Gli psicofarmaci: cosa sono e come funzionano?

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Gli psicofarmaci: cosa sono e come funzionano?

Gli psicofarmaci sono sostanze chimiche usate per trattare i disturbi mentali. Influenzano il
sistema nervoso centrale modificando il comportamento, la percezione e la coscienza.

Gli psicofarmaci sono senza dubbio uno strumento importante in psicologia e psichiatria. Hanno
contribuito a migliorare sostanzialmente la prognosi di molte malattie mentali. Tuttavia, come tutti
i farmaci, non sono esenti da importanti effetti collaterali che devono essere valutati e
controllati.

Il trattamento con psicofarmaci non deve sostituire la terapia psicologica. Perché? Perché non si
tratta di risorse in competizione, bensì complementari. che aiutano a risolvere le cause di fondo di
molti disturbi.

Cosa sono gli psicofarmaci?

Gli psicofarmaci sono medicinali usati per il trattamento delle malattie mentali. Sono sostanze
chimiche che agiscono sul sistema nervoso modificando l’attività cognitiva e i processi mentali ed
emotivi.

All’inizio degli anni ’50 la scoperta della clorpromazina diede inizio alla rivoluzione della
psicofarmacologia. Da quel momento in poi, i progressi in questo campo si sono susseguiti a un ritmo
vertiginoso.

Ancora oggi, la psicofarmacologia costituisce un importante campo di ricerca nel tentativo di
ottenere farmaci più mirati e con minori effetti collaterali.

“Lo sviluppo di farmaci che interagiscono con i sistemi chimici del cervello rappresenta il
progresso più importante nella storia della psichiatria.”

-J. A. Hobson

Meccanismo d’azione degli psicofarmaci?

Anche se la causa di molte malattie mentali è ancora sconosciuta, è stato dimostrato che sono legate
ad alterazioni metaboliche, in particolare dei neurotrasmettitori cerebrali (NT).

Queste sostanze chimiche, rilasciate nelle sinapsi neuronali e che agiscono su recettori specifici,
sono coinvolte nella trasmissione degli impulsi nervosi. Alterare gli effetti dei NT è il meccanismo
d’azione della maggior parte degli psicofarmaci. I principali NT su cui agiscono questi farmaci
sono:

Acetilcolina

Noradrenalina

Dopamina

Serotonina (5-idrossitriptamina)

GABA (acido gamma-amminobutirrico).

Si ritiene generalmente che negli stati di iperattività cerebrale, il rilascio di NT nelle sinapsi
aumenti. Tuttavia, in stati più depressivi sembra verificarsi una diminuzione del loro rilascio e/o
densità nello spazio intersinaptico.

Di conseguenza, alcuni psicofarmaci per il trattamento degli stati psicotici e di agitazione
agiscono diminuendo la concentrazione di alcuni NT o bloccando i loro recettori. Al contrario, gli
psicofarmaci usati per trattare gli stati depressivi agiscono aumentandone la concentrazione.

Ma questa non è l’unica spiegazione. Il sistema nervoso è molto complesso, molti fattori lo
influenzano ed è difficile conoscere tutti i meccanismi coinvolti. Pertanto, come afferma Silvia
Wikinski, molti aspetti delle malattie mentali non possono essere spiegati semplicemente attraverso
questi processi.

Tipi di farmaci psicotropi

Sebbene esistano diverse classificazioni, è possibile raggruppare gli psicofarmaci in quattro gruppi
principali:

Neurolettici o antipsicotici.

Ansiolitici e sedativi-ipnotici.

Antidepressivi.

Eutimizzanti o stabilizzatori dell’umore.

A questi vanno aggiunti anche gli psicostimolanti, gli antidepressivi o gli psicofarmaci per il
trattamento della dipendenza, tra gli altri, ma ci concentreremo sui gruppi principali.

1. Neurolettici o antipsicotici

L’indicazione principale degli antipsicotici è il trattamento delle psicosi, come la schizofrenia.
Si tratta di una malattia piuttosto complessa, caratterizzata da sintomi positivi (deliri e
allucinazioni) e sintomi negativi (apatia, isolamento sociale…). I farmaci antipsicotici sono
classificati come segue.

Antipsicotici tipici:

Principale meccanismo d’azione: blocco dei recettori D2 della dopamina della via mesolimbica.

Effetto principale: cessazione dei sintomi positivi (ma scarso effetto sui sintomi negativi).

Effetti collaterali importanti: sintomi extrapiramidali e iperprolattinemia dovuti al blocco di
altre vie dopaminergiche.

Esempi: clorpromazina, aloperidolo.

Antipsicotici atipici:

Principale meccanismo d’azione: blocco dei recettori della dopamina D2 e anche dei recettori della
serotonina 5-HT2A.

Effetto principale: cessazione dei sintomi positivi e negativi, in quanto il blocco della serotonina
previene gli effetti collaterali del blocco della dopamina.

Effetti collaterali: ipotensione, tachicardia, vertigini, sedazione, ecc.

Esempi: risperidone, quetiapina, olanzapina, clozapina, ziprasidone, ecc

2. Ansiolitici e sedativi-ipnotici

Gli ansiolitici, impiegati nel trattamento dell’ansia, sono gli psicofarmaci più utilizzati al
giorno d’oggi. Molti, inoltre, sono usati anche come sedativi-ipnotici per il trattamento
dell’insonnia.

Il loro principale meccanismo d’azione consiste nel potenziare l’azione agonista del GABA nei
recettori GABA-A. In questo modo si aumenta l’effetto inibitorio di questo neurotrasmettitore che
regola l’eccitazione neuronale nel sistema nervoso. I diversi gruppi di ansiolitici e
sedativi-ipnotici sono:

Barbiturici

Effetto principale: sedativo

Usati per il trattamento dell’ansia prima della comparsa delle benzodiazepine.

Causano molta dipendenza e, a lungo termine, danni neurologici.

Benzodiazepine

Effetto principale: ansiolitico, sedativo-ipnotico, rilassante muscolare e anche anticonvulsivo.

Meno effetti collaterali dei barbiturici, meno assuefazione e meno sedativi. Per questo motivo, le
benzodiazepine sono gli ansiolitici più utilizzati.

Esistono benzodiazepine con un’azione più tardiva, ma più duratura (diazepam, clonazepam). Altri
sono ad azione più rapida, ma i loro effetti hanno minore durata (lorazepam, alprazolam).

Sedativi-ipnotici a breve durata

Effetto principale: agiscono come agonisti del GABA, ma solo sui recettori legati al sonno e agli
effetti ipnotici.

Meno effetto ansiolitico, anticonvulsivo e miorilassante delle benzodiazepine.

Esempio: zolpidem

Buspirone

Effetto principale: ansiolitico puro, con quasi nessun effetto ipnotico o tranquillante. Agisce solo
a livello della serotonina, ma non a livello del GABA.

Bisogna attendere più a lungo per notarne gli effetti.

Utile nel trattamento del disturbo d’ansia generalizzata

Antidepressivi

Dopo gli ansiolitici, gli antidepressivi sono gli psicofarmaci più prescritti al giorno d’oggi. Sono
indicati per il trattamento della depressione, generalmente caratterizzata da una diminuzione dei NT
nelle sinapsi neuronali.

In generale, quindi, i farmaci antidepressivi aumentano la concentrazione di queste sostanze
attraverso diversi meccanismi d’azione. Esistono molti tipi di antidepressivi. Ecco i tre gruppi
principali:

MAO

Meccanismo d’azione: inibizione dell’enzima monoammina ossidasi, responsabile di eliminare un
eccesso di NT come la serotonina, la dopamina o la noradrenalina.

Possono essere inibitori irreversibili e non selettivi o reversibili e selettivi.

Effetti collaterali significativi: elevato rischio di ipertensione, aumento di peso.

Di solito non sono farmaci di prima scelta.

Esempio: isocarbossazide.

Antidepressivi triciclici

Meccanismo d’azione: inibizione della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina. Anche se
influenzano anche altri NT.

Effetti collaterali: effetti antistaminici e anticolinergici. Per esempio: secchezza delle fauci,
vista offuscata, costipazione.

Sono stati ampiamente utilizzati per la depressione fino alla comparsa degli SSRI.

Esempi: imipramina, amitriptilina.

SSRI

Meccanismo d’azione: inibizione selettiva della ricaptazione della serotonina. Non influenzano altri
NT.

Sono gli antidepressivi più sicuri e presentano minori effetti collaterali. Di solito rappresentano
il trattamento d’elezione.

Esempi: sertralina, fluoxetina, citalopram.

Eutimizzanti o stabilizzatori dell’umore

Si tratta di farmaci utilizzati nel trattamento dei disturbi dell’umore, come il disturbo bipolare,
caratterizzato da episodi maniacali e depressivi. Eistono due gruppi di farmaci stabilizzatori
dell’umore:

Sali di litio

Il più antico e conosciuto farmaco stabilizzatore dell’umore.

Diversi meccanismi d’azione.

Gamma terapeutica molto stretta. È necessario quindi monitorare i livelli nel sangue.

Anticonvulsivi

Meccanismo d’azione: potenziano l’azione inibitoria del GABA e riducono l’azione eccitatoria
dell’acido glutammico.

Per esempio: valproico, carbamazepina, topiramato.

Flaconi con stabilizzatori dell’umore.

Per concludere, anche se la causa di molte malattie mentali è ancora sconosciuta, gli psicofarmaci
rappresentano un valido strumento per migliorare sostanzialmente la prognosi e avvicinarsi a una
cura.

La farmacologia oggi ha raggiunto un alto livello di sviluppo: esistono molti psicofarmaci diversi
ed è possibile personalizzare le terapie a seconda del paziente.

Bibliografia

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Wikinski, S. (2008). Psicofármacos y teorías etiopatogenias en Psiquiatría. Del contexto de
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it.wikipedia.org/wiki/Acido_%CE%B3-amminobutirrico

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