Teoria neutrinica del Colangeli

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Teoria neutrinica del Colangeli

Tra gli illustri maestri Borello riconosce Einstein (teoria della relatività), Schrödinger, Bohr,
Wiener e l’italiano Cesare Colangeli che, con la teoria neutrinica, riuscì a fare questa
unificazione realizzando il sogno di Einstein, ossia che le leggi del “campo” siano valide sia per
la radiazione che per la materia, dando ragione di ambedue con un’unica formula, la quale varia
soltanto per un coefficiente numerico diverso tra radiazione e materia.

La teoria neutrinica studia e interpreta i fenomeni naturali partendo dai concetti di “campo” e di “
spazio”. Quali sono i criteri fisici che distinguono la materia dal campo? La materia rappresenta
grandi riserve di energia e l’ energia rappresenta la materia.

Di conseguenza non si può procedere a una distinzione qualitativa fra materia e campo; si ha materia
ove la concentrazione dell’ energia è grande; si ha campo ove la concentrazione dell’ energia è
debole. Ma nella nostra nuova fisica non c’è più posto per il binomio campo e materia. Non c’è che
una sola realtà: il campo. Per questa ragione, afferma Borello, «il nostro problema finale sembra
dover consistere nella modificazione delle leggi del campo in guisa tale che non cessino di essere
valide nelle regioni di grandissima concentrazione dell’ energia».

Cesare Colangeli riuscì a fare questa unificazione, ottenendo che le leggi del campo siano valide
sia per la radiazione che per la materia. Nella teoria neutrinica le particelle di materia sono la
chiave dell’ universo, con le due cariche elettriche eteronime che, convenzionalmente, vengono
chiamate positiva e negativa, si attraggono quando sono opposte, si respingono quando sono uguali,
cessano da ogni interazione quando si immedesimano. L’attrazione e la neutralizzazione è l’unica
tendenza che esista nell’ universo.

Non può esistere il vuoto. Nella posizione di “reciproca soddisfazione” delle cariche elettriche,
detta anche ” spazio in quiete”, si crea il neutrino e la teoria da cui prende il nome. Tutto quello
che esiste, tutto quello che possiamo rilevare direttamente o indirettamente, tutto quello che
avviene, ossia tutta la dinamica dell’ universo, dipende da questo unico principio e da questa unica
tendenza. Lo si prova algebricamente.

La teoria neutrinica, dopo aver definito lo spazio (o campo magnetico), ci dà modo di capire che
cosa sono le onde elettromagnetiche che, interagendo tra loro, si traducono in una polarizzazione,
la quale avanza da un neutrino all’altro e costituisce la traccia mnesica (neutrini che permangono
sotto forma di polarizzazioni statiche), la quale si fissa nella materia inerte e nel sistema
nervoso centrale dell’individuo tramite la traduzione operata dagli organi di senso, perché hanno la
stessa base.

È stato accertato che, inibendo la normale percezione degli organi di senso, le terminazioni della
rete neurale che si dipartono dagli organi verso il cervello, diventano sensibili alle registrazioni
magnetriniche che si sono formate nella materia. Lo studioso, nella sua ricerca, elenca
constatazioni che sono comuni sia alle tracce mnesiche che si fissano nel cervello animale, sia a
quelle che si fissano nella materia inerte e quindi riguardano la realizzazione cronovisiva

Il cronovisore

Luigi Leonardo Borello, scienziato e sacerdote, partendo da un’idea del Premio Nobel Albert
Einstein, ampiamente recepita dal fisico Cesare Colangeli nella sua Teoria Neutrinica, che accoglie
entusiasticamente e condivide, afferma che qualsiasi materia inanimata possiede la capacità di
“memorizzare”.

Egli già prima del 1967 aveva ideato un sistema di “cronovisione elettronica”, per mezzo della quale
era possibile rilevare in qualsiasi campione di materia (testimone), già impressionato da uno
stimolo esterno acustico, luminoso o termico, tali memorie, resuscitandone la registrazione mnesica.

