La pirateria fa bene a tutti

pubblicato in: AltroBlog 0
La pirateria fa bene a tutti

Studio rivela: la pirateria fa bene a tutti, utenti e creatori di contenuti

da zeusnews.it – 30-01-2019

Mentre i detentori del copyright per lo più si affannano a chiedere pene sempre più dure verso chi
fa copie pirata delle opere audiovisive, di tanto in tanto emerge uno studio che segnala come, in
realtà, la pirateria faccia bene all’intero ecosistema economico.

L’ultima analisi di questo tipo è stata condotta da Antino Kim, ricercatore dell’Università
dell’Indiana, e sostiene una tesi che sembrerebbe paradossale: chiudere un occhio di fronte alla
pirateria fa bene sia ai produttori che ai consumatori.

Lo studio valuta l’impatto economico della pirateria «sulla filiera dei prodotti dell’informazione»
e ha portato l’autore a concludere che «quando i beni dell’informazione sono venduti ai consumatori
attraverso un rivenditore, in certi casi, un livello moderato di pirateria sembra avere un effetto
sorprendentemente positivo sui profitti del produttore e del rivenditore aumentando, allo stesso
tempo, il benessere del consumatore».

Cuore della tesi sta nel potere che ha la pirateria di limitare i margini di manovra di produttori e
rivenditori quando si tratta di decidere il prezzo di un bene: essa riduce infatti l’impatto della
cosiddetta doppia marginalizzazione.

Detto molto semplicemente, la doppia marginalizzazione funziona così: per cedere il bene al
rivenditore, il produttore stabilisce un prezzo, che comprende una quota necessaria per rientrare
delle spese sostenute per la produzione e un margine di guadagno. Il rivenditore, a sua volta,
aggiunge una certa cifra a quel prezzo quando si appresta a vendere lo stesso bene al pubblico:
anch’egli deve infatti guadagnare e coprire le spese.

A questo punto interviene la pirateria: mettendo in circolazione il medesimo bene a costo zero,
costringe produttori e rivenditori a non alzare troppo il prezzo affinché la loro offerta possa
restare competitiva e interessante per chi deve scegliere se ottenere illegalmente il prodotto
oppure passare per i canali legali.

In questo modo i prezzi non crescono mai tanto da scoraggiare gli acquirenti, che spesso finiscono
con l’acquistare i beni che potrebbero piratare, e il margine di guadagno per produttori e
rivenditori finisce per essere maggiore di quello che avrebbero se il prezzo fosse superiore.

L’esempio concreto portato per illustrare questo fenomeno è Il trono di spade, noto per essere la
serie televisiva più piratata di sempre.

C’è un motivo se HBO, produttrice della serie, non interviene pesantemente contro la pirateria:
questa la costringe infatti a tenere basso il prezzo dell’abbonamento, e in forza di tale prezzo
favorevole le acquista più clienti di quanti ne potrebbe avere praticando prezzi superiori.

In sostanza – spiega l’autore dello studio – autori e rivenditori non devono necessariamente
incoraggiare la pirateria in sé: se però di tanto in tanto fingono di non vedere, tutti ne
beneficiano.

«Ciò semplicemente implica che, nel mondo reale, produttori e rivenditori debbano riconoscere che un
certo livello di pirateria – o una minaccia di pirateria – sia in grado di fare del bene. Perciò,
essi dovrebbero moderare i propri sforzi antipirateria» scrive Antino Kim.

Lo studio precisa però anche che quello analizzato, e che ha mostrato i vantaggi della pirateria, è
uno scenario preciso: quello che vede in azione produttori e rivenditori. Se il modello di
distribuzione cambia, allora non è detto che l’effetto della pirateria sia ancora benefico.

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *