PNEI – PSICONEUROENDOCRINOIMMUNOLOGIA – 4

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PNEI – PSICONEUROENDOCRINOIMMUNOLOGIA – 4

da “Enciclopedia olistica”

di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli

PSICONEUROENDOCRINOIMMUNOLOGIA

A cura di Maria Carmela Sgarrella

Studio dei rapporti tra Psiche, sistema nervoso, sistema endocrino, sistema immunitario.

Di Carmela Sgarrella

Sistema endocrino

Originariamente si considerava che il sistema nervoso e quello endocrino fossero distinti e che le
informazioni venissero veicolate nel primo caso attraverso l’impulso nervoso e i neurotrasmettitori
chimici, che agivano solo localmente, nel secondo attraverso sostanze chimiche prodotte dalle
cellule delle ghiandole a secrezione interna, che venivano immesse nel sangue e andavano ad agire a
distanza anche notevole dal sito di produzione.

Oggi sappiamo che i due sistemi sono strettamente connessi e la divisione puramente artificiosa. La
scoperta che sostanze ad azione ormonale chiamate peptidi, sono prodotte non solo da cellule
appartenenti al sistema endocrino classico, ma anche da quelle nervose o del sistema immunitario o
del tubo digerente, ha modificato la nostra concezione del sistema endocrino, non più limitato alle
ghiandole propriamente dette (ipofisi,tiroide,paratiroidi,surreni,gonadi,pancreas) ma formato da
cellule che se pure dislocate in tessuti appartenenti a sistemi diversi, hanno tutte la capacità di
secernere ormoni detti anche peptidi o neuropeptidi se secreti da cellule nervose, così che si può
affermare che il cervello stesso è anche un organo endocrino e che è artificiosa la distinzione tra
neurotrasmettitori,neuromodulatori e ormoni.

A.Pearse ipotizzò dieci anni fa che tutte le cellule che producono peptidi sono dei neuroni, con una
comune origine dall’ectoderma neurale, confondendo così i confini tra sistema nervoso e sistema
endocrino.

La scoperta che gli ormoni possono favorire direttamente funzioni quali l’apprendimento, la memoria,
ecc.. ha ulteriormente arricchito le connessioni tra i due sistemi .

Vent’anni di ricerche hanno ormai stabilito che l’equilibrio del sistema endocrino è sensibile a
situazioni e stimoli emozionali non solo quelli stressanti tipo un intervento chirurgico, o una
competizione sportiva, l’attesa di un esame, la morte di una persona cara, ma a tutte le emozioni,
anche ridere a crepapelle per una barzelletta spassosa.

Ogni emozione è connessa a dei neurotrasmettitori che vanno a stimolare sia direttamente il sistema
nervoso inducendo determinate attività mentali quali attenzione, memoria ecc, sia attivando altre
emozioni quali dolore-paura-rabbia ecc, sia producendo modificazioni periferiche sul sistema
ormonale propriamente detto così da indurre un metabolismo adeguato alle circostanze.

Se, ad esempio, una emozione spinge l’individuo ad agire, in particolare a muoversi e reagire in
senso attivo(possiamo immaginare per soccorrere qualcuno in difficoltà) l’ipotalamo stimolato da uno
specifico “codice” di vari neurotrasmettitori (noradrenalina NA, dopaminaDA, serotonina 5HT,
acetilcolina Ach, acido gamma amino butirricoGABA ) produce un neuropeptide chiamato CRF che induce
l’ipofisi anteriore a produrre un ormone chiamato ACTH capace di agire sul corticosurrene stimolando
la produzione dell’ormone cortisolo. Tutte queste sostanze, sia il CRF che l’ACTH che il cortisolo
in vario modo preparano l’organismo all’azione.

Il CRF ha un importante ruolo nella regolazione del sistema nervoso vegetativo stimolando il sistema
simpatico con aumentata produzione di adrenalina e noradrenalina nel sangue, e inibendo il sistema
parasimpatico con conseguente eccitazione del sistema cardiocircolatorio così da rendere pronto
l’organismo a fronteggiare ogni sforzo fisico. Parallelamente il CRF va a deprimere la produzione di
un altro importante neuropeptide, il GnRH gonadotropin realising factor, stimolante la produzione di
ormoni sessuali, così da concentrare ogni attività solo sull’azione.

