Lotus Birth: passaggio a questa vita, senza fretta

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Lotus Birth: passaggio a questa vita, senza fretta

di Valerio Pignatta

Il seguente articolo è tratto da Scienza e Conoscenza 26

da scienzaeconoscenza.it

Alla fine degli anni ’70 è stato coniato il termine Lotus Birth per indicare un metodo di parto che
prevede di non recidere il cordone ombelicale e nel lasciare il bambino collegato alla placenta dopo
il secondamento, fino al distacco spontaneo alcuni giorni dopo la nascita. Abbiamo intervistato
Susanna Swapana Hinnawi dell’associazione Lotus Birth Italia, per avere una panoramica di questa
pratica di nascita dolce e delle prospettive che essa apre sia nel mondo scientifico che culturale e
sociale.

S&C – Anche nel nostro paese si sta diffondendo lentamente ma con costanza una pratica di nascita
naturale che prende il nome di “Lotus Birth” e che è stata descritta nell’unico libro in assoluto
oggi esistente sul tema e che è a cura di Shivam Rachana, Lotus Birth: il parto integrale. Ci
potresti riassumere di cosa si tratta e qual è l’origine del suo nome?

S.H. – Come hai ben detto nella tua introduzione, Lotus Birth è la modalità di nascita nella quale
non si recide il cordone ombelicale. Questo significa che il neonato per alcuni giorni resta
collegato alla propria placenta fino al momento del distacco naturale. In genere, di media,
occorrono 3-4 giorni.

Il Lotus Birth parte da un semplice concetto, ovvero che la placenta sia un organo, una parte del
bambino stesso. Se pensiamo che si è formata dalle stesse cellule che hanno formato il feto e che
quindi ha lo stesso identico DNA del bambino, non possiamo non considerare che, per il neonato, la
separazione da essa, e quindi da una parte di sé, sia una sorta di amputazione.

La modalità di questa nascita rispetta la funzione di questo organo, che, quando il bambino vede la
luce, è ancora vitale e si esaurirà piano, piano nel corso dei giorni successivi.

Lasciare che il bambino riceva tutti i nutrienti e l’ossigeno del sangue che la placenta contiene,
fino a trasfusione completa, non fa altro che rinforzare il suo sistema immunitario e, soprattutto,
dà al bambino una buona garanzia di protezione cerebrale. La respirazione prosegue da due fonti,
quella placentare e quella polmonare, fino alla completa stabilizzazione del sistema
cardio-polmonare che alla nascita è ancora immaturo.

Osservare un bambino nel periodo del LB, conferma tangibilmente quanto questo processo sia
fisiologico. Il distacco spontaneo del cordone ombelicale avviene nel giro di pochi giorni dopo la
nascita e lascia un bellissimo bottoncino ombelicale, perfettamente chiuso.

Potrebbe sorgere il dubbio che la placenta, a distanza di giorni, sia a rischio batterico, un
ipotetico veicolo di infezioni…in realtà, essa si prosciuga seccandosi e non ha mai generato alcun
tipo di sintomatologia infettiva.

A dire il vero, è molto più rischiosa la recisione del funicolo ombelicale che lascia una ferita
aperta e che richiede medicazioni.

La modalità di non recidere il cordone alla nascita sembra sia stata praticata anche dai primi
pionieri americani che ha prodotto una generazione di persone forti, sane e molto longeve.

È stato solo alla fine degli anni ’70 che la pratica ha preso il nome dall’americana Clair Lotus Day
che l’ha voluta per il proprio bambino.

Clair, in grado di vedere l’aura (campo energetico) delle persone, aveva visto i danni provocati dal
taglio del cordone proprio nell’aura di chi lo aveva subito.

Ci sono molte culture che tradizionalmente ricorrono o sono ricorse nel passato a questo tipo di
parto, ma esistono dati scientifici a ulteriore sostegno di questa pratica? Quali sono i benefici
che se ne possono trarre?

Al momento non ci sono delle evidenze scientifiche che ne attestino la validità o i benefici a lungo
termine, ossia nella crescita del bambino nato con il Lotus Birth. Del resto non ci sono evidenze
scientifiche che dimostrino la necessità di tagliare di routine il cordone ombelicale.

Ci sono invece tantissimi studi che dimostrano i danni derivati da un taglio immediato, pratica
purtroppo ancora largamente diffusa negli ospedali.

Finora, da quello che sappiamo, il Lotus Birth si è sviluppato principalmente in Australia, grazie a
Shivam Rachana e negli Stati Uniti e Canada per merito di Jeannine Parvati Baker, soprattutto in
nascite avvenute a domicilio o in Centri di Nascita tenuti da ostetriche. In questi casi, quindi,
non si può avviare nessuno studio che abbia una valenza scientifica.

È forse solo ora che la nostra associazione si sta occupando di introdurlo nelle strutture pubbliche
perché non resti una possibilità fruibile solo da pochi fortunati. Attraverso il percorso delle
istituzioni ospedaliere si apre quindi la possibilità per avviare, quando i numeri saranno un po’
maggiori, un vero e proprio studio scientifico.

Per il momento abbiamo le testimonianze delle mamme e delle ostetriche che sono già molto
significative.

Il Lotus Birth richiede un certo impegno (forse più mentale che reale) nei giorni in cui la placenta
è con il bambino, ma ricambia con una serie di vantaggi importanti.

Se il cordone resta intatto il bambino riceve una consistente quantità di sangue che altrimenti
resterebbe nella placenta: si tratta di un terzo o addirittura del 50% del volume totale che ha
prodotto nei nove mesi.

Questo non è sangue in più, ma sangue che la natura ha designato per il buon funzionamento organico
del neonato: il sistema cardio-respiratorio richiede una buona dose di sangue per potersi attivare
pienamente.

Quando il bambino riceve tutto il sangue previsto, accoglie una quantità di ferro che lo preserva
dall’anemia per alcuni anni.

Riceve anche l’ossigeno, importantissima garanzia di protezione per il cervello.

La transizione della nascita che avviene in modo graduale e nel rispetto dei tempi fisiologici del
bambino fornisce le basi ottimali per un positivo imprinting di nascita. In questo passaggio dolce è
più facile stabilire le basi del futuro legame madre-padre-bambino e il buon successo
nell’allattamento al seno.

La memoria di nascita resta per sempre nel subconscio e il dolce approccio di questo modo di
nascere, assicura creature più serene e meno aggressive.

Nella transizione graduale del Lotus Birth il corpo energetico del bambino si completa e si rinforza
con la presenza della placenta che continua ad inviare i suoi messaggi energetici al neonato.
Abbiamo visto pulsazioni nella placenta anche al quinto giorno dopo la nascita.

C’è qualche controindicazione al Lotus Birth? Si può utilizzare anche nel caso di parto cesareo?

Risposta: Non abbiamo potuto notare delle controindicazioni specifiche per un LB se non in caso di
vere e accertate patologie della placenta.

Ma questo è ovvio.

E direi che potrebbe essere controindicato anche quando viene vista da parte dei genitori solo come
una “tecnica” finalizzata all’ottenimento di vantaggi, senza una vera e propria consapevolezza di
ciò che significa la nascita a livello spirituale ed emozionale.

Quando il cesareo viene richiesto dalla donna, come a volte succede, per non avere la percezione del
parto e svegliarsi con il bimbo già fatto…lo sconsiglierei vivamente!

Ma non per il fatto che non si possa fare dopo un cesareo, anzi. Il bambino che nasce da cesareo, o
i bambini nati pretermine, sono quelli che ne beneficiano maggiormente per via delle maggiori
difficoltà respiratorie che presentano.

Ci sono state in Italia due o tre nascite LB in seguito a cesareo.

Nel mondo della medicina si parla delle applicazioni dal punto di vista delle cellule staminali che
è possibile isolare anche dal cordone ombelicale. Qual è la situazione concreta a riguardo del Lotus
Birth? Quali le prospettive? Ci sono pericoli di un uso degenerativo di queste pratiche?

Innanzi tutto il Lotus Birth è in antitesi con la raccolta delle cellule staminali che prevede il
prelievo del sangue cordonale.

È ovvia la riflessione: “Ma se il sangue del cordone è così prezioso, cosa comporta al neonato il
venirne privato?”.

Cellule staminali o sangue del cordone sono eufemismi per dire sangue del neonato.

Il prelievo delle cellule staminali per la raccolta deve essere di 80/100 cc., l’equivalente di un
terzo del sangue del neonato e deve avvenire entro i primi 10 secondi dalla nascita. Quindi è
esattamente come tagliare il cordone entro 10 secondi invece che consentire la trasfusione al
bambino.

Primum non nocére: il nostro dovere è quello di aiutare in ogni modo possibile il bambino che viene
al mondo, facendo tutto il nostro meglio… e questo non vuol proprio dire richiedergli di essere un
donatore e, tra l’altro, non consenziente!

Nel consenso informato che la madre firma viene detto “…sono stata inoltre rassicurata che la
raccolta del sangue placentare, dal cordone non comporta alcun rischio per il bambino perché viene
effettuata dopo la sua nascita”.

Ma è proprio così? Mi chiedo quale madre lascerebbe che qualcuno prelevasse il sangue dal braccio
del bambino appena nato, perché è come fosse la stessa cosa…

Come esponente di Lotus Birth Italia ci puoi informare su quali sono gli scopi della vostra
associazione?

Il nostro obiettivo è quello di sensibilizzare le persone sull’importanza del contatto prolungato
bambino-placenta. Il Lotus Birth è solo un’ulteriore estensione di questo contatto.

Per arrivare a questa consapevolezza è necessario conoscere l’importanza dell’organo placenta,
troppo spesso dimenticato, ignorato e comprendere quanto l’imprinting della nascita sia presente
nella nostra vita.

Per questo siamo disponibili ad incontrare genitori, ostetriche e medici per diffondere questo
messaggio al quale crediamo profondamente.

Da quando è uscito il libro di Shivam Rachana, che abbiamo fatto pubblicare nel 2004, sono nati
diversi bambini con questo metodo, anche in ospedale.

Il nostro compito consiste anche nell’essere un “ponte di congiunzione” tra il mondo degli addetti
ai lavori e i genitori che si rivolgono a noi per consigli, indirizzi, documenti da presentare,
avere contatti con altre mamme che hanno fatto l’esperienza e via dicendo.

Ora, alcune istituzioni, su richiesta della coppia, si sono rese disponibili a facilitare questa
pratica, inserendolo nel loro protocollo di nascita.

E comunque la risposta alla domanda iniziale, ossia qual è la motivazione di base, viene ben
espressa dalle parole di Ibu Robin Lim, l’ostetrica di Bali che ha vinto il premio Langer per la
pace: «Credo che l’inizio della vita dolce e sano sia il vero fondamento di una vita felice. La pace
nel mondo può venir costruita a partire da oggi, un bambino alla volta».

Come si fa nel concreto a scegliere il Lotus Birth? Quali sono le difficoltà che solitamente si
incontrano e come si superano?

Spesso, il LB non viene nemmeno scelto… credo sia qualcosa di già presente in molte persone alle
quali appare da subito, come la cosa più naturale del mondo.

È solo una questione di “riuscire ad andare oltre le abitudini e i condizionamenti”. E questo per
quanto riguarda i genitori, le ostetriche o i medici.

Questo è quanto cercavo di spiegare prima dicendo che il suo senso non è quello di considerarlo alla
stregua di una “tecnica”.

In genere, quando la scelta è motivata da un impulso di consenso e determinazione interiore, le
difficoltà oggettive vengono superate: i condizionamenti della famiglia, le paure di alcuni
operatori, gli ostacoli burocratici o i falsi impedimenti giuridici.

Anche l’ostacolo di avere il proprio bimbo ancora collegato alla placenta per qualche giorno, non è
allora un vero e proprio ostacolo.

C’è ancora molto da fare per poter rendere la nascita, in tutti i suoi aspetti, più amica del
bambino e della mamma. Ma ogni mamma che si interroga trova una risposta importante dentro di sé.

Queste risposte sono quelle che creano i cambiamenti.

E il Lotus Birth è un profondo e potente cambiamento.

Chi è chi

Susanna Swapana Hinnawi

E’ insegnante di Breathwork e Counseling ICC (Inner Child Codependency) da quindici anni e, dal
2002, si dedica con particolare dedizione alla consapevolezza della nascita, promuovendone l’aspetto
educativo e informativo. È referente per l’Italia della nascita Lotus Birth – www.lotusbirth.it

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