Il “piccolo cervello” contenuto nel cuore

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Il «piccolo cervello» contenuto nel cuore

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Nel 1991 una scoperta scientifica pubblicata in un articolo sottoposto a revisione paritaria mise a
tacere qualunque residuo di dubbio sul variegato ruolo del cuore all’interno del corpo. Il nome
della rivista ci fornisce un indizio riguardo alla scoperta: «Neurocardiology». Tutto è incentrato
sull’intimo rapporto che collega fra loro il nostro cuore e il nostro cervello.

Redazione – Scienza e Conoscenza – 11/06/2023

Il famoso autore e conferenziere Gregg Braden, nel suo libro La Resilienza con il Cuore, spiega in
modo esauriente la connessione tra cuore e cervello.

A cura di Elena Sanda Chira, coordinatrice della collana Scienza e Conoscenza

Una straordinaria scoperta: il cuore ha un cervello!

La scoperta descriveva questo potente rapporto, che in passato era stato ignorato. Una squadra di
scienziati, diretta dal dottor J. Andrew Armour dell’Università di Montreal, aveva scoperto che
circa 40.000 neuroni specializzati, denominati neuriti sensori, formano una rete di comunicazione
all’interno del cuore stesso. Per chiarezza, il termine neurone descrive una cellula specializzata
che può venire sollecitata (stimolata elettricamente) in modo tale da permetterle di condividere
informazioni con altre cellule del corpo. Nonostante un vasto numero di neuroni sia ovviamente
concentrato nel cervello e lungo il midollo spinale, la scoperta di queste cellule all’interno del
cuore, e in minor numero all’interno di altri organi, permette una nuova comprensione del livello di
comunicazione vigente in tutto il corpo. I neuriti sono minuscole propaggini che si diramano dal
corpo centrale del neurone, per assolvere a diverse funzioni. Taluni prelevano informazioni dal
neurone per connettersi ad altre cellule, mentre altri captano segnali da varie fonti e li
trasportano verso il neurone.

Ciò che rende talmente eccezionale questa scoperta è che i neuriti presenti nel cuore replicano
molte delle stesse funzioni rilevate nel cervello. Detto in parole semplici, Armour e colleghi
scoprirono ciò che in seguito ha notoriamente assunto il nome di «piccolo cervello» del cuore. E
sono i neuriti specializzati a rendere possibile il piccolo cervello. Citando gli scienziati a cui
si deve la scoperta: «Il “cervello del cuore” è una rete intricata di nervi, neurotrasmettitori,
proteine e cellule di supporto simili a quelli riscontrabili nel cervello vero e proprio».

Che ruolo ha il cervello del cuore?

Un ruolo chiave del cervello del cuore consiste nel rilevare i cambiamenti che avvengono
nell’organismo, quali i livelli degli ormoni e di altre sostanze chimiche, per poi comunicarli al
cervello affinché quest’ultimo possa soddisfare adeguatamente i nostri bisogni. Il cervello del
cuore espleta questo compito convertendo il linguaggio del corpo (la chimica) nel linguaggio
elettrico del sistema nervoso, per renderlo comprensibile al cervello. I messaggi in codice del
cuore, per esempio, informano il cervello su quando il nostro fabbisogno di adrenalina aumenta
durante una situazione stressante, o su quando è sicuro diminuire la secrezione adrenalitica e
concentrarsi sulla costruzione di una risposta immunitaria più forte. Una volta scoperto il piccolo
cervello nel cuore, è emerso anche il suo ruolo in varie funzioni non del tutto riconosciute in
passato.

Esse includono:

• emanare la conoscenza generata dal cuore, nota come «intelligenza cardiaca».

• Promuovere stati intenzionali di intuizione profonda.

• Permettere l’espressione di abilità precognitive intenzionali.

• Dirigere la comunicazione fra il cuore e i neuriti sensori in altri organi del corpo.

Come funziona il piccolo cervello cardiaco?

Si è appurato che il piccolo cervello cardiaco funziona secondo due modalità distinte ma correlate.

Esso può agire…

1. …in autonomia rispetto al cervello craniale per pensare, apprendere, ricordare e perfino
percepire autonomamente i nostri mondi interiore ed esteriore;

2. …in sintonia con il cervello craniale per darci il beneficio di una singola, potente rete neurale
condivisa dai due organi distinti.

La scoperta del dottor Armour ha trasformato per sempre il modo in cui ci è stato insegnato di
concepire noi stessi. Dà un nuovo significato a ciò che è possibile e a ciò di cui siamo capaci in
termini dei ruoli fisiologici rivestiti dal cuore e dal cervello. Con le parole del dottor Armour,
possiamo dire che «in anni recenti è ormai divenuto evidente che esiste una sofisticata forma di
interazione tra cuore e cervello, nella quale ciascuno dei due influisce sul funzionamento
dell’altro». Il nuovo campo della neurocardiologia, la scienza che esplora il significato di una
simile scoperta, sta appena cominciando a mettersi in pari con la realtà della nostra esperienza
quotidiana. Questo è particolarmente evidente quando si prendono in esame i princìpi presentati da
alcune delle nostre più antiche e amate tradizioni spirituali.

Il cuore nelle antiche saggezze

Da molto tempo le tradizioni indigene sostengono che il cuore ricopre nella nostra vita un ruolo
cruciale, che va molto al di là di quello di una semplice pompa muscolare. Anche se il concetto di
“cuore come pompa” non è messo da parte da tali tradizioni, sono le virtù del cuore poste al di là
della sua funzione meccanica, quelle evidenziate dagli antichi saperi. Quasi tutti gli insegnamenti
storici elevano il ruolo del cuore ponendolo a un livello dal quale esercita un influsso diretto
sulla nostra personalità, la nostra vita quotidiana e la nostra capacità di fare scelte morali per
distinguere fra il bene e il male, discriminando fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

Macario, il santo copto a cui si deve la fondazione di un antico monastero egizio che porta il suo
nome, riuscì a catturare con grande maestria questi livelli di potenzialità all’interno del cuore,
quando affermò: “[Il cuore stesso], infatti, è come un piccolissimo vaso; eppure lì vi sono draghi,
leoni, bestie velenose, tutti i tesori dei vizi; lì si trovano anche vie aspre e scabrose,
precipizi. D’altronde, però, lì c’è anche Dio, gli angeli, la vita e il regno, la luce e gli
apostoli, i tesori della grazia, tutte le cose, insomma.

” Fra «tutte le cose» citate da san Macario oggi dobbiamo includere le nuove scoperte che
documentano la capacità del cuore umano di ricordare gli eventi della vita, perfino quando l’organo
non è più presente nel corpo della persona che li ha vissuti.

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Come Crescere in Situazioni Estreme

Gregg Braden

www.macrolibrarsi.it/libri/__la-resilienza-con-il-cuore.php?pn=1567
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