Coscienza quantica: affascinante teoria

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Coscienza quantica: affascinante teoria

La teoria della coscienza quantica è una possibilità affascinante che apre innumerevoli porte alla
ricerca. Ciò che definiamo “realtà” è solo un’illusione della nostra mente? Ecco a cosa fa
riferimento questa teoria.

La teoria della coscienza quantica può risultare un po’ difficile da capire per chi non ha
familiarità con la meccanica quantistica. Una dimensione caotica, ma decisamente affascinante. Anche
se molte delle ipotesi elaborate sono ancora in fase di verifica, sono state acquisite sufficienti
conoscenze in merito che le attribuiscono grande rispetto.

Iniziamo dicendo che la fisica ha vissuto grandi rivoluzioni all’inizio del XX secolo. Una di queste
è stata fonte di ispirazione della famosa teoria della relatività di Albert Einstein. Quest’ultima
ha segnato un svolta, ma la teoria quantistica ha trasformato completamente il nostro modo di
percepire il mondo.

Nella fisica moderna, la questione della coscienza è nata in rapporto all’osservazione dei fenomeni
atomici. La teoria quantistica ha messo in evidenza il fatto che questi fenomeni possono essere
compresi solo come anelli di una catena di processi che si conclude con la coscienza
dell’osservatore umano.

~ Fritjof Capra ~

In un primo momento, la meccanica quantistica aveva lo scopo di spiegare tutti quei fenomeni che
accadono nel mondo in cui tutto è straordinariamente piccolo. Passo dopo passo, sono emersi diversi
aspetti sorprendenti. Da tutto questo deriva la teoria della coscienza quantica.

Ecco cosa hanno scoperto i fisici

Quando la tecnologia rese possibile osservare le particelle subatomiche (quelle che compongono gli
atomi e che sono infinitamente piccole), vennero alla luce una serie di strani fenomeni, per così
dire.

Cosa hanno scoperto i fisici? E queste scoperte come si correlano alla teoria della coscienza
quantica? Prima di tutto, parliamo delle scoperte:

Indeterminazione della traiettoria. Quando lanciamo un oggetto di grandi dimensioni, questo segue
una traiettoria prevedibile. Le particelle subatomiche, invece, seguono una traiettoria
indeterminata.

Indeterminazione dell’impatto finale. Se sparassimo una pallottola, sapremmo dove finirà; se
sparassimo una particella subatomica, la direzione che prenderebbe sarebbe del tutto imprevedibile.

I fisici ipotizzarono che forse le particelle subatomiche si comportano in questo modo perché troppo
piccole. Fattori come l’aria (o simili) cambiano la propria traiettoria fino a renderla
imprevedibile. Tuttavia, un esperimento successivo ha fatto emergere nuovi quesiti.

L’esperimento della doppia fessura

L’esperimento della doppia fessura o esperimento di Young è alla base della teoria della coscienza
quantica. L’argomento è un po’ complicato, ma proveremo a semplificarlo al massimo con il benestare
degli scienziati.

I fisici ipotizzarono che riducendo al massimo i fattori che inferivano con la traiettoria e con
l’impatto, l’oggetto “sparato” si sarebbe comportato come una particella minuscola, anch’essa
“sparata”. A questo scopo, si servirono di due griglie, ciascuna con due aperture; attraverso tali
aperture venivano “sparati” oggetti e particelle.

Senza capire perché, le particelle finirono per formare uno schema a strisce orizzontali ben
organizzate. Gli oggetti, invece, no. Si osservò inoltre che le particelle potevano attraversare le
due griglie contemporaneamente. Dunque, coprirono una delle due griglie e fu allora che si
comportarono come gli oggetti sparati.

Gli scienziati giunsero alla conclusione che le particelle si muovevano come onde e non come piccoli
oggetti solidi. Onde di cosa? Le chiamarono “onde di probabilità“. In sostanza, si giunse alla
conclusione che il mondo di ciò che è infinitamente piccolo si comporta in modo diverso: opera
secondo una logica a sé.

La teoria della coscienza quantica

Sorvoliamo su alcuni concetti importanti per dire solo che i fisici sono riusciti a riconoscere che
la presenza di un osservatore modifica il modo in cui si comportano le particelle subatomiche.

Potrebbe sembrare che la natura cambi il suo modo di comportarsi quando è soggetta a osservazione.
Il fisico Pascal Jordan lo dice con queste parole: “Siamo noi stessi a produrre i risultati delle
misurazioni”. In altre parole, il solo fatto di osservare la realtà fa sì che quest’ultima cambi.

Vale a dire che siamo incapaci di percepire la realtà per come è. Non esiste una dimensione che
possiamo definire “oggettiva”. Descriviamo e misuriamo ciò che percepiamo, ma il solo fatto di
osservare qualcosa ne provoca un cambiamento. Werner Heisenberg lo ha detto in questo modo: “ciò che
osserviamo non è la natura in sé, bensì la natura esposta al modo in cui ci interroghiamo su di
essa”.

Questo significa né più né meno che nel qui e ora c’è tutto un universo ricco di fenomeni che non
possiamo vedere, né sentire, né percepire. Per concludere, diversi fisici hanno ipotizzato che anche
il cervello abbia un comportamento quantistico.

Secondo la teoria della coscienza quantistica, siamo creature con due occhi, ma ne avremmo bisogno
di molti di più; oppure avremmo bisogno di lenti speciali per vedere ciò che succede davvero nella
cosiddetta realtà.

Bibliografia

Pastor-Gómez, J. (2002). Mecánica cuántica y cerebro: una revisión crítica. Revista de Neurología,
35(1), 87-94.

www.sapere.it/sapere/strumenti/studiafacile/fisica/La-fisica-moderna/La-meccanica-quantistic
a-e-l-atomo/Onde-di-probabilit-.html

it.wikipedia.org/wiki/Esperimento_di_Young

https://www.youtube.com/watch?v=K2m0LRRs_qs

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