroide sferico, ma essi hanno nelle loro illustrazioni la struttura a
“doppio cono” che vediamo nell’area centrale di tale toroide.

Come visto in figura 7.4, un polo dell’asse è nella direzione della costellazione del Sextans, e
l’altro nella direzione della costellazione dell’Aquila. Nodland e Ralston puntano il dito su un
interessante sincronicità che avvolge i nomi di queste costellazioni:

In modo curioso, la direzione anisotropa si rivela come quell’orientamento dell’ago di una bussola
cosmica attorno al quale il piano di polarizzazione della radiazione elettromagnetica esercita
maggiore torsione, dal momento che la radiazione viaggia attraverso la struttura dello spazio. E’
interessante notare che la costellazione del Sextans svolge la funzione di sestante, l’antico
strumento di navigazione con il quale i viaggiatori del mare si orientavano. Aquila, inoltre, è il
messaggero del Paradiso: la mitologica aquila che guida le anime verso l’immortalità. [grassetti
aggiunti]

Sebbene Nodland e Ralston la vedano ovviamente solo come una coincidenza, è certamente possibile che
a queste costellazioni sia stato dato il nome dagli eredi degli antichi misteri, che erano ben
consapevoli della posizione dell’Asse Universale. Come abbiamo indicato nel Capitolo 15 del nostro
precedente volume, l’asse centrale del toroide sferico nel Sistema Solare è spesso associato con il
trasporto delle anime ad un piano superiore fuori dalla sfera dello sviluppo umano, così come la
leggenda di Aquila, l’aquila che “guida le anime verso l’immortalità”. L’albero del mondo degli
scandinavi, noto come “Yggdrasil”, ha un’aquila puntata verso il polo nord della sfera. In modo
analogo, il dott. Paul LaViolette mostra come le costellazioni dello Zodiaco che circondano il
nostro Centro Galattico siano disegnate per puntare direttamente verso quel punto, suggerendo ancora
un’antica conoscenza della fisica.

Quindi, in realtà stiamo presentando il modello di un Universo che si gonfia anziché un Big Bang,
dove tutto appare improvvisamente in una volta sola. Ciò non è così lontano dal pensiero scientifico
convenzionale come qualcuno potrebbe pensare. Consideriamo le poarole del dott. Paul S. Wesson:

… I fotoni che vediamo ora nelle microonde di fondo con la stessa temperatura dovrebbero essere
state reciprocamente fuori dall’orizzonte e quindi fuori portata per un contatto (diretto)
nell’universo primordiale. La modifica appropriata è di avere una rapida, forse esponenziale,
espansione nei primi tempi. Questa idea – l’inflazione – ha ora molto seguito. Ma la fonte di
energia non è stata identificata. [grassetti aggiunti]

Per farla semplice, questo significa che tutta la materia-energia che si credeva creata
spontaneamente nel Big Bang potrebbe non essere stata compattata tutta insieme in una sola area. La
fonte di energia non identificata è il movimento contro-rotazionale di A1 e A2.

7.8 – L’UNITA’ DEL RAPPORTO ARMONICO 34560

Ogni dato che abbiamo così faticosamente raccolto crea un caso irresistibile. E in aggiunta ai fatti
sopra citati dobbiamo ricordare che stiamo avendo a che fare con un sistema unificato di vibrazioni
(pulsazioni) sferiche che si comportano in accordo con semplici principi musicali (armonici). Ora se
volessimo provare che un simile modello è effettivamente accurato allora avremmo bisogno di trovare
una unificazione armonica che persiste attraverso tutto l’Universo. Se ogni oggetto di
materia-energia viene formata con “etere” fluido da un Grande Oscillatore Centrale, allora ci deve
essere un singolo rapporto musicale che forma “un grande legame” per l’intero Universo conosciuto, a
tutte le scale di grandezza.

Il controverso fisico Ray Tomes ci ha dato un nuovo vitale modello che effettivamente unisce tutto
questo puzzle con la scienza delle armoniche, o vibrazioni musicali. Il Grande Sole Centrale
continua il suo movimento ritmico, e si creano onde-pulsazioni intersecanti che seguono le leggi
della musica e della vibrazione, come abbiamo detto. Nell’Universo vengono prodotte formazioni
toroido-sferiche di energia di tutte le dimensioni, come lune, pianeti, il Sole, la galassia e
l’Universo stesso.

