Curiosita’ sull’ansia da ricordare

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Curiosita’ sull’ansia da ricordare

Quanti tipi di ansia esistono? Fino a che punto sono credibili tutte le nostre preoccupazioni? Siamo
razionali quando siamo ansiosi? Scoprite le risposte a queste e altre domande sull’ansia.

Non vi è dubbio che la nostra sia l’epoca dell’ansia; quello stato emotivo che ci fanno
attorcigliare le budella, che ci annoda la gola e che si trasforma in preoccupazioni a livello
mentale. In questo articolo presentiamo alcune curiosità sull’ansia.

A volte, l’ansia dura un’istante, andandosene poco dopo essere arrivata; altre, invece, ci fa
compagnia più di quanto vorremmo. Se ci lasciamo trasportare dalla sua capacità di narrazione e
immaginazione, possiamo rimanere intrappolati in scenari terrificanti. Non a caso, si dice che
provare ansia sia come essere ammalati del futuro. Anche se al giorno d’oggi si è già parlato
tantissimo di questo stato, esistono alcune curiosità sull’ansia che non sono molto note.

Sei nato per essere libero, non essere schiavo di niente e di nessuno. Non permettere che l’ansia
riempia la tua vita.

-Bernardo Stamateas-

Curiosità sull’ansia poco note

L’ansia sazia il cervello razionale

Il nostro cervello detesta l’incertezza, la sensazione di non avere il controllo e di non sapere
cosa succederà. Così, quando dobbiamo affrontare una situazione sconosciuta, migliaia di
preoccupazioni cominciano ad affollare la nostra mente, mentre l’amigdala, struttura cerebrale a
forma di mandorla che custodisce la nostra memoria, comincia a supervisionare quello che accade.

Se intuisce una situazione pericolosa, l’amigdala attiva subito il segnale di allarme, rilasciando
ormoni nel flusso sanguigno (come il cortisolo e la dopamina) allo scopo di salvaguardare la nostra
sopravvivenza e riuscire ad anticipare quanto potrebbe succedere. Quando questo meccanismo viene
messo in moto, non c’è marcia indietro; il nostro cervello razionale smette di funzionare.

L’amigdala, pur agendo con buone intenzioni, attiva un sistema dalle caratteristiche primitive che
ci porta a essere più istintivi e a generare risposte imprecise.

La maggior parte delle preoccupazioni non sono reali

Preoccuparsi è umano. In fondo, siamo programmati per farlo. Programmati per anticipare ciò che
potrebbe succedere ed essere, di conseguenza, capaci di pensare a piani alternativi per
sopravvivere.

Tra il preoccuparsi di tanto in tanto al farlo sempre, c’è però una bella differenza. Uno studio
condotto dall’Università Statale della Pennsylvania afferma che il 91% delle nostre preoccupazioni
in genere non si concretizza.

Qualcosa che era già stato anticipato dallo statunitense Earl Nightingale quando affermava che il
40% delle nostre preoccupazioni non si avverano mai, che il 30% ha a che vedere con il passato e
quindi preoccuparsi per esse non serve a niente, che il 12% riguarda la nostra salute, ma non ha
nessun riscontro, e che il 10% sono di poco conto. Facendo un rapido calcolo, secondo Earl dovremmo
preoccuparci solo di un 8% delle nostre preoccupazioni.

Queste primissime curiosità sull’ansia possono già indurci a qualche riflessione: di tutto ciò che
pensiamo, immaginiamo e temiamo accada, la finzione la fa spesso da padrona. Un aspetto che possiamo
facilmente provare.

Chiedetevi qual è la vostra più grande preoccupazione e quale possibile evento è quello che più vi
mette in agitazione. Tra una settimana o un anno, verificate se si è avverato o meno. Rimarrete
sorpresi dalla risposta.

Diversi tipi di ansia

Esistono due tipi di ansia.

Nel primo tipo, l’ansia è più adattiva e ha come obiettivo quello di proteggerci dai potenziali
pericoli. Si tratta di un’ansia razionale, come quando abbiamo un colloquio di lavoro o non
riceviamo risposta da una persona cara.

Il secondo tipo è un’ansia più irrazionale, tale da percepire come pericolo un qualcosa che non lo
è, rendendoci incapaci di affrontare la minaccia. Come quando dopo un colloquio di lavoro siamo
convinti che non è andato bene e che non abbiamo nessuna chance di essere assunti. O come quando una
persona non ci risponde e siamo convinti che ci abbia abbandonato.

In questo secondo e ultimo stato, possiamo provare un’angoscia e un dolore che non siamo in grado di
controllare, capaci di diffondersi in tutto il corpo e che ci rende difficile sviluppare la nostra
quotidianità.

