La Via diretta di SAI BABA

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Tratto da:

SATHYA SAI BABA

< La rivelazione continua... >

Una lettura del messaggio e dell’opera dell’Avatar
alla luce della Teosofia o Saggezza Eterna

(di Maria Luisa Donà)

Nel 1994 ha ricevuto da Sathya Sai Baba l’incarico di compilare questo testo

( visto su lista Sadhana > it.groups.yahoo.com/group/lista_sadhana )

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< La vita diretta >

“L’uomo è divino; il Signore dimora nel suo cuore e tuttavia egli è legato,
miserabile, limitato, debole, agitato. Perché ? Egli ignora la sua Realtà.
Si immagina debole, limitato legato ed è forgiato così dalla sua mente, che
è l’origine di quell’immaginazione”

Questa affermazione di Sathya Sai Baba sottolinea due realtà:

1) il Signore dimora nel cuore dell’uomo, che è perciò divino;

2) l’uomo si immagina limitato e così facendo si imprigiona con la facoltà
immaginativa della sua stessa mente.

Ci fa altresì intravvedere la possibilità di realizzare la Divinità
entrostante assumendo verso la realtà una diversa attitudine, col fare
propria la filosofia che prende come punto di partenza l’integrità perfetta
della totalità della vita, vista come un fluire continuo senza frontiere;
quella visione che percepisce il Cosmo e la coscienza come una sola totalità
intatta in movimento.

Il fisico Bohm aderisce a questa concezione della realtà quando spiega “l’
azione a distanza” istantanea delle particelle subatomiche dicendo che
“tutte le cose dell’universo sono in una sorta di rapporto totale”.

“Non c’è nulla che l’uomo non possa raggiungere; ma prima di tentare
qualsiasi avventura egli deve riconoscere i propri poteri, il suo ruolo e lo
scopo della vita. Finché egli é legato dall’ignoranza della sua vera natura,
non può sfuggire al dolore.”

Si tratta dunque di prender coscienza della potenzialità senza confini di
cui gli esseri umani sono titolari in quanto espressione microcosmica del
Macrocosmo, che tutto include.

Ogni entità umana, così come tutto ciò che esiste nei vari regni della
manifestazione, è immersa e fa parte del campo unificato di tutte le
possibilità, Quel campo illimitato che possiamo chiamare Totalità, a cui
nulla è esterno e da cui tutto ha origine.

In Esso ha luogo l’evoluzione umana. Poiché in ogni minima particella del
campo unificato sono compresenti i tre aspetti Vita, Coscienza e
Intelligenza creativa, si può dire che in ogni fase dell’evoluzione umana
sia presente e accessibile quel Substrato inalterabile e perenne che detiene
la totalità della coscienza.

Se il “seme’ di ogni tipo di sostanza e di ogni tipo di coscienza, così come
la Vita che li pervade, sono presenti in ogni punto del creato, allora la
Totalità di coscienza è disponibile ovunque e non esistono “anelli
invalicabili” di sorta. Tutto ciò che occorre per divenire consapevoli della
Realtà Suprema Onnipervadente e’ un “ricevitore” idoneo, dotato di canali di
conduzione puliti e appropriati.

Per secoli e secoli ci è stato detto che il Jiva nel suo percorso evolutivo
incorre nel triplice ostacolo ritardante della sua natura inferiore e forse
molti di noi hanno perso energia, assai più del dovuto, nello sforzo di
perfezionare i tre corpi inferiori, senza riuscire a concepire e scoprire l’
esistenza della via diretta..

L ‘energia segue il pensiero e, continuando a pensare di dover procedere per
gradi, saremo noi stessi gli artefici di un’evoluzione inesorabilmente lenta
e graduale, legata al concetto “natura non facit saltus.”

Bhagavan Das, nella “Scienza delle emozioni”, scrisse:

“Ai grandi punti di svolta dei grandi cicli, il Jiva intravede tutti gli
stadi che deve attraversare e può allora deliberatamente aggrapparsi ad uno
stato di coscienza più elevata di quello che ha raggiunto in quel momento,
piuttosto che ad un altro più prossimo e non considerare inevitabile e
necessario il passaggio per gli stadi più vicini. Se al contrario fissa
piuttosto la sua attenzione su uno stadio prossimo, dovrà passare e
ripassare per il punto di svolta di Vairagya prima di poter scegliere la
meta seguente. La rapidità del progresso compiuto dal Jiva è in proporzione
esatta all’estensione sulla quale esercita la sua qualità di Vairagya”.

Converrebbe dunque al ricercatore serio, quello il cui interesse dominante e
persistente sia la conoscenza del Sé, aggrapparsi subito al più elevato
stato di coscienza che gli riesca di concepire.

La fisica quantistica sviluppata da Bohr, Heisenberg, Schrodinger ed altri,
dà forti segnali in questa direzione, dimostrando che le catene di
causa-effetto, che determinano l’evoluzione dell’universo nel tempo, non
sono rigide, ma lasciano un piccolo margine alla libera scelta della natura
(principio di indeterminazione).

Questo ci aiuta ad intuire l’esistenza di una via diretta che si permetta di
conseguire tout court la consapevolezza totale di ciò che già siamo.

A. Besant scrive : “E’ importante ricordare che i piani si interpenetrano e
che i sottopiani corrispondenti sono in diretta relazione fra loro, e non
sono realmente separati l’uno dall’altro da strati intermedi di materia più
densa. Così non dobbiamo immaginare i sottopiani atomici come separati l’uno
dall’altro dai sei sottopiani di densità sempre maggiore, ma come
immediatamente collegati. …Questa relazione è una delle più importanti,
poiché implica che la vita può passare di piano in piano per la breve via
dei sottopiani atomici comunicanti, senza aver bisogno di attraversare i sei
sottopiani molecolari prima di poter raggiungere il prossimo sottopiano
atomico per continuare la sua discesa. …Le correnti di Vita della Monade
seguono appunto questa strada atomica nella loro discesa al piano fisico”.

In queste parole-chiave è espressamente indicata l’angusta, ma praticabile,
“via diretta” per il ritorno alla Casa del Padre, che passa da un sottopiano
atomico all’altro, eludendo i sottopiani più grossolani, compiendo in senso
inverso lo stesso percorso abbreviato dall’aspetto Vita della Monade nella
sua discesa.

Se è vero, come lo è, che “la fede è sostanza di cose sperate ed evidenza di
cose non viste” allora, per realizzare il percorso abbreviato, basta
crederci, senza indulgere nell’altalena del dubbio.

Chi crede di poter conoscere la Realtà, nel senso di realizzarla
consapevolmente, ci riuscirà. Chi crede che sia impossibile non la
raggiungerà. L’esperienza del Divino è limitata dall’idea che ce ne siamo
fatti. Se pensiamo a Dio come un’Entità trascendente e inconoscibile, tale
resterà per noi. Se crediamo che Egli sia immanente e trascendente al tempo
stesso, tale sarà il nostro conseguimento.

Se immaginiamo un anello invalicabile per la coscienza-conoscenza, questa
immaginazione sarà il nostro limite. Se pensiamo che sia possibile forzare
questo anello in quanto creato dal pensiero, potremo spezzarlo. “The ring
pass not”, l’anello invalicabile, è dilatabile all’infinito e perciò
coincide con esso. Il limite che gli attribuiamo è una finzione del
pensiero.

La Coscienza di unità non può essere raggiunta attraverso l’estensione del
campo della conoscenza razionale, organizzata e logica. Questa può scoprire
e imparare ad usare vari gradi di sostanza, ma con limiti precisi e
invalicabili, utilizzando materiale dei piani già esistenti e disponibili.

L’uomo moderno ha scoperto il telefono con i fili e poi quello senza fili.
Ora usa i cellulari.

Tuttavia, millenni addietro, i Rishi Vedici comunicavano già per telepatia
superiore e molti di essi raggiunsero la Coscienza di Unità, senza il
supporto della mente raziocinante e logica. Lo studio delle scienze
filosofiche, religiose, fisiche, biologiche, teologiche non conduce alla
conoscenza diretta della Realtà, perché impegna solo l’emisfero sinistro del
cervello; mentre l’intuizione o conoscenza diretta discende attraverso l’
emisfero destro.

La conoscenza inferiore contiene troppi errori e troppe illusioni mentali.
Essa è confinata entro i limiti della logica, mentre le verità
sovrasensibili sono accessibili per via analogica, quella via così spesso
utilizzata dagli Istruttori del mondo e dall’Avatar del Kaliyuga.

L’insegnamento Iniziatico tradizionale è quasi sempre analogico perché l’
analogia ha il potere di evocare nel discepolo la verità simbolizzata. Le
verità iniziatiche non sono dirette alla mente analitica, ma al “cuore” del
discepolo.

La via dell’analogia, come quella del simbolo, prescinde dal tempo e dallo
spazio, che sono categorie mentali. Tale via dischiude alla visione aspetti
totalmente nuovi della Realtà, cui occorre essere positivamente ricettivi,
di una ricettività che procede di pari passo con l’attenzione vigile;
questa, divenendo costante, sfocia in continuità di coscienza. Esercitare l’
attenzione vigile significa vivere in tempo presente, che è il punto di fuga
dalla legge di causa-effetto, oltre la quale si scopre l’inesistenza dei
limiti tracciati dalla mente.

Vivere in tempo presente significa percepire direttamente l’essenza dell’
insegnamento scartando la mente e le parole, usando il filo diretto dell’
intuizione, il filo della vita, la via del cuore.

“Vi è un solo linguaggio, il linguaggio del cuore” (Sathya Sai Baba). E’ una
percezione diretta, dal Divino Spirito al Divino Spirito. Una percezione che
richiede solo il silenzio interiore e un canale pulito lungo cui fluire.
Essa consente il sentire di essere l’infinito e al tempo stesso il punto, il
Senza Limiti e il limitato, la TOTALITA’ DELL’ESSERE.

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