Il mistero dell’uomo:”Nascita e Morte” – Parte seconda

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Il mistero dell’uomo:”Nascita e Morte”

Il mistero dell’uomo

– di Anonimo –

(Parte seconda)

La costruzione dell’Uomo

Dagli studi medici di fisiologia apprendiamo che la vita di un individuo ha inizio all’atto della
fecondazione: la fusione delle due cellule germinali, paterna e materna, porta alla formazione della
morula prima, e della blastula poi; cioè ad un processo moltiplicativo, per cui da una cellula se ne
formano due, poi quattro, otto, sedici e così via. Col passare delle settimane l’abbozzo embrionale
si differenzia, formando diversi tessuti che entreranno a comporre l’organismo completo, cioè il
muscolare, il cartilagineo, l’osseo, il nervoso ecc.

Che cosa guida le cellule a questa differenziazione non è ancora sufficientemente noto. Esperti di
biologia hanno formulato varie ipotesi fra cui quella che il nucleo delle cellule col suo codice
della vita, racchiusa nella molecola dell’acido desossiribonucleico, e il citoplasma, dove
l’attività proliferativa è governata dall’acido ribonucleico, intervengono nello stabilire gli
orientamenti moltiplicativi.

L’esecuzione costruttiva della varie parti si compirebbe sulla base di precisi modelli contenuti
nelle 23 coppie di autosomi e cromosomi. Avvenuto il concepimento, entrano in azione gli elementi
dei 4 sottopiani della materia fisica, cioè dei 4 eteri del Piano Fisico Planetario: eterico,
supereterico, sub-atomico e atomico.

Questi Elementali, chiamati anche i minori costruttori, costruiscono con materia eterica della madre
lo stampo eterico in cui devono entrare le particelle della materia fisica che formeranno il corpo
del nascituro. Questo rappresenta l’esecuzione di un programma che rassomiglia ad una catena di
montaggio che dura 40 settimane ed a cui prendono parte una intera coorte di elementali che
utilizzano i materiali raggruppati e selezionati dal Deva. Il tipo di materia è determinato
dall’atomo permanente fisico in cui sono impressi il tipo e il sottotipo, mentre le qualità vengono
determinate dal Karma generato nelle passate esistenze. Da queste qualità dipendono alcune
caratteristiche psichiche di cui si servirà l’unità mentale per sviluppare poi poteri e facoltà. A
ciò concorre anche l’azione diretta dei tre Raggi della Personalità, dell’Ego e della Monade che
influenzano rispettivamente la vita degli atomi permanenti fisico, astrale e dell’unità mentale.

Durante la gestazione l’Anima aleggia al di fuori del corpo della madre e può solo in minima parte
influenzare l’embrione per mezzo dell’atomo fisico permanente. Solo poco prima della nascita l’Anima
entra in rapporto con la sua futura abitazione fissando un capo del filo del Sutratma al cuore per
dare vitalità al nuovo organismo, e l’altro capo al centro della testa per la formazione della
coscienza.

L’intero processo costruttivo dei veicoli della personalità si svolge in una triplice sequenziale
maniera: il corpo mentale comincia a. coordinarsi in tre stadi. Tutti gli stadi della costruzione si
sovrappongono a scala e cioè quando la coordinazione del corpo mentale è al secondo stadio, allora
ha inizio il primo stadio della formazione astrale; quando il mentale è al terzo stadio e l’astrale
al secondo, ha inizio la costruzione dell’eterico, il passo successivo è l’inizio del lavoro sul
piano fisico. Il processo si ripete fino al completamento degli stadi successivi. Questo è
particolare importante perchè porta l’intero processo della nascita dell’uomo in linea con quanto
stabilito dalla legge del karma e rappresenta una stretta connessione tra quello che è soggettivo e
quello che è tangibile e visibile.

La costruzione del corpo fisico durante i nove mesi di gestazione avviene in tre fasi:

1 ) nei primi tre mesi e mezzo si svolge il lavoro dei Deva costruttori con la formazione dei
tessuti e degli abbozzi embrionali da cui derivano gli arti e i vari organi. Questo periodo vede il
terzo stadio della costruzione del doppio eterico.

2) Nei successivi tre mesi e mezzo si ha il lavoro di completamento dei diversi tessuti come il
muscolare, il nervoso, il cartilagineo.

3) Negli ultimi due mesi avviene il processo finale di consolidamento delle strutture ossee e
cartilaginee.

Tutto si svolge sotto il controllo dei Signori del Karma. A mano a mano che i veicoli, o corpi,
della personalità crescono e diventano efficienti, l’Anima può gradualmente manifestare i suoi
poteri. Perciò la nascita del corpo fisico è soltanto l’inizio del ciclo della vita cui l’essere è
sottoposto ad ogni ritorno sulla terra.

L’efficienza degli altri corpi, considerandola come una nascita, si avrà per il doppio eterico
all’età di 7 anni, per il corpo astrale a 14 anni e per il corpo mentale a 21 anni di età.

Prima del settimo anno del bambino, la vitalità dell’elementale è in gran parte il fattore
dominante. In particolare nei primi mesi si ha il periodo dell’allattamento materno, in cui gli
elementali chimici e quelli liquidi entrano in attività producendo nella madre due ormoni:
l’estradiolo e il progesterone.

a) L’estradiolo provoca lo sviluppo dei canali del latte.

b) il progesterone, stimola la crescita e la proliferazione delle cellule lattifere.

La formazione del latte nella madre, per la scienza resta un mistero; la sola materia da cui il
latte possa ricavarsi è il sangue.

Questa trasformazione costituisce un capolavoro di chimica occulta, i cui operatori sono le Essenze
elementali, o piccoli Deva specializzati del gruppo dei liquidi che, col loro sacrificio costante,
assicurano gli inizi della vita del bambino.

2 – La efficienza del corpo fisico, la protezione per la sua conservazione, l’integrazione dei
tessuti che si logorano, la cicatrizzazione delle ferite è tutta opera di abili piccoli artefici. In
questo si inserisce l’importante processo dello sviluppo della virilità: dal travaglio chimico della
pubertà nasce un individuo del tutto nuovo; il corpo viene preparato per la riproduzione che dà modo
all’uomo di valorizzare il proposito della vita soggettiva.

Le Essenze elementali del gruppo dei biochimici occulti si suddividono in molte differenti serie che
corrispondono alle varie funzioni degli organi, come ad esempio quelle dello stomaco con la
produzione dei succhi gastrici, dell’intestino con i suoi cinque milioni circa di villi intestinali
che forniscono al sangue, per il tramite del fegato, gli aminoacidi e il glucosio, quelle dei reni
che eliminano l’azoto dopo averlo trasformato in urea.

L’acqua dell’organismo umano contiene molte sostanze in soluzione e molte altre in sospensione. Gli
enzimi, che poi sono essenze elementali, non si limitano a scindere le sostanze, essi elaborano
nuova materia che serve per la reintegrazione del corpo.

Si pensa che in tutto il sistema vi siano più di 650 tipi di enzimi, alcuni ossidanti, altri
dissolventi. Meraviglioso è poi lo straordinario sistema di circolazione e distri buzione del
sangue, per arrecare alimento a tutti i tessuti e per asportare i materiali di rifiuto. Abbinata è
la funzione occulta di irradiare l’energia della vita attraverso ogni molecola di sangue, energia
che dalla Monade giunge al centro del cuore lungo il filo del sutratma.

Il materiale che il sangue porta è un misto di aminoacidi occorrenti per reintegrare i tessuti, di
zuccheri per produrre energie, di vitamine, di ormoni e di ossigeno contenuto nella emoglobina.

Anche il sangue è prodotto da elementali chimici altamente qualificati, il loro olocausto serve per
alimentare una vita più grande, quella dell’uomo. Per quanto riguarda i globuli rossi essi hanno una
vitalità dei 120 giorni, al cui termine sono eliminati, previo ricupero del ferro contenuto
nell’emoglobina.

Questo liquido, con la duplice funzione exoterica ed esoterica, è spinto in circolazione dal
propulsare del cuore che è formato da un pugno di fibre striate o muscoli involontari i quali
contraendosi fanno pulsare l’organo in obbedienza al battito del cuore dell’Universo. Tutte le
trasformazioni biochimiche del sangue e le relative manifestazioni sono opera di Essenze Elementali
Chimici, comunemente chiamate enzimi; su di essi si basano i processi vitali.

3. – La cessazione dell’attività dell’intero organismo umano, e quindi il fermo di ogni processo di
alimentazione e di reintegro di tessuti e di organi, si ha quando la nota egoica diventa indistinta,
L’Ego ritira la sua energia e abbandona il corpo fisico, dimorando per qualche ora nel doppio
eterico: E’ la morte.

