Introduzione alla meditazione di visione profonda – Parte seconda

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Introduzione alla meditazione di visione profonda – Parte seconda

(parte seconda)

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Traduzione di Mauro Barinci

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Introduzione
Sostenere l’attenzione
Stando seduti
Camminando e stando in piedi
Stando distesi
Coltivare il cuore
La riflessione
Contemplare la pratica
Vivere consapevolmente
Altri suggerimenti
Note sulla postura

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– LA RIFLESSIONE –

– Consapevolezza non selettiva –

La meditazione può svolgersi anche senza un oggetto specifico, in un stato
di contemplazione pura, o ‘consapevolezza non selettiva’.

Dopo aver calmato la mente con uno dei metodi descritti in precedenza,
consapevolmente mettete da parte l’oggetto di meditazione. Osservate il
flusso delle immagini mentali e delle sensazioni nel loro sorgere, senza
indulgere in critiche o apprezzamenti. Notate ogni avversione e attrazione;
contemplate ogni incertezza, felicità, irrequietezza o tranquillità al loro
nascere. Quando il senso di chiarezza diminuisce, o se cominciate a sentirvi
sopraffatti dalle impressioni, potete ritornare a un oggetto di meditazione
(come il respiro). Quando ritorna un senso di stabilità potete nuovamente
abbandonare l’oggetto della meditazione.

Questa pratica dell”attenzione pura’ si presta bene all’osservazione dei
processi mentali. Oltre a osservare i particolari ‘ingredienti’ della mente
possiamo rivolgere l’attenzione alla natura del contenitore. Per quanto
riguarda i contenuti mentali, gli insegnamenti buddhisti mettono in rilievo
soprattutto tre semplici e fondamentali caratteristiche.

In primo luogo c’è la mutevolezza (anicca), l’eterno processo dell’inizio e
della fine al quale tutte le cose sono sottoposte, il costante movimento del
contenuto della mente. Il contenuto mentale può essere piacevole o
spiacevole, ma non si ferma mai.

C’è anche un senso di insoddisfazione (dukkha), persistente, spesso
impercettibile. Le sensazioni spiacevoli lo evocano facilmente, ma anche
un’esperienza piacevole causa una stretta al cuore quando finisce. Così nei
momenti migliori permane una qualità di incompiutezza in ciò che la mente
sperimenta, un vago senso di insoddisfazione.

Man mano che il costante nascere ed estinguersi delle esperienze e degli
stati d’animo diviene familiare, diviene inoltre chiaro che – dato che
questi contenuti sono impermanenti – in realtà nessuno di essi vi
appartiene. E, quando i contenuti tacciono – rivelando una luminosa
spaziosità della mente – non si trova alcuna caratteristica puramente
personale! Questo può essere difficile da capire, ma in realtà non c’è
nessun ‘me’ e nessun ‘mio’ – la caratteristica del ‘non sé’ o impersonalità
(anatta).

Investigate a tutto campo e notate come queste qualità appartengano a tutte
le cose, fisiche e mentali. Indipendentemente dal fatto che le vostre
esperienze siano gioiose o a malapena sopportabili, questa contemplazione
condurrà a una prospettiva serena ed equilibrata rispetto alla vostra vita.

– Contemplare la pratica –

Questi esercizi di meditazione servono tutti a porre le basi per la
consapevolezza delle cose così come sono. Focalizzandovi senza riserve sulle
varie esperienze, noterete con maggiore chiarezza lo stato della mente
stessa – ad esempio, se al momento siete svogliati oppure superzelanti nella
vostra pratica. Con un approccio minimamente onesto diviene evidente che la
qualità della pratica meditativa dipende non dall’esercizio che si usa, ma
da ciò che ci mettete voi. Con questo genere di riflessioni sarete in grado
di vedere più in profondità nella vostra personalità e nelle vostre
abitudini.

Ci sono alcuni punti che è utile avere in mente ogni volta che meditate.
Considerate se state cominciando con freschezza ogni volta – oppure, anche
meglio, a ogni respiro o passo. Se non praticate con mente aperta potete
ritrovarvi a cercare di far rivivere un’intuizione che avete avuto, oppure a
essere riluttanti a imparare dai vostri errori. C’è il giusto equilibrio
nell’energia per cui fate tutto quello che potete, senza forzarvi troppo?
Siete in contatto con ciò che sta effettivamente accadendo nella mente,
oppure vi servite di una tecnica in modo ottuso, meccanico? Per quanto
riguarda la concentrazione, è bene verificare se state mettendo da parte
questioni che non sono di importanza immediata, ovvero se indulgete a vagare
tra pensieri e stati d’animo. Oppure, state cercando di reprimere delle
sensazioni senza riconoscerle e rispondere in modo appropriato?