Miracolosamente, Tomes ha scoperto che le distanze medie tra tutte queste formazioni di energia
sferica ad ogni scala di grandezza nell’Universo sono precisamente interconnesse da un singolo
rapporto musicale: 34560.

Se prendiamo la distanza media tra le lune e la moltiplichiamo per un fattore di 34560, otteniamo la
distanza media tra i pianeti.

Prendiamo la distanza media tra i pianeti, moltiplichiamola per un fattore 34560 e otteniamo la
distanza media fra le stelle.

Moltiplichiamo la distanza media fra le stelle e otterremo un fattore 34560 e otteniamo la distanza
media tra le galassie.

Prendiamo la distanza media tra le galassie e moltiplichiamola per un fattore 34560 e otteniamo la
grandezza dell’Universo conosciuto.

Questo suggerisce che c’è una organizzazione frattale nel Cosmo, cioè abbiamo quella che si dice
“auto-somiglianza a tutti i livelli”. Le formazioni geometriche create da frattali matematici
possono essere ingrandite esponenzialmente, e indifferentemente da quanto profondamente spingeremo
lo zoom dentro la formazione, otterremo sempre e ancora le stesse strutture geometriche. Molti
teorici del “Caos” hanno già compreso che l’Universo stesso sembra operare in accordo a questa
logica in molti e misteriosi modi.

Sorprendentemente, come possiamo vedere nel prossimo documento, questo stesso esatto rapporto
armonico di 34560 per il Cosmo così come espanso può anche essere compresso:

Comprimiamo la distanza media tra le lune di un doppio fattore 34560 e otterremo la distanza media
tra cellule, o piante o animali.

Comprimiamo la distanza media tra le cellule di un fattore 34560 e otterremo la distanza media tra
gli atomi.

Comprimiamo la distanza media tra gli atomi di un fattore 34560 e otterremo la distanza media tra i
nucleoni, che sono le più piccole “particelle” naturali nell’Universo.

Il prossimo documento mostra il sommario completo di tutte queste connessioni, dimostrando con forza
che l’intero Universo è interconnesso in accordo con un vasto, unificato progetto:

Figura 7.5 – La scoperta di Ray Tomes del rapporto unificato di 34560 nell’Universo

E’ letteralmente pressochè impossibile che un simile sistema possa operare così bene dal livello
quantico a quello della cellula vivente fino a quello delle super-galassie senza richiedere nessun
elaborata costante, scorciatoia o mate-magico incantesimo. (Per fare un esempio di una “costante”,
prima che Copernico piazzasse il sole al centro del Sistema Solare, i geocentristi scienziati
ufficiali hanno creato elaborati “epicicli” per spiegare matematicamente perché i pianeti sembravano
camminare occasionalmente in retromarcia [cioè “retrogradi”] quando si muovevano lungo il loro piano
eclittico nel cielo notturno). Ognuna delle distanze medie citate da Tomes è emersa da studi
scientifici ufficiali, perciò non c’è nessuna validità nell’argomentazione degli scettici secondo
cui Tomes ha in qualche modo “scritto un libro di ricette”. Tomes è stato semplicemente la prima
persona a scoprire che ognuna di queste differenti classi di forme di energia sferica erano divise e
correlate da un singolo, supremo rapporto armonico.

Una volta che integriamo le nostre nuove scoperte di fisica quantica, possiamo effettivamente vedere
la completezza del modello per come ora si presenta.

Inoltre, l’utilità del rapporto 34560 non finisce con il rimarchevole fatto che abbiamo appena
definito. Altre forme di vibrazioni dell’etere, come la differenza tra velocità della luce e altre
velocità di base di vibrazione/pulsazione, mostrano altresì questa armonica suprema di 34560. Questa
prova proviene dal lavoro di Dan Winter, che andò a fondo nell’esplorare le connessioni scoperte da
Tomes. Come esempio armonico dal lavoro di Winter, la velocità della luce nell’acqua è pressoché
esattamente ¾ della velocità della luce nel vuoto, e ¾ è una relazione musicale standard tra due
frequenze vibratorie. Ancora più interessante:

Comprimiamo la velocità della luce di un fattore di 34560 e otterremo la velocità del suono

Comprimiamo la velocità del suono di un fattore 34560 e otterremo la velocità del calore.

Questo, ovviamente, è il nostro prossimo passo verso un semplice concetto: la velocità della luce
non è affatto la velocità più alta nell’Universo: come abbiamo già detto, essa rappresenta
semplicemente la più alta velocità a cui l’energia può viaggiare attraverso l’etere nella nostra
area di densità. Altre aree di densità superiore consentono velocità della luce maggiori, come ha
osservato Kozyrev con i suoi campi di onde torsionali. In The Shift of the Ages abbiamo esaminato in
dettaglio la prova di Bruce Cathie che la velocità della luce è un perfetto valore armonico.
Dapprima Cathie ha usato ciò che lui chiama il “grid-secondo” per il tempo, una unità che è più
piccola del secondo ma strettamente correlata, basata su un sistema di 9 anziché un sistema di 8
(cioè: 8×3=24 ore, 9×3=27 “grid-ore”). Cathie ha mostrato come le misurazioni armoniche della Terra,
come il miglio nautico, un minuto di grado all’Equatore, rappresentano un criterio perfetto per
comprendere e misurare l’energia universale (ricordiamo che la terra si deve formare in accordo con
principi armonici, perciò questo non è casuale). E, quando Cathie ha calcolato la velocità della
luce come il numero di miglia nautiche che percorre nel vuoto in un grid-secondo, ha trovato
esattamente 144.000! 144 è il quadrato di 12, nonché un numero essenziale nella scienza delle
vibrazioni musicali.

Inoltre, il lavoro di Lambert Dolphin e Barry Setterfield prova definitivamente che la velocità
della luce si è certamente ridotta di un piccola frazione rispetto alla sua prima misurazione.
Questa scoperta proviene da una meta-analisi su letteralmente tutti gli studi sulla velocità della
luce che sono stati fatti nella storia prima del 1980. Crediamo che questo misurabile ribasso nella
velocità della luce sia dovuto ad una forza energetica perimetrale che stiamo incontrando
attualmente, dal momento che ci prepariamo a spostarci in un’area di densità eterea più alta nella
galassia, cosa che rappresenta la tesi centrale di questo libro. Per ora, dobbiamo semplicemente
ricordare che la velocità della luce è direttamente correlata a quella del suono e del calore
tramite lo stesso rapporto armonico universale di 34560.

Se vogliamo esplorare la possibilità di trovare il rapporto 34560 quando discutiamo della densità
della materia, allora abbiamo bisogno di guardare alle armoniche cubiche, cioè armoniche di 34560 al
terza potenza [345603, N.d.T.], dal momento che stiamo trattando di strutture tridimensionali invece
che distanze bidimensionali tra strutture. Tenendo presente questo fatto, quando consideriamo le
densità della materia nell’Universo emerge la seguente, interessante, relazione:

Comprimiamo la densità della materia ordinaria di un fattore 345603 e troveremo la densità di una
stella a neutroni, considerata l’oggetto più denso dell’Universo.

Diluiamo la densità della materia ordinaria di un fattore (345603) 2 e arriviamo alla densità
dell’Universo conosciuto, che è in modo predominante quello che viene ora chiamato spazio “vuoto”.

Tutte queste osservazioni da Tomes e Winter rinforzano solamente l’idea che un oscillatore centrale
crea pulsazioni attraverso tutto l’etere nella Sfera dell’Universo. Tutte queste pulsazioni sono
precisi multipli armonici dell’ intervallo di tempo di un secondo, in intervalli di tempo più grandi
o più piccoli, e le loro lunghezze d’onda armoniche primarie sono tutti fattori del rapporto 34560.

Tomes ha dimostrato che altri rapporti armonici oltre a 34560 possono determinare le distanze tra
stelle e pianeti, ma il rapporto 34560 è sicuramente quello di gran lunga predominante. I suoi studi
includono la determinazione completa che tutte le stelle nostre vicine stanno in relazioni armoniche
precise l’una con l’altra nei termini delle loro distanze relative.

