Trasformare i semi della corruzione

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Trasformare i semi della corruzione

di Amy Edelstein

Esistono poche persone tanto gentili come fratello Wayne Teasdale, “monaco
laico” e pioniere del movimento interreligioso, capaci però di affermare con
energia e determinazione che tutti i leader spirituali devono affrontare le
crisi che il mondo sta affrontando.

“Tutti abbiamo la responsabilità di denunciare le ingiustizie, le
oppressioni, le violazioni dei diritti umani, della Terra e delle altre
specie”, dice convinto fratello Wayne Teasdale nel suo libro The Mystic
Heart. “Personalmente, trovo il silenzio sulla crisi tibetana irritante e
moralmente indifendibile. Esso viene presentato come prudente e moderato, ma
dimostra solo mancanza di coraggio e di forza morale”.

Esistono poche persone tanto gentili come fratello Wayne Teasdale, “monaco
laico” e pioniere del movimento interreligioso, capaci però di affermare con
energia e determinazione che tutti i leader spirituali devono affrontare le
crisi che il mondo sta affrontando. Per Teasdale, il risultato di
un’esperienza
mistica vera e profonda è inevitabilmente un impegno concreto per cercare di
risolvere le crisi di un’umanità sofferente e una Terra tormentata. Fratello
Wayne Teasdale ha dedicato gran parte della vita a cercare di facilitare la
comprensione, il rispetto e la cooperazione tra i leader spirituali. Membro
del comitato del Parlamento delle religioni mondiali, è stato tra coloro che
sono riusciti a riunire quasi ottomila persone di fedi diverse per il
Parlamento di Chicago del 1993, un evento che ha portato, tra le altre cose,
all’importantissima firma, da parte di duecento leader spirituali, delle
Linee guida per un’etica globale. Fratello Wayne Teasdale è stato anche
l’organizzatore
dei Synthesis Dialogues, un forum interreligioso e interdisciplinare
moderato da Sua Santità il Dalai Lama, il cui fine è riunire personalità di
varie discipline per discutere il senso e le implicazioni dell’esperienza
mistica. Inoltre, insieme a Sua Santità, ha aiutato a redigere l’influente
Dichiarazione universale della nonviolenza.

La vocazione di Teasdale è cominciata quasi cinquanta anni fa, da bambino,
quando una calda sera estiva rimase impressionato dallo spettacolo delle
stelle infinite nel cielo nero e decise che da grande avrebbe fatto il
prete. Cresciuto in una famiglia cattolica del Connecticut, ebbe un’infanzia
piena di fede e ottimismo, ma il caos degli anni sessanta e la crudeltà e
l’inumanità
della guerra del Vietnam misero dolorosamente alla prova la sua convinzione
nella vicinanza e la bontà di Dio, immergendolo in quella che chiama
“un’oscura
notte dell’anima” durata tre anni.

Durante questo periodo, egli si imbatté in un piccolo college cattolico del
New Hampshire, retto da monaci dell’ordine benedettino. I monaci erano
collegati alla St. Joseph Abbey, un monastero di Spencer, nel Massachusetts,
il cui abate, il venerato padre Thomas Keating, conduceva ritiri
contemplativi per laici, che Teasdale frequentò. Il periodo passato con
Keating ebbe un profondo impatto su Teasdale, riavvicinandolo alla
dimensione mistica della vita. Durante quei giorni, egli scrive, “Il divino
si impossessò completamente di me. Spesso venivo portato all’esterno di me,
la mia consapevolezza si espandeva e la percezione di ogni cosa era
alterata. Lo spazio e il tempo erano sospesi: non riuscivo a pensare,
analizzare, ricordare, immaginare o parlare. Ero in bilico tra la meraviglia
e la paura. Saturo dell’incomparabile amore e mistero divino, tutto quello
che riuscivo a fare era assentire alla loro presenza dentro, fuori e
attraverso di me. Infiammato da un senso di urgenza e speranza, mi dedicai
al divino”.

