Aromaterapia 2

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Aromaterapia 2

di Irene Balloi

(seconda parte)

LA DIFFUSIONE NELL’AMBIENTE

I modi per diffondere gli oli essenziali nell’ambiente sono diversi e andrebbero scelti in base alle
necessità.

Umidificatori

Il metodo più semplice consiste nel versare alcune gocce nella vaschetta d’acqua che è comunemente
appesa al calorifero per aumentare il grado d’umidità dell’aria. In questo modo per effetto del
calore, l’olio essenziale evaporerà lentamente e potrà diffondersi nell’ambiente. Questo metodo è
adatto per diffondere oli molto volatili. Sembra strano, ma la familiarità e il sapere utilizzare al
meglio gli oli permette in cucina l’eliminazione degli odori che si formano dopo aver cucinato
piatti, senz’altro buoni, ma un pò troppo sgradevoli come odore.

SCHEDE AROMATICHE

Qui di seguito la descrizione e la carta d’identità degli oli essenziali (circa sessanta), abbiamo
volutamente escluso i più tossici.

– Identificazione della pianta (nome botanico, famiglia, descrizione, distribuzione geografica ,
climatica, eventuali specie simili).

– Le parti utilizzate per estrarre l’olio essenziale con la modalità estrattiva ( per distillazione,
spremitura, per mezzo di solventi ecc…).

– I componenti chimici prevalenti nell’olio essenziale (con riferimento al tipo specifico di
molecole presenti e al gruppo chimico di riferimento).

– Le qualità organolettiche dell’olio essenziale (profumo, con riferimento alla nota di testa, cuore
o base; colore).

– Le caratteristiche energetiche dell’olio essenziale (con riferimento alle categorie yin-yang e
alle simbologie planetarie.

– Le proprietà terapeutiche dell’olio essenziale e le principali indicazioni.

– Le eventuali avvertenze (effetti collaterali, precauzioni).

——

Nella parte che segue, approfondiremo la conoscenza della pianta stessa, la sua profonda natura, la
sua personalità, il rapporto più intimo con l’uomo: ci si avvalerà di contributi etimologici,
riferimenti mitologici, medicina antica, gli utilizzi tradizionali che si ritrovano presso diversi
paesi e culture, aspetti simbolici, gli impieghi degli oli stessi: spiegando e insegnando l’utilizzo
degli oli per le varie problematiche ed infine, ci sarà un paragrafo sull’uso “curioso”, in cui
vengono spiegate le utilizzazioni insolite dell’olio essenziale trattato.

La scelta degli oli essenziali descritti, ne comprende un’ampia gamma per le più diverse esigenze,
le piante aromatiche da cui si estraggono gli oli sono centinaia. Qui vedremo i più poliedrici,
facilmente reperibili, più interessanti e utili. Sono esclusi gli oli potenzialmente tossici. Gli
oli essenziali sono efficaci a dosi minime. Iniziare con le dosi più basse indicate è una regola
valida per tutti gli oli essenziali e per tutti i trattamenti, perché è molto importante valutare la
sensibilità e la tollerabilità individuale, che può variare da persona a persona. E’ consigliato
l’utilizzo

preferenziale della via esterna rispetto a quella orale, perché è più sicura e meno esposta ai
rischi di tossicità e sovradosaggio. Per nessun motivo bisogna interrompere di propria iniziativa
una terapia medica per sostituirla con quella a base d’oli essenziali. L’eventuale utilizzo d’oli
essenziali in associazione con farmaci va valutato dal medico curante.

La scelta degli oli essenziali descritti, ne comprende un’ampia gamma per le più diverse esigenze,
le piante aromatiche da cui si estraggono gli oli sono centinaia. Qui vedremo i più poliedrici,
facilmente reperibili, più interessanti e utili. Sono esclusi gli oli potenzialmente tossici. Gli
oli essenziali sono efficaci a dosi minime. Iniziare con le dosi più basse indicate è una regola
valida per tutti gli oli essenziali e per tutti i trattamenti, perché è molto importante valutare la
sensibilità e la tollerabilità individuale, che può variare da persona a persona. E’ consigliato
l’utilizzo

preferenziale della via esterna rispetto a quella orale, perché è più sicura e meno esposta ai
rischi di tossicità e sovradosaggio. Per nessun motivo bisogna interrompere di propria iniziativa
una terapia medica per sostituirla con quella a base d’oli essenziali. L’eventuale utilizzo d’oli
essenziali in associazione con farmaci va valutato dal medico curante.

ABETE BIANCO

– Sinonimi: abete comune, abete vero, pino bianco, abete europeo

– Nome botanico: Abies alba

– Famiglia: pinacee

Descrizione: albero sempreverde che può raggiungere i 50 -60 metri di altezza e che viene
considerato, assieme all’abete rosso, la conifera più grande di tutte quelle diffuse in Europa. La
chioma è slanciata e conica, i rami crescono orizzontalmente rispetto al tronco. Una volta raggiunti
i 100 anni, (vive fino a 300), l’albero smette di crescere in senso longitudinale e i rami
cominciano a crescere verso l’alto, avvolgendosi su se stessi. Le foglie sono grossi aghi di colore
verde scuro sopra e con due strisce bianche sotto. I coni, le pigne, sono allungati e a disposizione
eretta in verticale.

– Distribuzione: forma foreste pure nelle regioni montane dell’Europa centrale dai Pirenei,
attraverso le Alpi, fino ai Balcani. Anche gli abeti si sono notevolmente rarefatti a causa
dell’ormai diffusa “moria dei boschi” che ha colpito praticamente tutte le specie di alberi
esistenti.

– Altre specie: Abete canadese (a.balsamea), abete siberiano (a.siberica) i cui oli essenziali hanno
caratteristiche simili a quelle dell’abete bianco.

Parti utilizzate per estrarre l’olio essenziale: foglie e rametti per produrre l’olio essenziale la
secrezione del tronco per produrre l’oleoresina.

– Componenti principali dell’olio essenziale: pinene, limonane (monoterpeni), acetato di bornile
(esteri terpenici), (dell’oleoresina: pinene, cafene)

– Profumo: balsamico, fresco, dolce; (nota di base) Colore: incolore o giallo chiaro

– Energia: yang-yin

– Simbologia planetaria: sole, saturno luna

– Proprietà: tonico stimolante generale, antisettico delle vie respiratorie,

antispasmodico espettorante febbrifugo antireumatico.

– Indicazioni principali: malattie da raffreddamento, raffreddore, sinusite,

bronchite, artrosi, stanchezza, dolori muscolari.

Avvertenze: l’uso non diluito può irritare la pelle; se ne sconsiglia l’uso orale. Gli abeti
crescono dove la terra è povera e l’inverno è lungo, scelgono per svilupparsi luoghi montagnosi
difficili e poco ospitali e posizioni ombreggiate; con le loro robuste radici si abbarbicano su un
suolo povero di nutrimento e creano, con i loro aghi che cadono un minimo di terra per avere
nutrimento. Chi entra per la prima volta in un bosco di abeti rimane impressionato dal vedere il
particolare rapporto dei rami con la luce: la luce solare viene assorbita e filtrata dai rami e
arriva molto smorzata al suolo, creando un’atmosfera raccolta e quasi magica, una cattedrale
naturale.

L’abete è uno degli elementi principali dell’atmosfera natalizia in quanto rappresenta il classico
“albero di Natale”, che viene addobbato in

occasione delle festività. Si tratta di una tradizione molto antica di origine nordica, che prende
origine dai culti celtici legati al solstizio d’inverno. Nel calendario celtico l’abete era
consacrato al giorno della nascita del Fanciullo divino giorno supplementare che seguiva al
solstizio d’inverno.

E’ quindi legato strettamente a tematiche solari e all’eterna dicotomia tra vita e morte: nella
lunga notte invernale nordica questo albero, sempreverde e immutabile, aveva in sé tutta la forza
simbolica di qualcosa di più forte della morte. Per la sua maestà, veniva considerato dalle
popolazioni dell’Asia settentrionale (insieme con la betulla degli sciamani siberiani) “l’ Albero
Cosmico”, che in ogni tradizione rappresenta la manifestazione divina del cosmo, asse del mondo,
punto d’incontro dell’alto con il basso, unione di due opposti, le profondità della terra e
l’inaccessibilità del cielo, fermo sostegno dell’universo. Presso tutti i popoli dell’Europa
settentrionale è documentato il legame tra l’abete e il solstizio d’inverno. Nel Medioevo, poco
prima di questo giorno, i contadini si recavano nel bosco per tagliare un abete, che veniva portato
a casa e decorato con ghirlande, candele e dolciumi, assumendo il significato di “albero di luce”.

Nei paesi latini quest’usanza penetrò molto tardi, dopo l’ottocento: il significato dell’abete
natalizio si è esteso a simboleggiare la nascita di Cristo, luce che illumina il mondo; i dolcetti e
i regalini appesi diventano allora il simbolo dell’amore che Egli ci offre, il raccogliersi attorno
all’albero significa essere illuminati dalla Sua luce e pervasi dal Suo amore. Nei paesi del Sud
dell’Europa la festa del solstizio era associata al culto del dio Mitra, figlio del Sole. L’abete è
portatore anche di significati meno consueti: non mancò a questa pianta l’attribuzione di un
significato materno, connesso con il suo riprodursi spontaneo e con il suo aspetto sempreverde, che
vince ogni immagine di morte e sterilità.

Con le sue lunghe fronde che si allargano orizzontalmente assume un aspetto protettivo: i piccoli
abeti bianchi hanno bisogno per crescere dell’ombra dell’albero madre, perché troppa luce nuocerebbe
loro. Questa funzione di protezione si estende anche ai piccoli animali che vivono in montagna e che
possono trovare riparo sotto i suoi ampi rami. Nelle culture rurali era simbolo di prosperità; in
una località della Germania c’era l’usanza una volta all’anno, di battere le donne con rami di abete
per favorirne la fecondità. In Grecia l’abete bianco era sacro alla dea Artemide, cioè alla Luna,
protettrice delle nascite, ed è collegato a riti primaverili in onore della Grande Madre e della
rinascita della natura.

– L’impiego degli oli essenziali (estratto dalle foglie) –

L’aroma d’abete è stimolante ed energico, soprattutto nella stagione invernale quando le giornate si
accorciano e sono povere di luce. Il richiamo alla luce non è però lo stesso delle essenze agrumate
(limone, mandarino, arancio) che si associano alla luce radiante dei raggi solari e sono
corroboranti, dolcemente riscaldanti ed energetiche; per l’abete, simbolo del solstizio invernale,
si tratta di una luce condensata e raccolta, della promessa della luce come annuncio della fine
delle tenebre invernali.

E’ per questo che alla simbologia solare si aggiunge quella di Saturno, della notte, della
dissoluzione, della fine del vecchio ciclo, che, però contiene in sé anche la promessa e l’inizio
della rinascita e del nuovo ciclo. L’abete con la sua altezza, distende lo sguardo su grandi
distanze. Analogamente il suo olio essenziale, diffuso nell’ambiente e percepito attraverso
l’olfatto, dà la percezione di ciò che è oltre e dee ancora venire: quando la visione del proprio
cammino è buia o offuscata e si dubita di poter progredire, questa essenza aiuta ad aprirsi alla
fiducia di un futuro più luminoso, dà la consapevolezza dei progressi compiuti nel proprio percorso
esistenziale, conferisce forza interiore nelle difficoltà.

Sotto forma di vapori balsamici decongestiona le vie respiratorie e calma la tosse durante le
malattie da raffreddamento. In questo caso sono utili anche i bagni caldi aromatici e le
applicazioni sul petto, diluito in olio vettore. Sempre diluito in olio vettore e applicato durante
un messaggio, stimola la circolazione, de-contrae i muscoli dolenti e irrigiditi, attenua i dolori
reumatici e dell’artrosi.

Curiosità

Usato come profumo (per esempio applicato sugli abiti) aiuterebbe a sentirsi più forti e protetti in
situazioni o con persone ostili.

ALLORO

– Sinonimi: lauro nobile,lauro dolce.

– Nome botanico: LAURUS NOBILE.

– Famiglia: lauracee.

Descrizione: pianta sempreverde dalla chioma densa e conica, che raggiunge l’altezza massima di 20
metri, è coltivata anche in vaso e come arbusto. Ha foglie lanceolate, di colore verde scuro,
piccoli fiori gialli, poco appariscenti e bacche nere lucenti (potenzialmente tossiche). Le sue
foglie, dal profumo molto aromatico, sono utilizzate per condire i cibi. Bisogna fare attenzione a
non confondere l’alloro con il lauroceraso (una pianta di aspetto piuttosto simile), le cui foglie
sono velenose.

– Distribuzione: è tipico delle regioni mediterranee ed è largamente coltivato in Spagna, Francia,
Italia, Medio Oriente.

– La parte utilizzata per estrarre l’olio esenziale sono le foglie.

– Componenti principali: 1,8 – cineolo (ossidi), linalolo, geraniolo (alcoli) pinene (monoterpeni),
eugenolo, metileugenolo (fenoli).

– Profumo: fresco, legnoso, speziato, con tonalità canforacea.

– Colore: giallo verdastro.

– Energia: moderatamente yang.

– Simbologia planetaria: Sole.

– Proprietà: antisettico, antispasmodico, espettorante, sudorifero, antireumatico, analgesico,
digestivo, riequilibrante del sistema nervoso, ispettorepellente.

– Indicazioni generali: dolori reumatici e muscolari, tosse influenze e infezioni delle prime vie
aeree, disturbi digestivi, inappetenza, pelle grassa, acne, caduta di capelli, allontanamento degli
insetti.

– Avvertenze: può essere potenzialmente allergizzante per la pelle; da usarsi moderatamente a causa
dei possibili effetti narcotici attribuiti al metileugenolo; per questo motivo se ne sconsiglia
l’uso per via orale, da evitarsi in gravidanza.

L’alloro è una pianta solare, per i Greci e i Romani era consacrato ad Apollo e associato a una
ninfa, Dafne (in greco “lauro” nome femminile). Nel mito classico narrato da Ovidio nelle
Metamorfosi, si racconta che Dafne era una ninfa,figlia di un fiume, Peneo. Questa di consacrò alla
casta Artemide, rifiutava tutti i pretendenti che la chiedevano in sposa, preferendo vivere nei
boschi. Un giorno Apollo, che si era preso gioco di Eros, il dio dell’amore, per vendetta fu colpito
da una sua freccia d’oro che lo fece ardere di passione per Dafne, mentre questa fu colpita da una
freccia di piombo, che la rese insensibile alle sue profferte. Rincorsa da Apollo che già la sta per
raggiungere, Dafne invoca il padre affinché la salvi e questi la tramuta in arbusto d’alloro.

Apollo promette allora che, non potendo essere sua sposa, sarebbe stata per sempre la sua pianta e
se ne orna i capelli, la lira e la faretra. Dafne, colpita dalla freccia di piombo, è la metafora
della psiche umana, incatenata al proprio Io e alle proprie pulsioni, riluttante al processo di
evoluzione e trasformazione. Nella metamorfosi Dafne perde la sua natura “plumbea” e si trasforma in
pianta, ovvero, aria, perché ogni albero dalla vasta chioma è collegato all’elemento aria.
Dafne-lauro, diventando la pianta d’Apollo, cede infine al dio e diventa aria impregnata del fuoco
dello spirito, ossia sapienza.

L’albero di Apollo, dio luminoso, associato al simbolismo dell’intelletto terso, puro, non può
essere profetico: nel tempio di Delfi consacrato ad Apollo, la sua sacerdotessa, la Pizia, masticava
foglie di alloro per favorire lo stato di trance in cui vaticinava. Nell’antichità l’alloro era,
infatti, chiamato “pianta profetica”, poiché era attribuita al dio che “sa quel che sarà, che fu ed
è”. Rami d’alloro venivano bruciati per ipnotizzarsi al loro crepitio e intuire il futuro. Il fuoco
ottenuto dall’alloro era anche un fuoco purificante, che poteva allontanare gli spiriti perversi.

Alberi d’alloro erano piantati attorno ai templi, affinché il loro profumo purificasse il corpo e lo
spirito. Molti rituali religiosi di purificazione e d’iniziazione imponevano la presenza
dell’alloro. I medici dell’antichità consigliavano a chi era sofferente di passeggiare in questi
sacri boschetti, respirando profondamente il profumo delle piante e toccando le foglie affinché
l’energia risanatrice connessa al sole, apportatore di vita e di luce, penetrasse nel sangue e
aiutasse ad aumentare le forze e a combattere le malattie. Infatti, Apollo è anche il dio della
medicina e la sua pianta non poteva non possedere qualità terapeutiche.

Apollo è anche il supremo ispiratore delle arti, maestro delle Muse che, secondo Esiodo, tenevano in
mano un ramoscello d’alloro e lo concedevano solo a quelli che si rendevano degni d’onore con la
loro arte. L’alloro apollineo è simbolo di vittoria; nei giochi olimpici celebrati a Delfi in onore
del dio, ai vincitori delle gare si offriva una corona d’alloro.

Nella Roma antica il generale vittorioso che entrava trionfante in città, giungeva con fasci
d’alloro in mano e con la fronte cinta dei suoi rami. Con l’avvento dell’impero, la corona d’alloro
fu riservata agli imperatori. Questo simbolo della vittoria fu poi assunto dai primi cristiani per
alludere, sulle tombe dei martiri, alla loro vittoria spirituale.

Ai nostri giorni la laurea, dal nome latino dell’alloro (laurus), rappresenta il massimo
riconoscimento che si ottiene al compimento degli studi universitari e segna il raggiungimento di un
titolo ambito, a volte anche da esibire come corona del vincitore. Nel Medioevo, nei periodi delle
grandi epidemie, si riteneva che il fuoco magico d’arbusti d’alloro potesse fermare le pestilenze e
bruciare ciò che era infetto. Nel seicento si prescriveva agli adolescenti gracili di strofinarsi
con foglie d’alloro le mani e i polsi tutti i giorni, quando il sole era alto nel cielo. Questo
concetto secondo cui questa pianta

sempreverde cara al dio Apollo poteva aiutare l’uomo a rinforzare le sue difese e a guarire è sempre
stata viva e si è tramandata in molte culture popolari. Anche in Oriente troviamo l’usanza di
massaggiare con olio d’alloro la spina dorsale per rinforzare il sistema nervoso.

Nei giochi olimpici celebrati a Delfi in onore del dio, ai vincitori delle gare si offriva una
corona d’alloro. Nella Roma antica il generale vittorioso che entrava trionfante in città, giungeva
con fasci d’alloro in mano e con la fronte cinta dei suoi rami. Con l’avvento dell’impero, la corona
d’alloro fu riservata agli imperatori. Questo simbolo della vittoria fu poi assunto dai primi
cristiani per alludere, sulle tombe dei martiri, alla loro vittoria spirituale.

Ai nostri giorni la laurea, dal nome latino dell’alloro (laurus), rappresenta il massimo
riconoscimento che si ottiene al compimento degli studi universitari e segna il raggiungimento di un
titolo ambito, a volte anche da esibire come corona del vincitore. Nel Medioevo, nei periodi delle
grandi epidemie, si riteneva che il fuoco magico d’arbusti d’alloro potesse fermare le pestilenze e
bruciare ciò che era infetto. Nel seicento si prescriveva agli adolescenti gracili di strofinarsi
con foglie d’alloro le mani e i polsi tutti i giorni, quando il sole era alto nel cielo.

Questo concetto secondo cui questa pianta sempreverde cara al dio Apollo poteva aiutare l’uomo a
rinforzare le sue difese e a guarire è sempre stata viva e si è tramandata in molte culture
popolari. Anche in Oriente troviamo l’usanza di massaggiare con olio d’alloro la spina dorsale per
rinforzare il sistema nervoso.

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