L’ACTH oltre ad una azione endocrina di stimolo del cortisolo, possiede anche una azione “centrale”
diretta sul cervello stesso rilevabile a livello di risposte comportamentali quali miglioramento
della attenzione, delle capacità di prestazione e della reattività.

Il cortisolo agisce in vario modo, …

Nel caso di uno stress fisico intenso vengono attivati anche altri ormoni quali gli oppioidi
endogeni responsabili della analgesia da stress, e la melatonina che regola il nostro sonno.

Anche stress puramente emozionale determinano una attivazione dei principali sistemi endocrini, e
gli ormoni coinvolti variano a seconda del tipo di emozione e della durata della stessa e della
maggiore o minore capacità di farvi fronte. Es. lo stress da perdita di una persona cara normalmente
non si associa ad una riduzione degli ormoni sessuali, anche se questo può avvenire, mentre uno
stress acuto da subordinazione si associa sempre ad una riduzione di questi ormoni.

Altra correlazione tra sistema nervoso e sistema endocrino è visibile attraverso lo studio della
cronobiologia ossia dei ritmi del nostro corpo.

Il cervello produce neuropeptidi con una certa ritmicità o pulsatilità dipendente probabilmente
anche dai condizionamenti ambientali subiti nel corso dell’evoluzione e quindi invia segnali ai vari
tessuti e quindi anche alle ghiandole endocrine che a loro volta possono, attraverso una loro soglia
di concentrazione nel sangue, regolare in maniera retroattiva la produzione dei neuropeptidi
cerebrali e quindi in ultima analisi la loro stessa produzione.

Il sistema immunitario

Anche in questo campo le scoperte degli ultimi anni hanno rivoluzionato l’immagine del sistema
immunitario. La tradizionale concezione del sistema come puro meccanismo difensivo comandato dallo
stimolo antigenico è stata ormai abbandonata. Le cellule immunitarie interagiscono costantemente con
il sistema nervoso e il sistema endocrino a tal punto che non c’è modificazione del sistema nervoso
che non si associ a modificazioni del sistema endocrino e immunitario e viceversa. E come può
avvenire tutto questo?

Le fibre del sistema nervoso autonomo innervano gli organi linfatici avvolgendoli e infiltrandoli
così da creare delle strettissime connessioni con i linfociti, si parla infatti di ‘giunzioni
neuroimmunitarie’, così che ogni più piccola variazione nell’equilibrio del sistema
simpatico-parasimpatico viene registrata dalle cellule immunitarie.

Inoltre l’individuazione sulla parete cellulare dei linfociti di recettori per una serie di sostanze
che possono attivare o inibire le loro funzioni è stata decisiva per comprendere una delle basi
molecolari dell’influenza della mente sul sistema immunitario. Questi recettori sono come serrature
che si possono aprire per dare inizio a delle attività cellulari e le molecole che interagiscono con
essi sono neurotrasmettitori, neuopeptidi,ormoni.

I linfociti posseggono recettori per i neurotrasmettitori del sistema nervoso autonomo,
noradrenalina, adrenalina, acetilcolina. Così ogni più piccola modificazione del sistema
simpatico-parasimpatico, e della concentrazione dei suoi neurotrasmettitori, a livello delle
giunzioni neuroimmunitarie, produrrà i suoi effetti sulle cellule immunitarie stesse, che verranno
più o meno stimolate . E’ stato visto, in animali da esperimento, che denervando linfonodi e milza,
organi nei quali le cellule immunitarie vengono immagazzinate e prodotte, la risposta immunitaria
dopo inoculazione di un virus, era enormemente ridotta. Dunque il sistema nervoso non solo è
collegato a quello immunitario, ma è essenziale per una funzione immunitaria appropriata. Se
consideriamo poi quanto il sistema nervoso autonomo, attraverso una eccitazione o inibizione del
simpatico o del parasimpatico, possa far esprimere a tutto il corpo una emozione nata nel sistema
nervoso centrale, allora ci apparirà sempre più evidente il nesso tra emozioni e sistema
immunitario.

Altri recettori linfocitari sono specifici per i neuropeptidi ipotalamici e ipofisari:

CRH, TRH, GRF, GnRH, encefaline, endorfine, ACTH, VIP, sostanza P, alfaMSH, prolattina. e per ormoni
propriamente detti quali estrogeni, ormoni tiroidei ecc.

Ogni nuovo assetto neuroendocrino, che sappiamo si stabilisce al variare delle richieste del nostro
corpo per fronteggiare gli eventi della vita, da quelli banali dei ritmi sonno-veglia, alle cicliche
modificazioni ormonali per garantire una procreazione, alle continue sollecitazioni del mondo
esterno che richiedono adattamenti fisici e psichici, alle emozioni più o meno forti, si associa ad
un adattamento del sistema immunitario. E come il cervello è in grado di apprendere e di
memorizzare, così fa anche il sistema immunitario, capace di riconoscere il “sé” dall’estraneo e di
produrre quella memoria immunitaria che ci protegge da nuove aggressioni dello stesso virus o che ci
rende immunodepressi di fronte anche al solo ricordo di un evento stressante.

Cenni sulla struttura del sistema immunitario

Le cellule del sistema immunitario sono i Leucociti divisi in tre grandi gruppi: granulociti
(neutrofili, basofili, eosinofili), linfociti, monociti-macrofagi.

I leucociti neutrofili e i monociti-macrofagi, rispondono in maniera aspecifica distruggendo con i
loro enzimi le sostanze estranee precedentemente inglobate al loro interno.

I linfociti si dividono in linfociti B deputati alla produzione degli anticorpi (immunità umorale),
e in linfociti T che reagiscono direttamente verso le cellule che espongono sulla loro superfice i
determinanti antigenici e si suddividono a loro volta in linfociti T helper(CD4), Tcitotossico (CD8)
(immunità cellulare).

I linfociti rispondono in maniera molto specifica, ossia dopo aver riconosciuto come estranee
sostanze di varia natura, quali virus o cellule non appartenenti al l’organismo. I linfociti B, con
l’aiuto dei linfociti T helper(CD4), a contatto con l’antigene (sostanza riconosciuta come estranea)
si trasformano in cellule che producono anticorpi ossia molecole che si legano all’antigene, così
che il complesso antigene anticorpo possa venire eliminato.

Il linfocita T citotossico o killer(CD8) riconosce e distrugge direttamente le cellule anomale,
infettate da un virus o trasformate in neoplastiche, tramite sostanze capaci di farle scoppiare.

I linfociti T helper non sono tutti uguali ma suddivisi in due sottogruppi, i Th1 e i Th2 che
rappresentano due modi diversi di attivare la risposta immune attraverso la produzione di differenti
citochine, molecole proteiche che mettono in comunicazione le varie cellule del sistema immunitario,
le cellule del sistema immunitario e gli altri due grandi sistemi, il sistema nervoso e quello
endocrino.

I linfociti Th1 attivano una risposta cellulo mediata, ossia attraverso i linfociti T citotossici, i
linfociti Th2 stimolano invece la risposta umorale attraverso i linfociti B e la produzione di
anticorpi. Alcuni ricercatori pensano che risposte immuni attraverso il circuito Th1 o Th2 dipendano
dal tipo di infezioni o stimolazioni antigeniche (virus, parassiti, allergeni)

Il sistema immunitario realizza le sue difese verso agenti nemici non solo attraverso le cellule
appena descritte, ma anche attraverso molecole proteiche chiamate citochine, prodotte sia dalle
cellule del sistema immunitario che da altri tipi di cellule, quali cellule nervose o epiteliali.
Queste sostanze, di cui se ne riconoscono molti tipi, interferoni, fattori di crescita, fattori di
necrosi tumorale, interleuchine, assicurano una buona cooperazione tra le cellule del sistema
immunitario e il sistema nervoso e endocrino. Costituiscono quindi un altro gruppo di “molecole
informative” che mettono in connessione il sistema PNEI. Esse oltre ad esserne prodotte sono in
grado anche di agire sulle cellule immunitarie e neuroendocrine stesse indirizzando la reazione
immunitaria ( es. più umorale o più cellulare) o la risposta neuroendocrina, e con effetti anche su
tutti quegli altri fattori che intervengono nel corso di una risposta infiammatoria (istamina,
fattori chemiotattici, acido arachidonico, prostaglandine, prostacicline, trombossano, leucotrieni,
PAF)

Sappiamo che in situazioni di stress acuto i livelli di adrenalina e noradrenalina nel sangue
aumentano e che l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene viene attivato e di conseguenza la cortisolemia
aumenta. Il cortisone sappiamo avere una funzione soppressiva nelle reazioni immunitarie attraverso
una riduzione diretta sul numero dei leucociti circolanti e in particolare sui macrofagi, i
linfociti T helper, e sui NK, e indiretta inibendo la produzione di citochine
(INF-gamma,IL1-2-3.6)mediatori della flogosi, da parte dei linfociti stessi. Inoltre sembra che i
glucocorticoidi siano in grado di stimolare l’attività dei linfociti soppressori cioè proprio quei
linfociti che contribuiscono a “spegnere” la reazione immunitaria con effetti immunosoppressori che
si sommano a quelli prima descritti. Infine inducono la produzione di particolari proteine(le
lipocortine) che bloccano la formazione di molecole infiammatorie, prostaglandine ed altre.

Situazioni di stress prolungato e in particolare le situazioni di subordinazione sociale o di
minaccia o di forte competizione oppure ancora stati depressivi cronici particolarmente successivi a
perdita o abbandono di figure affettivamente importanti, creano un assetto ormonale caratterizzato
da una cronica attivazione dell’asse ipotalamo ipofisi surrene e da un cronico stato
immunodepressivo con facilità alle infezioni e alle malattie virali. Questo, alla lunga, crea una
sregolazione a livello dei recettori per i glucocorticoidi presenti nell’ippocampo che normalmente
fa da segnapassi nella stimolazione dell’ipotalamo alla produzione di CRH con una più difficoltosa
regolazione successiva dei livelli di cortisolo e quindi una più difficile capacità di ripristino
delle condizioni normali dopo un qualsiasi evento stressante. Questa scarsa adattabilità agli eventi
stressanti della vita anche quotidiana, rende il soggetto più esposto alla malattia. Sono state
fatte correlazioni tra le personalità di coloro che i quali sono stati sottoposti soprattutto da
piccoli a situazioni cronicamente stressanti e rischio di malattia. Le personalità sono
caratterizzate da tendenza alla rinuncia, meticolosità, mitezza, sincerità, e riservatezza. C’è una
cronica inibizione emozionale e una non efficiente risposta allo stress, nel senso che il soggetto
non è in grado di attivare e disattivare rapidamente la reazione di stress, mantenendosi invece in
uno stato di iperattivazione cronica di grado moderato. Tutto questo sopprime o altera la risposta
immunitaria e predispone alla comparsa di malattie croniche o degenerative.

La cronica attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene può portare a quadri diversi: sembra che
nella classica depressione di tipo malinconico vi sia un’ipereccitabilità dei neuroni ipotalamici
che secernono CRH e la risposta, la controregolazione inibitoria ad opera del cortisolo, pur essendo
molto sostenuta al punto da produrre una cortisolemia alta, non riesce a “spegnere l’incendio”.
Alimentato anche tramite la produzione di forti quantità di noradrenalina da parte del locus
coeruleus, che fungono da stimolo ai neuroni che producono CRH.

Nella depressione invece cosiddetta atipica, che accompagna varie malattie di tipo autoimmunitario,
quali l’artrite reumatoide , prevale invece o un cronico deficit di CRH o una inadeguata risposta
alla sua stimolazione, con prevalenza dei fenomeni infiammatori cronici.

continua…

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