Con rinnovato impegno, Teasdale si dedicò alla pratica spirituale. Nel 1973
cominciò una corrispondenza con padre Bede Griffiths, un vivace e innovativo
monaco benedettino che usava le tecniche orientali di meditazione per
arricchire il suo cammino cristiano di carità e servizio disinteressato, e
alla fine Teasdale passò due anni nell’ashram benedettino di Griffith,
nell’India
meridionale. La vita in India lo portò a contatto sia della profondità del
misticismo orientale sia dei gravi problemi della sovrappopolazione, della
deforestazione, del degrado ambientale e dello sfruttamento delle risorse.
Sotto Griffiths, Teasdale rinnovò i suoi voti di rinuncia e si dedicò a una
vita di semplicità, servizio e ricerca “interspirituale”.

Profondamente convinto del fatto che la soluzione degli enormi problemi
attuali sia nell’autentica esperienza mistica, la quale trascende i confini
religiosi e culturali, fratello Wayne Teasdale è diventato un infaticabile
sostenitore del potere della profonda realizzazione spirituale. “È la vita
interiore che provocherà quel cambiamento di consapevolezza che ci farà
progredire”, afferma con determinazione; “Il mio processo interiore,
mistico. è all’origine della passione con cui parlo”.

————–

(Intervista)

Amy Edelstein: Fratello Wayne, tu senti molto la tragedia dell’invasione
cinese del Tibet e sei uno dei principali attivisti cristiani per la causa
del popolo tibetano, oltre che un amico personale del Dalai Lama. Ti sei
spinto a dire che la risposta dei leader spirituali del mondo è la cartina
di tornasole della nostra epoca, “un test che misurerà il coraggio della
leadership spirituale del nostro pianeta”. Questa è un’affermazione
piuttosto ardita. Perché la pensi così?

Wayne Teasdale: Lasciami chiarire. È vero che anche la situazione in Ruanda
è un test ugualmente valido, perché la sfida è riuscire ad avere la stessa
attenzione per i popoli dell’Africa, del Kosovo, del Medio Oriente e così
via. Ma nella situazione tibetana c’è qualcosa di particolare. Esiste
un’analogia
molto forte tra quello che sta succedendo ai tibetani e quanto è accaduto
agli ebrei durante l’olocausto. Ma ora il mondo e i leader spirituali hanno
l’opportunità di dare una risposta. Questa è la prima cosa che vorrei dire.
La seconda: la lotta tibetana è nonviolenta, al contrario di tutte le altre.
La guerra tra israeliani e palestinesi è gonfia di odio, violenza, spirito
di rivalsa e irrazionalità incredibile; inoltre, entrambe le parti hanno
molti difensori nelle altre nazioni. I tibetani no. La loro lotta
nonviolenta è una continuazione dell’ideale gandhiano, che è una risorsa
incredibilmente importante. Penso davvero che quello che ha fatto Gandhi è
una specie di rivelazione. Credo che attraverso la sua vita e i suoi
insegnamenti il Divino ci ha dato delle risorse vitali e degli strumenti che
saranno utili all’umanità per millenni. L’esempio del Dalai Lama e la lotta
dei tibetani continua, approfondisce e rinforza ciò che fu raggiunto
attraverso Gandhi, e quindi la causa tibetana deve essere sostenuta.
Terzo: questa è una cultura incredibilmente preziosa. Ha raggiunto vertici
elevatissimi, che non devono andare perduti.

Amy Edelstein: In che modo, secondo te, prendere una posizione sulla
situazione tibetana galvanizzerà la coscienza mondiale?

Wayne Teasdale: Bene. Diciamo, per esempio, che il Vaticano scavalca tutti e
assume il ruolo guida. Ciò attirerà l’attenzione del mondo, e lentamente i
governi cominceranno a comprendere l’importanza di questa causa dal punto di
vista dell’evoluzione morale del pianeta. Non possiamo continuare come se
nulla fosse: dobbiamo risolvere questo problema. Se le religioni uniranno le
loro forze, sarà un passo importante verso la fine di tale tragedia. Credo,
nel senso letterale della parola, che questo sia un test, come ho detto
prima. Non semplicemente una sfida, ma un vero e proprio test.

