Che cosa è l’amore – Osho

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Che cosa è l’amore

di Osho

“È triste che si debba porre questa domanda. Nel naturale corso delle
cose tutti saprebbero cos’è l’amore. Invece vedo che nessuno – o solo
molto di rado – sa che cos’è l’amore. L’amore è diventato
un’esperienza rara. Sì, se ne parla, si fanno film d’amore, si
scrivono storie e canzoni d’amore, lo si vede in TV, se ne sente
parlare alla radio, se ne legge sui giornali – una grande industria,
quella che continua a fornirti idee su cos’ì l’amore. Molte persone
danno il loro apporto, nel tentativo di aiutare gli altri a capire
cos’ì l’amore. Poeti, scrittori, romanzieri – ci provano tutti. Eppure
l’amore rimane un fenomeno sconosciuto. Invece dovrebbe essere uno dei
più familiari. È quasi come se uno arrivasse a chiedere: “Cos’ì il
cibo?”. Non rimarresti sorpreso nel sentire qualcuno che chiede cos’ì
il cibo? Se esistesse una persona che ì sempre rimasta a digiuno e non
ha mai assaggiato del cibo, la domanda avrebbe un senso. La domanda
sull’amore ì uguale.” (Osho)

PREMESSA DI OSHO

“PRESENTI EPPURE ASSENTI”

Senza contare i tuoi discorsi, venti minuti di meditazione al giorno
sono sufficienti perché io mi incammini sul sentiero e giunga
all’esperienza di verità, bene e bellezza che tu ci stai indicando con
le tue parole?

In primo luogo, non ti ì permesso non contare i discorsi, in quanto le
tue meditazioni non possono avvenire senza di essi: i discorsi sono le
fondamenta della tua meditazione.

Io sono pazzo, ma non pazzo al punto da continuare a parlare per
quattro ore al giorno, se questo non ti aiutasse a meditare! Pensi
forse che io cerchi di distrarti dalla meditazione?

E poi, sei veramente avaro… non avrei mai pensato che tu fossi così
avaro da meditare solo 20 minuti in 24 ore… neppure 24 minuti!

Hai mancato completamente il mio presupposto fondamentale. Io non
voglio che tu pensi alla meditazione in un ambito limitato: voglio che
la meditazione diventi la tua stessa vita.

In passato, questo è stato uno degli errori più comuni: si medita
venti minuti, oppure si medita tre volte al giorno, oppure si medita
cinque volte al giorno, a seconda delle diverse religioni, ma in ogni
caso l’idea di fondo è che ogni giorno si dovrebbero dedicare alcuni
minuti alla meditazione. E cosa farai nel tempo che resta? In quei
venti minuti conseguirai quello che potrai… cosa farai nelle
restanti ventitre ore e quaranta minuti? Qualcosa di anti­meditativo,
e ovviamente i tuoi venti minuti di sforzo verranno annullati. I
nemici sono troppo forti, e tu dai una quantità enorme di energia e di
attenzione ai tuoi nemici, mentre dedichi alla meditazione solo venti
minuti. No, in passato la meditazione non è riuscita a dar vita ad
alcuna ribellione nel mondo, proprio a causa di questo errore.

Visto che ragioni in modo distorto, voglio che guardi la meditazione
da un punto di vista totalmente diverso. Puoi imparare a meditare per
venti o quaranta minuti – l’apprendimento è una cosa – ma poi devi
portare con te, per tutto il giorno, ogni giorno, ciò che hai
imparato. La meditazione deve diventare simile al battito del tuo
cuore.

Non mi puoi dire: “Non è sufficiente respirare 20 minuti al giorno?”
Non arriveresti mai al giorno dopo! Perfino mentre dormi, continui a
respirare: la natura non ha lasciato nelle tue mani le funzioni
essenziali del corpo e della vita: non si è fidata di te, perché se la
respirazione fosse nelle tue mani, inizieresti a pensare quanto
respirare, oppure a discutere se è giusto respirare mentre dormi.
Sembra un po’ strano fare due cose nello stesso tempo: dormire e
respirare; respirare sembra una sorta di disturbo, durante il sonno.
Ma in questo caso, il tuo sonno sarà eterno! Il battito del cuore, la
circolazione del sangue, non dipendono dal tuo controllo; la natura ha
tenuto nelle sue mani tutto ciò che è essenziale. Tu non sei
affidabile; puoi dimenticartene, e in quel caso non ci sarebbe neppure
il tempo di dire: “Mi spiace, mi sono dimenticato di respirare. Dammi
un’altra opportunità!” Neppure quel minimo di errore è possibile, non
esiste una seconda opportunità.

Così come sei, la natura ha raggiunto un punto dell’evoluzione in cui
non occorre altro: sei perfettamente in grado di procreare, e questo è
sufficiente. Tu morirai, e i tuoi figli, a loro volta, perpetueranno
la specie, continueranno a fare le stesse idiozie che stai facendo tu.
Qualcuno entrerà a far parte di una congregazione, si affilierà a una
chiesa; qualche altro idiota terrà prediche, sermoni, e l’intero gioco
continuerà… non c’è nulla di cui preoccuparsi.

La natura è arrivata a un punto oltre il quale, a meno che tu non ti
assuma una responsabilità individuale, non puoi crescere. Più di così
la natura non può fare, ha fatto a sufficienza: ti ha dato la vita, ti
ha dato un’opportunità; ora dipende da te come usarla.

La meditazione è una tua libertà, non una necessità biologica. Puoi
imparare, usando ogni giorno un po’ di tempo, a rafforzare la tua
meditazione, a renderla più salda nel tuo essere, ma poi devi portarne
con te la fragranza, per tutto il giorno.

Come prima cosa, fallo quando ti svegli: nel momento del risveglio,
afferra immediatamente quel filo di coscienza, e persevera nel restare
all’erta, perché quello è il momento più prezioso in cui afferrare il
filo della consapevolezza.

Molte volte, durante il giorno, te ne dimenticherai; ma nel momento in
cui te ne ricordi, inizia immediatamente a stare all’erta. E non
pentirti mai, perché sarebbe pura e semplice perdita di tempo. Non
pentirti mai, non dire mai: “Mio Dio, me ne sono scordato di nuovo!”

Nei miei insegnamenti non c’è spazio alcuno per il pentimento.
Qualsiasi cosa sia accaduta, è finita, ora non è più necessario
perdervi un solo attimo di tempo… torna ad afferrare il filo della
consapevolezza. Pian piano, sarai in grado di stare sveglio e all’erta
per l’intero arco della giornata. Sarà una corrente sotterranea che
accompagna ogni tua azione, ogni tuo gesto, tutto ciò che farai o che
non farai. Qualcosa di sotterraneo continuerà a scorrere. Anche quando
vai a dormire, abbandona quel filo solo all’ultimo momento, quando non
puoi fare più nulla, perché stai cadendo nel sonno: l’ultima cosa che
fai prima di addormentarti, sarà sempre la prima cosa che affiorerà in
te, quando ti svegli; provaci. Basterà un qualsiasi esperimento per
verificarlo.

Mentre ti stai addormentando, prova a ripetere il tuo nome; sei già
mezzo addormentato, ma persisti, ripeti il tuo nome. Pian piano ti
dimenticherai di ripeterlo perché il sonno ti sopraffa, e tu perderai
il filo della coscienza. Lo perdi solo perché sei addormentato, ma al
di sotto del sonno, persiste; ecco perché, al mattino, quando ti
svegli e ti guardi intorno, la prima cosa che ricorderai sarà il tuo
nome. Ti stupirai: come mai? Cos’è successo? Hai dormito otto ore, ma
è rimasta una costante e continua corrente sotterranea.

Man mano che le cose diventeranno più profonde e più chiare, perfino
nel sonno potrai ricordarti che stai dormendo. il sonno diventerà
qualcosa di fisiologico, mentre il tuo spirito, il tuo essere,
diventeranno una fiamma di consapevolezza, separata da esso. Questa
nuova situazione non disturberà affatto il tuo sonno, lo renderà solo
più leggero. Non sarà più il sonno di un tempo, quando la tua casa
poteva bruciare, ma tu non ti svegliavi, tanto eri inconsapevole:
quello era praticamente uno stato di coma.

Il tuo sonno diventerà sottile, uno strato leggerissimo, e il tuo
essere rimarrà sveglio. Così come è rimasto all’erta per l’intera
giornata, lo sarà ancor di più nella notte, e finalmente, poiché sarai
immerso nel più profondo silenzio, nel più intimo rilassamento. Di
notte, tutto il turbinare frenetico del mondo si acquieta.

Patanjali, il primo uomo al mondo che ne ha scritto, dice che la
meditazione è un sonno senza sogni, con un’unica differenza: nel sonno
senza sogni non sei consapevole, nel samadhi, nello stato di
meditazione supremo, esiste questa piccolissima differenza: sei
consapevole.

Certo, puoi continuare a imparare, a rinvigorirti con venti minuti al
giorno, dando così più energia e più radici alla tua meditazione, ma
non accontentarti, non pensare che basti… è così che l’intera
umanità ha fallito. Sebbene l’intero genere umano ci abbia provato, in
un modo o nell’altro, pochissime sono le persone che hanno avuto
successo, al punto che la maggioranza, col tempo, ha abbandonato ogni
tentativo, perché ogni possibilità di successo sembra essere del tutto
remota. Ma il motivo è semplicemente questo: venti minuti, o dieci
minuti al giorno, non serviranno a nulla.

Posso capire che tu abbia molte cose da fare, per cui trova il tempo
per impratichirti nella tecnica. Ma quel tempo non è meditazione,
serve solo a rinfrescarti. Poi, di nuovo, dovrai lavorare, guadagnarti
da vivere, fare il tuo lavoro e mille altre cose… in tutto questo,
resta semplicemente attento, osserva se quello spazio di meditazione
permane dentro di te, oppure è scomparso.

Allora questa continuità diventa come una ghirlanda di luce che ti
accompagna nell’arco delle 24 ore. E solo allora sarai in grado di
sperimentare la verità, il bene, la bellezza, non prima.

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