Benveniste: lo scienziato della memoria dell’acqua

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Benveniste: lo scienziato della memoria dell’acqua

Memoria dell’Acqua

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Nel mio articolo precedente ho cercato d’illustrare quanto meglio al lettore un quadro, il più
dettagliato possibile, di Rudolf Steiner, discutendone i princìpi metodologici, gli elaborati
intellettuali e le implicazioni applicative. Ma Steiner non era solo questo, o meglio, non riduceva
unicamente a queste coordinate speculative l’ampiezza della propria divulgazione: si occupò, tra
fine Ottocento e inizio Novecento, di una materia al tempo assai innovativa, quella della
Biodinamica. Nelle sue ipotesi paventò la possibilità di “dinamizzare” (tecnicismo settoriale,
esplicativo nella medicina omeopatica) l’acqua tramite una semplice procedura di vorticizzazione, in
primis, in caduta, poi.

Emanuele Cangini – 07/11/2022

Memoria dell’acqua: una scoperta quasi casuale

Campo di ricerca, quello della memoria dell’acqua, che accomuna Steiner a Jacques Benveniste
(1935-2004), allergologo e scienziato, direttore presso l’Istituto nazionale francese per la salute
e la ricerca medica (INSERM). La scoperta di un agente allergenico scatenante (il PAF) gli propose i
favori della candidatura al Nobel, non fosse altro per ciò che di più avverso lo stava attendendo:
una ricercatrice sua collaboratrice incappò in un errore di calcolo in relazione alla diluizione di
un composto allergenico il quale, in via ipotetica, avrebbe dovuto favorire una reazione
leucocitica. Nonostante l’assenza quasi totale di allergeni nell’acqua, la reazione avvenne
indistintamente e con intensità di molto superiore a quelle solitamente sperimentate nelle
concentrazioni maggiori.

Benveniste, inizialmente infastidito dall’esito insolito della procedura, propose a Elisabeth
Davenas, ricercatrice di fama non indifferente, di ripetere l’esperimento con le stesse condizioni
parametriche (diluizione sbagliata): i risultati del “novello” esperimento dichiararono
inequivocabilmente la medesima identità dei risultati prodotti.

Forse l’alba di una nuova era, quella che si preannunciò: di lì in poi, il processo continuativo di
diluizioni sempre più piccole, tendenti allo zero, produsse con continuità risultati in coerenza.
Trampolino di lancio per Benveniste che nel quadriennio 1985-1989 diresse esperimenti con diluizioni
progressivamente minori, valutandone la reazione su anticorpi E con acqua dinamicizzata.

La pubblicazione su «Nature» e le accuse di falsificazione dei dati

I risultati del suddetto processo vennero esaminati da cinque istituti laboratoristici siti in
Canada, Francia, Italia e Israele, i quali ne confermarono a pieno titolo la bontà dei responsi.
Diversi scienziati, tredici per l’esattezza, decisero di pubblicare all’unisono i propri studi sulla
rivista «Nature», e tale prodigioso spiegamento di convergenze intellettuali non poteva certamente
risultare inosservato, non fosse altro per l’innovativo meccanismo curativo che vedeva nell’acqua
“informata” un potenziale e pericoloso sostituto dei farmaci allopatici. Ovviamente la falange
accademica non rimase in silenzio e, a tal punto indignata, per mezzo di un comitato valutativo di
controllo accusò Benveniste di ciarlataneria e di pesante, maldestra, manipolazione dei responsi
sperimentali. Accusa grave, pesante, la quale gettò nello sconforto più totale lo scienziato
francese, tanto da spingerlo a rassegnare le dimissioni come membro dell’INSERM: come spesso accade,
non tutti i mali vengono per nuocere, come si suol dire.

La DigiBio, istituto di ricerca privato, venne interpellato come interlocutore preferenziale con
l’obiettivo di approfondire gli studi pregressi di Benveniste, finalizzati allo sviluppo delle
intuizioni dello scienziato in riferimento alla modalità di comunicazione delle cellule all’interno
delle molecole. Paradigma senza dubbio inedito che contraddiceva, al contempo, tanto la consolidata
legge di Avogadro quanto la collaudata teoria di Descartes: garante la prima, della uniformità dei
volumi molari di gas diversi, ben si confaceva alla seconda, la quale sanciva nella similarità e
nell’incontro fortuito, le uniche condizioni possibili per l’attuarsi di una procedura di scambio
informazionale tra molecole. Quanto “dimostrato” da Benveniste confutava implacabilmente le
conclusioni della scienza ufficiale, aprendo un sipario innovativo sulle proprietà informazionali e
frequenziali dell’acqua, sino ad allora ritenute inconcepibili. Riprendendo le ricerche di Albert
Popp, Benveniste riuscì a dimostrare la capacità di comunicazione intermolecolare attraverso
frequenze ben precise.

L’era della “memoria dell’acqua”

Nasceva l’era della “memoria dell’acqua”, che vedeva tra i propri fautori non più solo l’isolato
Benveniste ma anche medici del calibro di Luc Montaigner, premio Nobel nel 2008.

Non dimentichiamoci l’appoggio teoretico anche di Emilio del Giudice e di Giuliano Preparata, Masaru
Emoto e Massimo Citro il quale, secondo la cronaca, vanta il primato di essere stato il primo a
condurre esperimenti di realizzato trasferimento informazionale da un farmaco all’acqua (TFF,
Trasferimento Farmacologico Frequenziale).

Scienza e Conoscenza n. 75 – Gennaio – Marzo 2021 — Rivista >> bit.ly/3iWBmyp

Nuove scienze, Medicina Integrata

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