La concentrazione appropriata è ciò che unifica il cuore e la mente.
Riflettere in questo modo vi incoraggia a sviluppare un approccio adeguato.
E naturalmente la riflessione vi mostrerà di più che non come meditare: vi
darà la chiarezza per comprendere voi stessi.

Ricordate, finché non avrete sviluppato una certa destrezza e scioltezza
nella meditazione, è meglio usare un oggetto di meditazione, come il
respiro, per focalizzare la consapevolezza e come antidoto nei confronti
della natura opprimente delle distrazioni mentali. Anche in questo caso,
indipendentemente da quanto tempo abbiate cominciato a praticare, è sempre
di aiuto ritornare alla consapevolezza del respiro o del corpo. Sviluppare
questa abilità di ricominciare conduce a stabilità e scioltezza. Con una
pratica equilibrata vi rendete conto sempre di più di come sono il corpo e
la mente e vedete come vivere con maggior libertà e armonia. Questo è lo
scopo e il frutto della Meditazione di Visione Profonda.

– Vivere consapevolmente –

Con la pratica della Meditazione di Visione Profonda vedrete più chiaramente
i vostri atteggiamenti e arriverete a conoscere quali sono utili e quali
creano difficoltà. Un atteggiamento aperto può far sì che anche le
esperienze spiacevoli diventino occasione di saggezza – ad esempio,
comprendendo il modo in cui la mente reagisce al dolore o alla malattia.

Quando vi accostate a esperienze del genere in questo modo, spesso siete in
grado di sciogliere la tensione e la resistenza al dolore, e di alleviare
quest’ultimo in modo considerevole. D’altro canto, un moto di impazienza
porta a risultati diversi: vi irritate nei confronti degli altri se
disturbano la vostra meditazione; siete frustrati se la pratica non sembra
progredire con sufficiente rapidità; cadete in stati d’animo spiacevoli per
questioni insignificanti. La meditazione ci insegna che la pace della
mente – o la sua assenza – dipende fondamentalmente dal contemplare, o meno,
gli eventi della vita con uno spirito di riflessione e di apertura.

Esplorando le vostre intenzioni e i vostri atteggiamenti nella quiete della
meditazione, potete investigare il rapporto tra desiderio e insoddisfazione.
Vedete le cause della scontentezza: volere ciò che non avete; respingere ciò
che non vi piace; non essere in grado di conservare ciò che volete. Questo è
particolarmente oppressivo quando siete voi stessi l’oggetto della
scontentezza e del desiderio. Non è facile per nessuno essere in pace con la
propria personale debolezza, specialmente quando nella società viene tanto
enfatizzato lo stare bene, il farsi avanti e ottenere il meglio. Di fatto
aspettative di questo tipo rendono difficile accettarci per quelli che
siamo.

Tuttavia, con la pratica della Meditazione di Visione Profonda scoprite uno
spazio che vi consente di prendere una certa distanza da ciò che pensate di
essere, da ciò che pensate di avere. Contemplando queste percezioni diviene
più chiaro che non possedete nessuna cosa in quanto ‘me’ o ‘mio’; ci sono
semplicemente esperienze, che vanno e vengono nella mente. Così se, per
esempio, esplorate un’abitudine che vi irrita anziché deprimervi a causa
sua, non la rinforzate ed essa se ne va. Può ripresentarsi, ma questa volta
è più debole e voi sapete cosa fare. Coltivando una quieta attenzione i
contenuti mentali perdono forza e può accadere che svaniscano, lasciando la
mente chiara e fresca. E’ così che la visione profonda procede sul suo
cammino.

Essere capaci di pervenire a un quieto centro di consapevolezza nel flusso
mutevole della vita quotidiana è il segno di una pratica matura, poiché la
visione profonda acquista enormemente in capacità di penetrazione quando è
in grado di estendersi a tutte le esperienze. Cercate di usare la
prospettiva della visione profonda quale che sia l’attività del momento –
lavori domestici, guidare l’auto, prendere una tazza di tè. Raccogliete la
consapevolezza, mantenetela ferma su ciò che state facendo e risvegliate un
senso di investigazione nella natura della mente in attività. Usare la
pratica per centrarsi sulle sensazioni fisiche, gli stati mentali o la
consapevolezza di ciò che si vede, si ode o si odora può sviluppare una
contemplazione continua, che converte gli atti della vita quotidiana in
fondamenta per la visione profonda.

A mano a mano che si radica nella consapevolezza, la mente diviene libera di
rispondere in modo appropriato al momento presente, e c’è maggiore armonia
nella vita. Questo è il modo nel quale la meditazione fa ‘lavoro sociale’ –
portando la consapevolezza nella vostra vita, apporta pace nel mondo. Quando
siete in grado di convivere pacificamente con la grande varietà delle
sensazioni che sorgono nella coscienza, siete in grado di vivere in modo più
aperto nel mondo e con voi stessi così come siete.

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