Davvero gli anziani dormono poco o tanto?

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Davvero gli anziani dormono poco o tanto?

la realta’ e’ un’altra

da News Italiane

Dic 28, 2017

L’osservazione dei comportamenti è un metodo molto usato per la valutazione del sonno anche se la
sua validità è stata messa in discussione. Uno dei principali problemi per la validità del sistema è
la frequenza con la quale devono essere condotte le osservazioni. Si è visto che l’osservazione non
è un sistema accurato se trascorrono intervalli di 1-2 ore tra un controllo e l’altro, comunque può
essere un metodo di valutazione efficace se fatto frequentemente.

Strumenti per la valutazione soggettiva

La validità degli strumenti per la valutazione soggettiva del sonno è stata messa in discussione
soprattutto quando usati su anziani con deficit cognitivi. Sono stati valutati 2 strumenti: lo
Strumento di valutazione soggettiva del sonno (SEST) e l’Indice di qualità del sonno di Pittsburgh
(IQSP), nessuno dei 2 è stato considerato valido nella popolazione presa in esame.

Interventi per favorire il sonno

Sono stati valutati diversi interventi per indurre il sonno: modifiche dell’ambiente,
riduzione delle attività infermieristiche notturne, promozione dell’esercizio e dell’attività
diurna, uso della terapia con la luce, del- l’aromaterapia, somministrazione di valeriana,
melatonina, farmaci o interventi multidisciplinari.

Abbassare la luce e ridurre i rumori

Alcune caratteristiche dell’ambiente della RSA o della casa di riposo, come la luce, il rumore e il
disturbo dei compagni di stanza, possono avere un impatto negativo sul sonno. E’ stato valutato se
abbassare la luce e ridurre il rumore siano metodi efficaci per favorire il sonno. Uno studio ha
trovato che abbassare la luce può aiutare a mantenere i ritmi circadiani e può indurre il personale
a mantenere un ambiente silenzioso di notte. Per ridurre il rumore i ricercatori raccomandavano di
far usare le cuffie a chi voleva guardare la televisione di notte, abbassare il volume delle
sveglie, del telefono ed evitare di utilizzare di notte i macchinari per la pulizia.

Assistenza infermieristica notturna

L’assistenza infermieristica notturna può avere un effetto negativo sul sonno degli ospiti in casa
di riposo. Due studi hanno valutato l’efficacia di piani individualizzati per ridurre il numero di
risvegli causati dagli interventi di assistenza.
In studi separati si è visto che i programmi assistenziali individualizzati, che valutavano la
mobilità e il rischio di lesioni da decubito o che prevedevano i controlli in orari stabiliti e gli
interventi solo quando il soggetto era sveglio, miglioravano significativamente la durata del sonno.

Esercizio

L’esercizio fisico favorisce il sonno nei soggetti più giovani, ma 2 studi condotti su anziani (uno
randomiz- zato e uno non randomizzato) hanno fornito risultati contrastanti.
Il primo è stato condotto in 7 case di riposo su 65 soggetti di almeno 65 anni con incontinenza
urinaria o sottoposti a contenzione.

Dopo 2 notti di osservazione, i soggetti

sono stati suddivisi in maniera randomizzata in 2 gruppi: 33 soggetti hanno seguito uno dei 2
programmi di attività fisica, mentre il gruppo di controllo (32 soggetti) riceveva il trattamento
abituale.

Nonostante la forte partecipazione ai programmi di attività fisica, non è stato osservato nessun
vantaggio per il sonno.
Il secondo studio, di piccole dimensioni, è stato condotto su 22 anziani con demenza. Il gruppo in
trattamento (11 soggetti) seguiva un programma di attività fisica che prevedeva 40 minuti di
ginnastica 7 giorni alla settimana per 4 settimane; il gruppo di controllo partecipava ad attività
sociali. Il sonno è migliorato nel gruppo in trattamento e non in quello di controllo.
A causa dei pochi studi trovati e dei risultati contraddittori non si può quindi raccomandare
l’esercizio fisico per promuovere il sonno nei residenti in casa di riposo.

CHE COSA È IL SONNO

II sonno nel passato è stato definito come una periodica interruzione dello stato di veglia e
generalmente si pensa che esso rappresenti una sorta di attesa passiva interposta tra le tipiche
attività fisiche e mentali della veglia. Al contrario oggi sappiamo che il cervello durante il sonno
è tutt’altro che a riposo, che ha un’attività piuttosto intensa e differenziata nelle diverse fasi
REM e non-REM e che la sua attività metabolica è superiore allo stato di veglia, come documentato
dal maggiore consumo di ossigeno.
Quello che ancora non conosciamo in tutti i dettagli sono le particolari funzioni svolte dal sonno,
anche se c’è generale consenso sulla sua grande importanza per favorire l’equilibrio della persona:
durante il sonno il corpo e la mente riposano, le informazioni apprese vengono consolidate ed anche
l’umore migliora. Altrettanto interessante poi quanto scoperto nella donna in età fertile per la
quale il sonno è importante anche per il mantenimento degli equilibri ormonali e della capacità
riproduttiva.

L’ARCHITETTURA DEL SONNO

Fino alla metà del secolo scorso si pensava che il sonno fosse un fenomeno unitario,
fisiologicamente passivo e con funzione essenzialmente ristoratrice. Solo nel 1953 si riuscì a
dimostrare grazie a registrazioni elettroencefalografiche (EEG) che il sonno è composto in realtà da
differenti stadi che compaiono in una sequenza caratteristica durante la notte. Il ciclo
sonno-veglia nell’uomo è costituito da tre fasi maggiori: la veglia, il sonno ad onde lente o sonno
non-REM, ed il sonno con movimenti oculari rapidi o sonno REM. Sonno REM e sonno non-REM si
alternano in maniera ciclica durante tutto il tempo passato a dormire e, sebbene non sia ancora
chiaro perché questo avvenga, è noto che l’assenza degli stadi del sonno o l’irregolarità degli
stessi provochino una condizione di disagio in cui è necessario intervenire nel modo più corretto.
Il sonno non-REM è costituito da 4 stadi ed è caratterizzato da un profondo stato di
addormentamento. Durante la prima ora dopo essersi coricati si scende progressivamente nei
successivi stadi del sonno non-REM. Questa fase rivela un calo generale dell’attività del cervello,
del tono muscolare, diminuiscono i movimenti corporei, la pressione sanguigna, la frequenza
cardiaca, il respiro, l’attività metabolica e la temperatura. È la fase di recupero dell’organismo.

Dopo un periodo di sonno a onde lente si passa nella fase del sonno REM. L’attività cerebrale è in
estremo fermento, aumenta la pressione sanguigna, la frequenza cardiaca e il metabolismo raggiungono
quasi i livelli dello stato di veglia. Inoltre come indicato dall’acronimo (REM Rapid Eye Movements
= Rapidi movimenti oculari) questo stato del sonno è caratterizzato da rapidi movimenti degli occhi.
In questa fase si sogna. Il cervello è bombardato da stimoli che non provengono dall’esterno bensì
dal suo interno. Questa è la fase dove si elaborano le informazioni acquisite durante il giorno e si
consolidano i ricordi.

Per sentirsi freschi e riposati durante il giorno e quindi pronti ad affrontare adeguatamente gli
impegni quotidiani, la maggior parte delle persone adulte ha bisogno di dormire per 7-8 ore ogni
notte, anche se vi sono differenze individuali per cui ad esempio alcune persone vivono bene
dormendo solo pochissime ore. Il bisogno di sonno è molto maggiore nei bambini (i neonati dormono
circa 17 ore), mentre è noto che andando avanti con l’età si tende a dormire meno profondamente e
per periodi più brevi. Il sonno è presente in tutti i mammiferi e, probabilmente, in tutti i
vertebrati. Noi tutti proviamo un profondo desiderio di dormire dopo un lungo e forzato periodo di
veglia e una prolungata astinenza dal sonno può avere esiti non benefici per la salute.

Passiamo dormendo circa un terzo della nostra esistenza e il sonno ci è così tanto indispensabile da
non potergli resistere, ma nonostante questo le ragioni per cui si dorme restano ancora in parte da
comprendere e, come sostenuto da numerosi studiosi, riuscire a spiegare perché si dorme è una delle
più grandi questioni ancora aperte della biologia.
Sulla base di quanto possiamo osservare analizzando le conseguenze della mancanza di sonno
(stanchezza, scarsa concentrazione e memoria, riduzione della capacità di giudizio, aumento dei
tempi di reazione, calo del tono dell’umore e di altre funzioni fisiologiche) potremmo affermare che
durante il sonno:

a) Il corpo recupera
Per riuscire a far fronte ai bisogni energetici e metabolici dello stato di veglia durante il sonno
si svolgono le seguenti funzioni:
• Funzione termoregolatrice e di conservazione dell’energia (riduzione del dispendio energetico per
mantenere costante la temperatura),
• Riposo e recupero (equilibrio: dei processi fisiologici e biochimici, dei livelli degli ormoni
dello stress-adrenalina e cortisolo, dei bioritmi essenziali per la salute e del metabolismo)

b) Il cervello e le funzioni mentali si ricaricano
• Consolidamento delle informazioni apprese durante la veglia
• Ottimizzazione delle performance cognitive
• Supporto del tono dell’umore per l’equilibrio dei livelli d’ansia e d’irritabilità
• Plasticità neuronale (miglioramento dell’efficacia della trasmissione)

Qualunque sia la ragione del dormire è evidente che il sonno negli uomini è necessario per vivere
bene, per garantire il “funzionamento” del proprio corpo e per la propria sicurezza.

Un sonno regolare è utile per favorire il funzionamento appropriato dell’organismo e per una buona
qualità della vita. L’organismo ha bisogno di pause e di riposo per poter svolgere attività di
recupero e rilassamento. Quando si vuole essere produttivi nel lavoro come nello studio non c’è
niente di meglio da fare se non una bella dormita. Questa favorirà la concentrazione e
l’apprendimento e promuoverà i processi di memorizzazione. Dormire bene contribuisce inoltre al
benessere che alimenta il desiderio di vita, è importante per favorire le relazioni sociali
svolgendo un’azione di equilibrio del tono dell’umore e dei livelli d’ansia e d’irritabilità.

Anche le performance fisiche, la resistenza allo stress e alle malattie sono migliorate da una buona
qualità del sonno.
In modo particolare i bambini, soprattutto nei primi anni di vita, dovrebbero dedicare molto tempo
al sonno; infatti il raggiungimento di un ritmo adeguato ed il regolare susseguirsi delle fasi e
degli stadi del sonno sembrano essere fondamentali per un loro adeguato sviluppo. Alterazioni
persistenti del ritmo sonno-veglia possono infatti avere influenze negative sui processi cognitivi
ed affettivo-relazionali del bambino. Le manifestazioni comportamentali dovute alla mancanza di
sonno (ipereccitabilità, iperattività, capricci e crisi di pianto) variano in maniera importante in
rapporto non solo all’età ma anche al grado di sviluppo del bambino. Molti studi hanno indagato le
conseguenze della cronica mancanza di sonno nel bambino in età scolare e nell’adolescente
evidenziando delle influenze negative, di vario grado, sul successo scolastico e sul comportamento.
Da non sottovalutare poi che un disturbo persistente del sonno del bambino può creare le condizioni
per cui possa restare un “cattivo dormitore” anche da adulto. Non dimentichiamo inoltre che le
difficoltà dei bambini possono influire in maniera importante anche nei ritmi sonno-veglia dei
genitori modificando in qualche modo le abitudini di tutta la famiglia. Probabilmente però non
abbiamo sufficiente consapevolezza dell’importanza del sonno per la nostra salute. L’organizzazione
delle nostre attività, siano esse ludiche o lavorative, sembra essere fatta per non dormire, o
meglio continuiamo ogni giorno a lesinare sul sonno perché c’è sempre qualcosa in più da fare, da
vedere o da provare.

QUANTE ORE DOBBIAMO DORMIRE PER NOTTE?

Ognuno di noi dorme in modo diverso e ha le sue precise abitudini. Le ore di riposo, la qualità e il
passaggio da una fase all’altra del sonno sono caratteristiche molto soggettive che cambiano da
persona a persona.
Queste stesse caratteristiche possono evolversi e cambiare anche nella stessa persona, in funzione
dell’età o per l’influenza di fattori ambientali e sociali. C’è chi, ad esempio, preferisce alzarsi
presto e chi tardi; alcuni sono soddisfatti solo dopo molte ore di sonno, altri preferiscono dormire
poco.
È stato dimostrato che il ritmo sonno-veglia varia notevolmente con l’età: il neonato dorme fino a
20 ore al giorno, l’adulto circa 8, l’anziano non più di 6. I bambini necessitano di più ore di
riposo probabilmente perché durante il sonno l’organismo produce degli ormoni necessari alla
crescita. Le donne in generale dormono meno degli uomini loro coetanei. Persino i cambiamenti
ormonali della gravidanza possono in qualche modo indurre dei cambiamenti del ritmo sonno-veglia.

QUANDO DORMIRE MALE PUÒ ESSERE UN PROBLEMA

Dormire male costituisce talvolta una situazione passeggera legata a preoccupazioni contingenti, ma
a volte può ripetersi con maggiore frequenza. Si sa che il dolore, lo stress, il rumore come anche
molte malattie sono nemiche del “buon dormire”, ma esistono anche comportamenti che possono favorire
od ostacolare l’inizio ed il mantenimento del sonno notturno, che è importante conoscere per creare
intorno a sé le migliori condizioni per un sonno ristoratore.
Sono davvero tante le persone che riferiscono di non dormire bene. Secondo alcune ricerche circa la
metà della popolazione ha difficoltà a prendere sonno.

Quante volte ci è capitato di dire “Stanotte non sono riuscito a chiudere occhio…”, magari durante
l’estate quando anche di notte le temperature rimangono troppo elevate, o quando si è impegnati a
studiare per un esame o nella professione a realizzare progetti tanto complessi da tenerci la mente
occupata anche di notte. Niente di preoccupante se questo si esaurisce in una notte o poco più, ma
cosa succede se comincia a presentarsi con una certa continuità?
Ogni qualvolta percepiamo il nostro sonno come insufficiente o poco riposante, evidenziamo una
difficoltà a dormire bene che può avere delle ricadute sulla qualità della nostra vita. La mancanza
di sonno ed il cattivo riposo hanno importanti ripercussioni sullo stato lavorativo, sulla sicurezza
e sulla salute. Sono le donne a soffrire con maggiore frequenza di questo disturbo insieme alle
persone in età avanzata. Ma si sa anche che purtroppo tante persone cercano di affrontare questa
condizione da sole, senza il consiglio di persone esperte.

newsitaliane.it

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