Sin e la Luna nera

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Sin e la Luna nera

Ci si riferisce alla Luna nera con vari significati. Alcuni intendono con Luna nera la Luna nuova
che non si vede, corrispondente alla congiunzione Sole-Luna. Talora si allude ad un secondo
satellite della Terra che il gesuita Giovanbattista Riccioli affermò di aver scoperto nel XVII
secolo e che avrebbe un passo di 3 gradi al giorno. L’esistenza di tale astro non è, però, mai stata
dimostrata. Ancora Luna nera viene definita la dark side of the moon. Infine in astrologia la Luna
nera è un punto, uno dei fuochi, quello vuoto dell’orbita lunare, il cui glifo è un crescente
sovrapposto ad una croce.

A tale elemento astrologico è abbinato nel mito Lilith, descritta nell’Antico Testamento (Isaia 34,
14) come spettro notturno e nella tradizione babilonese come demone muliebre delle tempeste, ma
anche come insidiatrice di uomini e bambini. Lilith, dopo aver concupito e rapito o ucciso le sue
vittime, si dileguava alle prime luci dell’aurora. Una tarda tradizione ebraica la presenta come
prima consorte di Adamo, creata con polvere e sudiciume. Da Adamo concepì il demone Samael, principe
del Male ed altre creature malefiche con le quali viveva sulle sponde del Mar Rosso. Il suo viso era
incorniciato da una chioma fluente e superbe ali la rendevano fascinosa, ma, invece dei piedi, aveva
degli orribili zoccoli. Lilith trova il suo archetipo in Lamasthu, la dea della morte per i Sumeri.

In astrologia La Luna nera, di cui Lilith è, in parte, figura, adombra la sensualità più torbida, il
lato oscuro ed inquietante della personalità. La sua luce è fredda, la sua energia erotica è
assorbita nell’amplesso distruttivo e nella morte. I raggi cupi di Lilith sono dita gelide che
sfiorano la pelle, il brivido di stelle defunte.

Pare quasi che la Luna nera sia il cuore algido dell’astro che splende nel firmamento notturno,
l’immagine di un cosmo che è, infine, la manifestazione di entità malvagie. Nel Pimandro, testo del
Corpus Hermeticum, è scritto, infatti: Il cielo apparve in sette cerchi e gli dei furono visibili in
forma di astri con tutte le costellazioni (III, 2). Nel Vangelo detto di Filippo, leggiamo: “Gli
Arconti vollero ingannare l’Uomo (13)… hanno deliberato di prendere l’uomo e di fare di lui uno
schiavo per sempre… La verità non è come per l’uomo mondano: egli vede il Sole e vede il cielo e
la terra, ma non sono per nulla quelli autentici (44)”. Ci ricorda Mike Plato: ”Nello gnosticismo
mandeo i sette ed i dodici, cioè i pianeti e le costellazioni zodiacali erano considerati entità
demoniache che agiscono sul divenire e lo controllano. Tra questi un posto di rilevo è tenuto da
Sin, la Luna, soglia demoniaca che introduce nel regno delle forme mutanti, nell’instabilità dello
spazio cosmico. Nel Mandeismo, la meccanicità dell’universo dipende dalla Luna, sorta di terminale
arcontico per cogliere e trasmettere le influenze astrali e planetarie… Anche nello gnosticismo
avestico, l’astro lunare è lo strumento ahrimanico, veicolo del Male.”

Sin è forse collegato a Sinai, il monte su cui Moses ricevette le tavole della Legge da YHWH. Pare
che il toponimo Sinai derivi dall’accadico Sin, con il quale in Mesopotamia nel III millennio a.C.
veniva indicato il Dio Luna.[1] Il Sinai era consacrato al culto lunare. Grazie a recenti scavi
archeologici, sono state rinvenute sull’Har Karkom, (il Sinai biblico?), vari santuari paleolitici
(risalenti a 20.000-25.000 anni fa) costituiti da stele che ricordano i dolmen dell’antica Europa
forse dedicati al culto lunare-terrestre.

Così la natura femminea (ed infera, si pensi a Persefone-Proserpina) della Luna si accosta a quella
maschile, secondo un privilegiamento di tratti ora muliebri ora mascolini nei corpi celesti, in base
alle differenti culture e concezioni.

Anche se l’inglese “sin” risale alla radice indoeuropea del verbo “essere”, nel senso di “essere
colui che è trovato colpevole di…”, è suggestivo che “sin”, trasgressione, offesa, peccato,
coincida fonicamente con Sin, Luna nelle lingue semitiche.

[1] Altri glottologi associano Sinai a “shin”, dente.

Fonti:

Dizionario delle dee e delle eroine, a cura di Patricia Monaghan, Milano, 2004, s.v. Lilith
Dizionario di Astrologia, a cura di A. Anzaldi, L. Bazzoli, Milano, 1988
M. Berni, Har Karkom: sulle tracce di Mosè, 2008
M. Plato, Il Vigilante, l’Ottava sfera, 2008
Andrea Romanazzi, L’Esodo di Israele, 2006

Fonte: Zret zret.blogspot.com/

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