Stigmate: Segni divini o simboli terreni?

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Stigmate

di: Enrico Baccarini – Ecplanet

Segni divini o simboli terreni?

La fenomenologia delle stigmate ha da sempre attirato l’interesse sia del mondo religioso che del
mondo scientifico. L’interpretazione di tali manifestazioni, ritenute come la trasposizione sulla
carne delle ferite inferte a Gesù Cristo sulla croce, ha subito nel corso del tempo momenti di
venerazione ad altri di dura contestazione. Questa fenomenologia ha percorso oltre ottocento anni
della propria esistenza tra dubbi, incertezze e conferme. La stessa Chiesa Cattolica Romana, come
nel caso della Sacra Sindone, non si è mai pronunciata definitivamente di fronte a queste
manifestazioni limitandosi ad indagare singolarmente i soggetti che se ne dicevano portatori[1].
Alla luce delle ricerche condotte dalla fine dell’800 ad oggi, siamo in grado di portare maggiore
chiarezza sulle possibili origini di tali segni. La volontà, che da sempre contraddistingue l’uomo,
di voler comprendere Dio e le sue manifestazioni, ha permesso in oltre un secolo di studi di gettare
nuove basi per la comprensione delle stigmate. Che cosa si nasconde dietro questa strana
fenomenologia? Lo studio rigoroso e sistematico delle manifestazioni stigmatiche ebbe i suoi albori
verso la fine del XIX secolo quando numerosi ricercatori iniziarono ad esaminare, su basi
scientifiche, la genesi di questi segni. In questo nostro studio cercheremo di presentare ai lettori
di ARCHEOMISTERI il frutto di oltre un secolo di ricerche, ed alcuni recenti contributi che
potrebbero spiegare, o forse fare maggiore luce, su tali manifestazioni.

In molti soggetti queste ferite si presentano durante il periodo pasquale, seguendo la consuetudine
con cui annualmente viene stabilita questa festività e non con il periodo in cui realmente fu
crocifisso Cristo. In altri soggetti le stigmate seguono un criterio di continuità (durando anche
tutto l’arco di una vita), mentre altri casi ci presentano soggetti “intermittenti” in cui tali
manifestazioni sono sovente connesse a stati di trance. Curiosamente le stigmate non sono solo una
prerogativa del mondo cattolico cristiano ma sono state segnalate, negli ultimi anni, anche nel
mondo protestante e musulmano. Dal XIII secolo ad oggi la chiesa ha documentato ben 400 casi di
soggetti che avrebbero ricevuto il dono delle stigmate. Sebbene tale fenomenologia segni
profondamente la dottrina cristiana permangono a tutt’oggi molti dubbi, non ancora spiegati, sulla
genesi della loro espressione. Dalle analisi condotte nella popolazione dei soggetti portatori
risulta che dal XIII al XIX secolo il rapporto tra uomini e donne depositari delle stigmate (nei 400
casi documentati) fosse di sette donne per ogni uomo, mentre nel ‘900 tale stima scende e ci
troviamo davanti a tre donne ogni due uomini. Rimane comunque assodato che da quando tale
fenomenologia ha iniziato a manifestarsi le donne sono state le maggiori portatrici di questi segni.
È doveroso oltremodo precisare che, nella maggior parte dei casi, i soggetti portatori appartenevano
a ordini religiosi o a gruppi di ferventi cristiani.

Storia e mistero, i casi più importanti

La storia odierna, ed in particolar modo quella religiosa, ci presenta, nel corso dei secoli che ci
hanno preceduti, numerosi soggetti cui sarebbe stato fatto dono delle stigmate. Le persone cui di
solito sono state associate sono individui dalla forte spiritualità e devozione religiosa. A tali
manifestazioni, soprattutto nei casi di individui successivamente proclamati santi, seguirebbero una
serie di fenomeni associati che non saranno però oggetto di questo nostro studio[2]. Vogliamo, a
titolo di curiosità, citare unicamente il caso di Domenica Lazzari (1815 – 1848) il cui sangue
sfidava la legge di gravità, defluendo verso l’alto. Nella letteratura in merito sono ricordati
casi, seppur rari, di stigmate luminose. De Vesme, che circa un secolo fa studiò questo tipo
particolare di stigmate, ne contò sette. In altri casi soggetti riesumati da sepolture (come Santa
Caterina de’ Ricci) a distanza di anni mostravano il corpo non corrotto dalla morte e dal quale,
saltuariamente, continuavano a sgorgare gocce di sangue. Oggi tali manifestazioni, al limite tra
scienza e religione, sono solitamente accettate con molte riserve per la paura che la fede e la
devozione amplifichino fenomenologie ben minori. Non è scopo di questo studio giudicare tali
affermazioni, si cercherà però di capire se esistano plausibili possibilità per poter ricondurre la
fenomenologia stigmatica a fenomeni umani e mentali.

Il mito, il mistero e soprattutto la forte fede popolare suscitata da questi segni, non ha permesso
fino a poco più di un secolo fa di cercare di studiare quali potessero essere le possibili basi
biologiche per tali tipi di manifestazioni. Il dogma della natura divina delle stigmate le ha
relegate per molti secoli in un limbo di mistero e di inviolabilità. Sulla base di ricerche condotte
da eminenti studiosi del fenomeno, oggi si tende a ridimensionare la possibile natura divina di tali
segni, per ricondurli su un piano più naturale e conciliabile con la scienza odierna. Prima di
addentrarci in tali studi vorremmo presentare ai lettori alcune delle figure più significative che
presentarono nel corso della propria vita tali segni. Il primo autore religioso conosciuto che abbia
usato questo termine per simboleggiare la sua appartenenza a Gesù fu San Paolo: “porto le stigmate
del Signore Gesù nel mio corpo”, [Lettera ai Galati, VI, 17]. Ancora oggi si discute se queste
parole avessero un significato metaforico-simbolico, oppure letterale, segnalando così il primissimo
manifestarsi di un fenomeno mistico molto particolare che è stato, appunto, definito
“stigmatizzazione”.

Per la storiografia religiosa ufficiale il primo uomo a manifestare ufficialmente questi segni sul
proprio corpo viene oggi considerato San Francesco d’Assisi. A trentotto anni, nel 1224, manifestò
nelle mani e nei piedi alcune lesioni che avrebbero riprodotto quelle dei chiodi che avrebbero
trafitto il corpo di Gesù in croce, e una ferita al torace che avrebbe riprodotto la lacerazione che
la lancia di Cassio Gaio Longino[3] avrebbe inferto a Gesù morente. Uomo di indubbia fede, e di
forte carisma, San Francesco manifestò tali segni negli ultimi anni della propria vita, sul Monte
Averna, quando si ritirò in completa e totale contemplazione di Dio. I resoconti testimoniali giunti
fin dal passato ci raccontano come le stigmate di San Francesco non sanguinassero molto, “ed avevano
una specie di protuberanza, come una capocchia di un chiodo sotto pelle”.