La prematura morte non ha consentito al prof. Borello di perfezionare la sua sperimentazione e
realizzare compiutamente un apparecchio ricevente tipo televisore; “non siamo ancora in grado –
diceva – di chiedere ad un soggetto (testimone) “che cosa ha visto”, bensì “se ha visto o sentito
questo o quello” fornendo ad esso delle impressioni primitive, a noi note e cercando delle
conferme”.

Così afferma lo scienziato negli appunti pubblicati sotto il titolo “La più grande conquista del
sapere” (pag. 108). Era amico di Padre Ernetti.

Padre Ernetti

Una macchina in grado di osservare gli eventi del passato che appaiono in forma olografica in un
piccolo spazio cubico.

Questa la scoperta attribuita al monaco benedettino Padre Pellegrino Ernetti insieme a 12
scienziati, fra cui Enrico Fermi e Padre Agostino Gemelli fondatore dell’Università cattolica di
Milano, nei primi anni ’50 del secolo scorso.

Tale notizia fu oggetto di un articolo della Domenica del Corriere.

Dalla lettura dell’ intervista della Domenica del Corriere n. 18 del 2 maggio 1972, sono state
estratte le seguenti risposte direttamente provenienti da Padre Ernetti:

– la macchina è formata da una serie di antenne per permettere la sintonizzazione delle singole voci
ed immagini:

– la procedura di funzionamento della macchina è la stessa utilizzata dagli astronomi che,
calcolando gli anni-luce, riescono a ricostruire l’aspetto di una stella spentasi da migliaia di
anni;

– il sistema di funzionamento si basa sul principio di fisica, comunemente accettato, secondo il
quale le onde sonore e visive, una volta emesse, non si distruggono, ma si trasformano e restano
eterne ed onnipresenti intorno alla terra; quindi possono essere ricostruite, come ogni energia, in
quanto esse sono energia;

– il suono e la luce sono energie;

– la luce può trasformarsi in suono e viceversa;

– Il suono, una volta emesso, inizia un processo di disgregazione in altri tipi di onde sonore che
l’orecchio umano non è in grado di udire.

– Dal suono disgregato si può tornare al suono originario, così come dalla materia disgregata si può
ricostruire la sua forma originaria, secondo i principi della teoria atomica.

Tutto parte dallo studio dei suoni attraverso l’analisi dell’oscillografia elettronica.

Ogni essere umano lascia dietro di sé una doppia scia, una sonora e una visiva, esse sono uniche,
come sono uniche le impronte digitali.

Nell’ intervista si parla anche della registrazione originale, con la macchina del tempo, di
un’antica opera teatrale attribuita a Quinto Ennio dal titolo “il Thyeste” che fu rappresentata nel
169 a.c. presso il tempio di Apollo, che si trovava fra il Foro e il Circo Flaminio. In questo modo
l’intera opera venne ricostruita. Tuttavia queste ultime dichiarazioni sono attribuite, dal
Giornalista Vincenzo Maddaloni, ad una persona che lo accompagnava e non a Padre Ernetti che, sia
pure sollecitato, non risponde.

Inoltre, Padre Ernetti, nell’ intervista, considera la sua invenzione pericolosa perché potrebbe
mettere in pericolo la libertà di parola, di azione e di pensiero. Infatti, dichiara che, con la sua
macchina, si può captare anche il pensiero, essendo il pensiero stesso un’emissione di energia.
Sarebbe quindi possibile, e questo viene considerato pericolosissimo, conoscere sia il pensiero del
vicino di casa che il pensiero di un avversario.

Padre Ernetti, però, precisa che i suoi studi non hanno nulla a che vedere con la parapsicologia o
con la metapsichica e, tanto meno, possono essere equiparati con gli studi che cercano di dare una
spiegazione a tutto ciò che è voce, suoni o figure provenienti dall’aldilà.

Una spiegazione c’è

Padre Ernetti fu spesso accusato di mistificazione.

Nel 1989, Don Luigi Borello pubblica il suo libro, da anni annunciato, dal titolo “Le pietre
raccontano”. Nell’introduzione Teresa Pavesi attacca duramente Padre Ernetti chiamandolo “sedicente
inventore”.

Lo stesso Don Borello a pag. 83 del suo libro definisce la notizia della costruzione della macchina
del tempo “un’idea peregrina”.

Naturalmente la risposta di Padre Ernetti non si fa attendere. Infatti, in una lettera scritta nel
novembre 1990, quattro anni prima della sua morte, il religioso ribadisce le sue lontane
affermazioni con termini inequivocabili.

La macchina del tempo è una verità sacrosanta”, scrive a Don Borello, il quale parla della lettera,
ricevuta da Padre Ernetti, in un’ intervista rilasciata al settimanale “Chi”.

Tuttavia evita sempre di tornare sull’argomento di sua iniziativa.

Ma allora perché questo silenzio? Perché evita di rispondere su questo argomento a tutti coloro che
gli chiedevano spiegazioni? Finalmente la sua ultima e definitiva presa di posizione:

“Il fatto è che non sono libero. Ho già parlato troppo. Ho avuto l’impedimento assoluto da parte dei
miei superiori di dare nuove spiegazioni, di rispondere alle accuse, di riaffermare la realtà del
cronovisore e dei risultati raggiunti.

Non posso neppure dire che sono i miei superiori che mi impediscono di parlare; perché, allora, la
pressione dei giornalisti o dei servizi segreti stranieri si sarebbe esercitata su di loro. Io li
avrei messi in pericolo. In un certo senso, le accuse mosse contro di me le ritenevano utili.

Poiché non potevo rispondere, il discredito scoraggiava poco a poco tutti i curiosi. Ed era
precisamente quello che volevano, dopo la decisione di smontare l’apparecchio e di mantenere il
segreto.”

Osservazioni

Tra tutte le curiosità scientifiche che ho affrontato, dico la verità, questa è quella che mi
appassiona meno; tuttavia non posso non riflettere su come le “gerarchie ecclesiastiche” trattino
certe situazioni ed argomenti, specialmente quando questi ultimi potrebbero creare loro dei
problemi.

Se fosse così ci sarebbe da pensare … e molto… (C.M.S.)

Telepatia e macchina del tempo

L’ energia potenziale, quando non si manifesta come lavoro, non cessa di esistere, ha solo una forma
differente, con i nostri apparati non facciamo altro che cambiarne la forma, ovvero trasformare l’
energia potenziale in energia attuale, alla fine del processo si dice che l’ energia è stata
dissipata, in realtà è restituita all’ambiente da cui è stata prelevata.

Perciò il primo assunto di Ernetti è confermato.

Il secondo principio è che, per captare le onde, occorrono antenne, cosa ovvia, però l’unico punto
in cui non è deliberatamente chiaro è su chi fa la sintonizzazione e come la fa.

Ma allora che segreto sarebbe?

Padre Ernetti sapeva bene di aver detto abbastanza per chi fosse a conoscenza di certe altre
faccende, ma poiché non tutti le sanno, occorre riepilogarle.

Con il termine radioestesia si intende la sensibilità che talune persone dimostrano alle emissioni
radianti, l’esempio più noto è chiamato rabdomanzia, ovvero la sensibilità di individuare sorgenti
d’ acqua nascoste, che talune persone dimostrano di avere; vi sono casi tanto famosi che è inutile
soffermarsi su questo punto, ma oltre a questo tale sensibilità si spinge ben oltre, rendendo
possibili molte altre ricerche. Sempre di più si parla di “Remote viewing” ovvero osservazione a
distanza, detto così all’americana sembra un brevetto fresco fresco di qualche intraprendente
multinazionale, ma in realtà trattasi di cosa vecchia quanto le più antiche tradizioni sciamaniche
ed iniziatiche.

Detto questo la cosa assume un aspetto decisamente meno attraente, e sembra far parte di
superstizioni da poveri selvaggi, poveri sicuramente, visto come sono stati depredati dalla
cosiddetta civiltà moderna, selvaggi in quanto vivono nella selva, finché dura, ma se continua il
disboscamento al ritmo attuale, anche questo termine diverrà obsoleto, o forse saremo prima obsoleti
noi tutti.

