Il Discorso della Montagna secondo Yoganandaji

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Il Discorso della Montagna secondo Yoganandaji

Tratto da:

Il vangelo di Gesù,
secondo Paramhansa Yogananda

Volume primo

Edizioni Vidyananda

da lista Sadhana > it.groups.yahoo.com/group/lista_sadhana

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IL DISCORSO DELLA MONTAGNA
secondo Matteo

Le Beatitudini

“Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, si
avvicinarono a lui i suoi discepoli. Allora aprì la sua bocca e li ammaestrò
dicendo: -“. (Matteo 5: 1-2).

Gesù evitava le moltitudini perché in una grande folla incontrollabile c’è
pochissimo scambio di spiritualità tra il maestro e i suoi discepoli. Gesù
preferiva un’anima sincera a una folla di persone semplicemente curiose;
perciò cercava folle di anime e non moltitudini rumorose prive di anime.

Le persone che possono fare in modo di meditare in cima a una montagna
trovano il posto molto tranquillo, e privo del rumore e dello sgradevole
inquinamento della città. L’altezza elevata porta il meditante in
un’atmosfera rarefatta, libera dai gas più grossolani. Sulla cima di una
montagna i corpi fisico e astrale dell’uomo si adeguano a e dipendono da
un’atmosfera più sottile di quella grossolana della valle.

‘Aprì la sua bocca e li ammaestrò’, significa che mentre insegnava Gesù
lasciò cadere parte della sua forza vitale e vibrazione sui discepoli,
affinché questi divenissero calmi e magnetizzati per ricevere perfettamente
la sua vibrazione.

“Beati i poveri in spirito, perché di essi e il regno dei cieli”.
(Matteo 5: 3).

La parola ‘beati’ viene da beatitudine, che è gioia eterna sempre-nuova,
che non diventa mai stantia come la breve felicità umana. La parola
‘povero’ indica una persona priva di ostentazione, o di segni di ricchezza
spirituale.

Coloro che hanno una grande spiritualità non ne fanno mai sfoggio. Quelli
che si mostrano poveri in spirito, o che si liberano di ogni desiderio per
gli oggetti materiali, i possessi terreni; gli amici mondani e l’amore
umano, saranno ricchi del permanente Regno della Saggezza e della
Beatitudine, dove Dio e i santi dimoreranno in costante comunione con loro.

Le persone materialmente ricche possono non avere uno sviluppo spirituale
interiore, mentre quelle materialmente povere per scelta possono essere
spiritualmente ricche. Essere povero in spirito non vuol dire che dovete
essere un mendicante, ma certamente significa che non dovete pensare alle
acquisizioni materiali come fossero uno stato d’opulenza spirituale.

Quando lo spirito dell’uomo mentalmente rinuncia (cioè, diventa povero) a
tutti i desideri per gli oggetti di questo mondo, realizzando che sono
illusori, deperibili, ingannevoli e sconvenienti all’anima, allora l’uomo
comincia a trovare beatitudine nell’acquisire le permanenti qualità
interiori. Dopo avere ottenuto molte durature qualità spirituali di saggezza
e beatitudine sempre-nuova, alla fine l’anima materialmente povera eredita
il Regno perduto dell’Immortalità e della Beatitudine Celeste.

“Beati gli afflitti, perché saranno consolati”.
(Matteo 5: 4).

La normale sofferenza prodotta dalla perdita dei possessi materiali e
dalle speranze terrene insoddisfatte porta al dolore, che è nocivo al
mantenimento della beatitudine spirituale ottenuta con strenui sforzi.

Il dolore materiale eclissa e seppellisce la felicità fisica, mentale e
spirituale; ma l’afflizione, o il profondo dolore, dovuto alla separazione
dalla Verità, o Dio, fa nascere nell’individuo l’inestinguibile desiderio
di fare il massimo sforzo per contattare direttamente Dio.

Coloro che realmente soffrono e piangono incessantemente per Dio e la
Verità, con sempre maggiore zelo, troveranno conforto grazie al
manifestarsi della saggezza-beatitudine mandata loro da Dio.

E il bambino irrequieto che piange continuamente per avere la conoscenza
spirituale che attira l’attenzione della Madre Divina, e viene confortato
dalla Sua saggezza rivelata attraverso l’intuizione o mediante la
manifestazione della Sua Presenza.

Coloro che desiderano le cose materiali, e le ottengono, soffriranno ancora
quando tutte quelle cose saranno tolte loro al momento della morte. Ma
quelli che desiderano Dio e la Verità saranno consolati per sempre dopo aver
ricevuto l’eternamente gioiosa Divinità.

“Beati i miti, perché erediteranno la terra”.
(Matteo 5: 5).

Beati i miti e gli umili in spirito, poiché l’umiltà e la mitezza creano in
loro un ricettacolo illimitato di ricettività per contenere tutta la Verità.
L’individuo orgoglioso e dal cuore duro come una pietra rotola giù per il
monte dell’ignoranza e non raccoglie il frutto della saggezza, mentre le
anime miti nella valle della sincera disponibilità mentale raccolgono le
acque della saggezza provenienti da tutte le sorgenti umane e Divine.

L’uomo orgoglioso impedisce alla Verità di entrare nel castello della
propria anima. Coloro che raccolgono la saggezza nella valle delle loro
anime erediteranno la terra, cioè insieme ad essa erediteranno la saggezza e
la felicità terrena.

“Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno
saziati”. (Matteo 5: 6).

Le persone che sentono una grande fame e sete di compiere soltanto i
supremi doveri della vita riceveranno la beatitudine sempre-nuova di Dio.
Giustizia significa possedere la qualità di fare soltanto le cose giuste nei
diversi settori fisici, mentali e spirituali della vita. La sete viene
soddisfatta con i liquidi e la fame con il cibo solido. Queste due parole,
‘fame e sete’, vengono qui usate in relazione alle cose spirituali.

Un’anima deve prima aver sete della conoscenza teorica della tecnica di
salvezza. Dopo, quando la sete per la tecnica di salvezza è soddisfatta,
egli comincia a soddisfare la sua costante fame di Verità masticando la
manna Divina, ovvero la quotidiana percezione spirituale risultante dalla
meditazione.

Coloro che sono assetati e affamati di cose materiali scoprono che la loro
sete di desideri non si placa mai, ne la loro fame per i possessi materiali
è mai soddisfatta.

Il desiderio dell’anima – o la sete e la fame di Dio – può essere attenuato
solo conseguendo l’immortalità e lo stato imperituro della Divinità. Ma
quando l’anima cerca follemente di placare la propria sete con i surrogati
della felicità dei sensi; essa salta da un piacere dei sensi all’altro e
infine li rifiuta tutti come inadeguati a placare la propria sete.

I piaceri dei sensi non potranno mai riempire o soddisfare l’anima.
Soltanto la realizzazione delle cose giuste per l’anima, come l’immortalità,
la virtù, la beatitudine, il giusto comportamento, e cosi via, possono
riempire o soddisfare l’anima.

“Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”.
( Matteo 5: 7).

La misericordia è una specie d’angoscia paterna per i difetti nelle anime
filiari. Soltanto i saggi possono essere veramente misericordiosi, poiché
guardano tutti i malfattori come bambini che hanno bisogno di simpatia,
perdono, aiuto e guida. La misericordia è inutile se l’angustia paterna non
si scioglie e s’esprime nell’offrire il perdono e un concreto aiuto
spirituale per eliminare l’errore nell’individuo.

Colui che è moralmente debole, ma desidera essere buono, il vero peccatore
(il più grande trasgressore contro la propria felicità), e la persona
spiritualmente ignorante dovrebbero ricevere un aiuto misericordioso dai
saggi.

Inoltre, la persona fisicamente decrepita e quella mentalmente e
spiritualmente debole hanno bisogno dell’aiuto misericordioso delle anime
capaci di rendere questo aiuto.

La misericordia denota la capacità di essere d’aiuto. Perciò, solo le anime
sviluppate o qualificate possono essere praticamente e misericordiosamente
utili. Le anime che si evolvono continuamente in ogni modo, e che pieni di
misericordia sentono la mancanza dello sviluppo globale negli altri,
certamente inteneriranno il cuore di Dio con la loro comprensione
compassionevole e otterranno la Sua infinita e utile misericordia.

In altre parole, dovete essere misericordiosi con voi stessi rendendovi
spiritualmente qualificati, e inoltre dovete essere misericordiosi con gli
altri figli illusi di Dio, se volete ricevere la misericordia Divina.

“Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”.
(Matteo 5: 8).

La purezza dell’intelletto dà il potere del giusto ragionamento; ma, la
purezza di cuore dà il contatto di Dio. Naturalmente, la pura saggezza e
l’intelletto divino sono identici.

L’intellettualità è una qualità del potere della ragione, e la saggezza è la
qualità redentrice dell’anima. L’intellettualità è confinata a sviluppare il
potere della ragione umana, che può interpretare i dati forniti dai sensi.
La saggezza indica l’onniveggente potere dell’anima, che non solo interpreta
realmente i fenomeni presentati dai sensi, ma interpreta lo pneuma – la
sostanza o la causa – nascosto dietro la visione dei sensi.

Purezza significa azioni guidate dalla saggezza, o adeguamento delle azioni
umane alle sacre qualità spirituali di amore, misericordia, servizio,
autocontrollo, autodisciplina, coscienza e intuizione.

La pura qualità della saggezza dev’essere combinata con il sentimento del
cuore. La saggezza mostra la giusta via, e il cuore desidera e ama seguire
quella via. Cioè, tutte le pure qualità guidate dalla saggezza devono essere
seguite con tutto il cuore (non intellettualmente o teoricamente).

Dopo aver ottenuto purezza e saggezza, uno può percepire Dio, che è una
combinazione di suprema saggezza e amore supremo. Quando la pura saggezza è
unita con il puro amore divino per tutti gli esseri, allora uno può vedere
Dio o diventare una sola cosa con Lui. Fisicamente noi vediamo con gli
occhi, ma la visione spirituale avviene tramite gli occhi onniveggenti e
onnipercettivi dell’intuizione. Quando il cuore e l’anima sono pieni di
saggezza e amore divino, allora si sviluppa l’intuizione. L’intuizione
sviluppata rivela al sincero devoto il vero Dio quale unione di saggezza e
amore divino.

“Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”.
(Matteo 5: 9).

Coloro che fanno pace nell’officina della meditazione sono figli di Dio,
Egli è la prima pace nata nel tempio del Silenzio. Dio è la prima pace
sentita in meditazione. A chi medita, Dio Si manifesta dapprima come pace.
Perciò coloro che meditano regolarmente sono operatori, o adoratori di
Dio-Pace, e sono quindi Suoi veri figli.

Coloro che adorano Dio come la pace della meditazione conoscono e sentono
veramente la natura di Dio.

I devoti che sentono Dio come pace vogliono sempre che il Dio-Pace sia
manifesto nella loro casa, nella società, nel vicinato, nella nazione e in
tutti i paesi e le razze. Perciò, chiunque porta la pace in una famiglia
senza armonia vi ha stabilito Dio.

Chiunque rimuove il disaccordo tra le anime, le ha unite nella pace di Dio.
Chiunque rinuncia all’orgoglio e all’egoismo nazionale, e s’adopera per
stabilire la pace tra le nazioni belligeranti, stabilisce Dio nel cuore
delle nazioni. Chiunque alimenta la lotta fra nazioni fraterne sotto la
falsa guisa del patriottismo è un traditore, un infedele figlio di Dio.

Chiunque tiene in lotta i familiari, i vicini e gli amici servendosi delle
menzogne e del pettegolezzo è anche un operatore di disordine, e
contribuisce a cacciare Dio dal tempio dell’armonia.

“Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno
dei cieli”. (Matteo 5: 10).

La beatitudine di Dio visiterà quelle anime che si sottoporranno alla
tortura del falso criticismo dei cosiddetti amici per fare ciò che è giusto,
senza venire influenzati dalle tradizioni, o dalle abitudini sociali
sbagliate. Non bevete perché siete stato invitato ad una festa. Se la gente
vi chiama matto perché agite bene non bevendo, rallegratevi, poiché con
l’autocontrollo otterrete la beatitudine e la perfezione.

Aderire al vostro credo spirituale – anche se doveste perdere il vostro
corpo, come fecero i martiri del passato – è ammirevole, perché erediterete
l’immortale e beato regno di Dio.

Un’anima che rinuncia a tutti i desideri materiali e affronta allegramente
lo scherno degli amici dalla vista corta dimostra d’essere degna
dell’infinita beatitudine di Dio. La gente del mondo preferisce il piacere
dei sensi all’infinita beatitudine di Dio, e per questo motivo è folle o
ingiusta.

Essi non sanno cos’è giusto o buono per loro.

Il vero devoto è giusto, poiché sa che contattare l’infinita beatitudine di
Dio è per lui buono e giusto nel senso più alto.

Questo passaggio significa anche che le anime perseguitate e torturate
dalle tentazioni dei sensi e dalle cattive abitudini, perché vogliono
aggrapparsi alla pace e al potere dell’autocontrollo e alla felicità della
meditazione, sono giuste perché stanno seguendo la retta via che porta alla
sconfitta dei sensi e conduce alla vittoria il regno della beatitudine
infinita.

Non importa quanto potenti siano le tentazioni d’indulgenza sensuale, e
quanto forti siano le cattive abitudini, voi dovete resistere loro con il
potere dell’autocontrollo guidato dalla saggezza.

Coloro che resistono alla tentazione, ma non sono convinti che la tentazione
promette solo un piccolo piacere – mentre dà sempre dolore – e che la
tentazione non è cosa nella quale indulgere, diventano ipocriti e infine
soccombono alle seduzioni della tentazione. Quando siete tentati, dovete
sapere che la tentazione è miele avvelenato, mentre Dio è il miele
dell’immortalità sigillato nel mistero. Coloro che meditano rompono il
sigillo del mistero e bevono il miele dell’immortalità.

Il cielo è quello stato di gioia trascendente e onnipresente dove nessun
dolore si permette mai d’entrare. Compiendo continuamente delle buone
azioni, infine le anime raggiungono quel beato stato di beatitudine dal
quale non c’è possibilità di caduta. Soltanto le persone che non sono
ancorate nella meditazione scivolano e cadono da questo stato di felicità.

Il cielo è considerato un regno perché ogni devoto che guadagna quello
stato di beatitudine cosmica diventa uno con il Re della Beatitudine
Celeste, o Dio. Il regno della Coscienza Cosmica è posseduto dal Re, Dio, e
da qualunque anima elevata che diventa una sola cosa con Dio. L’anima che
si fonde con Dio sente la beatitudine cosmica di essere uno con Dio. Quindi,
ogni devoto che aspira a possedere il regno dei cieli deve unire il suo ego
con Dio e diventare il Re dell’universo.

“Beati voi quando v’insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno
contro di voi ogni sorta di male a causa mia. Rallegratevi ed esultate,
perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno
perseguitato i profeti prima di voi”. (Matteo
5: 11-12).

Quanto sopra non significa che uno deve creare una banda di calunniatori e
di persecutori per raggiungere il regno dei cieli. Ma, significa che se nel
corso della vostra vita spirituale capiti che delle persone materialiste vi
perseguitino per le vostre virtù, e voi potete superare la prova
gioiosamente senza accondiscendere alle loro cattive vie, allora avrete le
beatitudine proveniente da Dio e la felicità risultante dall’attenersi alle
vere abitudini che producono beatitudine.

Se la gente vi critica per le vostre cattive azioni, anche se esternamente
siete buono, non illudetevi d’essere perseguitato per amore di Dio.

È soltanto quando la gente vi chiama malvagio mentre voi sapete di essere
buono, e quando dicono che avete torto mentre voi sapete di essere nel
giusto; allora non dovete dispiacervi, ma gioire. Se siete nel giusto,
dovete conservare la gioia della meditazione, malgrado la lode, o il biasimo
della gente.

Se volete smettere d’andare al cinema troppo spesso, o rinunciare alle
vane chiacchiere con parenti e vicini, per preservare e mantenere la pace
acquisita della meditazione, e cosi essere soggetto al loro criticismo,
perché non sprecate il vostro tempo come fanno loro, allora gioite, perché
con l’adesione alle divine abitudini della beatitudine alla fine
erediterete il regno della beatitudine infinita.

‘Essere perseguitati a causa mia’ significa essere criticati, perché si
mantiene il sentimento di beatitudine risultante dalla meditazione. Dio è
beatitudine e la Sua prima manifestazione al devoto, nel tempio della
meditazione, è beatitudine.

Essere ricompensato in cielo indica lo stato d’eterna beatitudine che si
sente quando si stabilisce lo stato di pace risultante dalla meditazione.
L’uomo che rinuncia a meditare per le critiche dei suoi vicini, parenti, o
dei cosiddetti amici, perde il contatto della beatitudine celeste.

Quelli che possono conservare lo stato di beatitudine acquisito con la
meditazione vengono doppiamente ricompensati, per la stabilità della
beatitudine che diventa sempre maggiore.

Questa è la ricompensa psicologica risultante dalla stabilizzazione
dell’abitudine di godere la beatitudine della meditazione. Se uno può
stabilirsi nella beatitudine, secondo la legge dell’abitudine sarà
ricompensato con una continua beatitudine.

Il cielo non è solo uno stato di beatitudine sentito in questa vita; è
anche uno stato dopo la morte, nel quale si sente una gioia sempre-nuova
nell’anima immortalizzata.

Le anime completamente liberate sono quelle che, quando lasciano le rive
della terra, non hanno nessun desiderio mortale nei loro cuori.

Sono queste le anime che, vincendo i desideri mortali, vengono
permanentemente fissate come pilastri nella casa della Coscienza Cosmica, e
non usciranno mai più, cioè non si reincarneranno più sul piano terreno; a
meno che non lo facciano volontariamente per riportare nella dimora di Dio
le anime legate alla terra.

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