Amy Edelstein: Hai detto che se falliamo, se non diamo una risposta, vuol
dire che non siamo sufficientemente evoluti a livello morale e spirituale.

Wayne Teasdale: Sì. Forse gli individui sono capaci di evolversi, ma non la
totalità dell’umanità, così come è rappresentata da istituzioni quali la
Chiesa cattolica.
Esse, semplicemente, non sembrano avere il sufficiente livello morale di
consapevolezza. Ciononostante, in Vaticano esistono voci che stanno cercando
di dire qualcosa di nuovo, e penso che se la Chiesa mette il suo genio
organizzativo al servizio del movimento interreligioso per la giustizia,
l’ecologia
e la pace, può esercitare un ruolo fondamentale.

Amy Edelstein: Sostieni con passione la necessità che individui di diverse
tradizioni spirituali si alleino per risolvere i pressanti problemi della
nostra epoca. Perché credi che il dialogo interreligioso possa provocare un
cambiamento globale, e come pensi che ciò accadrà a livello pratico e a
quello spirituale?

Wayne Teasdale: Nella storia, moltissime guerre (migliaia e migliaia negli
ultimi cinque, sei, settemila anni) sono state combattute in nome di diverse
enunciazioni della Verità. Se riusciamo a evolverci oltre questo problema,
penso che potremo fare a meno per sempre dell’istituto della guerra, per
cominciare a concentrarci sull’evoluzione pacifica dell’umanità. Se dobbiamo
risolvere la crisi ecologica, per esempio, o creare una giustizia autentica
e quindi portare la vera pace sul pianeta – e con essa la possibilità di
migliorare la vita a ogni livello, non solo economico, sociale e politico,
ma anche spirituale, psicologico e intellettuale – allora, parlando a
livello pratico, dobbiamo far lavorare insieme tutte le religioni.
Sento che lentamente il movimento interreligioso sta sostituendo le vecchie
abitudini all’isolamento, l’ostilità, la competizione, il conflitto e
l’ignoranza
tra le varie tradizioni, con la fiducia, il rispetto e l’amicizia reciproca.

Amy Edelstein: Nel tuo libro, The Mystic Heart, scrivi che la profonda
esperienza mistica provocherà quell’altruismo e quella prospettiva capaci di
risolvere la crisi mondiale, di soddisfare i bisogni del tutto. Puoi parlare
della relazione tra l’esperienza mistica e il sorgere della compassione?

Wayne Teasdale: Beh, nella mia esperienza della vita mistica, mi trovo
sempre più a pensare che la Fonte sia “intrinsecamente di buon cuore”. La
vasta consapevolezza rappresentata dal Divino non è una fredda intelligenza
analitica: la sollecitudine esiste nel suo stesso centro. Heidegger ha detto
che l’essenza dell’essere è la sollecitudine, e che questo è ciò che molte
tradizioni hanno cercato di comunicare, anche quella buddista. Secondo il
Buddha, una volta che la persona non pone più se stessa al centro
dell’attenzione,
comprende che tutto è vuoto e compassione. E quella compassione, quella
sollecitudine assoluta di cui sta parlando Heidegger, quell’«agape» o amore
disinteressato, è ciò che collega tutti gli esseri senzienti. È il collante
che tiene tutto insieme.

Amy Edelstein: Stai dicendo che questa sollecitudine profonda per il tutto
sorgerà spontaneamente quando si farà esperienza della Fonte, o di quello
che i buddisti chiamano “vuoto”?

Wayne Teasdale: Sì, proprio così.

Amy Edelstein: Negli insegnamenti di Gesù è possibile trovare interessanti
argomenti contro il movimento interreligioso. Mentre da un lato egli
predicava la compassione e la tolleranza, dall’altro era il primo difensore
della verità. Si infuriava contro i sacerdoti ebrei che con la loro
corruzione stavano distruggendo la vera spiritualità, e piuttosto che
sedersi a discutere, si precipitava nei templi e rovesciava i loro tavoli,
mostrando una posizione lontana da ogni compromesso. In campo spirituale, se
l’obiettivo è innanzitutto la tolleranza ecumenica, è probabile che alla
fine non si faranno grandi distinzioni e sulle questioni più importanti si
arriverà a un compromesso. Come concili il tentativo di creare un’armonia
tra le religioni con l’imperativo di difendere la verità?

Wayne Teasdale: Questa è una domanda molto complessa. Il movimento
interreligioso non ci chiede di rinunciare alle nostre differenze o di
sacrificare ciò che abbiamo visto o sperimentato della verità o della realtà
assoluta; ci chiede semplicemente di non essere prepotenti. Non siamo in
competizione: qui si tratta di condividere la nostra esperienza, fede,
conoscenza, ma non in modo militante, cioè perdendo la compassione e la
giusta prospettiva.
Perché Gesù si arrabbiò tanto contro i cambiavalute del tempio? Perché
stavano portando la gente sulla strada sbagliata. Il tempio era stato
costruito per essere un luogo in cui entrare in contatto con Dio, ma era
diventato un centro di commerci molto terreni. Tutto era stato messo
sottosopra: ecco perché Gesù si arrabbiò tanto. Penso che fu una sorta di
terapia per scioccarli e far loro abbandonare quel tipo di comportamento.

Amy Edelstein: Oggi, con le crisi che ci troviamo di fronte, sembra che
abbiamo bisogno di creare molti shock.

Wayne Teasdale: Giusto. Esatto. Abbiamo bisogno di crearli. Ma non penso che
riusciremo a scioccare George W. Bush fino a risvegliarlo. Sembra piuttosto
fissato!

Amy Edelstein: In epoche precedenti, teorici rivoluzionari hanno detto che
la trasformazione delle strutture sociali o politiche avrebbe provocato quei
cambiamenti di cui il mondo ha disperatamente bisogno, ma oggi molti
pensatori credono che per cambiare il mondo dobbiamo prima cambiare l’animo
umano. A un evento collegato al recente Forum sullo stato del mondo, hai
affermato: “Ciò di cui abbiamo bisogno è una rivoluzione spirituale!”. Cosa
intendi con ciò, e cosa credi che essa provocherà?

Wayne Teasdale: Mettiamola così: duemila anni fa, Cristo ha detto che prima
che cambino i regni, devono cambiare i cuori. Questo i rivoluzionari non
l’hanno
capito, e si sono concentrati sull’esteriore. Così abbiamo visto i disastri
provocati, per esempio, dal marxismo. Il difetto del marxismo è che non ha
mai considerato gli agenti del cambiamento, ma solo i suoi processi. Non ha
mai pensato alla trasformazione che deve accadere negli individui che
fomentano il cambiamento. Hanno definito l’essere umano in astratto, finendo
con l’ucciderlo nel concreto.
Penso davvero che ciò di cui abbiamo bisogno è la consapevolezza, ma questa
non si può ottenere semplicemente attraverso un processo politico,
un’ideologia
o uno slogan. È qualcosa che riguarda la parte più profonda nell’essere
umano. Abbiamo bisogno di un’evoluzione olistica e integrale; non solo
intellettuale o morale, ma anche profondamente mistica. Un tipo di
evoluzione che ci faccia entrare in contatto con la Fonte stessa, quella
Fonte che è amore, sollecitudine e sensibilità puri, e che ci permetta di
irradiare tutto ciò dalle nostre azioni, intuizioni, atteggiamenti e
rapporti reciproci. Penso che solo la spiritualità è in grado di creare
quella conoscenza di sé che ci permetterà di purificarci e di avere un
comportamento rispettoso dell’interconnessione tra tutta la vita e tutti gli
esseri.
Quindi, io la metterei così: la vera rivoluzione, la rivoluzione definitiva,
è il risveglio spirituale dell’umanità. La vera rivoluzione è quella che va
al cuore del limite umano provocando una trasformazione, un’evoluzione. Se
questo non accade, i semi della corruzioni resteranno dove sono. Oltre a
quelli dell’ingiustizia, dello sfruttamento e dell’esistenza egoista che
trascura il benessere delle masse e del pianeta.

