Il pensiero e la gabbia della mente

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Il pensiero e la gabbia della mente

di Carlo Dorofatti

In anteprima un estratto del libro di Carlo Dorofatti “Nient’altro che se stessi. Incanti e
disincanti della nuova era” (Nexus Edizioni, 2010)…

da scienzaeconoscenza.it

Il seguente articolo è tratto dal libro di Carlo Dorofatti “Nient’altro che se stessi. Incanti e
disincanti della nuova era” (Nexus Edizioni, 2010).

La mente non é noi: tutti i nostri pensieri vengono da una Mente ben piú vasta della nostra,
universale.
Sri Aurobindo

Il pensiero non è qualcosa che produciamo, ma una “sostanza” nella quale siamo immersi. È il nostro
habitat naturale, nel quale agiamo e creiamo effetti e rispondenze. Noi infatti “elaboriamo”
pensiero, non lo produciamo: il pensiero non è parte di noi, non ci appartiene. Siamo abituati ad
identificarci nei nostri pensieri, ma la verità è che noi siamo solo il canale attraverso il quale
scorrono.

L’essere umano partecipa ad un ecosistema multidimensionale di energia-pensiero. L’uomo riceve
pensiero elaborato da specie “inferiori” (meno complesse) ed elabora pensiero-cibo per specie
“superiori” (piú complesse), all’interno di una vera e propria “catena alimentare”.

È interessante considerare che noi, nella nostra attuale condizione, non solo non produciamo
pensiero, ma non siamo neppure fruitori del pensiero che elaboriamo, o meglio, non lo siamo in tempo
reale. Quando crediamo di pensare, ci stiamo semplicemente ricordando di aver elaborato “qualcosa”
che la mente ha adattato a sé, rielaborando i nostri pre-giudizi. Praticamente viviamo in una
“differita” della realtá, riveduta e corretta dalla mente.

Se viviamo in un’illusione della mente, come possiamo “essere”?
Se non pensiamo, come possiamo “agire”?

Noi non siamo mai nel “qui e ora”, ma sempre nel passato o nell’idea del futuro, comunque elaborata
secondo il nostro schema di abitudini e di preconcetti. Noi viviamo nel “ricordo”.

Usare davvero il pensiero significa essere capaci di una consapevolezza e di un potere che abbiamo
disimparato ad applicare. E ricordiamoci che l’elaborazione del pensiero non avviene nel cervello.
Il cervello é solo un coordinatore della mente: l’elaborazione del pensiero é un atto che riguarda
tutto il nostro corpo ed in particolare alcuni organi come l’intestino e il cuore.

Ma questo “pensiero”, che canalizziamo ed elaboriamo, che ci permette di elaborare la realtá e di
partecipare ad un ecosistema di intelligenze, é proprio quello che ci serve per evolverci? Intendo
dire, non solo per progredire e per svilupparci come specie senzienti, ma per evolverci come
Coscienza?
La vera coscienza, la vera consapevolezza, é libera dai vincoli della mente. É libera dai processi
mentali, emancipata dal pensiero che costringe la nostra percezione entro i limiti dei sensi, delle
tre dimensioni e del tempo. Quando siamo consapevoli siamo semplicemente qui, e quindi dappertutto,
ed ora, e quindi nell’eterno. Non esiste altro luogo e sopratutto non esiste altro tempo, non
esistono i vincoli del passato, le limitazioni del ricordo e della memoria che ci costringono entro
schemi e processi vecchi, abitudinari e pre-programmati, da noi stessi o da altri. E non esiste la
tensione del futuro che mai ci permette di essere ció che siamo. Il flusso di pensiero cessa
finalmente. Da quel momento, in quel momento, siamo noi ad essere, a produrre il Pensiero.

Solo se riusciamo ad emanciparci dal ricordo possiamo essere nel presente. Ma non basta: solo se
riusciamo e uscire dal flusso del pensiero possiamo eludere i programmi che ci allontanano dalla
realtá di noi stessi e delle cose. Non si tratta solo di smettere di vivere nel ricordo e quindi di
usare finalmente il pensiero in tempo reale, ma di uscire dal flusso del pensiero elaborato, di
cominciare a CREARE il pensiero, essere il pensiero, anzi, superare l’idea stessa di pensiero.
Questo é possibile solo se ne siamo fuori: allora la mente, che genera l’illusione dei sensi e del
tempo, si ferma e nasce la percezione del Vero, la consapevolezza del Reale.

I flussi di pensiero, che permettono lo sviluppo delle specie viventi, sono il trampolino ma anche
la gabbia dell’evoluzione superiore, il confine che le forme-ponte devono trascendere. Sui flussi di
pensiero viaggiano i limiti del pre-concetto e sono essi stessi il supporto dei programmi di
controllo mentale architettati da noi stessi cosí come da forze sfruttatrici e predatorie.
La meditazione é non-mente, non-tempo. Fermare la mente significa fermare il tempo (concetto caro ad
Osho ma anche tipico del Buddismo Tibetano – si legga a questo proposito “Spazio, Tempo e
Conoscenza” di Tarthang Tulku).

Sappiamo che i flussi di pensiero non conducono solo la sostanza-pensiero da elaborare ma per loro
natura trasportano idee pre-elaborate, ovvero programmi mentali, e sono direttamente connessi con la
struttura temporale della nostra realtà, dove burattini e burattinai condividono un’illusione e sono
persi, sebbene in modi diversi, nel medesimo dramma umano: la distrazione dalla consapevolezza
individuale (= realtà).
Approssimandoci al 2012, e comunque giá da alcuni anni di questa potenziale Nuova Era, le linee
energetiche planetarie vengono man mano “resettate”, come effetto dell’allineamento galattico (che
peraltro altererá il campo magnetico terrestre, altro supporto ai processi di controllo).

Tutto questo produrrà nuove e straordinarie condizioni di rinnovamento spirituale, ma la densitá
temporale, e quindi il flusso di pensiero che attraversa il nostro mondo, si sta già riducendo
sensibilmente, dandoci la possibilitá quindi di sfruttare un momento eccezionale per liberarci dal
“baco”, esprimere appieno la nostra possibilitá di coscienza, emanciparci dall’illusione della mente
e dai programmi di controllo, essere finalmente produttori di pensiero e quindi svolgere appieno il
nostro ruolo di forme-ponte, irrorando l’esistente con il nostro pensiero prodotto e avvicendando
cosí le forze vicarie della natura che hanno finora presieduto ai processi evolutivi di questa
potenziale realtá.

Essere legati al pensiero o essere preoccupati per i fenomeni che possono riguardarci nel nostro
prossimo futuro significa non cogliere quanto davvero sta accadendo e, anzi, rischiare di operare al
fine di trovare “soluzioni” per evitare possibilitá straordinarie che a volte vengono percepite (o
fatte percepire) come problemi.

Il vuoto del pensiero é la libertà dell’anima.

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