Se per selvaggi intendiamo degli ignoranti, essi ignorano alcune cose che noi sappiamo, ma dovrebbe
venirci il dubbio che forse essi conoscono qualcosa che noi ignoriamo.

So bene che esiste una certa diffidenza nei confronti di tutto ciò che viene dall’oriente a
proposito di santoni, sciamani e guru, non sono mancati gli imbrogli e le avventure, cominciate con
le migliori intenzioni, ma finite tristemente, tuttavia occorre discernimento nel cogliere ciò che
di positivo è arrivato a noi occidentali, senza lasciarci distogliere da pregiudizi, e da dogmi ben
radicati ma tutti da dimostrare.

La capacità telepatica di comunicare da mente a mente a qualunque distanza, di vedere nel passato e
prevedere il futuro, nel senso di vedere le possibilità in base alle proiezioni del Karma, sono
facoltà possedute da maestri di Yoga, sciamani neri e pellerossa, saggi cinesi e giapponesi, anche
da santi della chiesa cattolica, e da iniziati sapienti come Nostradamus, ma anche da tante persone
che se le ritrovano per effetto Karmico dalle precedenti esistenze, senza che facciano parte di
nessuna consorteria, come per esempio il famoso dott. Rol.

I veggenti al giorno d’oggi non mancano, anzi, forse sono anche troppi, il difficile sta nel
distinguere chi vede il vero da chi vede solo le proprie fantasie: alle volte le due cose sono
mescolate in modo tale che uno che non sia a sua volta veggente, non ce la può fare. Solo il tempo è
giustiziere dei falsi profeti, ma nell’immediato l’impresa è ardua.

Ma allora, se la visione del passato può essere attuata con le sole facoltà umane, a cosa serve il
cronovisore?

Serve come ad un miope servono gli occhiali, a un cieco non servono, perché non ha gli occhi
funzionanti, ma a chi li ha funzionanti in modo imperfetto, gli occhiali servono a migliorare la
vista.

La psicotronica consiste nell’applicazione della tecnologia elettronica alle facoltà psichiche, per
amplificarle, registrarle, riprodurle.

Una volta appreso che formando un campo energetico con bobine di Tesla si cambia dimensione, per non
viaggiare a casaccio occorre stabilire dove e quando andare, l’onda contenente le coordinate tempo-
spazio è formata nella mente umana, ed irradiata dal corpo astrale, e perciò captabile, registrabile
ed amplificabile.

Su questa base sono stati svolti gli esperimenti alla base di Montauk.

Purtroppo fra gli autori della celebre saga pare, almeno da quanto leggo nei relativi siti internet,
vi sia un certo disaccordo su chi stia facendo disinformazione, ma confrontando i contenuti con
altre fonti, la base non è sbagliata, forse vi sono molte aggiunte fuorvianti, ma l’essenza è
fondamentalmente corretta.

Poi troppa verità dà fastidio, mescolando anche qualche storia inventata si passa nella pseudo
fiction e la faccenda viene lasciata correre, tanto pare incredibile.

Fino ad ora è l’unico modo di mettere in circolazione certe idee senza rimetterci le penne.

Anche in Russia è stata sviluppata la psicotronica, addirittura in anticipo rispetto agli Usa.

Mettendo insieme quanto abbiamo visto, sapendo creare un campo energetico adeguato, sintonizzandolo
a dovere, la distanza spazio-temporale fra l’apparato ricevente e quello registratore diviene nulla,
per cui sono come contemporanei ed il trasferimento di suoni ed immagini può aver luogo, se si
innalza di più il livello energetico si può entrare fisicamente nel vortice, finché lo si chiama
“stargate” allora è un film americano, o sono i trucchetti televisivi del simpatico Giacobbo, ma non
si pensi che sia solo una fantasiosa trovata.

