Ansia, stress, malattia : dal quotidiano al patologico 2

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Ansia, stress, malattia : dal quotidiano al patologico 2

del Dott. Luigi Di Giuseppe – Psicologo, Psicoterapeuta – Francavilla al Mare (CH)

Introduzione
Ansia: definizione
L’ansia ed i suoi elementi
Ansia acuta e ansia cronica
Ansia come stato e ansia come tratto
I meccanismi di difesa

Lo stress
Dal benessere alla malattia
Lo stress sale della vita
Conclusioni

Lo Stress
Dopo questa lunga esposizione sull’ansia passiamo a parlare dello stress.

”Stress è un concetto scientifico che ha avuto la fortuna di divenire troppo noto, ma anche la
sfortuna di essere poco compreso.” Così commentava Hans Selye, lo scopritore dello stress, in uno
dei suoi ultimi scritti.

Di regola si adopera, infatti, tale termine solo nel senso di eccessiva tensione, logorio,
esaurimento, e l’espressione essere stressato, o essere sotto stress sta ad indicare, generalmente,
qualcosa di indesiderabile, uno stato di pericolo.

In realtà le ricerche dimostrano che il fenomeno è molto più complesso, universalmente diffuso,
utile per la vita e motivo di allarme solo quando supera un certo livello; i significati negativi
ricordati un attimo fa, allora, si applicano solo alle condizioni di stress eccessivo, considerato
in una prospettiva clinica.

Lo studio dello stress ebbe inizio nel 1926 quando Hans Seyle, allora studente in medicina, rimase
incuriosito da una circostanza tanto comune quanto trascurata dagli studiosi: l’organismo, quando è
sottoposto ad una prova impegnativa, reagisce sempre allo stesso modo; in particolare, ciò è
osservabile nelle varie malattie, dalla banale influenza al cancro.

La reazione è caratterizzata, fra le altre cose, da perdita dell’appetito, della forza muscolare e
della volontà di agire: un insieme di disturbi che venne etichettato da Selye come ”Sindrome
dell‘essere malato”. Negli scritti successivi lo stesso studioso passo ad usare il termine di stress
per designare ”la somma di tutti i mutamenti non specifici del corpo causati da un sovraccarico
delle funzioni o da un danno” o, più semplicemente ”l’indice del logorio organico”.

Fino a questo punto siamo vicini all‘opinione comune di stress. Occorsero ancora molti anni e molti
studi perchè si arrivasse ad una dedinizione più corretta: cioè la ”reazione non specifica esibita
dall‘organismo quando deve affrontare un‘esigenza o adattarsi ad una novità.”

Per stressori, o agenti stressanti si intendono invece quei fattori che provocano tale reazione.Gli
individui sono sottoposti spesso a situazioni stressanti e reagiscono, naturalmente, in maniera
diversa di fronte a problemi diversi ma gli studi dimostrano che per molti aspetti l’organismo ha
una reazione stereotipa (non specifica, appunto) con mutamenti biochimici sempre uguali tendenti a
fargli afrontare qualsiasi nuova prestazione gli venga richiesta.

Gli stimoli che prossono diventare stressori sono nella vita di ciascuno di noi, innumerevoli; di
più, dal punto di vista della capacità di provocare uno stress non importa che la circostanza da
affrontare sia piacevole o spiacevole: le conseguenze specifiche, infatti, sono ben diverse (di
felicità e di sollievo in un caso, di delusione o di sconforto nell’altro) ma l’effetto stressante,
cioè il bisogno non specifico di adattarsi ad una situazione nuova è in realtà uguale.

I mutamenti biochimici sempre presenti nella reazione di stress, consistono in una aumentata
produzione di corticoidi da parte della corteccia surrenale. Questi ormoni adattivi, come li ha
chiamato Selye stesso, hanno appunto degli effetti ideali per adattare la macchina umana alle nuove
circostanze.

Come vedremo, tuttavia, l’organismo mette in atto anche altre importanti risposte.

Una determinata circostanza della vita, o un determinato stimolo, può diventare causa di stress solo
per alcune condizioni particolari.

a. lo stimolo diventa stressore abbinandosi a processi sensoriali o metabolici di per sè stressanti.

Alcuni stimoli hanno la proprietà di causare una risposta di stress solo se l‘individuo vi è
sufficientemente esposto. Tale risposta non coinvolge i processi interpretativi superiori del
cervello, ma giunge attraverso meccanismi fisici e sensoriali (come per esempio con l’esposizione al
caldo o al freddo intenso, o ad uno sbalzo rapido di temperatuta), una vigorosa attività muscolare
(come per esempio in uno sforzo fisico isolato), e i processi digestivi e metabolici ( come per
esempio con l’assunzione di sostanze tipo la caffeina, gli anfetaminici, eccetera).

Tutti questi fattori, sia pure in modi diversi, stimolano l’attività del sistema nervoso simpatico,
che ha un ruolo fondamentale nella risposta di stress poichè mette l’organismo in uno stato di
tensione e di allerta.

L’esposizione più comune ad essi si ha frequentando determinati ambienti, svolgendo talune attività,
adottando una dieta, dedicandosi al fumo o assumendo certi medicinali; e in molti casi, va notato, è
la persona medesima che si pone in queste condizioni e si provoca così uno stress.

b. lo stimolo diventa stressore secondo la misura con cui incide sulla persona.

Lennart Levi, uno studioso svedese, ha osservato che il rapporto tra la misura degli stimoli
ambientali e la risposta di stress viene descritto da una curva ad U, nella quale i massimi gradi di
stress si trovano ad entrambi gli estremi del continuum di stimolazione (tabella 6).

Ne deriva che l’insufficienza alimentare come l’iperalimentazione, l’isolamento sociale come la
sovrappopolazione, la carenza affettiva come l’iperprotezione pongono sempre l’individuo in uno
stato di disagio e in stress notevole.

c. lo stimolo diventa stressore per il significato che la persona gli attribuisce.

Se la persona vive un aspetto del suo ambiente come avverso o minaccioso, ne risulterà una risposta
di stress.

Anche in questo caso è comunque utile comprendere che l‘eccesso di stress è in gran parte provocato
da se stessi: e ciò è dovuto al fatto che si interpreta uno stimolo, per sua natura relativamente
neutro o comune con caratteri negativi.

Tali interpretazioni dipendono da variabili individuali quali i tratti della personalità (chi è
ansioso affronta con tensione circostanze che altri ritengono tranquille), le condizioni economiche
(chi è indigente si preoccupa per cose materiali che lasciano indifferente chi ha possibilità
economiche), l’appoggio affettivo e sociale (chi vive isolato supera certi momenti della vita con
maggiore difficoltà di chi ha buoni rapporti con familiari ed amici) e così via.

Ecco allora che le varie novità dell‘esistenza di un individuo vengono ad avere un peso più o meno
grande secondo l‘importanza che vengono date loro. Tali circostanze hanno fatto dire a Selye : ”Non
è tanto importante quello che ci accade, quando il modo con cui vi reagiamo”.Quando ”il modo con cui
si reagisce” è emotivamente vivace, o quando si è esposti a stimoli troppo intensi e vari o troppo
deboli e monotoni, l’organismo attiva le sue difese attraverso due vie di natura fisica: la via del
sistema nervoso e quella del sistema endocrino od ormonale.

Entrambe giocano un ruolo importante nell‘adattamento e nella resistenza agli stressori, ponendo in
uno stato di allerta; esse contribuiscono inoltre a mantenere l’omeostasi dell‘organismo nonostante
i vari mutamenti provocati dagli stressori.

a. La via del sistema nervoso è costituita essenzialmente dal sistema nervoso simpatico e dalla zona
midollare delle surrenali.

Il primo provoca nell‘organismo una risposta “ergotropa”, capace cioè di affrontare ogni stressore,
dal lavoro allo sport, alla lotta, alla fuga di fronte al pericolo; questa risposta, immediata ma
breve, è dovuta alla liberazione di noradrenalina nel punto in cui le terminazioni nervose si
inseriscono nei vari organi e tessuti.

La zona midollare delle surrenali, che è una parte del sistema nervoso simpatico, immette nel
circolo sanguigno adrenalina e noraderenalina che agiscono, quindi, a distanza su organi e tessuti;
queste sostanze, che possono essere considerate ormoni, hanno effetti analoghi a quelli della
noradrenalina liberata nelle terminazioni simpatiche, ma più lenti a comparire e di durata assai più
lunga. Adrenalina e noradrenalina vengono anche chiamate catecolamine.

L’adrenalina, la più tipica delle catecolamine, risponde ai bisogni energetici immediati liberando
lo zucchero di riserva che si trova nel fegato, zucchero indispensabile ai muscoli ed al cervello.
Tale ormone ha evidentemente altre azioni vitali, specie sul sistema cardio-vascolare; ecco allora
l‘accellerazione del ritmo cardiaco, l’aumento della pressione arteriosa e l’aumento della
circolazione sanguigna nei muscoli e nel cervello; quest’ultima stimola il sistema nervoso centrale.

b. La via del sistema endocrino è rappresentata essenzialmente dalla corteccia surrenale, che
produce degli ormoni chiamati corticoidi, il principale dei quali è il cortisone.

Questi ormoni, detti anche ormoni dello stress o adattivi, sono immessi in circolo apportando quelle
modificazioni utili per assicurare la difesa contro l’aggressione dello stressore. Tali
modificazioni hanno un effetto più prolungato nel tempo.

I corticoidi provocano la disintegrazione delle proteine organiche (motivo per cui il bambino
sottoposto a stress notevole ha una crescita ritardata) e, partendo dagli aminoacidi che se ne
ricavano, stimola il fegato a produrre zucchero, fonte di energia facilmente disponibile (ma anche
motivo per cui il diabetico sottoposto a stress notevole ha bisogno di dosi maggiori di insulina). I
corticoidi, inoltre, inibiscono le reazioni infiammatorie provocate dagli stressori, e sono pure
responsabili della diminuzione delle difese immunitarie e della produzione di anticorpi.

Si potrebbe concludere dicendo che in fondo, l‘aumento di cortisone provocato dallo stress aiuta ad
affrontare lo stress medesimo favorendo l’apprendimento delle risposte adeguate.

Dal benessere alla malattia

Il succedersi continuo di stressori può provocare la disfunzione o la malattia di un organo
bersaglio: cioè quell‘organo che manifesta, alla fine, i segni clinici di stress esagerato.

La malattia viene, in questo caso, genericamente etichettata come psicosomatica e rientra quindi in
un capitolo che si va facendo sempre più vasto ed indipendente.

Questa sera voglio solo porre due punti alla vostra attenzione.

Il primo, in grado di spiegare l’insorgenza della malattia, è che lo stress fa aumentare la
produzione di ormini corticoidi e questi, se presenti a lungo in dosi elevate, portano fra l‘altro
alla soppressione dei meccanismi immunitari.

Il secondo punto è che, prima di giungere alla vera malattia, bisogna imparare a riconoscere le
disfunzioni iniziali attraverso quelli che Selye ha chiamato campanelli d’allarme: questo ci
permette di modificare il nostro atteggiamento e di correre subito ai ripari.

Possiamo vedere i campanelli raccolti in questa tavola.

Naturalmente, maggiore è il numero di sintomi rilevabili, maggiore è la probabilità che il grado di
stress sia elevato.

Lo stress sale della vita

Considerando ogni stimolo in grado di diventare causa di stress, dobbiamo ammettere che tutti vi
siamo continuamente, ed inevitabilmente, esposti.

Lo stress, quindi, non si può evitare.

