Il campo di energia emesso dal Cervello e la sua influenza sulla realta’

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Il campo di energia emesso dal Cervello e la sua influenza sulla realta’

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Il nostro cervello diffonde segnali nell’ambiente, e allo stesso modo risponde ai segnali
provenienti dall’ambiente. La medicina moderna sfrutta questa segnalazione a doppio senso per scopi
diagnostici e terapeutici.

Redazione – Scienza e Conoscenza – 08/08/2022

Come funziona il cervello?

Sicuramente vi sarà familiare l’elettroencefalografia (EEG), in cui vengono piazzati sul cuoio
capelluto dei sensori e cavi per leggere l’attività elettrica del cervello. La magnetoencefalografia
fa la stessa cosa, con la differenza che la sonda utilizzata per leggere l’attività elettromagnetica
del cervello non tocca nemmeno la testa!

Questa tecnologia così sorprendentemente non invasiva, usata sia per la ricerca cognitiva che a
scopi diagnostici come l’individuazione dei tumori prima degli interventi chirurgici, funziona
perché il cervello genera campi energetici al di fuori della testa.

Un’altra tecnologia medica non invasiva, la stimolazione magnetica transcraniale (TMS), genera un
campo magnetico esterno alla testa per stimolare l’attività elettrica nella parte del cervello che è
l’obiettivo dell’indagine.

In uno studio del 2003, dei ricercatori australiani hanno scoperto che quando utilizzavano la TMS
per incrementare l’attività neurale dell’area cerebrale attiva negli autistici sapienti, potevano
migliorare la capacità di disegnare di alcuni dei soggetti della loro ricerca.

Nel 2000 alcuni ricercatori dell’Università di Yale scoprirono che la TMS riduceva le allucinazioni
auditive negli schizofrenici.

L’utilizzo più comune della TMS è il trattamento della depressione resistente ad altre terapie. Più
di trenta studi pubblicati hanno scoperto che la TMS può essere di aiuto in caso di depressione
resistente ai trattamenti, il che ha portato alla decisione della Food and Drug Administration di
autorizzare l’uso della prima apparecchiatura TMS per il trattamento della depressione nel 2008. Nel
2012 uno studio pubblicato in «Depression and Anxiety» nella Wiley Online Library ha confermato
l’efficacia della TMS per la cura del disturbo depressivo grave (MDD) in ambiente clinico.

Il rapporto, che riassumeva dati raccolti da quarantadue sedi di pratica TMS negli Stati Uniti che
avevano curato trecentosette pazienti affetti da MDD, aveva riscontrato tra i pazienti un tasso di
risposta positiva del 58 per cento e un tasso di remissione del 37 per cento.

Da tutte queste tecnologie, elettroencefalografia, magnetoencefalografia e TMS, appare chiaro che il
cervello genera e risponde a “campi” energetici che possono influenzare il comportamento delle
cellule e l’espressione dei geni, e alterare la percezione, l’umore e il comportamento.

Per giunta, il campo mentale è responsabile del rilascio e della diffusione di neuropeptidi e di
altri neurotrasmettitori che controllano l’attività genetica e cellulare.

Il campo mentale creato dal cervello

L’influenza del campo mentale è più evidente nell’effetto placebo, dove la guarigione è prodotta
dalla credenza della mente che un farmaco o una procedura medica saranno efficaci, anche se il
farmaco potrebbe essere soltanto zucchero o gesso, e la procedura non avere alcun valore medico. Per
comprendere veramente il potere che i nostri pensieri e le nostre credenze possono avere,
consideriamo un altro principio della meccanica quantistica, la “non località”, che Einstein
memorabilmente chiamò “azione fantasma a distanza”. Risulta che quando una particelle quantistica
interagisce (o, nel linguaggio quantistico, “si intreccia”o “si correla”) con un’altra particella,
qualsiasi distanza le separi (di qui il termine “non locale”), i loro stati meccanici rimangono
agganciati. Se, ad esempio, lo spin rotazionale (il movimento a tornado) di una particella è in
senso orario, lo spin rotazionale della sua gemella intrecciata è opposto, ossia in senso
antiorario.

Le particelle quantistiche possiedono anche una polarità direzionale, rivolta verso l’alto o verso
il basso. Quando la polarità di una particella è rivolta verso l’alto, la polarità della particella
partner è rivolta verso il basso. Qualunque sia la distanza che intercorre tra di esse, quando la
polarità o la rotazione dello spin di una particella cambia, anche la polarità o rotazione della sua
gemella cambia simultaneamente, quand’anche si trovassero l’una a Parigi e l’altra a Pechino. I
fisici hanno escogitato tutta una serie di ingegnose storie per aiutare tanto i profani come gli
scienziati a comprendere la non località, concetto estremamente strano per chiunque sia impantanato
nel mondo materiale.

Il fisico Luming Duan, dell’Università del Michigan ha ideato un casinò quantistico in cui le ruote
della roulette sono correlate, per cui se una pallina cade su un numero nero, sul tavolo successivo
la pallina cadrà obbligatoriamente su un numero rosso6. Se i fisici hanno stabilito che le
particelle quantistiche si influenzano non localmente a vicenda e hanno ideato delle storie nel
tentativo di spiegarlo, nel campo della parapsicologia i ricercatori hanno iniziato a indagare se
anche le menti umane, al pari delle particelle quantistiche, si “intreccino” non localmente. Ebbene
sì, lo fanno!

Questo fenomeno è testimoniato aneddoticamente da sensitivi, guaritori, genitori e coppie che hanno
correttamente percepito che c’era qualcosa che non andava riguardo a un individuo, un figlio o un
partner nonostante quella persona si trovasse in un’altra città o in un altro paese. Il fisico
teorico Amit Goswami afferma che la ricerca svolta all’Università del Messico l’ha condotto
all’inevitabile” conclusione che le menti umane si connettono non localmente: «La non località
quantistica si verifica anche tra cervelli».

Esperimenti di non località quantistica fra cervelli

Negli esperimenti dell’Università del Messico, due persone meditavano l’una di fianco all’altra per
venti minuti all’interno di una gabbia di Faraday elettronicamente schermata, con l’intenzione di
sperimentare uno stato meditativo condiviso.

Quindi i meditatori erano collocati in due stanze separate, a tre metri di distanza in un
esperimento e a quattordici metri e mezzo nell’esperimento successivo, e collegati a degli
elettroencefalografi. Negli occhi di un meditatore veniva periodicamente proiettata una luce rossa,
che stimolava un particolare schema d’onda cerebrale detto “potenziale evocato”.

In un caso su quattro il cervello dell’altro meditatore si è “intrecciato”, ovvero ha scelto
simultaneamente uno schema d’onda cerebrale corrispondente al “potenziale evocato”, anche se non
vedeva la luce o non aveva la minima idea che la luce stesse venendo proiettata.

La correlazione o intreccio quantistico (entanglement) vibrazionale è un componente fondamentale
della “Legge di Attrazione”, ma anche della “Legge di Repulsione”, di cui si parla di meno ma che a
livello personale mi concerne maggiormente, la quale spiega perché si introducono certe cose nella
propria vita e se ne respingono altre.

L’articolo è un Abstract dal libro: L’effetto Luna di Miele – Bruce Lipton

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www.macrolibrarsi.it/libri/__l-effetto-luna-di-miele.php?pn=1567
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