Il pensiero ci fa guarire o ammalare

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Il pensiero ci fa guarire o ammalare

del dott. Soresi

La forza di volontà o la paura verso qualcosa hanno un potenziale enorme nel decidere le conseguenze
delle nostre vite. Fino a che punto? Fino al punto di farci guarire o di farci ammalare. È questo
quello che sostiene l’illustre oncologo, anatomopatologo e tisiologo Enzo Soresi, dopo 30 anni di
ricerca e oltre 100 lavori scientifici. Ebbene sì: la nostra mente è così forte da potere guidare
l’intero corpo verso l’auto-guarigione o – addirittura! – l’auto-malattia. Questo spiegherebbe da
una parte tutte le guarigioni “miracolose” che la scienza e la medicina non possono spiegare e
dall’altra quelle che vengono definite le malattie psicosomatiche.

«La nostra salute dipende da un network formato da sistema endocrino, sistema immunitario e sistema
nervoso centrale e nell’encefalo c’è l’interruttore in grado di accendere e spegnere le patologie
non solo psichiche ma anche fisiche», spiega il dottore.
Soresi c’è arrivato dopo aver visto gente ammalarsi o guarire con la sola forza del pensiero e lo
spiega molto bene nel libro “Il cervello anarchico” (Utet).
Primo caso: «Ho in cura una signora di Milano il cui marito, integerrimo commercialista, la sera
andava a bucare le gomme delle auto. Per il dispiacere s’è ammalata di tubercolosi. Io lo chiamo
danno biologico primario».

Secondo caso: «Un agricoltore sessantenne con melanoma metastatico incontrò Madre Teresa di
Calcutta, ricevette in dono un’immaginetta sacra e guarì. Io lo chiamo shock carismatico».

La tesi di fondo del dottor Soresi è che il cervello umano ha il potere di attivare (o disattivare)
i meccanismi che il corpo umano – in quanto macchina perfetta – ha a disposizione per rigenerarsi e
auto-guarirsi. Se la mente è serena, il corpo sta bene. Se la mente è stressata, il corpo si ammala.

Un altro esempio citato dal medico: «Una cara amica con bronchiettasie bilaterali. Antibiotici su
antibiotici. Qual era il movente? Non andava più d’accordo col marito. Per due anni non la vedo. La
cerco al telefono: “Enzo, mi sono separata, vado in chiesa tutte le mattine, sto bene”. L’assetto
psichico stabilizzato le ha consentito di ritrovare la salute».
E ancora: «Colf di 55 anni, origine salernitana, tradizionalista. Mai un giorno di malattia. La
figlia le dice: “Vado in Inghilterra a fare la cameriera”. Stress di 10 giorni, ginocchio gonfio
così. La lastra evidenzia un’artrosi della tibia: non s’era mai attivata, ma al momento del disagio
mentale è esplosa. C’è voluto un intervento chirurgico».

Così come un atteggiamento positivo e risolutivo nei confronti della malattia aiuta il corpo a
guarire (a volte anche in modo inspiegabile secondo la medicina!), allo stesso tempo, lo stress
abbassa le difese immunitarie e, di conseguenza, indebolisce la risposta del nostro corpo agli
attacchi esterni. Guarda caso, anche qui la mente gioca un ruolo determinante nel decretare i nostri
livelli di stress.
A rafforzare l’idea che il corpo possa guarirsi da solo (se solo la mente glielo lascia fare), il
dottor Soresi afferma: «Non c’è limite alla plasticità cerebrale, non c’è limite alla neurogenesi.
Esiste un flusso continuo di cellule staminali prodotte dal cervello: chi non le utilizza, le
perde». E chi si stressa, rischia di non utilizzarle.

Lo studio del luminare milanese altro non fa che rafforzare la validità del Metodo RQI®, che va a
lavorare proprio sui fattori di stress e, allo stesso tempo, pone attenzione all’aspetto mentale. Ma
se da una parte Soresi si ferma a valutare l’importanza del cervello sia dal punto di vista
fisiologico che dal punto di vista mentale, il Metodo RQI fa un ulteriore passo avanti e affronta i
problemi legati allo stress alla radice, distinguendo quello che è il pensiero conscio
dall’inconscio.

A livello biochimico, è infatti l’inconscio che ha la meglio sul pensiero conscio. Pensateci bene:
nessuno, consciamente, avrebbe il desiderio di ammalarsi. Eppure – come sostiene Soresi – ci si può
ammalare con il nostro solo pensiero. E allora cosa non funziona? Quando il cervello conscio (che
controlla solo il 5% della nostra vita) è in conflitto con l’inconscio (al quale è delegato il 95%
delle nostre attività: respirazione, digestione, etc etc), ecco che si manifesta la malattia. E
allora per guarire non basta più la (sola) forza di volontà. Attraverso una serie di tecniche
appropriate, il Metodo RQI® riequilibra i due emisferi cerebrali e permette così all’inconscio di
superare quei “traumi” che non gli consentivano il corretto funzionamento. E c’è di più:
riequilibrando il dialogo interno tra conscio e inconscio, a trarne beneficio non è solo il nostro
corpo, ma anche la nostra stessa qualità della vita.

Tutte le persone che hanno applicato il Metodo hanno già sperimentato una maggiore consapevolezza
che si è tradotta in un incremento di risultati in tutti i campi: professionale, affettivo,
creativo.

Se vuoi saperne di più sul Metodo RQI®, scarica i 3 video gratuiti dal sito: metodorqi.com

da metodorqi.blogspot.it

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