Il bilinguismo del cervello

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Il bilinguismo del cervello

di: Donata Allegri – ecplanet.net

Sono stati fatti molti studi per capire come mai alcune persone apprendano facilmente le lingue
mentre altri faticano. Sembra che nel mondo vi siano più di 6.000 lingue. Nel XIX secolo Paul Broca
fu il primo a sostenere l’esistenza di un’asimmetria funzionale tra gli emisferi cerebrali dell’uomo
e a ritenere che, nella maggioranza degli individui, l’emisfero sinistro presiede alla facoltà del
linguaggio articolato. Seguirono altre ricerche, utilizzando soprattutto l’osservazione di pazienti
affetti da lesioni di uno o dell’altro emisfero cerebrale. Inoltre si sa che L’abilità di
comprendere il linguaggio è una caratteristica della nostra specie. Le aree specifiche del
linguaggio sono situate nell’emisfero dominante (sinistro) e comprendono:

l’area corticale anteriore di Broca
l’area corticale posteriore di Wernicke
l’area corticale superiore

Tuttavia, all’elaborazione del linguaggio partecipano anche altre aree come le aree associative
parietali di sinistra. Le ricerche hanno evidenziato che in genere la lingua madre ha una
rappresentazione corticale più centrale nell’emisfero dominante sinistro, mentre le altre lingue
hanno una rappresentazione corticale più estesa rispetto alla prima lingua. L’acquisizione precoce
(fino all’età di sette anni) e contemporanea di più lingue determina una lateralizzazione
all’emisfero sinistro rispetto all’apprendimento tardivo (dopo il settimo anno di età) di una
seconda o terza lingua, in tal caso la loro rappresentazione non riguarda solo l’emisfero dominante
sinistro, ma anche l’emisfero destro.

Da studi recenti sembra che la predisposizione nei confronti dell’apprendimento delle lingue dipenda
dalla struttura del cervello. Michael Chee della SingHealth ha effettuato uno studio dal quale è
emerso che nell’apprendimento di una lingua straniera, entra in gioco una zona dell’encefalo
localizzata presso la parte sinistra dell’insula, sede della cosiddetta “memoria fonologica”, una
specie di rubrica per annotare temporaneamente semplici informazioni. Per condurre questo studio lo
scienziato ha preso in esame due gruppi di bilingue inglese/cinese che erano equamente bravi in
entrambi gli idiomi, i soggetti erano di madrelingua inglese.

I ricercatori hanno sottoposto i volontari ad un esercizio di ascolto per la memorizzazione di
parole francesi non comuni o di numeri. Mentre i soggetti eseguivano la prova, gli scienziati hanno
osservato in tempo reale l’attività del cervello dei bilingue con la risonanza magnetica funzionale
per immagini. Michael Chee ha constatato che il cervello degli individui nel corso di una prova
linguistica auditiva funziona in maniera differente: mentre nei bilingue molto bravi sia in inglese
che in cinese si accende di più la zona della memoria fonologica, in quelli più bravi nell’inglese
questa è meno attiva e viene rimpiazzata dall’attività di altre zone, che concentrano lo sforzo
cognitivo sul compito eseguito.

È quindi possibile che la memoria a breve termine sia più efficiente nelle persone inclini a
imparare le lingue con facilità. Questa ricerca è stata pubblicata sulla rivista dell’Accademia
delle Scienze degli Stati Uniti “PNAS”.

Istituzione scientifica citata nell’articolo:

Singapore General Hospital

Donata Allegri
E-mail: donata.allegri@ecplanet.com

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