Il vuoto del silenzio “riempito” da una musica inesistente

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Il vuoto del silenzio «riempito» da una musica inesistente

PATOLOGIE MISTERIOSE

21 giugno 2013

Allucinazioni uditive: in casi rarissimi, in chi è sordo, il cervello colma l’assenza di rumori con
suoni che solo l’interessato sente

Una signora di 68 anni che da diversi mesi sta progressivamente perdendo l’udito, comincia a sentire
dall’orecchio sinistro una voce maschile che canta canzoni della sua infanzia. Una stranezza
incomprensibile. Dopo un po’, a questa voce si aggiunge quella di un vero e proprio coro. La signora
percepisce questa musica come se venisse dall’ambiente circostante, e la sente giorno e notte. È
musica, ma non si tratta di un’esperienza piacevole, anzi il fenomeno è irritante, specie quando la
signora cerca di addormentarsi. E non c’è modo di fermare questo maledetto concerto.
Il caso è riportato in un articolo, pubblicato, a fine 2012, sulla rivista Lancet, scritto da due
medici inglesi, Christopher Johns e Tadas Zuromskis, che hanno avuto occasione di visitare la
paziente. Tutte le analisi effettuate hanno escluso disturbi psichici, quindi non si tratta di
allucinazioni dovute a una forma tardiva di schizofrenia, e le indagini consentono di escludere
anche possibili cause organiche come una forma di epilessia o un tumore cerebrale.

Casi di allucinazioni uditive in persone che non soffrono di disturbi psichici compaiono di tanto in
tanto nella letteratura medica. Sul The journal of neuropsychiatry and clinical neurosciences è
stato pubblicato di recente il caso di un signore portoghese di 75 anni con ridotta capacità
uditiva, anche lui perfettamente sano di mente, che ha iniziato a sentire canzoni della musica
popolare del suo Paese da entrambe le orecchie. Poteva riconoscere le canzoni, che ricordava di aver
sentito molte volte, e le percepiva anche lui come se venissero dal mondo esterno, anche se si
rendeva conto che così non poteva essere, anche perché le sentiva ovunque si trovasse. Questi casi
non dovuti né a una psicosi, né a una forma di epilessia, né a una lesione organica, vengono di
solito diagnosticati come «allucinosi musicali». Secondo Tim Griffiths, professore di neurologia
cognitiva alla Newcastle University Medical School, autore di un articolo in merito pubblicato sulla
rivista Brain, le allucinosi musicali «si riscontrano più comunemente in soggetti con una sordità
acquisita moderata o severa, e come tali potrebbero rappresentare una forma auditiva della sindrome
di Charles Bonnet», così chiamata dal nome del suo scopritore vissuto tra il 1720 e il 1793.

Di norma questa sindrome è caratterizzata da complesse allucinazioni visive in persone che hanno
importanti problemi di vista. I criteri diagnostici precisi sono stati fissati nel 1967 dal
neurologo George de Morsier, che propose di chiamarla appunto sindrome di Charles Bonnet. Da allora
si è però scoperto che, in alcuni casi il fenomeno è uditivo invece che visivo. Alla base di queste
forme di allucinazione, che non hanno nulla a che vedere con quelle di chi ha un disturbo mentale,
c’è l’assenza di segnale. Vuole dire che in mancanza di un segnale proveniente dall’organo di senso,
in questo caso l’orecchio; le strutture cerebrali deputate alla sua elaborazione cominciano a
produrre suoni che possono diventare strutturati e generare vere e proprie musiche. Si tratta quasi
sempre di musiche che sono da lungo tempo immagazzinate nella memoria, ed è per questo che spesso si
tratta di brani imparati durante l’infanzia, di musiche di Natale, o comunque di canzoni popolari.
In alcuni casi, però, succede esattamente il contrario, come è accaduto a un musicista
professionista di 35 anni, il quale, in seguito a una piccola emorragia cerebrale che aveva
coinvolto un’area uditiva, ha sperimentato un’allucinazione musicale che ripeteva in continuazione
proprio la melodia del brano che stava studiando in quel momento. «Questo episodio rinforza
l’ipotesi che i circuiti nervosi correlati alla memoria uditiva siano strettamente coinvolti con i
meccanismi che generano allucinazioni visive» affermano Tanit Ganz Sanchez e i suoi collaboratori,
autori di un articolo di revisione sull’argomento pubblicato sugli Arquivos de Neuro-psiquiatria.

Nella letteratura scientifica vengono riportati molti casi singoli di allucinazioni musicali,
proprio perché la loro stranezza colpisce i medici che li hanno in cura. Ad esempio, è stato
segnalato il caso di un paziente che poteva «cambiare disco», ossia modificare la melodia che
sentiva. Bastava che cominciasse a canticchiare un nuovo motivo e quello un po’ alla volta arrivava
a sostituire il precedente. In un altro caso il cambiamento avveniva in maniera ancora più
sconcertante: per modificare la musica, il paziente aveva scoperto casualmente che doveva sfogliare
le pagine di un libro. A causa di questa segnalazione sporadica dei casi e del fatto che si tratta
di disturbi a cavallo tra l’otorinolaringoiatria e la neurologia, non sono molti gli specialisti in
grado di comprendere tali fenomeni e di trattarli da un punto di vista terapeutico. Anche su questo
versante non vi sono certezze. «Alcuni autori sottolineano come un supporto per il miglioramento
dell’udito possa ridurre o anche eliminare le allucinazioni musicali» dicono ancora il dottor Tanit
Ganz Sanchez e i suoi collaboratori. È un approccio logico, considerando che la causa del fenomeno
sembra proprio da attribuire al silenzio forzato cui la sordità costringe il cervello. Sono state
riportate anche cure effettuate con vari tipi di medicine, come anticonvulsivanti, antipsicotici,
supplementi di vitamine, antidepressivi, e il donepezil, un farmaco anticolinergico di solito
impiegato nel trattamento dell’ Alzheimer. Ma non esiste un trattamento condiviso. Secondo Tanit
Ganz Sanchez la complessità di questi fenomeni richiede comunque l’azione combinata di più
specialisti, di un vero e proprio team interdisciplinare integrato».

Danilo Di Diodoro – corriere.it

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