In realtà definire gli ufo navi spaziali è riduttivo, almeno gli esseri più evoluti non viaggiano
fisicamente attraverso lo spazio, ma si trasmettono istantaneamente come un’onda telepatica, alla
faccia di Einstein e della massima velocità della luce.

(Carlo Morsiani)

Intervista sull’argomento…

(Il professor Borello ci ha rilasciato in esclusiva per “La Cronaca di Mantova” questa intervista)

… Bisogna entrare un po’ in quella che è la Teoria Neutrinica di Cesare Colangeli, che purtroppo
non è mai stata presa in considerazione dalla ricerca scientifica; da essa emerge, in due parole,
che tutta la materia esistente è costituita essenzialmente da due particelle elementari: positrino
(+) ed elettrino (-) che unendosi formano il neutrino, la particella neutra.

Queste due particelle sono le ultime, le più elementari che esistano. La registrazione consiste
proprio in linee di neutrini polarizzati, cioè attivi, in quanto, costituiti da componenti di
positrini ed elettrini leggermente sfasate.

Ma i ricordi di un pietra sono in qualche modo ordinati o c’è il rischio di trovare in essa una
babele incomprensibile di segnali sovrapposti, considerando gli infiniti stimoli che l’hanno
colpita?

Questo non accade per il fatto che i ricordi s’imprimono in successione. Un tratto di linea già
registrato può essere influenzato e modificato, ma una nuova registrazione viene costituita solo dai
neutrini ad essa affiancati, quindi successivi; diciamo che nel corso del tempo la catena si
allunga.

Come dovrebbe essere fatto lo strumento in grado di rilevare queste tracce mnemoniche?

Si tratta di una sonda bidirezionale, collegata a complesse apparecchiature di amplificazione, con
la quale si eccita un blocco di materia detto “testimonio”, prelevando in essa quanto vi è
registrato.

Attualmente abbiamo notato che eccitando un testimonio istantaneamente ed alternativamente, per
esempio un milione di volte al secondo, ad ogni piccola interruzione viene emanata dell’ energia,
che è semplice prelevare se si hanno delle apparecchiature abbastanza sensibili, ed è possibile
vedere sullo schermo di un oscilloscopio le oscillazioni rappresentanti le impressioni luminose e
sonore registrate dall’oggetto.

E questo siamo già in grado di farlo?

Sì; il problema al momento è solo quello di realizzare uno strumento pratico e comodo per rilevarle
e decifrarle; ma è certo che queste rimanenze esistono e sono rilevabili.

Lei ha il merito di aver formulato, partendo dalla teoria di Colangeli, il principio su cui si fonda
il funzionamento di tali apparecchiature…

Sì, si tratta di un principio fondamentale: quando si turba una catena di neutrini polarizzati che
costituiscono la linea “di memoria”, nel momento in cui l’eccitazione finisce, essi tendono a
tornare nella posizione primitiva ed è in questo scorrimento di ritorno che viene emessa l’ energia
da noi rilevabile.

Ci sono dei laboratori di ricerca attualmente impegnati in questo senso?

Sì, ne esistono due: uno presso la facoltà di ingegneria di Tor Vergata a Roma e l’altro presso la
Dicom di Treviso.

Che tipo di sperimentazione stanno attuando?

Per il momento la sperimentazione è mirata, cioè si trova solo ciò che si cerca. Utilizzando una
sonda otteniamo sempre e comunque delle risposte, ma non siamo ancora in grado di chiedere ad un
oggetto che cosa “ha visto”, bensì se ha visto/sentito questo o quello, fornendo ad esso delle
impressioni primitive a noi note e cercando delle conferme.

Qualche cosa da aggiungere?

Il mio unico interesse è che la teoria venga conosciuta dal maggior numero di persone possibile, fra
le quali ce ne potrebbero essere alcune, non solo interessate ad essa per curiosità, ma capaci anche
di dare qualche apporto allo sviluppo teorico e tecnico del progetto.

Fonte: www.cmseritti.altervista.org/index_file/Page4549.htm

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