Cambiamenti climatici e crimini planetari

pubblicato in: AltroBlog 0

Cambiamenti climatici e crimini planetari

di Paolo Cortesi da Nexusitalia

Mentre scrivo queste righe, l’Italia è arrostita da un sole cocente , l’aria è calcinata da
temperature ampiamente sopra la media stagionale, perfino dieci gradi centigradi.
Ho visto un tale in televisione il quale affermava, con una sconvolgente noncuranza, che il clima
italiano è cambiato: da mediterraneo è diventato tropicale. Questa notizia dovrebbe fare saltare
tutti dalle poltrone, eppure il tipo che così parlava era tranquillissimo, quasi annoiato, come se
stesse leggendo l’orario ferroviario.

Mi sono detto che ciò non poteva essere normale; voglio dire: non può essere normale che si diano (e
si ascoltino) certe notizie senza inquietudine.
Siamo così devastati che non ci fanno effetto neppure le cose più atroci?
Gli scienziati indipendenti (cioè quelli che non devono sostenere “scientificamente” le ideologie al
potere) conoscono da tempo le cause del riscaldamento planetario e il conseguente sconvolgimento dei
climi: è l’immissione nell’atmosfera di quantità colossali di gas quali anidride carbonica,
idrocarburi, ossidi di azoto e monossido di carbonio: tutte porcherie prodotte dalle industrie a
ritmo vertiginoso.

Se in Italia il clima è diventato tropicale, non è accaduto per un capriccio della natura o per un
monito divino, ma a causa della criminale follia di governi (primo dei quali quello Usa) che non
mettono limiti all’avvelenamento atmosferico, che permettono alle industrie di vomitare tonnellate
di gas dannosi, che preferiscono minimizzare il rischio mortale dell’effetto serra e continuare a
correre su una strada che ha al suo termine un muro invalicabile.

Le emissioni di carbonio dovute alla combustione di combustibili fossili (nome d’arte del petrolio)
sono state, nel 2001, pari a 6,5 miliardi di tonnellate.
Nel 1950, le stesse emissioni ammontavano a 1,6 miliardi di tonnellate; il tasso di crescita è –
finora – inarrestabile e sempre più rapido; gli Stati Uniti sono il maggior responsabile planetario
di emissioni di carbonio, da soli ne sputano in aria il 24% del totale mondiale; segue la Cina con
il 14%, terza la Russia con il 6%.
L’amministrazione Bush è forse la più antiecologica che abbia mai avuto la storia americana, con
certa gente al governo la micidiale marcia trionfale della morte dell’atmosfera non avrà soste.

Per arricchire una infima percentuale di criminali, un intero pianeta rischia il collasso. E non
stiamo facendo, come qualcuno dice, “terrorismo ambientalista”, ma traduciamo in parole correnti gli
studi e le conclusioni di moltissimi scienziati autorevoli e indipendenti.
Bush e i suoi accoliti indicono sante crociate contro la minaccia terroristica; ma come definire la
minaccia che gli Stati Uniti rappresentano per la sopravvivenza dello stesso pianeta Terra?

Bush ha invaso l’Iraq per impedire che un dittatore sanguinario usasse armi di distruzione di massa
(che, come molti supponevano, si sono rivelate inesistenti); arriveremo al punto che le nazioni di
tutto il mondo dovranno invadere gli Stati Uniti per impedire che continuino ad usare industrie di
distruzione planetaria che purtroppo ci sono e avvelenano la natura continuamente?

Non è una fantasia oziosa, ma quanto purtroppo ci insegna la storia umana, cioè la storia della
stupidità umana.
Davanti ai problemi di enorme scala, questo è il comportamento consueto:

a) minimizzare il rischio, con dichiarazioni di esperti compiacenti e allineati i quali
assicurano, magari con un sorriso di compatimento, che il problema non è tale da destare serie
preoccupazioni e, casomai, la tecnologia (parola magica che ha sostituito l’arcaico abracadabra)
saprà affrontare e ovviamente risolvere ogni difficoltà.

b) continuare senza la minima variazione, senza il minimo dubbio, quanto si è fatto fino a quel
momento, ignorando caparbiamente voci di dissenso, pareri contrari, suggerimenti alternativi. Nel
caso delle fonti energetiche, ad esempio, a proposito di motore a idrogeno, energia eolica,
geotermica e solare, il ritornello deve essere (da recitarsi con tono vagamente mesto): “ah sì,
sarebbero sicuramente energie pulite, ma ora non sono proponibili….” Tutti sanno che questa
affermazione è falsa, ma va dichiarata con perentoria certezza tale da eludere ogni dibattito.

c) all’arrivo della catastrofe, piangere, accusare la “natura feroce”, blaterare di “clima
assassino” o “montagna killer”, recriminare, cercare capri espiatori fra i sottoposti o comunque fra
quelli che non erano ai vertici decisionali; fare polverone per un paio di giorni su tv e giornali,
dopo di che tutto torna esattamente come prima.

Sarà sempre così?
Dovrà essere sempre così?
No. Ma le cose cambieranno davvero solo in seguito ad un disastro di proporzioni gigantesche,
epocali. Se, ad esempio, si continuerà a portare il pianeta verso la siccità globale, avverranno
migrazioni di popoli, invasioni di masse umane, lotte non più motivate dalla feroce avidità di poche
elites di potere occulto, ma conflitti di mostruosa violenza fra chi ha l’acqua e chi non l’ha, fra
chi ha terre coltivabili e chi muore in deserti aridi o tra acquitrini melmosi, fra chi vorrebbe
mantenere uno stile di vita fondato sullo spreco e il sopruso e chi lotta per sopravvivere.
Sarà una guerra nuova perché antichissima, una lotta come non si vedeva dai secoli delle invasioni
barbariche, una tragedia universale e spietata.

Non ci saranno cervelloni a spiegare le (improbabili) ragioni di una “guerra preventiva” o a
pontificare su trend di mercato, quadri geopolitici, equilibri e nuovi rapporti di potere: sarà la
più rudimentale, lineare e catastrofica delle guerre, perché vedrà contrapposti – con ogni mezzo –
coloro che difendono le proprie prerogative e coloro che difendono la propria esistenza, non avendo
null’altro per cui lottare.
E tutta questa catastrofe sarà causata dal fatto che una esigua minoranza non vorrà cambiare le sue
deliranti scelte politiche finché non sarà costretta a farlo.
E lo farà soltanto dopo aver ordinato ai suoi ottusi sgherri in divisa di lanciare l’ultima bomba.

Paolo Cortesi

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *