I MITI UNIVERSALI 3

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I MITI UNIVERSALI 3

da “Enciclopedia olistica”

di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli

Il mito originario: l’albero del giardino di Dio

Non cercare il paradiso fuori di te… tu stesso sei il giardino di Dio. Kabir, mistico indiano

Dell’albero su cui gli uccelli dalle belle piume gustandone i frutti fanno il loro nido, la cima
porta il frutto più dolce, che nessuno può raggiungere senza conoscere il Signore. Dal “Rig Veda”

L’alba della cultura umana inizia, secondo Joseph Campbell, circa 15.000 anni fa con il mito
evolutivo dell’albero e del serpente. L’essenza del mito, differenziato in infinite varianti, è che
l’essere umano può diventare un fiore del giardino di Dio, che ogni essere umano, se ristabilisce
l’armonia interiore degli elementi esterni (maschile e femminile, terra e cielo), se utilizza in
modo evolutivo le forze primordiali dell’energia sessuale-creativa, simboleggiata dal serpente, può
sviluppare i suoi frutti potenziali, reintegrarsi e godere dell’unità, della re-ligio con il divino.

In ogni cultura antica troviamo varie rappresentazioni di questo mito, un punto chiave nella visione
olistica della realtà umana e del suo potenziale evolutivo; i simboli che vi ricorrono sono gli
elementi essenziali che i primi esseri umani hanno concepito per spiegarsi le leggi e il
funzionamento della misteriosa esistenza, in cui, a differenza degli animali, erano diventati
consapevoli di esistere. Questo mito rivela innanzitutto una profonda venerazione per l’intera
esistenza, proprio come se ogni elemento del misterioso gioco della vita fosse intrinsecamente
sacro. Gli archetipi in esso presenti sono l’albero, il serpente, la dualità polare
maschile-femminile, sole-luna e l’unità di tutti questi elementi: il Dharma o legge armonica
dell’esistenza.

Il primo archetipo è l’albero: mediatore tra Cielo e Terra, che ha la capacità di produrre frutti ed
ha un’intrinseca analogia con l’essere umano. L’albero, con i suoi frutti, è il primo e più
elementare dono che la natura offre all’essere umano per il suo sostentamento. La pianta viene
venerata perché in essa si manifesta la divinità benevola e il simbolo stesso dell’albero diventa,
poi, un archetipo della struttura umana e cosmica: le gambe a contatto con la terra, le braccia e
gli occhi al cielo ed il cuore aperto sulla bellezza e i doveri umani. Ma se i frutti di un semplice
albero possono dare la vita agli esseri umani, quali potranno mai essere i frutti dell’albero-uomo?
Come può un piccolo insignificante essere umano, perso nell’immensità della natura, esprimere del
tutto la sua potenzialità e unirsi all’armonia dell’esistenza? Qui entrano in gioco la saggezza e
l’energia creatrice e ispiratrice, simboleggiate dal serpente.

Il serpente – archetipo di onda e flusso spirale dell’energia intelligente e creatrice – sale lungo
l’albero e la sua innata saggezza rende divina la pianta. La saggezza profonda dell’energia vitale,
rappresentata dal serpente, permette a colui che cerca il divino di trasformarsi interiormente,
unificando e integrando le forze maschili e femminili, portando così a maturazione le proprie
potenzialità, i propri frutti spirituali: la conoscenza del bene e del male e la consapevolezza
dell’eternità della vita. Il serpente, che invecchiando cambia la vecchia pelle ritrovando
brillantezza e vitalità, è anche il simbolo del potere di trasformazione e rigenerazione
dell’energia vitale, elemento chiave dell’intero processo di evoluzione interiore. La pianta,
espressione primaria della grande Dea della Terra, e il serpente, espressione maschile e fallica del
Dio Creatore, si uniscono simbolicamente, generano e producono frutti sacri.

L’unione interiore nell’essere umano delle sue forze polari maschili e femminili porta alla
fioritura delle sue potenzialità spirituali, espande la sua coscienza, lo rende partecipe di un
“Tutto” più vasto e sacro.

In questa visione sono “implicate”, e talvolta anche raffigurate, le due grandi divinità polari
della natura: il Dio maschile, il signore dei boschi e degli animali, il protettore dei giusti, il
terrifico creatore e distruttore, e la Grande Madre, Dea della Terra, energia creatrice, protettrice
della fecondità e della fertilità, della bellezza e delle arti.

C’è un senso di compiutezza in questo mito originario, un senso di divenire e di ciclicità che
richiama le stagioni, le messi e i raccolti, in cui gli elementi del mondo vegetale, animale e umano
si uniscono e si fondono col divino. Anche l’essere umano può crescere interiormente, portare i
frutti della sua coscienza a maturazione e goderne. La Terra ai suoi occhi trasformati diventa
pianeta sacro, giardino di Dio, dove ritrovare il proprio posto e l’unità col Tutto.

Intorno a questo mito nasce la prima scienza umana, la medicina: l’equilibrio delle energie
psicofisiche che il medico, mago o saggio, ben conosce… poiché le ha sperimentate dentro di Sé. La
medicina, ancora oggi, conserva come simbolo proprio l’asse con i due serpenti che vi salgono: il
caduceo ermetico che già il grande medico greco Asclepio (o Esculapio) aveva utilizzato come simbolo
vivente nella sua scuola.

Vediamo ora più analiticamente gli archetipi che giocano in questo mito.

L’albero

Poni tutta la tua attenzione nel nervo, delicato come il gambo del loto, nel centro della tua spina
dorsale, e in quello trasformati. Dal “Vigyan Bhairav Tantra”

Ti prego, contempla con gli occhi dello spirito la piccola pianta contenuta nel chicco di grano e
osservane tutte le circostanze, onde tu possa far crescere l’albero dei filosofi. Alchimista del
XVII° secolo.

E’ esistita un’epoca in cui le piante erano considerate una manifestazione immediata e concreta
della divinità; alle piante gli uomini chiedevano protezione e conforto, illuminazione e consiglio e
intorno ad esse fiorirono miti e leggende in cui si fondevano mirabilmente il Mistero della Natura e
il Mistero del Divino.

Albero della vita, Albero della conoscenza, Albero del bene e del male, Albero che con la sua
verticalità unisce il cielo alla terra, il sacro al profano, il visibile all’invisibile. Albero,
espressione stessa della vita che si rigenera incessantemente ad ogni stagione. Albero che, come
l’uomo, ha il destino di portare a maturazione i suoi frutti, di dover realizzare pienamente le sue
potenzialità.

Mircea Eliade, storico delle religioni, ha evidenziato come tutti gli aspetti del comportamento
umano legato al mito riflettano il desiderio di cogliere la realtà essenziale del mondo e le origini
delle cose, il “centro”, il punto di inizio assoluto, quando furono creati il mondo e gli uomini.
Nel linguaggio simbolico, questo punto è l’ombelico del mondo, ma viene spesso immaginato come un
asse verticale o asse cosmico che, situato al centro dell’universo, attraversa il cielo, la terra e
il mondo sotterraneo. L’immagine dell’asse cosmico è antichissima – pare che risalga al IV o al III
millennio avanti Cristo – ed è diffusa in tutto il mondo sotto forma di pilastro, di palo, di albero
e di montagna.

L’albero diventa per estensione l’asse dell’uomo: la colonna vertebrale. L’albero che connette la
Terra e il Cielo diventa, nello Yoga Tantrico, Sushumna, l’asse centrale, “sottile come il gambo di
un fiore di loto”, che percorre l’essere umano dal coccige alla sommità del capo e su cui si
sviluppano i sette chakra, vortici roteanti di energia intelligente. I simboli dell’albero e del
serpente sono rappresentati nel modello Cyber7 dall’asse centrale e dall’energia che vi scorre
intorno a spirale, che connettono il polo sud/terrestre con il polo nord/celeste.

L’analogia che lega l’essere umano all’archetipo dell’albero e al serpente diventa ancora più
evidente considerando che il primo chakra, alla base della colonna vertebrale, si chiama Muladhara,
“radice che sorregge”, mentre l’ultimo chakra, sulla sommità del capo, si chiama Sahasrara, “loto
dai mille petali”.

L’Albero neuropsichico della Coscienza

La trasposizione dell’antico mito dell’albero, e più recentemente del caduceo, nella moderna
cultura, alla luce della psicologia del profondo, della cibernetica e della neuropsicofisiologia,
apre interessanti prospettive. La scienza ha scoperto e studiato questo albero interiore nel suo
aspetto più materiale, chiamandolo sistema nervoso. L’evoluzione del cervello e della coscienza
rappresenta una delle parti più interessanti della moderna scienza e medicina psicosomatica. Il
sistema nervoso è composto da un “tronco”, la colonna vertebrale, che possiede una radice e una
sommità. Nello sviluppo fetale, da questo tronco nervoso, chiamato “tubo neurale”, si dipartono
fasci di fibre nervose, i nervi periferici, che si estendono come radici lungo le gambe fino a
terra. Ai lati si allargano altri nervi che, come rami, innervano gli organi e si estendono lungo le
braccia fino alle mani, mentre in alto l’asse neurale si espande in tre vescicole che formeranno le
tre parti del cervello.

La verticalizzazione del sistema nervoso umano, rispetto a quelli della maggior parte degli animali,
riflette la struttura dell’albero. L’asse del midollo spinale, come un tronco, riceve nutrimento
(informazioni) dalle radici dei nervi periferici e li convoglia verso i centri superiori del
cervello, complessa struttura direttamente aperta verso il cielo, tramite i canali degli organi di
senso. Il cervello, come un frutto dell’intelligenza creativa della natura, nei millenni è andato
via via maturandosi ed espandendosi. Benché la struttura ad albero del sistema nervoso sia
fondamentalmente identica sin dalle più primitive forme organiche multicellulari, come le planarie,
la sua complessità aumenta in maniera proporzionale al livello di evoluzione neuropsichica
raggiunta, fino alla massima espansione nella corteccia cerebrale dell’essere umano. I miti,
tuttavia, ci insegnano che la completa maturazione psicofisica delle potenzialità cerebrali non è
automatica, ma richiede una saggia e consapevole trasformazione interiore. Le due polarità,
conscio-inconscio e maschile-femminile devono ritrovare una loro unità.

E’ suggestivo considerare il sistema nervoso umano come una stratificazione di informazioni, che
l’esperienza di innumerevoli esseri viventi ha strutturato, livello sopra livello, con sempre
maggiore complessità. Il nostro cervello si è suddiviso in tre cervelli di cui il più antico viene
chiamato rettile, il secondo mammifero e il terzo umano. Il cervello rettile – il serpente dentro di
noi – è la sede della forza vitale, in esso sono iscritti i codici della sopravvivenza, degli
istinti biologici, della capacità di mantenere l’equilibrio biofisico nel corpo (omeostasi) e i
comportamenti archetipici e inconsci. Il cervello mammifero gestisce le emozioni e gli affetti. Il
cervello umano invece si differenzia in due emisferi, uno femminile-intuitivo e l’altro
maschile-razionale, che ben riflettono le polarità luna-sole o Dio Padre-Dea Madre della tradizione
antica. Dal loro equilibrio e dall’integrazione tra l’unione di queste due “emi-sfere” ed il
sottostante “rettile”, abbiamo la grande trasformazione interiore e la rinascita su un piano di
coscienza e visione olistica superiore. Questa integrazione porta a far sbocciare il fiore della
consapevolezza e quindi a maturare i frutti sacri dell’albero della coscienza: la conoscenza
globale, il bene e il male, e la vita eterna, intesa come percezione dell’essenza di ogni cosa che
non muore mai. I dati sperimentali sugli stati di coscienza profonda sostengono con evidenza questa
interpretazione simbolica.

La neuroendocrinologia scopre poi la controparte anatomica dei sette chakra: le sette ghiandole
endocrine, i plessi nervosi e i metameri. Queste analogie verranno sviluppate successivamente nei
capitoli sulla medicina olistica, nel modello olistico di essere umano e nello sviluppo del
potenziale umano.

Il Serpente dell’Energia Primordiale

Ananta è il serpente primordiale che galleggia sull’oceano originario. Il suo nome significa
infinito, eterno. Sulle sue spire avvolte dorme il dio Vishnu, dai cui sogni nascono gli universi.
Ananta è un profondo simbolo della terza matrice, dell’energia potenziale che sostiene e manifesta
la coscienza assoluta di Vishnu: quest’infinita eterna energia creativa si frammenterà nelle
particelle atomiche che costituiscono l’universo ed hanno, come Ananta, vita infinita.

L’essere umano, vero microcosmo dell’universo, riflette in sé questa energia serpentina e la sua
storia, che ciclicamente continua a ripetersi. La tradizione shivaita tantrica parla infatti di
Kundalini, l’energia primordiale evolutiva che giace dormiente e nascosta alle radici inconscie
dell’albero della conoscenza, alla base della colonna vertebrale. Come già accadde nell’universo
esterno, anche in questo universo microcosmico interiore l’energia cosciente si può risvegliare dal
profondo, oscuro sonno dell’inconsapevolezza e diventare creativa, luminosa e dinamica. Kundalini,
il serpente dell’energia cosciente e risvegliata, sale su quest’albero interiore aprendo e
illuminando al suo passaggio i canali e i chakra (i centri psicoenergetici interiori), fino a
portarli alla loro piena maturazione con il risveglio dei chakra superiori, nella testa. Secondo la
tradizione tantrica, il serpente Kundalini completa il suo risveglio interiore attraverso la
riarmonizzazione e la sincronizzazione dei chakra, raggiunge così lo stato di illuminazione, e si
riunisce al Brahman, l’energia cosmica superiore, attraverso un filo dorato che sale dall’apertura
del settimo chakra verso il cielo, chiudendo il cerchio. E’ interessante notare che il termine
chakra significa ruota, spirale. Ancora una volta siamo in contatto con una delle infinite
espressioni dell’energia intelligente che si manifesta come centro di energia vorticante su se
stessa.

Il concetto di evoluzione come risveglio armonico e unificante delle energie psicofisiche è alla
base di ogni antica visione medica. Per questa ragione nelle tradizioni di ogni popolo e paese i
guaritori erano di solito uomini di saggezza e di evoluzione superiore: la loro maggiore esperienza
di armonia interiore era il fulcro stesso dell’intero processo di guarigione. Il caduceo ermetico,
simbolo della medicina, ci ricorda la necessità di questo percorso interiore come strumento di
salute globale.

E’ particolarmente interessante notare come questo simbolo si riallacci alla scoperta della natura
ondulatoria dell’energia fisica. Il fotone e l’elettrone, che stanno alla base di ogni energia
elettromagnetica, hanno una natura energetica ondulatoria anche se appaiono esternamente come
corpuscoli “solidi” o materiali. Questi “pacchetti d’onda” sono senza dubbio simboli perfetti
dell’energia serpentina.

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