Curiosità sull’ansia: ci induce a credere che tutto sia importante

Un altro aspetto piuttosto curioso è che per l’ansia tutto è importante, motivo per cui quando siamo
ansiosi, facciamo molta fatica a stabilire delle priorità.

Un dettaglio qualsiasi può provocare un enorme disagio; un cambiamento anche minimo può influenzare
il nostro comportamento. Per questo cerchiamo di prevedere tutto quello che potrebbe succedere.

Non è importante solo ciò che diciamo o meno, ma anche come siamo vestiti, come ci comportiamo o
quanto le altre persone influiscano sui nostri successi. Tutto è determinante, tutto incide e va
tenuto sotto controllo. Ma trattandosi di una missione impossibile, finiamo col sentirci sopraffatti
e con l’aumentare i livelli di stress.

Fuggire dalle situazioni aumenta l’ansia

Evitare qualsiasi stimolo o situazione potenzialmente ansiogena sembra una cosa del tutto naturale.
Quando ci riusciamo, ci sentiamo sollevati. Ma se adoperiamo questa strategia sul lungo periodo,
evitare ogni volta le situazioni stressanti diventa controproducente.

Quando evitiamo o scappiamo in continuazione da qualcosa, perdiamo l’occasione di verificare se lo
stimolo tanto temuto è in realtà innocuo, non facendo altro che mantenere vivo il nostro timore
verso di esso. Evitiamo di verificare se quel pericolo esiste o meno, lasciando che le nostre idee
irrazionali mettano sempre più radici nella nostra mente e facciano crescere, di conseguenza, le
nostre ansie. Fuggire dalle situazioni, inoltre, limita la nostra vita perché influisce sul nostro
stato d’animo.

Anche l’ansia indossa delle maschere

Esistono casi in cui l’ansia può nascondersi dietro emozioni come tristezza, rabbia e dolore, ma
anche comportamenti come procrastinazione, insonnia o intensa stanchezza, inappetenza o molto
appetito.

Altre volte, invece, l’ansia è silenziosa e inespressiva; le persone che ne soffrono sembrano avere
un’aria tranquilla e serena, ma in realtà dentro sono piene di paure e tumulti. Spesso non riescono
nemmeno ad ammettere di soffrire d’ansia.

Curiosità sull’ansia: coltivare il senso di speranza riduce questo stato d’animo

La mente ansiosa è convinta che quanto sta per verificarsi sarà senz’altro pericoloso e minaccioso,
soprattutto se non sa di cosa si tratta. Teme l’incertezza e l’insicurezza. Anche se esistono
diverse terapie per trattare l’ansia, a volte basta qualche semplice strategia per ridurne gli
effetti. Una fra tutte, coltivare la speranza.

Lo psicologo e professore presso l’Università di Houston Matthew Gallaguer, insieme al suo team, ha
condotto uno studio in grado di dimostrare che lavorare sulla speranza può essere di grande aiuto in
terapia. Questa sembra favorire il cambiamento della persona nel suo modo di pensare, sentire e
percepire la realtà.

Se ci pensiamo, la speranza è in fondo l’opposto della paura, visto che implica una fiducia sul
fatto che le cose non andranno male. Si tratta di un aspetto filosofico, spirituale ed emotivo che
potenzia la capacità di resistenza e la mentalità di crescita.

Essere troppo esigenti verso sé stessi genera ansia

Essere esigenti verso noi stessi non è di per sé un problema; di fatto, ci aiuta a crescere. Il
problema si presenta quando diventiamo troppo esigenti. Un’iperesigenza che si riflette in modo
negativo nel nostro dialogo interiore.

In fondo, spesso il problema non è il “cosa”, ma il “come”. Se esigiamo troppo da noi, maturiamo
un’esigenza distruttiva che finirà per farci male. Si tratta della tirannia dell’esigenza verso sé
stessi, del parlarsi con parole come “devo” o “dovrei” e di un ideale dominante che cerca di dirci
come dovremmo essere (forti, buoni, perfetti, efficienti).

Un obiettivo impossibile da raggiungere che ci costringe alla sofferenza in quanto nulla sarà mai
sufficiente. Che per questo ci punisce e ci intrappola in una ragnatela dalla quale uscire è
difficile, e nella quale l’ansia diventa protagonista.

Come abbiamo visto in questo articolo, l’universo dell’ansia è tanto misterioso quanto
appassionante. L’ansia è quello stato emotivo a cui dobbiamo un rispetto assoluto, cercando di
coglierne sempre l’essenza positiva.

Bibliografia

Hofmann, S. G., Sawyer, A. T., Witt, A. A., & Oh, D. (2010). The Effect of Mindfulness-Based Therapy
on Anxiety and Depression: A Meta-Analytic Review. Journal of Consulting and Clinical Psychology,
78(2), 169–183. doi.org/10.1037/a0018555

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