Il concetto dell’oscillatore centrale ci dà anche una spiegazione del perché osserviamo onde
eteriche a spirale, come negli esperimenti di Kozyrev. Non importa dove ci troviamo nella Sfera
dell’Universo, l’energia eterica starà costantemente subendo più di un tipo di movimento: le
pulsazioni in uscita ed in entrata dell’oscillatore centrale e la rotazione della sfera stessa.
Questi movimenti sono replicati a tutti i differenti livelli di grandezza attraverso tutto
l’Universo. Così ogni volta che si crea un’onda che passa attraverso un mezzo eterico, l’onda
viaggerà sempre a spirale, in accordo con la geometria di come i veri movimenti si intersecano.

7.9 – PROVA EVIDENTE DEL SISTEMA AD SCILLATORE CENTRALE

La prossima domanda, ovviamente, è se queste nozioni di base siano dimostrabili o meno. E’ possibile
osservare un esempio realmente completo e unificato dell’intero complesso di concetti
dell’”Oscillatore Centrale” che abbiamo proposto nel capitolo precedente?

La nostra prima scelta per questo compito potrebbe essere una galassia. La maggior parte delle
persone ancora crede che il centro della Galassia sia un buco nero, anche se non ne abbiamo mai
fotografato uno né nella nostra Galassia né altrove, deducendone l’esistenza in via meramente
teorica. Il concetto di buco nero è un artificio matematico, anziché un concetto fisico, per cercare
di comprendere l’Universo, e non è più necessario nel momento in cui ci si libera del Big Bang.
Quello che veramente vediamo nella prova fotografica della nostra galassia è semplicemente un gruppo
luminoso compresso nel Sagittario A, come ci si aspettava, e la gran parte degli astrofisici dice
che un buco nero “si nasconda proprio dietro quel punto luminoso centrale”. Come abbiamo visto sopra
nella sezione 7.5, gli scienziati ufficiali stanno ora ammettendo che la teoria del buco nero deve
essere scartata, e il dott. Paul LaViolette, il dott. Halton Arp e altri hanno largamente
sconfessato la teoria del buco nero. Non abbiamo ancora eseguito sufficienti osservazioni della
formazione centrale della nostra galassia per determinare se mostra, di fatto, un moto pulsazionale.

Comunque, con il nostro Sistema Solare abbiamo un’eccellente possibilità di studiare questo sistema
di “Oscillatore Centrale” nella sua completezza. Il meccanismo completo è stato dedotto nel suo
lavoro da Oliver Crane, ma viene veramente consolidato solo quando introduciamo il lavoro di Ray
Tomes ed in special modo quello di J.B. Stoneking nella sua “Teoria della Risonanza Stoneking”. La
prima luce sul mistero ci viene da una scoperta di J.D. Titius nel 1766, pubblicata da J.E. Bode nel
1772 e nota come “Legge di Bode”. Questa scoperta ha rivelato che le posizioni dei pianeti sono in
realtà distanziate secondo intervalli musicali regolari. Sebbene questa teoria sia stata ampiamente
accettata per più di un secolo, mostrando oltre il 95% di precisione fino ad Urano, è stata infine
scartata dopo la scoperta di Nettuno, che ha completamente rotto il semplice schema che Bode aveva
portato avanti: e la scoperta di Plutone da parte di Percival Lowell ha reso le cose ancora
peggiori. Tuttavia, sia Tomes sia J.B. Stoneking hanno scoperto lunghezze armoniche d’onda più
lunghe che hanno corretto l’errore e mostrato che Nettuno e Plutone si trovano in realtà nelle loro
appropriate posizioni “musicali”, come si vede nelle figure 7.6, 7.7 e 7.8.

In modo ancora più sorprendente, ora sappiamo che il Sole è in realtà un oscillatore centrale! Nel
1962, R. Leighton e altri hanno scoperto che la superficie del Sole pulsa regolarmente. Nei primi
anni ’70 molti gruppi statunitensi, russi e britannici hanno confermato che il Sole oscilla
veramente in pulsazioni costanti, con la sua superficie che sale e scende di circa 3 chilometri
(1,86 miglia). Questa pulsazione avviene in vari intervalli armonici di unità base di tempo che sono
esattamente di cinque minuti, né più né meno, crescendo fino ad un valore massimo di 160 minuti (Il
fatto che il Sole abbia un battito cardiaco esattamente di cinque minuti mostra che l’Oscillatore
Centrale dell’Universo pulsa a multipli perfetti di un secondo. Questa è la ragione per cui ci
riferiamo al secondo come al “Quanto Universale del Tempo”)

Tutti i dubbi riguardo a questo effetto sono stai eliminati quando una squadra di scienziati
francesi, sovietici e statunitensi si sono radunati in Antartide per osservare e misurare
attentamente il Sole per cinque giorni completi al Polo Sud. Nel tardo mese di Dicembre il Polo Sud
vede il Sole continuamente per 24 ore al giorno; in questo ambiente, non tramonta mai. Con tempo
generalmente buono e turni continuativi, essi hanno osservato il periodo di oscillazione di 160
minuti così come l’ampiezza di pulsazione di 3 chilometri.

I prossimi diagrammi vengono dal lavoro di Stoneking, e mostrano le onde che sono create dalla
pulsazione Solare e come queste onde a turno posizionino i pianeti:

Figure 7.6 e 7.7 – Risonanza di Stoneking che influenzano le posizioni dei pianeti interni e quelli
medi.

In questo documento del 1998 J.B. Stoneking ha calcolato le lunghezza d’onda che erano prodotte da
ognuno dei differenti intervalli armonici che il Sole produce, come la pulsazione di 5 minuti, 10
minuti, 80 minuti, 160 minuti, eccetera. Queste lunghezze d’onda sarebbero state misurate come
esistenti a certe distanze dal Sole. Calcolare le lunghezze d’onda è un problema matematico semplice
che include la distanza che la superficie del Sole percorre in ogni pulsazione, (2-3 Km) il tempo
che impiega per eseguire ogni pulsazione (intervalli di 5 minuti) e la velocità a cui le onde
viaggiano, che è la velocità dalla luce (186.000 miglia al secondo).

Quando Stoneking è eseguito questi calcoli, che sono pubblicati in questo documento, ha trovato che
c’era un pianeta sul margine di ogni lunghezza d’onda che egli ha scoperto, come possiamo vedere
nelle figure. Questi “nodi” nella lunghezza d’onda erano zone di pressione minima, dove tutte le
vibrazioni si annullavano e permettevano ai pianeti di formarsi. Inoltre, l’intera eliosfera,
formata dal campo magnetico solare, è profonda esattamente cinque volte la pulsazione di 160 minuti.

Figura 7.8 – Risonanza di Stoneking nel Sistema Solare Esterno.

Inoltre, Stoneking ha scoperto che ogni pianeta è posizionato ad un determinato numero esatto di
diametri solari di distanza dal Sole. Ogni orbita planetaria cadrà perfettamente in linea con una
delle “increspature” formate dalla pulsazione del Sole attraverso l’etere dal momento che risuona
come un tamburo gigante. Il diagramma precedente fa sembrare che solo i pianeti esterni si allineano
col diametro solare, ma il diagramma non è in scala; e il diametro del sole è in realtà molto più
piccolo della pulsazione di 160 minuti. Questa connessione armonica tra le posizioni dei pianeti
fornisce il dato scientifico forte che Oliver Crane ha dedotto nel suo documento “Oscillatore
Centrale”.

Ripensiamo ancora una volta alla nostra discussione originale sul Grande Sole Centrale e su come
abbia generato una formazione “a cipolla” di vibrazioni energetiche sferiche concentriche, causate
dalle “increspature” sferiche delle sue pulsazioni che interferiscono l’una con l’altra dal momento
che si muovono fuori dal centro e poi vi vengono riflesse indietro. All’interno del nostro Sistema
Solare, dobbiamo renderci conto che queste sfere energetiche invisibili trattengono i pianeti nelle
loro posizioni. Normalmente noi visualizziamo le orbite planetarie semplicemente tracciando una
linea ellittica nella direzione del loro movimento, ma ora dovremmo ugualmente capire che essi sono
mantenuti in posizione da invisibili onde sferiche, e spinti a ruotare lungo il piano eclittico da
tutta la rotazione di A1 e A2 dal momento che essa forma il Sole e l’eliosfera. Alcune delle sfere
sono più appiattite di altre, formando orbite ellittiche anziché circolari, in base al fatto che il
Sistema Solare sta a sua volta attraversando ed è influenzato da forze della Galassia.