Ulteriore caso di stigmatizzazione estremamente interessante corrisponde ai segni portati sul corpo
da Padre Pio da Pietralcina. Dietro quest’uomo, di indubbio carisma, oggi si è creata una vera e
propria venerazione. La sua recente santificazione ha reso oggi onore alla vita travagliata che
dovette condurre a causa delle ingerenze della sua stessa chiesa. Anche questo noto uomo di fede è
passato al vaglio dei ricercatori e nuove prove sono state ricavate dagli studi condotti sulle sue
piaghe. Padre Pio, secondo i resoconti oggi rinvenibili, nella sua vita avrebbe avuto diverse
visioni del Cristo, che lo avrebbero poi “benedetto” con la comparsa di questi segni. Nella
fenomenologia isterica studiata da psicologi e da psichiatri, non pochi sono i casi in cui i
soggetti, oltre a manifestare allucinazioni, provocano sul proprio corpo ferite autoinflitte di cui
non ricordano la genesi. Oggi sembra che parte del mistero di Padre Pio possa essere spiegato
attraverso tale iter. È noto ormai da tempo, ma poco conosciuto, che questo sant’uomo tormentava le
proprie ferite così da entrare maggiormente in rapporto diretto con Dio. Il dono che aveva ricevuto
gli avrebbe permesso di comprendere meglio il dolore e le sofferenze che Gesù Cristo avrebbe patito
sulla croce. A riprova di tali affermazioni numerosi ricercatori hanno notato che invecchiando, e
possedendo quindi sempre minori forze, tali ferite non potevano essere più tormentate e quindi
fossero scomparse quando il prete da Pietralcina morì. La mistica cristiana ha considerato la
sparizione di questi segni come un miracolo, ma non possiamo dubitare di altre spiegazioni più
terrene, anche differenti da quella presentata. Alcuni ricercatori sono riusciti a reperire
documenti originali dai quali si può apprendere come Padre Pio applicasse sulle proprie mani
sostanze chimiche per disinfettare la carne, mantenendo però aperte le ferite[4]. Il dato
eccezionale, anche per la ricerca odierna, è che questo uomo portò con sé tali segni per circa 50
anni.

Un altro caso che ha meritato l’attenzione dei ricercatori appartiene alla storia di Suor Maria
Teresa Newman. Suor Teresa Newman ricevette le stigmate il venerdì santo del 1926, dopo aver avuto
una visione della crocifissione. Successive ricerche evidenziarono che sul piano psicologico Suor
Teresa Newman possedeva tutte le caratteristiche del ricevente per le stigmate. Le sue ferite
permasero fino al 1962 quando morì, ben 36 anni. Anche in questo caso alcuni autori chiamano in
causa l’autoinflizione, cosciente o incosciente, per la presenza e soprattutto la permanenza di
questi segni. Tale ipotesi però non hanno trovato prove oggettive per una confutazione. Teresa
Newman è oggi ricordata per la copiosità del sangue che sgorgava dal suo corpo. Ancora oggi, i
medici non si spiegano come questa donna potesse, mangiando solo un’ostia al giorno, riuscire a
sopravvivere e a produrre tanto sangue. Le stigmate di questa donna sono state classificate tra le
più estreme che la storia possa ricordare.

La più giovane stigmatizzata della storia fu la californiana Cloretta Robertson che, a soli 9 anni
(poco prima della pasqua del 1972) ricevette le stigmate. Le sue stigmate si dimostrarono
estremamente interessanti per la comunità scientifica. Vennero sottoposte a svariati esami medici e
le mani di Cloretta vennero anche posizionate sotto un microscopio molto potente. La scoperta che
gli studiosi fecero li lasciò però totalmente attoniti. Il sangue, come evidenziarono subito gli
studiosi, “filtrava” dalla sua pelle. Ma la cosa che sconvolse maggiormente la comunità scientifica
di quei tempi, nonché la comunità religiosa, era che una ragazzina di colore, di nove anni e
soprattutto protestante potesse manifestare un segno considerato appartenente solamente alle persone
sante e di fede cattolico-romana. Ciò potrebbe provare, come suggerirono numerosi autori, che le
stigmate possono comparire anche al di fuori della Chiesa Cattolica, e che possano anche essere una
manifestazione di un quadro patologico o psicosomatico non ancora conosciuto.

Alcune possibili spiegazioni

Il fattore fondamentale che deve esser tenuto presente in queste ricerche, ed in questo articolo, è
come le persone possano ricevere questi segni. La comunità scientifica internazionale oggi ritiene
che non sia più necessario chiamare in causa un’origine paranormale, o dovuta a Dio stesso, per tali
manifestazioni, ma probabilmente si debba vedere nei soggetti stigmatizzati delle risposte a Dio, e
delle risposte all’idea che questi hanno della sofferenza e delle ferite subite dal Cristo, in
quanto secondo la religione cattolica Dio sulla croce.

Si tratta comunque di un fenomeno profondamente religioso che tocca intimamente la devozione di
molte persone. Non è possibile parlare di frode, poiché la maggior parte delle volte questi segni
appaiono inspiegabilmente. L’unico prodotto tangibile di questa fenomenologia è che incoraggia la
fede, la intensifica. La chiesa è una espressione della fede, ma è un’opera dell’uomo. Anche le
stigmate, probabilmente, sono un prodotto dell’uomo ma intensificano la fede.

Come ci possiamo spiegare però il fatto che prima di San Francesco esistessero pochi casi
documentati di stigmatizzati, e dopo la morte di questo umile uomo iniziassero in tutta Europa a
dilagare tali manifestazioni? Se non abbiamo prove inconfutabili in nostro possesso per attestare
che si tratti di veri e propri miracoli, o di manifestazioni della nostra mente, possiamo però nel
contempo avvalerci della ricerca scientifica che nell’ultimo secolo ci ha permesso di poter
comprendere in maniera sempre più vasta che cosa realmente si può celare dietro tali segni. Delle
oltre quattrocento persone sopra citate che ricevettero le stigmate, ben 62 vennero canonizzate e di
tutte queste il 90% era costituito da donne. Dietro tale cifra si può celare un significato? Il
motivo per cui la stragrande maggioranza dei soggetti stigmatizzati appartiene al genere femminile
potrebbe risiedere nel fatto che il gentil sesso è più forse soggetto a manifestazioni
neuropsichiatriche di tipo isterico-ideoplastico rispetto al genere maschile[INSERIRE NOTA].
Nell’ambito degli studi condotti fino ad oggi esiste una fenomenologia che i ricercatori, fin dalla
metà del XIX secolo, hanno sempre associato alla manifestazione delle stigmate, l’ideoplastia.

Con tale termine si tende oggi ad identificare il potere che la nostra mente avrebbe di agire sul
corpo. Questo neologismo venne coniato da Durand du Groy nel 1860 per indicare l’impressione di una
idea su di un soggetto suggestionato. Nel 1884 il professor Ochorowicz estese il concetto
definendolo come l’azione fisiologica di una idea, esaltata dai processi di suggestione o
autosuggestione, sull’organismo umano. Un altro fenomeno documentato, diverso dalle stigmate ma
assimilabile alle stesse, è la dermografia. A differenza dei segni oggetto di questo articolo, che
durano mesi o anni, se non l’intero arco di una vita, la dermografia persiste solamente per pochi
minuti o poche ore dopo cui si è manifestata o è stata prodotta. Sono stati condotti numerosi
esperimenti al fine di appurare la natura del fenomeno; gli sperimentatori scrivevano o disegnavano
con un dito o un bastoncello sulla pelle di un soggetto posto in trance, e dopo pochi istanti quella
parola (o quel disegno) apparivano sulla cute del soggetto (probabilmente per una dilatazione dei
vasi sanguigni causata dalla suggestione ipnotica).

Il dottor Lébeault, noto studioso del tempo, condusse alcuni esperimenti veramente interessanti nel
settore dermografico. Dopo aver toccato con un ferro freddo la pelle di alcuni soggetti posti in
trance ipnotica, e dicendo loro che si trattava di un ferro rovente, era possibile entro poco tempo
vedere formarsi nei medesimi punti delle vesciche da ustioni. Esistono diverse fenomenologie mediche
che potrebbero aiutarci a capire maggiormente il fenomeno della stigmatizzazione. Nel caso di
Cloretta Robertson, poche persone ormai ritengono ancora che si sia trattato di una vera
manifestazione stigmatica; è invece a tutt’oggi opinione comune che la bambina abbia vissuto una
patologia definita sudorazione ematica, o ematoidrosi. È stato appurato come un forte stress
emozionale possa determinare un’importante vasodilatazione associata ad un considerevole incremento
della permeabilità dei capillari; queste due situazioni promuovono un’extravasazione del sangue
nelle ghiandole sudoripare che in questo modo secernono sudore misto a sangue, fatto questo che può
facilmente trarre in inganno anche l’occhio esperto di un medico che, in questo modo, può
interpretare erroneamente questo fenomeno come un’effettiva e copiosa emorragia.

Un eclatante esempio di ematoidrosi lo si ritrova nel testo più importante della cristianità, il
Nuovo Testamento. In un passo dei Vangeli in cui Gesù si reca nell’orto dei Getsemani per pregare il
Padre prima di essere ucciso in Croce; “. si allontanò da loro quasi un tiro di sasso, e
inginocchiatosi pregava: <>. Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. In preda
all’angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a
Terra.[5]”, durante la preghiera, particolarmente lunga ed intensa Gesù iniziò quindi a sudare
sangue. In realtà questa reazione potrebbe essere associata con molta probabilità ad un caso di
ematoidrosi determinata dal forte coinvolgimento emotivo, e psicologico; che costituì un fattore di
forte stress, (definito stressor), nell’agonia di Gesù. L’ematoidrosi, in questo vasto campo di
studi, potrebbe aiutarci a comprendere questa strana fenomenologia che da oltre otto secoli, si è
manifestata apertamente. Sono state chiamate in causa diverse spiegazioni per poter comprendere le
stigmate, l’unico tassello mancante in tali studi è la comprensione del meccanismo che da uno stato
psicologico potrebbe permettere l’espressione di questi segni in uno stato fisiologico. Come può
riuscire la mente umana a creare una lesione fisica nel corpo?

Quali meccanismi entrano in gioco?
Siamo tutti plausibilmente stigmatizzabili?

Queste domande sono solo alcune tra quelle che i primi ricercatori si posero per riuscire a capire
quale fosse il meccanismo alla base dell’insorgenza di queste strane piaghe. Nel corso dei secoli
l’uomo ha sempre creduto che la propria mente potesse essere utilizzata come uno strumento
estremamente potente, ne sono una dimostrazione alcuni culti o alcune sette religiose che fondano
alcuni loro principi proprio su queste assunzioni. Attualmente la scienza è altrettanto concorde nel
ritenere che le potenzialità, e non i poteri, della nostra mente siano estremamente vasti ed
importanti. Soprattutto grazie a studi di tipo psicologico e psichiatrico sono stati indagati ambiti
della nostra mente inesplorati per millenni. Pur se queste due discipline vantano poco più di un
secolo e mezzo di vita, i progressi raggiunti in questo breve periodo di tempo sono estremamente
interessanti.

Attraverso le innumerevoli vie concesse dalla scienza attuale, oggi possiamo in alcuni casi anche
riprodurre fenomenologie simili a quelle delle stigmate in soggetti sottoposti ad esperimenti di
laboratorio. Tra queste è interessante evidenziare un fenomeno poco conosciuto, ma ampiamente
studiato dal XIX secolo, la vescicolazione ipnotica. Con tale termine oggi si tende a designare
tutta una serie di fenomeni che i ricercatori sono in grado di far comparire sulla pelle dei
soggetti sottoposti ad esperimenti, estremamente simili ai segni presenti negli stigmatizzati. La
vescicolazione ipnotica avviene attraverso una semplice induzione ipnotica a seguito della quale lo
sperimentatore utilizza un qualsiasi oggetto, a temperatura ambiente, sottoponendolo a zone
differenti della cute di un soggetto, facendogli credere che questo sia incandescente. I risultati
di tali esperimenti sono estremamente interessanti. Nel giro di pochi minuti, fino a qualche ora, i
soggetti sottoposti a tale procedura riportano ustioni più o meno gravi proprio nel (o nei punti)
specifici scelti dal ricercatore. Fattore maggiormente interessante è che se, come è stato fatto in
alcuni esperimenti, poniamo un oggetto dalla forma ben precisa sul braccio di un soggetto, vedremo
che l’ustione che si verrà a creare corrisponderà appieno alla forma posta sulla cute dello stesso.
Questi esperimenti suscitarono forti discussioni ed accesi dibattiti accademici quando dalla metà
dell’800 si iniziò a pubblicare i primi risultati.

Grazie agli studi condotti nella variegata fenomenologia delle stigmate oggi non si può escludere
aprioristicamente l’apporto di meccanismi inconsci o psicodinamici che possono essere attivati da
forme di isterismo o di ipnosi autoindotta. In tal senso la spiegazione che la psicologia e la
psichiatria danno delle stigmate è da ricondursi proprio alle due varianti precedentemente citate,
anche se tali spiegazioni sembrano non essere per ora in grado di spiegare nella totalità la
complessità del fenomeno.

Usualmente si distinguono diversi tipi di trance: ipnotica, mistica, medianica, psichedelica. Lo
stato di trance può essere quindi indotto attraverso svariati modi. Se durante la trance
l’attenzione della persona persiste per un tempo sufficiente in un monoideismo [6], allora è
altamente probabile la manifestazione di forme ideoplastiche [7]. In tale caso la mente attua un
procedimento fisiologico, per ora sconosciuto o appena ipotizzato, che attuerebbe la trasfigurazione
di una idea, e del suo contenuto, in una forma esteriore, tangibile, materiale. Tale
psicosomatizzazione, se così possiamo interpretarla, sembrerebbe condurre alla manifestazione delle
stigmate. A tale proposito lo studioso Alfonso Siani scrive in un suo libro[9]: “Se una persona, che
partecipa ad una funzione liturgica molto toccante in un Santuario rinomato dove si è recata con
un’aspettativa di guarigione da una malattia, e ad un certo punto entra in trance in uno dei modi
prima visti (anche senza saperlo) e la sua attenzione è focalizzata unicamente sull’idea di
guarigione, se indugia adeguatamente su tale idea realizza una ideoplastia, in altre parole da avvio
ad un processo di guarigione che può essere più o meno veloce [8] “. Oggi la possibilità di un
meccanismo di feedback tra mente e corpo viene studiata dalla psiconeuroimmunologia[10].

Queste sono solo alcune delle ipotesi che attualmente potrebbero permetterci di comprendere questa
strana fenomenologia. La psicologia e la psichiatria psicosomatica hanno realizzato, nel loro iter
di ricerche, delle scoperte estremamente interessanti su quelli che potrebbero essere i meccanismi
alla base di tali manifestazioni. Oggi sappiamo che non è più improponibile considerare la mente, ed
il nostro cervello, come una macchina estremamente potente dalle potenzialità straordinarie. Tali
potenzialità si potrebbero esplicare, secondo tali studi, anche attraverso la manifestazione di una
fenomenologia a carattere prettamente religioso. È doveroso sottolineare anche come la fenomenologia
da noi presa in esame non si sia manifestata nel corso dei suoi secoli di presenza nelle locazioni
anatomiche corrette. Siamo infatti stati abituati ad immaginarci le stigmate come un fenomeno
estatico che si localizza anatomicamente sui palmi e/o sui dorsi delle mani dei soggetti portatori.
Tale posizione anatomica è storicamente, e religiosamente, scorretta poiché mai furono condotte
delle crocifissione in cui i soggetti furono inchiodati attraverso i palmi ed i dorsi delle mani.

Crocifiggere una persona in tali locazioni vorrebbe significare vederla cadere entro pochi minuti
per una vera e propria lacerazione nonché frantumazione delle ossa della mano. Queste ossa non sono
in grado di reggere il peso del corpo umano per le leggi che ci insegna la fisica. Verosimilmente
(vera o falsa che sia) anche nella Sacra Sindone custodita a Torino, il soggetto crocefisso è stato
trafitto poco sotto i polsi, tra l’ulna e il radio. Queste due ossa, che formano i nostri
avambracci, sono infatti disposte in modo da creare una intercapedine naturale attraverso la quale
venivano conficcati i chiodi per le crocefissioni. Ogni resto umano ritrovato e sottoposto a questo
disumano supplizio presenta infatti delle lesioni e delle scheggiature proprio in corrispondenza di
tali ossa, e mai nelle mani.

A dimostrazione di tale ipotesi vediamo come nella parte finale dell’ulna e del radio, in quella
intercapedine che si collega alla mano, esista un piccolo spazio, definito di Destot, attraverso il
quale sarebbe estremamente semplice poter inserire un chiodo. I reperti storici ci dimostrano come
nella Palestina romana tale locazione fosse l’unica attraverso la quale venivano fatti passare i
chiodi di questa atroce condanna a morte. La stimolazione meccanica effettuata sul nervo posto nello
spazio di Destot porterebbe inoltre ad un piegamento innaturale del pollice della mano, lo stesso
dato lo possiamo ritrovare nell’immagine impressa nella Sacra Sindone. Questi dati potrebbero
portarci a considerazioni drasticamente negative sul reale significato celato dietro le stigmate
storiche. L’iconografia cristiana, ed affine, ha da sempre mostrato, per un semplice errore
storico-iconografico, le ferite inferte a Cristo in una ubicazione sbagliata, non reale, che
potrebbe, nel caso ci dovessimo trovare davanti ad un fenomeno di matrice terrestre, aver condotto
ad una trasmissione iconografica sbagliata nella localizzazione di questi segni.

L’aura di mistero che ha pervaso questa fenomenologia, come altre, è stata ridimensionata dagli
studi e dalle ricerche condotte fino ad oggi. La voglia di mistero insita in ogni individuo si deve
scontrare tuttavia con la razionalità e la scientificità propria della nostra natura. La presenza di
manifestazioni che trascendono la nostra normalità ci conduce in un cammino di studio e ricerca che
non implica per forza fonti superiori o insondabili misteri quale loro origine. Ciò che in un dato
periodo poteva essere ricondotto ad un “mistero insormontabile” oggi, con il progredire delle nostre
conoscenze, può trovare maggiori spiegazioni grazie all’intervento della scienza. Questo non vuol
significare che tutti i MISTERI, in senso proprio, debbano avere una spiegazione, o che si potrà
giungere alla comprensione di molti di questi in tempi brevi. Tendiamo unicamente a sottolineare
come molte manifestazioni possano, nel corso del tempo e grazie ai progressi scientifici, trovare
una spiegazione plausibile (ma quindi, come in certi casi, non inderogabilmente sicura). La stessa
fenomenologia delle stigmate tutt’ora presenta dei lati oscuri e dei fattori che non sono spiegabili
attraverso nessun criterio né spiegazione scientifica conosciuta. Possiamo ipotizzare, in via del
tutto generale, quale possa essere la genesi di queste manifestazioni ma non possiamo, né dobbiamo,
dare certezze su di essa. La fisiologia ed i processi biochimici che sembrerebbero essere implicati
nei processi di formazione di questi strani segni e l’intervento di una psiche più potente di quanto
si potesse ritenere, sono senza dubbio due tra i fattori fondamentali per la manifestazione di
queste sintomatologie, ma non possono rispondere ancora appieno a molte delle nostre domande.

Conclusioni

Leggendo tra le varie opere della Chiesa Cattolica dedicate agli esorcismi, ci imbattiamo in una
frase significativa che sembra proprio fare al caso nostro: “ Ne facile credas aliquam a demone
obsessum esse”[11], (trad., Non si creda facilmente che qualcuno sia ossessionato dal demonio).
Significativo di un pensiero e di un modo di agire che dovrebbe essere scrupoloso ed attento nei
confronti di un fenomeno, la possessione diabolica, che può essere facilmente scambiato con altre
psicopatologie. Allo stesso modo le manifestazioni stigmatiche debbono essere studiate e controllate
attraverso gli strumenti e le conoscenze che la scienza ci mette a disposizione. Oggi i ricercatori
considerano, quasi concordemente, le stigmate come un fenomeno al limite tra la psicofisiologia e la
psicopatologia, tra la psicosomatica e la autosuggestione.

Una precisa interpretazione di questa anomalia chiama in causa l’azione di diverse concause
ascrivibili a fattori endogeni ed esogeni alla nostra mente. È stato osservato[12] come le stigmate
abbiano maggiore probabilità di manifestarsi in soggetti definiti “contemplativi”, inclini
all’isteria e con una forte determinazione interna. Una visione razionalista ci indica come la
possibilità che una idea dominante (conscia o inconscia) possa imprimersi nell’organismo, creando
lesioni cutanee anche di considerevole impressività, non sia oggi improbabile. Purtroppo non è
semplice studiare fenomenologie che sono fortemente connaturate con la religiosità e la fede comune,
ma la naturale tendenza dell’uomo a spiegare il mondo che lo circonda e a razionalizzare fenomeni
che non riesce a comprendere ci spingono verso una sostanziale rivalutazione di queste
manifestazioni, alla luce di studi e ricerche che da oltre un secolo e mezzo che ci hanno condotto
ad ipotizzare, e oggi quasi a comprendere, uno dei più grandi misteri dalle origini della fede.

BIBLIOGRAFIA

[1] Padre Gemelli stesso,uno dei rappresentati più accreditati per le questioni di carattere
scientifico del Vaticano, asserì numerose volte che San Francesco doveva essere considerato il solo
stigmatizzato della storia cristiana, ovvero il solo in cui si potesse dimostrare un’origine divina
di tali manifestazioni.

[2] Come un intenso odore di fiori, fenomeni parapsicologici, etc.

[3] vd. ARCHEOMISTERI n° 2, articoli di Patrizio Caini e Enrico Baccarini

[4] Queste ricerche, ed altre sulla fenomenologia delle stigmate in generale, sono state condotte in
prevalenza da Bob Rickard, editor di Fortean Times, e dal Dr. Ted Harrison, uno dei più importanti
esperti mondiali in stigmatologia.

[5] La Sacra Bibbia, versione CEI 2002, dal Vangelo di Luca 22,41- 45

[6] Ovvero se l’attenzione, in stato di trance, si focalizza per un certo periodo di tempo solamente
su di una idea cardine.

[7] Questo termine derivato dal greco èidos = immagine, idea, e plàssein = modellare, nel senso di
modellatura ottenuta da una dieta, fu creato da Durand De Gros nel 1860. Oggi si intende per
ideoplastia il potere della mente di agire sulla materia, sia la materia vivente, mediante processi
biologici, sia la materia non vivente, mediante processi meccanici. [Tratto dal Dizionario
Enciclopedico del Paranormale, ed. Oscar Mondadori 1992.

[8] Tratto da “Manuale di Ipnosi”, di Alfonso Siani ed. Selecta Medica, Pavia 2000.

[9] Tratto da “Manuale di Ipnosi”, di Alfonso Siani ed. Selecta Medica, Pavia 2000

[10] vd. “Mente, Cervello e Sistema Immunitario”, di Massimo Biondi, ed. McGraw-Hill – 1997

[11] Tratto da un manuale di esorcismi del XIV secolo

[12] Dal Dottor Scott Rogo

Enrico Baccarini
E-mail: e.baccarini@ecplanet.com

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