La Dottrina Termica della salute

pubblicato in: AltroBlog 0
La Dottrina Termica della salute

di Manuel Lezaeta Acharan

tratto da “La medicina alla portata di tutti”

Il nostro corpo ha due rivestiture: la prima è l’esterna, ci isola dall’ambiente che ci circonda e
si chiama «pelle», la seconda è l’interna, copre le cavità del nostro organismo e si denomina
«mucosa». La salute ossia, la normalità funzionale del corpo, dipende dall’equilibrio termico fra
pelle e mucosa.
L’uomo è un animale a sangue caldo, il cui calore allo stato di salute, è di 37 gradi centigradi .

La circolazione sanguigna, risultato dell’attività nervosa, determina nel corpo la temperatura che
sarà normale se il sangue circola uniformemente. L’alterazione circolatoria del fluido vitale,
prodotta da uno squilibrio termico, origina e mantiene nell’organismo congestioni e anemie.
La temperatura sarà maggiore nella zona congestionata e minore in quella regione del corpo in cui la
circolazione sanguigna è deficiente, perché la pletora di questa è il risultato di una maggiore
attività nervosa, e la deficiente attività di questa energia determina invece la scarsa irrigazione
di sangue.

Come rivela l’iride degli occhi, più accentuata è la congestione nelle viscere del corpo, più
deficiente è la circolazione del sangue nella pelle, estremità e cervello. Questo è lo squilibrio
termico che caratterizza lo stato di alterazione variabile della salute umana, qualsiasi siano i
sintomi e le sue manifestazioni.
Nella sua attività normale, l’organismo umano mantiene sempre una temperatura uniforme: 37 gradi
centigradi , tanto sulla pelle quanto nelle mucose intestinali. Questa normalità termica è la
conseguenza di una uniforme irrigazione sanguinea nei tessuti che vengono riscaldati dal calore
dello stesso sangue.
Questo equilibrio termico, permettendo il normale funzionamento della macchina umana, è fonte di
salute.

Tutte le infermità costituiscono sempre uno squilibrio termico in grado variabile per l’aumento
della temperatura interna del corpo, per congestione delle viscere con diminuzione del calore della
pelle e delle estremità per deficiente irrigazione sanguinea. Questo squilibrio della temperatura,
origina disturbi variabili alle funzioni organiche perché gli organi congestionati lavorano male per
la sovrabbondanza del sangue, e così pure gli organi anemici alterano il loro lavoro, per scarsa
irrigazione sanguinea.
Essendo la malattia una manifestazione del disordine funzionale dell’organismo per squilibrio
termico, è sempre caratterizzata dalla febbre, non può quindi esistere un infermo senza febbre.
Quando questa è constatabile per mezzo del termometro applicato sotto l’ascella è perché si trova
rifugiata nell’interno del corpo.

Nelle affezioni acute, la febbre, la cui origine è sempre nell’interno del ventre, si propaga a
tutto l’organismo, manifestando reazioni salutari delle difese naturali, che procurano la
purificazione organica.
La febbre interna che non viene alla superficie del corpo, è caratteristica in tutti gli infermi
cronici; essa rivela l’insufficiente difesa dell’organismo ed è causa di denutrizione ed
intossicazione perché favorisce le putrefazioni intestinali.
Con la febbre alla superficie del corpo si manifesta la reazione salvatrice; invece con la febbre
interna, che raffredda la pelle e le estremità del corpo, si denuncia la deficiente attività
organica, vale a dire l’indebolimento dell’energia vitale del soggetto.

L’uomo è l’unico essere del creato che vive squilibrando le temperature del corpo
In effetti il vestito inadeguato effemina la pelle, e gli alimenti indigesti generano febbre nelle
viscere.
La pelle, continuamente sottratta al conflitto termico che l’atmosfera ci offre, si indebolisce
progressivamente e si raffredda. Gli indumenti inadeguati, attorniano il corpo di un calore
artificiale, risparmiandogli la necessità di produrre costantemente il proprio calore mediante
l’attiva irrigazione sanguigna della pelle. D’altra parte, gli alimenti cotti ed indigesti, esigendo
uno straordinario e prolungato sforzo digestivo, per reazione nervosa, congestionano le mucose e le
pareti dello stomaco e degli intestini, aumentando la temperatura interna del corpo, alterando in
tal maniera il calore della pelle e delle estremità.