Come ho già ricordato prima, quando diciamo sono stressato, dobbiamo allora intendere che abbiamo
superato il livello di guardia e che ci troviamo inm una condizione di disagio; allo stesso modo di
quando diciamo di avere la temperatura un pò alta e vogliamo dire che la temperatura è più alta del
normale.

Sappiamo tutti, infatti, che una certa produzione di calore corporeo è sempre presente e
indispensabile alla vita, ma dobbiamo anche sapere che una certa misura di stress è altrettanto
indispensabile.

Selye ha dimostrato che la mancanza totale di stress, come la mancanza di temperatura corporea,
significa morte; un certo grado, invece, ha effetti positivi sul comportamento umano: in questo
caso, l’organismo si prepara nel migliore dei modi per affrontare le situazioni critiche ambientali,
caricandosi in maniera adeguata.

Vari autori, infatti, considerano la risposta di stress come un meccanismo innato volto alla
conservazione che, nelle prime fasi dell‘evoluzione umana, ha permesso all‘uomo di superare le
minacce alla sua sopravvivenza. È facile vedere, in questo caso, l‘utilità adattiva dello stress.

Anche un altro studioso, Seymour Levine, della Stanford University, ha fornito le prove che un
valore ottimale di stress influisce sulla stabilità dell’organismo e dà al comportamento la sua
massima efficacia; in particolare, le sue ricerche hanno dimostrato che l‘apprendimento migliora,
che si è meno sensibili alla monotonia, e che le capacità di attenzione, di concentrazione e di
percezione si affinano.

Questo, fra l‘altro, è in accordo con quanto dimostrato da alcune ricerche svolte in campi diversi
dalla psicologia: il rendimento dell‘individuo si fa sempre più alto con l‘aumentare della tensione,
ma se questa supera un certo valore la carica diventa eccessiva; si assiste, allora, ad una specie
di agitazione (il sono teso del linguaggio comune) che porta ad un comportamento del tutto
disorganizzato ed inefficiente.Lo stress quindi, contenuto entro certi limiti, non si deve evitare:
ed è proprio basandosi su queste considerazioni e su questi risultati sperimentali che Selye ha
scritto: ”Lo stress è il sale della vita”.

Conclusioni
Bene, credo di essere ormai proprio arrivato alla conclusione del mio discorso.

Riassumendo il titolo di questa relazione Ansia, stress, malattia: dal quotidiano al patologico,
possiamo certamente affermare che l‘ansia e lo stress fanno, devono far parte, del nostro bagaglio
quotidiano e che senza queste due componenti la nostra vita perderebbe molte delle sue
caratteristiche positive ma quando l’ansia e lo stress diventano eccessive, si avviano a divenire
patologia, allora bisogna subito correre ai ripari ed intervenire bloccando gli agenti stressori o
le situazioni ansiogene e, dove questo non sia possibile, ricorrere subito all’aiuto di qualcuno che
possa aiutarci a comprendere i meccanismi che sono sottostanti alla trasformazione da quotidiano a
patologico del nostro vivere.

Parlarne con un esperto, consultarsi con uno specialista subito può evitare la cronicizzazione di un
disturbo che potrebbe essere, invece, risolto efficacemente attraverso una semplice consulenza.
Quanto sto dicendo può far pensare ad una patologizzazione dei problemi della persona ma invece è
esattamente il contrario.

Affrontare subito un problema significa affrontarlo quando ancora non ha avuto la possibilità di
svilupparsi e consolidarsi, mentre affrontarlo quando ormai ha messo radici e prodotto guasti
nell‘individuo rende il compito più arduo, lungo e difficile.

Mi fermo qui e non rubo altro spazio al dibattito, ringraziandovi per l‘attenzione che mi avete
rivolto e con la speranza di essere riuscito nel mio intento di rendere chiari, anche se con una
trattazione non completa, i meccanismi che sottostanno all’ansia ed allo stress.

Grazie ancora

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