Il fuoco di kundalini. Un’esperienza occulta 9

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Il fuoco di kundalini. Un’esperienza occulta 9

di George Sydney Arundale

– Nona parte

Capitolo IX

L’individualità di Kundalini

Per qualche arcano motivo, Kundalini rimane una cosa individuale,
appartenente a colui che la racchiude, benché inseparabile dal Fuoco
Universale dal momento in cui viene emessa. Misteriosamente partecipa alla
natura dell’Atomo Permanente, non può disintegrarsi, e forma il Fuoco
eterno dell’individualità in evoluzione.

Stranamente, pur esistendo la sensazione di ostruzione alla sommità del
eapo, non al centro, Kundalini riesce a penetrare fino a un certo punto e
da lì scende attraverso la sommità del capo, oltre il corpo fisico, come
una fontana d’acqua di diversi colori. Una sorgente che sgorga, sì da far
apparire un cordone d’unione, mentre Kundalini ne esce, dall’apertura.

All’inizio questo condotto emerge soltanto per un breve tratto, ma
aumentando man mano il processo di penetrazione, la forza del flusso
aumenta e Kundalini s’innalza sempre più. Svaniscono tutte le ostruzioni
alla sommità del capo e viene stabilito un contatto, un canale inframezzato
tra i vari stadi e il risveglio della coscienza fisica del cervello.

Quale è la natura di questa ostruzione? Sembra avere l’aspetto di una massa
di granelli di “sabbia” giallastri, attraverso cui Kundalini sta tentando
di effettuare un passaggio permanente, spezzando in due la massa, e
facendovi un foro; processo che causa qualche sofferenza e anche un certo
rischio. All’inizio, Kundalini emana soltanto calore. Con il passare del
tempo, il calore diviene un nucleo ardente e poi un fuoco ardente,
purificante e liberatore. Quei granelli di “sabbia”, probabilmente cellule,
non sono così ravvicinate da impedire il passaggio a Kundalini.

È interessante notare la natura del processo nel risveglio di Kundalini
mentre il corpo fisico è immerso nel sonno. La cosa più interessante è la
densità o la solidità di Kundalini. Da un lato Kundalini è Fuoco, Fuoco
liquido. Da un altro corrisponde all’immagine dell’asta da piantare nella
buca di un terreno. La terra deve essere rimossa e l’asta inserita.

Nello stesso modo, nei corpi inferiori deve essere rimossa, dalla via che
Kundalini deve percorrere, ogni ostruzione sia fisica che eterica e,
probiibilmente, anche superiore; l’immagine che si presenta è quella di uno
scavare tra le varie densità, così che un’altra varietà di solidi possa
entrare nel passaggio reso così sgombro. È come sondare un terreno: vi
s’incontra della terra, terra e acqua, forse terra soltanto, e inoltrandosi
ancora di più, masse liquide e dei gas.

Ora il sondaggio deve essere effettuato, premesso che la Kundalin è
solida. Se deve assolvere la sua funzione, altritipi di solidi devono
essere rimossi. Anche senza penetrarli, può però permearli di sé. Ma il
passuggo che così si libera, comporta lo spostamento in minima
parte, di una ostruzione fisica, forse annidatasi su uno o l’altro dei due
lati, come una folla che s’apra per far largo a una precessione.

Mentre si forma questo canale, uno dei poli di Kundalini è spinto verso
l’alto, gradatamente. Balza agli occhi ancora l’idea dell’asta conficcata e
della relativa consistenza dei corpi solidi. Un modo di considerarli è
quello di guardare il Reale rafforzato, cioè il Reale in senso di “solido”,
sempre più solido, sostanziale. Da questo punto di vista, Kundalini è più
solida di qualsiasi altra sostanza d;a noi conosciuta, se usiamo il termine
“solido” come sinonimo di “reale”. In relazione alla materia fisica
Kundalini sembra più solida di questa, e il processo di risveglio si
potrebbe paragonare alla rimozione della terra mescolata con l’acqua e
l’infissione del palo. Il palo di legno è relativamente più solido della
terra e dell’acqua. Così Kundalini può sembrare più solida di tutte le
altre ostruzioni che devono essere rimosse. Non è da stupirsi quindi che
l’interpretazione dei termini del risveglio della coscienza nel processo
dello scavare, che ha luogo durante il sonno del corpo fisico, sia quella
della rimozione della terra e dell’acqua così che una cavità possa formarsi
per l’ingresso di un oggetto piuttosto solido. Così la materia mentale
sembra più solida della materia emozionale, il Buddhico più solido del
mentale, il Nirvanico ancora più del Buddhico, come uno spazio può essere
considerato più solido di ciò che lo occupa.

Ciò che chiamiamo materia può soltanto esserci dove il più solido “spazio”
non è là per impedirne la presenza. Dobbiamo liberare lo spazio per fare
posto alla materia, talvolta però dobbiamo sospingere la materia per fare
posto allo spazio, poiché Kundalini appartiene, solo relativamente, più
allo spazio che alla materia.