Insisto! Il lavoro forzato e prolungato, che esige nello stomaco ed intestini l’elaborazione degli
alimenti inadeguati, significa reazione nervosa e circolatoria che aumenta la temperatura interna
del corpo a spese del calore stesso, per indebolimento delle attività della pelle, attorniato di un
calore prestato da un vestiario che lo sottrae al conflitto che l’atmosfera offre a tutti gli esseri
viventi.
La febbre interna, che consuma la vita delle genti, ha origine in queste due cause: congestione
dell’apparato digerente a causa dei continui sforzi giornalieri che esigono gli alimenti inadeguati
per essere digeriti; indebolimento della pelle per mancanza del conflitto con gli agenti atmosferici
dovuto all’inconveniente vestiario.

Più debole è la temperatura della pelle, maggiore è il calore nelle mucose nell’interno del ventre.
L’indebolimento della pelle ricarica il lavoro delle mucose, ed è in queste che si dirigono le
sostanze malsane non asportate dai pori per la deficiente irrigazione sanguinea della superficie del
corpo. Forzate le mucose a realizzare un lavoro straordinario, per reazione nervosa e circolatoria
si irritano e congestionano progressivamente producendo la febbre. Con quanto esposto, si spiega
facilmente il perché dei raffreddori, dei catarri, delle polmoniti e di tutte le infiammazioni
interne in generale.

Il raffreddore è precisamente un acuto squilibrio termico, caratterizzato da freddo esterno e febbre
delle viscere. Il processo congestivo ed infiammatorio si accentua di preferenza negli organi più
deboli per predisposizione personale e per mal regime di vita.
Nel moribondo lo squilibrio termico arriva al suo massimo grado poiché, mentre il freddo si
impossessa della sua pelle e delle sue estremità, la febbre lo consuma internamente come lo comprova
il polso o l’infiammazione interna, che si riflette nell’iride degli occhi.
Come alla pelle anemica corrispondono mucose congestionate e febbricitanti, cosi l’attivo lavoro
della pelle decongestiona, rinfresca e vitalizza le mucose che coprono le cavità interne del nostro
corpo.
Malattie eruttive come la rosolia, il vaiolo, la scarlattina, ecc. ecc. sono destinate a purificare
l’organismo che si trova allo stato di infermità cronica.

Nella stessa misura in cui fiorisce il -male sulla pelle, si scaricano le materie morbose
all’interno del corpo. Al contrario, quando si soffocano le eruzioni della pelle, la materia
perniciosa si dirige cercando un’uscita attraverso le mucose, producendo gravissime infiammazioni e
congestioni nei tessuti polmonari, bronchiali, renali e nei sistemi circolatorio e nervoso. Con
quanto ho detto, si spiega come le affezioni acute senza febbre esterna siano le più gravi e più
difficoltose da curare.
In infermi cronici, estremamente indeboliti la cui vitalità è consumata per intossicazione e per
impotente sforzo difensivo della Natura incompresa, mutilata e soffocata con farmaci, è comune
vedere che il termometro sotto il braccio accusa 35 gradi centigradi mentre la febbre interna è
all’incirca sui 40 gradi e più e si manifesta, per la inusitata attività del cuore, con un polso di
120 battiti al minuto.
Come si vede in questo caso, e lo abbiamo comprovato una infinità di volte, il termometro serve solo
per perturbare il criterio, in quanto si riferisce a febbre. Invece il polso è la guida più sicura
per comprovare la temperatura normale o anormale del corpo umano, secondo la mia Dottrina, sempre
che i nervi non siano addormentati per intossicazione intestinale o medicamentosa.

Esiste una relazione stabile fra l’attività del cuore e la temperatura interna del corpo. Nello
stato di riposo, in un adulto 70 pulsazioni al minuto corrispondono ad un calore pari a 37 gradi
centigradi all’interno del ventre; 80 pulsazioni accusano temperatura sopra i 37° ½ ; 90 pulsazioni
per minuto rivelano una febbre di 38 gradi; 100 pulsazioni corrispondono a 39 gradi di febbre, con
110 pulsazioni si aumenta a 39° ½ ; con 120 si hanno 40 gradi di febbre e, quando si aumenta i 120
battiti al minuto, si ha la certezza che il calore interno del corpo si è elevato sopra i 40 gradi.
Man mano che la temperatura aumenta all’interno del ventre, accelera proporzionalmente l’attività
del cuore, che si manifesta con un polso rapido sempre più, anche quando il termometro posto sotto
l’ascella non registra calore normale.

Il polso inferiore ai 70 battiti denuncia una debolezza nervosa dovuta ad intossicazione intestinale
o medicamentosa.
Nei bambini appena nati, normalmente le pulsazioni arrivano fino a 150 battiti al minuto, a tre anni
il numero normale è di 100 e a quattordici di 75, per ridursi a 70 a vent’anni. Passati i sessanta
il polso accelera fino a 80 pulsazioni al minuto; ciò è dovuto all’aumento di calore interno del
corpo per anemia della pelle degli anziani.
La febbre interna che, come abbiamo detto si origina per lo sforzo digerente che esige
l’elaborazione degli alimenti inadeguati, si fa cronica per i comuni abusi che si commettono
nell’alimentazione e per l’effeminamento della pelle.
Salvo una privilegiata costituzione organica, se costantemente per varie volte al giorno forziamo il
lavoro dell’apparato digerente con alimenti indigesti, congestioneremo in forma permanente, più o
meno grave, le mucose, pareti dello stomaco e gli intestini. I tessuti di questi organi si fanno
spugnosi in grado variabile ritenendo maggiore quantità di sangue del normale, come rivela l’esame
dell’iride degli occhi dell’infermo.

Questo stato congestivo degli organi della digestione, eleva in loro la temperatura normale, poiché
il sangue porta calore e la sua maggiore affluenza si traduce in aumento della temperatura interna
con la diminuzione del calore della pelle e delle estremità del corpo.
Rimane così spiegato lo squilibrio termico costituente lo stato dell’infermo, senza distinzione dei
sintomi, come vedremo. Si spiega pure l’esistenza della febbre interna, che non viene rivelata dal
termometro e che è caratteristica negli infermi cronici, ed inoltre la febbre esterna, propria delle
affezioni acute.

Febbre locale
Oltre alla febbre interna, che si origina e mantiene nell’intestino, si presenta generalmente negli
infermi, una febbre locale nella zona o organo del corpo direttamente compromesso dal disordine
generale, che inizia sempre nell’apparato digerente. Così, se si piantasse una spina in un dito, si
noterebbe ben presto un’infiammazione locale con aumento della temperatura precisamente nel punto
affetto. Fenomeno analogo si produce nella polmonite, nella nefrite, nell’appendicite, nel
reumatismo acuto ecc. ecc. Il trattamento curativo dovrà quindi contemplare questi due aspetti dello
squilibrio termico che permettono una immediata normalizzazione se si vuole ottenere una perfetta
guarigione o, per meglio dire, un ritorno alla salute.
Il freddo abituale alla pelle, piedi e mani denuncia febbre interna, con deficiente circolazione
sanguigna nelle estremità e superficie del corpo; il sangue che manca in queste regioni, si trova
stagnante all’interno dell’organismo, di preferenza nel ventre.
In queste condizioni di squilibrio termico del corpo, le funzioni organiche si alterano
fondamentalmente sempre più, rovinando la vitalità dell’infermo e portandolo infine alla morte per
denutrizione ed intossicazione, a causa delle putrefazioni intestinali elaborate nel ventre
febbricitante.
La febbre interna – E’ il nemico che dobbiamo combattere in tutti gli infermi poiché solo con essa
si dà vita al microbo; quindi teniamo presente che, con 37 gradi di calore nel corpo non vi è
virulenza microbica, come spiegherò più avanti.

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *