Una nuova connessione tra intestino e cervello

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Una nuova connessione tra intestino e cervello

L’eccesso di sale nella dieta può favorire l’insorgenza di ictus e di disturbi cognitivi attraverso
un meccanismo che coinvolge il sistema immunitario ed è indipendente dall’aumento della pressione
del sangue

di Jonathan D. Grinstein / Scientific American

È ben noto che una dieta a elevato contenuto di sale porta a una pressione del sangue elevata, un
fattore di rischio per una serie di problemi di salute, tra cui malattie cardiache e ictus. Ma nel
corso dell’ultimo decennio, gli studi sulle popolazioni umane hanno indicato una connessione fra
assunzione di sale e ictus indipendente dalla pressione alta e dal rischio di malattie cardiache,
suggerendo l’esistenza di un anello mancante tra assunzione di sale e la salute cerebrale.

È interessante notare che c’è una crescente mole di lavori che dimostrano la presenza di un sistema
di comunicazione tra intestino e cervello, ora comunemente chiamato asse intestino-cervello.
L’alterazione dell’asse intestino-cervello contribuisce a una vasta gamma di malattie, tra cui il
morbo di Parkinson e la sindrome dell’intestino irritabile. Di conseguenza, il campo delle ricerche
sull’asse intestino-cervello è in rapida crescita ed evoluzione. Cinque anni fa, un paio di studi
hanno dimostrato che un’elevata assunzione di sale porta a profondi cambiamenti immunologici
nell’intestino, che causano una maggiore vulnerabilità del cervello a problemi autoimmunitari, che
si verificano quando il sistema immunitario attacca per errore le cellule e tessuti sani del proprio
organismo; e questo ha suggerito che forse è proprio attraverso il segnali immunitari che
l’intestino comunica con il cervello.

Ora, una nuova ricerca mostra un’altra connessione: i segnali immunitari inviati dall’intestino
possono compromettere i vasi sanguigni del cervello, portando a un deterioramento della salute
cerebrale e a un danno cognitivo. Sorprendentemente, la ricerca svela una connessione
intestino-cervello non descritta in precedenza e mediata dal sistema immunitario, suggerendo che il
sale in eccesso possa avere un impatto negativo sulla salute del cervello negli esseri umani
attraverso il danneggiamento dei vasi sanguigni del cervello, indipendentemente dal suo effetto
sulla pressione sanguigna.

Questa ricerca propone nuovi obiettivi terapeutici per contrastare l’ictus, la seconda causa
principale di morte a livello mondiale, e le disfunzioni cognitive. La riduzione dell’assunzione di
sale è applicabile alle persone in tutto il mondo, poiché quasi tutti gli adulti consumano troppo
sale: in media 9-12 grammi al giorno, circa il doppio del livello massimo di assunzione raccomandato
(cinque grammi) dall’Organizzazione mondiale della sanità.

Sperimentando sui topi, i ricercatori hanno scoperto che le reazioni immunitarie nell’intestino
tenue innescano una cascata di risposte chimiche che raggiungono i vasi sanguigni del cervello,
riducendo il flusso sanguigno alla corteccia e all’ippocampo, due regioni cerebrali cruciali per
apprendimento e memoria. A sua volta, questo ha portato a un declino nei test sulle prestazioni
cognitive. La compromissione dell’apprendimento e della memoria è apparsa chiaramente anche in
assenza di un aumento della pressione sanguigna; i ricercatori hanno osservato che l’intestino
reagisce al sovraccarico di sale inviando segnali immunitari che sono il punto di partenza del
deterioramento di tutto il complesso vascolare del cervello, compromettendone così le funzioni
cognitive. Anche se questo studio è stato finora condotto solo su animali da laboratorio, gli
scienziati ritengono che con tutta probabilità le sue conclusioni valgano anche per le persone.

La riduzione dell’assunzione di sale ha dimostrato di avere effetti benefici per la salute generale,
ma i ricercatori volevano sapere se questi effetti si estendono alla cascata di segnalazione da poco
identificata che inizia nell’intestino e raggiunge i vasi sanguigni del cervello, influenzando in
ultima analisi le funzioni cognitive. Quando i topi sono stati riportati a una dieta normale dopo
averne seguita una ad alto contenuto di sale, gli effetti nocivi sulla salute causati dall’eccessiva
assunzione di sale sono stati eliminati, e lo stesso è avvenuto con un intervento farmacologico che
ha interrotto i segnali immunitari.

Le implicazioni di questa nuova connessione fra intestino e cervello si estendono a diversi disturbi
autoimmuni, tra cui sclerosi multipla, artrite reumatoide, psoriasi e malattie infiammatorie
intestinali, che hanno dimostrato di attivare la stessa via di segnalazione immunitaria coinvolta in
questo studio. Questi disturbi autoimmuni comportano un alto rischio di ictus e sono legati al
cattivo funzionamento dei vasi sanguigni nel sistema nervoso. Questa ricerca è anche la
dimostrazione che ciò che mangiamo influenza il nostro modo di pensare e che parti del corpo
apparentemente isolate possono avere un ruolo vitale nella salute del cervello. Questi risultati
motivano lo studio del modo in cui lo stress quotidiano a cui sono sottoposti il nostro sistema
digestivo e i nostri vasi sanguigni potrebbe cambiare il cervello e, di conseguenza, come vediamo e
sperimentiamo il mondo.

(L’originale di questo articolo è stato pubblicato su “Scientific American” il 5 dicembre 2018.
Traduzione ed editing a cura di Le Scienze. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati.)
www.scientificamerican.com/article/a-new-connection-between-the-gut-and-brain1/

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