Entrano allora in funzione gli elementali distruttivi: la fauna e la flora batterica cominciano
subito l’opera di dissolvimento del corpo fisico, e allora mai tanta vita come nella morte, poichè
tutti gli atomi, come i soldati di ventura dopo la morte del loro capo, cioè della loro mente
direttiva, vanno ciascuno per la propria via, per entrare in altre costruzioni molecolari. La natura
che nulla distrugge, ma tutto trasforma, utilizza poi i materiali stessi per altre forme più belle,
così la vita della materia continua come quella dello Spirito.

La morte

L’Anima, quando attraverso la personalità, ha fatto il suo esperimento nella vita terrena ed ha
acquisito esperienze e non ha più interesse a permanere nella forma fisica, rivolge la sua
attenzione verso il mondo interiore, cambiando l’orientamento del flusso della sua energia.

Allora il filo della vita e della coscienza viene ritirato e si verifica il fenomeno che chiamiamo
morte. La morte può essere anche un atto di Volontà Spirituale o una risposta al Karma di Gruppo,
come pure può avvenire per la fine di un ciclo di esistenze. Qui rientrano quei casi che chiamiamo
morte prematura o avvenuta a pochi anni dalla nascita.

Il Maestro Tibetano D.K. spiega che la morte appare senza scopo, e ciò perchè non conosciamo gli
sviluppi passati e quando il proposito, per il quale la vita terrena fu iniziata, è stato pienamente
raggiunto. In conseguenza una volta che riguardiamo la vita con un vero senso di prospettiva,
vedendola come un periodo di crescita e di esperienze in un piano più vasto, noi comprenderemo più
facilmente il fenomeno della morte e la sua funzione liberatrice.

La morte e la vita nel loro alternarsi producono l’attività base della creazione. Il problema della
morte e della relativa paura è fondato sull’amore della vita, in quanto sotto la Legge Divina nulla
si distrugge, ma tutto si trasforma e dura universalmente in eterno. La morte è il ritirarsi
dell’essenza individuale dietro il velo dell’invisibile, è il risultato di un esatto ritmo regolato
dall’Anima.

Nell’accettazione della morte può esserci la nostra vera sottomissione all’Anima che governa la
vita. Ogni uomo deve morire quando l’Anima lo richiede. Questo è un costruttivo proposito il cui
risultato è quello della distruzione delle vecchie forme per far posto ad altre, in tal caso il
potere di attrazione dell’Anima controbilancia il potere di attrazione della materia.

Comunque la morte è un fatto positivo che riguarda la coscienza, in quanto la vita continua nella
coscienza, cioè il passaggio in altra dimensione. Avviene così che noi siamo consapevoli un momento
sul piano fisico, e un momento dopo su un altro piano ove ci ritiriamo; piano che i cristiani
chiamano paradiso, purgatorio o inferno. Questi sono stati di coscienza in cui continuiamo a vivere.

Il ciclo della vita ha tre stadi: afflusso, ritenzione ed emissione. Per quanto riguarda il ritiro
del corpo vi sono tre processi: restituzione, eliminazione, integrazione.

Avviene prima il ritiro dell’Anima, l’abbandono del corpo fisico ed eterico, poi l’eliminazione del
corpo astrale e di quello mentale; segue l’integrazione quando l’Anima, libera sul proprio livello,
diventa nuovamente cosciente di sè, come Angelo della Presenza, essendo ritornata nel mondo delle
Anime. In queste fasi l’unità mentale, con gli atomi permanenti fisico e astrale, avviluppata nel
velo di vita buddica, diventa quiescente nel corpo causale.

Sdoppiamento fluidico osservato

Una visione suggestiva relativa al distacco dei corpi sottili da quello fisico al momento della
morte è stata descritta dal dott. Riblet Hout, medico americano che per 12 ore assistette sua zia
morente, in una relazione di cui qui riportiamo uno stralcio (Rivista Light 1935): “La morente aveva
73 anni, era in possesso delle sue facoltà mentali e, benchè sofferente, conversò a lungo. Dopo
circa un’ora che ero al suo capezzale, divenni consapevole, in modo più intuitivo che pratico, che
si prospettava un brusco e gravissimo mutamento nelle condizioni dell’inferma, che presto sarebbe
entrata in agonia. Il polso che un’ora prima appariva regolare e ritmico, era divenuto filiforme e
irregolare: la respirazione corta e affannosa.

Contemplavo con occhio professionale l’avvicendarsi delle varie contrazioni muscolari nella
laboriosa agonia, dato che la morente era già passata in coma, allorchè divenni all’improvviso
consapevole che in quell’ambiente si andava estrinsecando qualche cosa d’altro non percepibile
all’occhio normale.

Guardando per caso in alto, scorsi qualcosa d’inesplicabile che pareva concretizzarsi a circa due
piedi al di sopra del letto e consisteva in una vaga sostanza, simile a nebbia, che pareva
condensarsi in quel punto. Aveva l’aspetto di una nubecola fumosa ed immobile sospesa in aria, la
quale, a misura che il tempo passava, andava diventando sempre più opaca, assumendo una forma
oblunga. Quindi con mio crescente stupore, rilevai che andava assumendo certe linee, certe curve,
certe forme ben definite che le conferivano una simmetria caratteristica e suggestiva: quella
nubecola andava assumendlo forme umanoidi.

Sedetti in silenzio per parecchie ore contemplando l’emozionante spettacolo e quando quella
trasformazione divenne sufficientemente evoluta nel corpo e nel sembiante, riconobbi in quella forma
il corpo fisico e le sembianze di mia zia! Era quello il corpo spirituale di lei, sospeso in aria in
posizione orizzontale, a due piedi dal corpo fisico.

Aveva un’espressione serena, riposata, tranquilla, in aperto contrasto col corpo fisico, agitato da
moti riflessi e contrazioni penose. Riscontrai che il polso della morente, per quanto apparisse
sempre più debole e intermittente, rimaneva ancora abbastanza vivace per prolungare di qualche ora
la vita dell’agonizzante, la quale aveva cessato di emettere gemiti, assumendo un’espressione di
calma relativa.

Vigilavo con immenso interesse le modalità con cui continuava a svilupparsi il corpo spirituale, che
ora appariva avvolto in drappeggiamenti in una sorta di tessuto che ne modellava esattamente la
forma. Scorgevo chiaramente le sembianze di quel volto che erano quelle di mia zia ravvivate da una
espressione di vigore giovanile e di serena tranquillità, in aperto contrasto con le impronte della
vecchiaia e l’espressione sofferente del sembiante fisico.

Gli occhi erano chiusi, quasi che fosse immersa in un placido sonno riparatore, mentre una
misteriosa luminosità emanava da quel corpo spirituale sovrastante al corpo fisico.

Mentre contemplavo tale manifestazione con raddoppiato interesse misto a reverenza e stupore, mi
capitò di rilevare per la prima volta che una sorta di cordone fluidico, dal colore perlaceo,
scaturiva dal corpo della morente e andava a congiungersi al capo della forma spirituale. Compresi
che quel cordone fluidico doveva funzionare da tubo conduttore per la trasfusione, dal corpo fisico
a quello spirituale, degli elementi costituenti dell’uomo. Ciò mi ricordò il biblico cordone
d’argento di cui parlano le Sacre Scritture, e per la prima volta conobbi il vero significato di
tale espressione: il biblico cordone d’argento era quello che congiungeva il corpo fisico a quello
spirituale in formazione, così come il cordone ombelicale congiunge il corpo della madre a quello
del bimbo in gestazione.

Osservando con attenzione quel cordone, riscontrai che fuorusciva dalla protuberanza occipitale alla
base del cranio. Potetti anche discernere che quel cordone si inseriva nel cranio a ventaglio,
suddividendosi in numerosi filamenti indipendenti. A breve distanza dal cranio, tali filamenti
divenivano un solo cordone, il cui diametro era di circa un pollice. Appariva traslucente ed emanava
una lucidità perlacea.

Quel cordone pareva animato da un’attivissima energia vibratoria ed io ero in grado di rilevare
altresì l’esistenza di lente pulsazioni ritmiche della sostanza perlacea, con direzione che dal
corpo fisico giungeva al doppio spirituale. Quando tali pulsazioni si sprigionavano alla base del
cranio, emanavano nel tragitto una luminosità che diveniva luce all’altra estremità del percorso. E
ad ogni pulsazione che arrivava alla meta, il corpo spirituale diveniva visibilmente più vibrante di
vita e più denso, mentre per converso, il corpo fisico diveniva in misura corrispondente sempre meno
vitale.

All’alba del nuovo giorno sul volto della morente erano apparsi i segni precursori della imminente
estinzione della vita. Quindi la mia attenzione si concentrò a contemplare il corpo spirituale che
in quel momento era veramente meraviglioso. I drappeggiamenti del tessuto spirituale lo avvolgevano
morbidamente, mentre le sembianze distintissime esprimevano un atteggiamento di sereno riposo.

Ma il grande contrasto che impressionava era quello esistente tra i due corpi appartenenti alla
medesima individualità, contrasto che non consisteva unicamente nella differenza esistente tra vita
e morte, bensì nella circostanza che il corpo fisico era contrassegnato dalle impronte della tarda
vecchiaia mentre quello spirituale era animato dal vigore e dalla freschezza giovanile. Mentre il
primo aveva cessato ogni moto riflesso e cominciava ad irrigidirsi in una immobilità preludente la
morte, l’altro appariva vibrante di vitalità rigogliosa.

Nel contempo erano cessate le pulsazioni ritmiche del cordone fluidico che appariva afflosciato e
poco luminoso… Non tardai a riscontrare che i filamenti del cordone cominciavano a rompersi l’un
dopo l’altro, ritraendosi attorcigliati e scomparendo, così come avverrebbe di un filamento molto
elastico e molto teso che improvvisamente venisse reciso… Finalmente l’ultimo filamento si strappò
e scomparve: lo spirito neonato era libero! Allora il corpo spirituale, il quale si era allungato in
posizione supina sovrastante il corpo fisico, si raddrizzò, discese al lato del proprio cadavere,
sostò qualche tempo in quel punto ed aprì gli occhi. Fece poi un largo cenno di saluto, che pareva
rivolto a tutti i suoi cari e al mondo che abbandonava, quindi si elevò e sparì”.

Il fenomeno osservato dal Dott. Riblet Hout, che certamente era veggente, ci conferma quanto la
letteratura occulta riporta e che cioè quando l’Anima ritira la sua energia che fluisce attraverso i
due capi del filo d’argento (sutratma) che alimentano l’uno il cuore, fornendogli forza vitale,
l’altro la ghiandola pineale formando la coscienza, tutto il complesso vitalismo umano si arresta: è
la morte fisica.

Rescisso il cordone fluidico (il filo delle Parche che il medico vedeva color perlaceo), l’involucro
dei corpi sottili abbandona il corpo fisico ormai divenuto cadavere; il doppio eterico che riproduce
le sembianze del corpo fisico, vivificato ancora da una forza residua, si muove e assume le
posizioni e i gesti di un vivente, ma dopo breve tempo comincia a dissolversi restituendo le sue
energie al piano eterico; l’Anima nel suo corpo causale (mente superiore), inviluppata e
drappeggiata dai suoi corpi mentale e astrale, invisibile e immateriale, si equilibria al livello
che le è proprio per la sintesi dei valori e dinamismo che racchiude, per ritornare verso il regno
dello Spirito.

Morte accidentale.

Nei casi di morte improvvisa in seguito ad incidenti, uccisione o fatti di guerra, il corpo fisico
viene bruscamente abbandonato e l’essere umano si trova, in preda al terrore, proiettato nell’al di
là, avvolto dal doppio eterico, che è la controfigura del fisico, e che solo nei casi di morte
naturale si stacca subito dal corpo fisico , restituendo la sostanza eterica al serbatoio cosmico
eterico che muoiono di morte violenta non si rendono conto di essere morti e continuano a vivere
temporaneamente in modo diverso dagli altri trapassati, in quanto, conservando essi il corpo
eterico, non possono entrare in kama-Ioka.

In tale stato resteranno finchè non sarà finito il periodo di tempo per il quale il loro corpo
fisico era stato costruito, cioè fin quando non sarà scoccata l’ora in cui doveva avvenire la loro
morte naturale. Situazione penosa poichè il mondo astrale resta loro chiuso a causa dell’involucro
eterico e nello stesso tempo vi è l’impossibilità di comunicare col mondo fisico, non avendo essi
gli organi sensori del piano fisico. In tale stato questi esseri vagano incerti ancora legati alla
terra, spesso desiderosi di compiere atti di vendetta o di definire questioni che sulla terra
avevano lasciato in sospeso, ignorando che sono morti. Può essere loro di beneficio l’incontro
nell’al di là con Esseri astrali o con aiutatori che li convincano della loro avvenuta morte,
affinchè possano sentirsi distaccati dal mondo materiale. Questo è di molta utilità specialmente per
i combattenti che cadono nell’adempimento del dovere verso la Patria.

La vita dopo la morte

Subito dopo il decesso per morte naturale, la coscienza lascia l’involucro fisico e l’Ego resta al
centro del corpo astrale, allora ha una chiarezza di consapevolezza e di percezione, vede le
esperienze della vita passata svolgersi come in una scena filmata: vede i maggiori fattori che
condizionarono la passata esistenza e che determineranno la prossima incarnazione…

tratto da lista Sadhana > it.groups.yahoo.com/group/lista_sadhana

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