Passi dal ‘Commento alla Bhagavad Gita’ 8 – Yogananda

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Passi dal ‘Commento alla Bhagavad Gita’ 8

di Paramahansa Yogananda

LA BHAGAVAD-GITA

(CON IL COMMENTO DI PARAMAHANSA YOGANANDA)

PREFAZIONE EDITORIALE

Ed. Vidyananda

(Parte ottava)

L’Ego e l’Anima

La coscienza dell’ego nell’uomo cerca di mantenere l’anima attaccata alla materia nella forma delle
caratteristiche individuali e dei desideri mortali che derivano da esse. Essendo una riflessione
dello Spirito onnipresente, l’anima deve riflettere il Suo carattere onnipresente ed onnisciente.

Essa è la riflessione pura e perfetta dello Spirito, ma quando dimentica la sua reale natura e
s’identifica col corpo e i suoi attaccamenti, perde la sua coscienza d’onnipresenza e diventa
cosciente solo delle limitazioni del corpo. Quest’anima incatenata al corpo è chiamata ego. L’anima
nello stato di ego è prigioniera della carne e delle sue limitazioni.

Attraverso la meditazione l’anima può raggiungere lo stato di samadhi, e così eliminare il suo ego o
la coscienza della materia. Raggiungere il samadhi, o l’unione con Dio, è il solo metodo attraverso
il quale la coscienza dell’ego può essere completamente sconfitta.

Il samadhi è il grande generale dell’esercito metafisico che guida i soldati di devozione, castità,
memoria spirituale, intelligenza discriminativa, estremo non-attaccamento, buon potere positivo,
giusta posizione fisica, forza vitale rivoltata internamente, e coscienza ritirata dai sensi, a
combattere i soldati dell’Ego – Bhishma – o di re Desiderio Materiale.

Ci sono differenti stadi nella realizzazione dell’unione. C’è la realizzazione dell’unione di ego ed
anima, e quella dell’unione di anima e Spirito. In realtà ci sono tre tipi di samadhi:jara, o trance
incosciente; savikalpa, o percezione dello Spirito senza le onde della creazione; e il terzo e più
alto stato è quello della percezione dell’oceano dello Spirito con le onde della creazione.

Lo stato incosciente è per la maggior parte inutile, perché è prodotto da un controllo fisico o
dall’anestetico mentale di tenere la mente vuota. In questo stato, anima legata ai sensi può essere
solo trattenuta dall’aumentare i suoi attaccamenti. Essa non può mai acquisire saggezza o bruciare i
semi delle cattive abitudini prenatali o post-natali. In questo stato la mente è incosciente dentro
e fuori.

Nelle Sacre Scritture indù si racconta che un malvagio incantatore di serpenti andò in trance e
cadde in un pozzo. Il pozzo seccò e si riempì di sporcizia, e l’uomo vi rimase sepolto per cento
anni col corpo perfettamente preservato in uno stato d’animazione sospesa. Dopo cento anni alcune
persone che stavano riscavando il vecchio pozzo lo trovarono e lo fecero rivivere con applicazioni
d’acqua calda. Non appena ripresa coscienza, cominciò a rimproverare e a maledire le persone per
aver rubato gli strumenti musicali coi quali incantava i serpenti. I suoi cento anni di trance
incosciente non avevano bruciato i semi delle abitudini di pensar male, né l’avevano guarito della
sua malvagità.

Nello stato di savikalpa samadhi, l’attenzione e la forza vitale sono staccate dai sensi e sono
tenute coscientemente identificate con il sempre gioioso e sempre saggio Spirito. In questo stato
l’anima è liberata dalla coscienza dell’ego e diventa cosciente dello Spirito al di là della
creazione.