[Per maggiori informazioni sulle armoniche del Sistema Solare vedere la pagina di Robert Grace su
http://hometown.aol.com/MetPhys/97planetmusic.html. Molti si sono indipendentemente imbattuti in
queste connessioni. L’analisi armonica più completa del Sistema Solare che abbiamo trovato è nel
lavoro del dott. Sergey Smelyakov intitolato “La Scala Temporale Aurica e il Calendario Maya”, di
cui tratteremo soprattutto nei prossimi capitoli]

Così, quando osserviamo la vera struttura energetica del nostro Sistema Solare vediamo una serie di
forme energetiche a sfere concentriche create dal Sole con le sue pulsazioni. Ora ricordate, queste
sono sfere che esistono in tre dimensioni, non solamente sul piano eclittico: esse circondano
completamente il Sole su strati via via più estesi. Normalmente sono completamente invisibili,
sebbene nel nostro volume precedente abbiamo documentato numerosi esempi in cui sono stati
visualizzati da iniziati e mistici durante esperienze fuori dal corpo. Questo ci riporta indietro
nel tempo alle antiche visioni di Thothermes Trismestigus, al quale fece visita un dragone chiamato
Poimandres che simbolizzava la Mente Universale in modo simile a come le culture Orientali comparano
il dragone alla saggezza.

Altri due punti chiave più rivelatori sono descritti da Stoneking nel suo documento e sono
meritevoli di citazione testuale:

Un rapporto, pubblicato sulla rivista Science (27 Marzo 1998, pag. 2089) dal sismologo Naoki Suda e
altri, afferma che lui ed il suo team hanno trovato la prova che ha dimostrato che la Terra si trova
in un continuo stato di oscillazione. Egli ha riportato che le frequenze coinvolte erano tra 2 e 7
mhz (0,002 – 0,007 Hz). Se si converte questa lunghezza d’onda di 2 mhz, si ottiene 93.141.000
miglia, che, casualmente, è anche approssimativamente il raggio orbitale terrestre. [cioè la
distanza della Terra dal Sole]. Questo spettro di frequenze comprende anche 2 delle lunghezze d’onda
delle pulsazioni risonanti del Sole. (Diametro Solare x 25 = 27.680.000 miglia, 6,7mhz e Diametro
Solare x 26 = 55.360.000 miglia, 3,3 mhz). Le stesse due frequenze sono coinvolte nella distanza tra
la Terra e Venere (0,3 UA) e tra Terra e Marte (0,6 UA). [grassetti aggiunti]

Facciamo un salto qui e supponiamo che una delle frequenze risonanti di un pianeta sia uguale al suo
stesso raggio orbitale e che esso irradi questa onda di riflessione nel plasma interplanetario. Si
può trovare un’altra prova che possa supportare questa idea?

Se guardiamo al pianeta più grande del sistema solare, Giove, ed alla sua orbita intorno al Sole,
vediamo come esso influisca su due gruppi di asteroidi conosciuti come i Troiani. [Questi gruppi] sono 60° avanti e 60° dietro [la posizione orbitale di] Giove. (Se si disegna una linea retta dal
Sole a Giove e si va ad un angolo di 60° dal Sole verso il punto dove interseca l’orbita di Giove,
[si trovano i Troiani su ogni estremità]). Come sappiamo, la somma degli angoli interni di un
triangolo è di 180°. Se si disegna una retta dal Sole verso [entrambe] i Troiani, e poi verso Giove
e indietro verso il Sole, si forma un triangolo equilatero con 3 angoli interni di 60°. Tutto questo
significa che la distanza dei Troiani da Giove è la stessa di quella di Giove dal Sole: 483,3
milioni di miglia. [grassetti aggiunti]

Il primo di questi punti ci mostra che il comportamento della Terra, in termini del suo rapporto di
pulsazione armonica, è intimamente collegato con la distanza dal Sole. Questo può essere possibile
solo con un “medium quantico” esistente tra essi nello spazio. Quindi, la “formazione triangolare”
che Stoneking menziona tra Giove, il Sole e gli asteroidi Troiani suggerisce che nei campi
energetici di cui stiamo parlando sono all’opera forze geometriche, cosa che concorda
olograficamente con quanto abbiamo osservato a livello quantico, come visto nei precedenti capitoli.

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