Il Fuoco Universale Cosmico sembra così essere costituito da numerosi e
diversi elementi, illuminati conformemente allo svilupparsi del Fuoco nelle
individualità1 che appartengono all’uno o all’altro dei grandi flussi
dell’evoluzione. Ciascun centro rappresenta una linea di energia, e in
ciascuna individualità, pertanto, vi è un centro dominante, mentre un altro
lo segue per importanza.

Così avviene che Kundalini si adatti a sé stessa, alla nota predominante,
per dare energia ai vari centri in conformità alla loro importanza nel
corpo umano. Fluisce lievemente, attraverso i centri dominanti
vivificandoli soltanto in parte, ma dando una radianza di verità a questi
centri. Questo principio prevale su tutto il processo evolutivo, sia nel
vasto macrocosmo che nei minuti microcosmi.

Kundalini stimola ciascun centro in modo definitivo vorticando attraverso
di essi, pulsando e facendosi strada verso l’alto in dirczióne del capo.
Sembra che non ci siano dubbi sul fatto che prenda la forma di spirale, che
sgorga dal basso in alto, concentrandosi sui centri messi in rilievo a
causa dei Raggi dell’individuo e del suo temperamento, e talvolta sui
centri vivificatori che necessitano di una tonifica-zione particolare in
vista di uno specifico sforzo che l’individuo deve compiere.
Alternativamente un centro viene tonificato più di un’altro. Viene
spontaneo trovare analogia con l’idea di nazioni e razze, fedi e sette, con
i loro centri di ordine inferiore e il loro centro superiore così che il
Fuoco di Kundalini deve essere ogni cosa, per tutti i centri.

È da chiedersi se lo stesso non sia applicabile anche per la terra, il
mare, la valle, la montagna, la foresta, il piano. È il supremo centro
della Terra. La Terra, ci dicono, ha il suo colore, la sua nota; e anche
il suo centro speciale. Ciò sembra sia fuori dubbio, e cosi deve essere nel
caso del Sole, di un Sistema Solare, come per ogni organismo.

Nel seguire questa speculazione e di fronte alla visione interiore, uno si
perde nelle regioni della coscienza che proibiscono l’esplorazione e si
volta saggiamente indietro, con rammarico, verso quelle mete da conquistare
ora, non verso quelle riservate al dopo.

La sensazione di bruciore, così spesso associata a Kundalini, e non
ristretta ai canali di passaggio, può essere evitata. Ci potrebbe essere
una sensazione di caldo, di pressione e di gonfiore, quest’ultimo
generalmente entro la testa. Alcuni hanno sperimentato un fastidioso senso
di calore lungo tutto il tronco del corpo, fino al capo che sembra sia
intensamente caldo e riversi calore in tutte le direzioni.

L’intero corpo diviene comparativamente universalizzato, per quanto
riguarda la sensibilità. L’intero corpo diviene una misura Reale, cosi che
la discriminazione è viva dai piedi fino alla cima della testa. Questo ò un
riflesso sul piano fisico dell’assenza, nei corpi interiori, di
localizzazione delle facoltà, che traspare nel corpo fisico stesso. Si ha
un’amalgama del corpo inferiore con quello superiore, così che si ha
l’inizio dell’esistenza di un veicolo ricettivo e attivo in ogni sua parte.

Negli stadi più alti della coscienza cessiamo di parlare di veicoli,
giacché il posto di questi è preso dalle radiazioni; quando Kun-dalini è
ancora più sviluppata, la coscienza, che nel corpo fisico trova delle
localizzazioni, e che nei corpi superiori è co-estensiva assieme alle loro
frontiere, sarà, nelle regioni superiori, concentrata in un centro da cui
vengono emessi raggi in tutte le direzioni.

L’evoluzione consiste nel procedere nella globalità della vita manifesta,
nell’entrare in contatto con le più lontane periferie; ma la via del
ritorno è quella di riportare indietro, passo per passo, verso il Centro, i
frutti del progredire, la somma totale di tutte le esperienze.

Così ci sembra di arrivare al punto di concludere che in qualche modo
misterioso Kundalini rimanga sempre individuale per il suo destinatario,
per quanto inseparabile dal Fuoco Universale da cui sgorga. Sembra così
essere partecipe della natura dell’Atomo permanente’ senza potersi
disintegrare e formando il Fuoco eterno dell’individualità in evoluzione.

*(nota)** Il nucleo centrale del corpo di ogni uomo è un Atomo Permanente
(v. “Studio sulla Coscienza” di A. Besant), chiamato così perché rimane
sempre entro l’aura superiore, anche quando lo stesso corpo si sia
disintegrato. Alla rinascita, da questo atomo viene emanati! una sostanza
come una tela di ragno in cui le effettive particelle dell’atomo del nuovo
corpo sono costruite. La funzione degli atomi permanenti è quella di
preservare dentro di sè l’energia di vibrazioni, la somma di tutte le
esperienze attraverso cui queste sono passate. Non dobbiamo pensare allo
spazio minuto di un atomo come se fosse affollato di innumerevoli corpi che
vibrano, ma di un numero di corpi limitato, ciascuno di essi in grado di
stabilire innumerevoli vibrazioni (fine nota)*

Da un punto di vista particolare nulla si disintegra. ‘Ritto quello che le
cose possono fare è ritornare a casa per un po’, e questo è ciò che
Kundalini probabilmente fa. 11 circolare di Kundalini attraverso i centri
del corpo, il suo scegliere un centro o più centri speciali per una
maggiore vivificazione, il suo emergere dal capo, il suo potere
unificativo, tutto ciò è la somma dell’esperienza per il Fuoco, che è lo
stesso individuo. È chiaro che dobbiamo liberarci dall’abitudine di
considerare i nostri corpi soltanto come carne e sangue, come materia. Ogni
cosa è un modo di manifestazione di un’altra cosa. TUtte assieme, sono modi
di manifestazione del Fuoco, o di ogni altra suprema espressione dello
Spirito Creativo, che noi potremmo essere in grado di concepire. Nelle
scritture cristiane abbiamo la concezione del Fuoco come terzo aspetto
della Tinnita, Dio Spirito Santo. Ma al di fuori di tutte le divisioni vi ò
l’Uno senza il Secondo, e tutto ciò che possiamo dire dell’Uno a maggior
ragione possiamo dirlo dell’Uno Stesso. Di conseguenza potremmo considerare
lo Spirito Creativo come il Fuoco, e tutto ciò che da esso proviene
parimenti Fuoco. Consideriamo quindi Kundalini come cuore, come Fuoco
permanente, nei veicoli dell’individuo e pensiamo di vedere nell’Atomo
Permanente il Fuoco di Kundalini che aspetta la sua prossima uscita.

Sembra che vi siano delle pulsazioni di Kundalini d’inspirazione e
d’espirazione. Hit-te le cose respirano e varie sono le interpretazioni
possibili. L’intensità di Kundalini aumenta e diminuisce, si innalza e si
abbassa anche nel suo aumentare. È molto difficile seguire tutto ciò perché
lo studioso in questione non ha alcuna esperienza, e in più viene a
trovarsi di fronte le intensificazioni prodotte nel suo Kundalini dalle sue
stesse osservazioni. L’attenzione nutre, la disattenzione no; esperienze ed
esperimenti costanti aumentano l’attività del suo Kundalini, che nel suo
scendere e salire è profondamente influenzata dall’ambiente del corpo in
cui dimora.

Nei grandi spazi aperti, in una casa armoniosa ritmica e ben disposta, al
mare, nelle vicinanze di colline e montagne, in riunioni di natura elevata,
in raduni spirituali in chiese, templi e moschee, attorno a cui s’addensa
una pura devozione, nelle scuole e nei collegi ove la paura è completamente
assente e regna un rapporto equilibrato tra maestro e discepoli, in tutte
queste condizioni, Kundalini riceve un incremento.

Nelle città, nei grandi centri, nei posti affollati come teatri, cinema e
ristoranti nelle assemblee svuotate da ogni elemento ispira-tivo, Kundalini
decresce, non ricevendo alcuno stimolo. C’è però sempre un flusso che si
innalza e si abbassa, per quanto impercettibilmente.

Ci sarebbe da chiedere se Kundalini sia mai effettivamente addormentata,
per quanto inattiva, dovendo essere partecipe dell’azione di Kundalini in
ogni dove, e nel suo movimento attraverso gli spazi. E con tutto ciò noi
alimentiamo o impoveriamo Kundalini nelle minuzie del nostro vivere fisico,
emozionale, mentale.

Interessante notare nei risvegli speciali, l’uso di ciò che viene chiamato
Thyrsus. Il Tirso ha la proprietà magnetica di raggiungere Kundalini nel
profondo e di obbligare quest’ultimo a seguirlo come attratto da un
magnete. Nei tempi passati il Tirso era noto, ed era notoriamente usato nei
casi in cui era opportuno un tipo di stimolazione artificiale.

Certamente era conosciuto agli yogi dell’antica India, agli Egiziani e ai
Greci. Il Tirso in questione era lavorato in un metallo bianco, lucido, di
forma cilindrica, lungo all’incirca 24 pollici, avendo lo spessore di un
pollice e assomigliava a un comune righello. Posto alla radice della spina
dorsale e puntato verso l’alto, era seguito da Kundalini. Ovviamente il
Tirso poteva essere usato soltanto da coloro che avevano già
un’approfondita conoscenza degli effetti di Kundalini.

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