Amy Edelstein: Qual è secondo te la crisi più urgente che la comunità
mondiale si trova di fronte, in questo momento storico?

Wayne Teasdale: La crisi ecologia, e il tipo di trasformazione richiesta
affinché l’umanità riesca a risolverla. È una crisi dell’ambiente, ma è
anche una crisi dello stile di vita delle persone. Da una parte, siamo
d’accordo
che dobbiamo agire al livello dell’ambiente; dall’altra, non c’è una vera
volontà di cambiare il nostro stile di vita per permettere una rivoluzione.
Penso che questa sia la minaccia più urgente e la priorità morale, perché
(come dice Thomas Berry) se la scialuppa di salvataggio (cioè la Terra) va a
fondo, a che servirà il nostro sistema economico? O la nostra spiritualità?
Prendiamo, per esempio, l’uso massiccio di combustibili fossili, il
surriscaldamento globale, il buco dell’ozono, la deforestazione
nell’Amazzonia.
Il semplice taglio di alberi nell’Himalaya provoca ogni anno inondazioni
spaventose nel Bangladesh. Tutti questi fattori si sommano tra loro.
Dobbiamo davvero semplificare il nostro stile di vita e ridurre l’uso delle
risorse. Non conosciamo abbastanza la capacità di recupero del pianeta per
quanto riguarda l’ecosistema, ma siamo consapevoli dell’entità del danno che
stiamo provocando. Se prendi il sogno americano e lo applichi a sei miliardi
di persone, la nostra specie non ha speranze di sopravvivenza. Distruggeremo
tutto ciò che abbiamo lasciato sul pianeta.

Amy Edelstein: Data la gravità della crisi, ti senti ottimista per il
futuro?

Wayne Teasdale: Beh, chiaramente la situazione richiede una trasformazione
radicale del nostro stile di vita, e ora, data la nostra attuale evoluzione
psicologica e spirituale e il modo in cui concepiamo la responsabilità
individuale sull’argomento, mi è difficile essere ottimista. Non credo che
la gente farà i sacrifici necessari per la sopravvivenza nostra e delle
altre specie, degli altri esseri senzienti. Ma penso che possiamo essere
ottimisti pensando alle nostre tecnologie spirituali. Il mio suggerimento è
utilizzare quelle tecnologie, quelle forme di spiritualità che trasformano
il comportamento e la consapevolezza, aprendo la mente e il cuore. Uno dei
grandi valori pratici di una trasformazione spirituale è il fatto che essa
possiede le risorse per cambiare l’umanità, e per cambiarla in tempo.

Amy Edelstein: È evidente che l’argomento della trasformazione del mondo
odierno ti appassiona. Come mai ti sta così a cuore? Puoi raccontarci quando
la tua vita ha avuto quel punto di svolta che ti ha provocato questa
passione?

Wayne Teasdale: Penso che questo interesse sia nato dalla mia vita
spirituale e dagli anni passati a cercare di pregare. Sai, è molto strano.
Mi chiedevo spesso se io avessi un briciolo di compassione; non ero sicuro
di averla compresa. Un punto di svolta è stato quando stavo camminando
intorno a un lago a St. Paul, nel Minnesota, e ho visto una madre con due
figli, forse di sette od otto anni. I bambini stavano lanciando sassi contro
i cigni, e uno di essi andò a segno. Sentii subito un enorme dolore per la
sofferenza del povero cigno, oltre alla rabbia per ciò che avevano fatto i
bambini. In quel momento compresi che sì, provavo compassione.

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