Con la ripetizione di questo stato di samadhi l’anima assorbe il fuoco della saggezza dello Spirito,
che brucia i semi dei desideri mortali. In questo stato, l’anima come meditante, la sua meditazione
sullo Spirito, e lo Spirito come oggetto di meditazione, diventano una sola cosa. L’onda dell’anima
che medita dell’oceano dello Spirito diventa tutt’uno con lo Spirito. Essa non perde la sua
identità, espande soltanto nello Spirito. In questo stato, la mente è cosciente solo dello Spirito
all’interno; non è cosciente della creazione all’esterno.

Nello stato più avanzato, o nirvikalpa samadhi, l’anima non s’espande nel grande Spirito, ma
realizza se stessa e lo Spirito esistenti insieme.

Questo è lo stato più alto e più estatico in cui la coscienza dell’ego, la coscienza dell’anima e
l’oceano dello Spirito si vedono esistere tutti insieme.

E’ lo stato di guardare nello stesso tempo l’oceano dello Spirito e le onde della creazione. In
questo stato, l’individuo non si vede più come John Smith legato al suo corpo e al suo ambiente
esterno, ma vede che l’oceano dello Spirito è diventato non solo l’onda di John Smith, ma anche
tutte le onde di tutte le vite e di tutte le cose. In questo stato l’anima è cosciente
simultanemente dello Spirito all’interno e di tutta la creazione all’esterno.

Gli Stati di savikalpa samadhi e dei nirvikalpa samadhi sono descritti in questo antico canto indù:

“Nel savikalpa samadhi yoga (unione) Perderai (fonderai) te stesso (ego) in te (Spirito). Nel
nirvikalpa samadhi yoga Troverai (vedrai) te stesso (ego) in te (nello Spirito)”.

La coscienza dell’ego cerca di mantenere il corpo sotto il proprio controllo ricordandogli le
limitate relazioni fisiche di paese, razza, nazione, famiglia, possessi, caratteristiche, e così
via. L’anima è incatenata al corpo dalla coscienza dell’ego. Nel supremo stato del nirvikalpa
samadhi l’anima unisce la sua ego-coscienza di razza, famiglia, corpo, possessi e caratteristiche,
con l’onnipotente onnisciente e beato Spirito. L’ego ricorda all’anima le sue limitazioni, mentre il
samadhi ricorda all’anima la sua onnipresenza.

Prima che il generale Samadhi possa sconfiggere l’Ego legato al corpo, è necessario che l’anima
chiami in suo aiuto gli altri soldati metafisici per sconfiggere l’esercito dei sensi.

Verso 9°

“E molti altri guerrieri, anche loro ben esperti nelle battaglie ed armati con diversi tipi di armi,
sono qui presenti, pronti a dare le loro vite per me”.

Interpretazione Spirituale

Re Desiderio Materiale, con i suoi soldati di desiderio fisico, ha sempre paura dei soldati del
bene. Perciò, alla vigilia dello scontro psicologico, rivede le proprie forze maligne e le forze
difensive del bene che oppongono resistenza.

E’ facile per un uomo scendere in un tunnel profondo e gradualmente discendente, ma è solo quando
cerca di risalire da quella profondità che trova resistenza, e ci vuole sforzo per vincerla.
Similmente, l’uomo che vive completamente controllato dai desideri materiali, nati dalle cattive
abitudini, non sente alcuna resistenza spirituale dentro di sé. Egli scende dolcemente negli abissi
del male; ed è solo quando cerca di risalire dalla fossa sotterranea che trova resistenza da parte
dei cattivi desideri e delle abitudini.

Quest’idea mette in guardia l’aspirante spirituale che, non appena cercherà di cambiare il corso
della propria vita dal male al bene, vedrà il risveglio dei desideri materiali e un esercito di
cattive abitudini prenatali e post-natali pronti a dare battaglia alle sue sacre risoluzioni e alle
sante azioni intraprese per trovare emancipazione dalla schiavitù terrena.

I desideri materiali sono accumulati dall’anima nel corso delle incarnazioni, dal tempo in cui ha
lasciato la dimora dello Spirito. I desideri mondani nascono dalle abitudini materiali. Le abitudini
materiali prenatali si manifestano come forti tendenze. Re Desiderio Materiale descrive queste
tendenze materiali come grandi eroi psicologici esperti nell’uso di diverse armi psicologiche.

Ogniqualvolta l’aspirante spirituale diventa internamente sveglio, egli trova che la sua coscienza
diventa il campo di battaglia dove si radunano i guerrieri mentali delle cattive tendenze, con le
loro armi delle tentazioni, pronti a combattere le forze delle buone abitudini e della
discriminazione equipaggiate con le armi della saggezza.

Molte persone che sono docili prigionieri delle cattive abitudini non affrontano alcuna resistenza,
o battaglia contro le varie armi d’allettamento usate dalle cattive tendenze materiali. Generalmente
queste persone sono così assorte nelle loro cattive abitudini che non sognano nemmeno una salvezza
spirituale; ma ogni qualvolta un aspirante spirituale si ferma dal suo folle precipitare verso il
male e vuole ritornare verso il bene, egli vede che le cattive abitudini usano coscientemente molti
proiettili di tentazioni per distruggerlo.

Una storia illustrerà questo: Il signor J. era un ubriacone inveterato, e costituiva un problema per
la sua famiglia e i vicini. Incontrò un santo e prese il voto d’astenersi dal bere. Chiese ai suoi
servi di nascondere il vino costoso in un luogo chiuso e di tenere la chiave, e comandò loro di
servire le bevande alcoliche soltanto ai suoi amici. Per qualche tempo tutto andò perfettamente col
signor J., a motivo della sua gioia nel potere di una nuova risoluzione contro il bere. Per un po’
non sentì l’invisibile e forte allettamento dell’abitudine che lo tentava a bere.

Col passare del tempo, quando si sentì resistente alla tentazione del bere, chiese ai servi di
lasciargli la chiave della stanza del vino, affinchè potesse servire personalmente il liquido rosso
ai suoi amici. Sentendo una maggiore sicurezza mentale, pensò che era troppo seccante andare a
prendere nello scantinato la bevanda alcolica per i suoi amici, perciò tenne alcune bottiglie di
vino nascoste nel salotto. Dopo alcuni giorni il signor J. pensò: “Poiché sono resistente alla
tentazione alcolica, posso guardare lo spumeggiante vino rosso nella bottiglia sul tavolo”.

Ogni giorno guardava la bottiglia. Quindi pensò: “Poiché sono assolutamente resistente alla
tentazione, posso pure odorarlo”. Questo andò avanti per alcuni giorni. Quindi pensò: “Poiché non
m’importa più delle bevande alcoliche, prenderò una boccata di vino, lo gusterò e quindi lo
ributterò fuori”.

Fece questo. Poi pensò: “Poiché sono molto forte e resistente alla tentazione dell’alcool, non ci
sarà pericolo se beve un sorso e ne inghiotto un poco”.

Dopo di questo pensò: “Poiché no conquistato l’abitudine dell’alcool, fammi prendere solo un sorso
di vino alla volta, tutte le volte che la mia volontà non asservita lo desidera”. Quindi scoprì che
era diventato ubriaco, e continuò a essere ogni giorno impotentemente ubriaco malgrado la sua
volontà, proprio come lo era prima.

Questo esempio ci mostra come:

1. L’abitudine di bere alcolici era stato temporaneamente fermata dalla forte risoluzione di
conquistarla.

2. Il signor J. non riuscì a realizzare che la sua risoluzione contro l’alcol non aveva avuto
abbastanza tempo di maturare in una buona abitudine. Ogni devoto deve ricordare che ci vogliono da
cinque ad otto anni per sostituire una buona abitudine al posto di una forte abitudine cattiva.
Prima che sia formata una forte abitudine buona, il devoto deve stare lontano dall’ambiente o dalle
azioni che producono la sua cattiva abitudine, come è stato provato dal modo in cui il signor J. ha
trascurato questa legge, ha avvicinato la bottiglia del vino a sé e gradualmente ha risvegliato la
memoria dell’abitudine di bere. Perciò, per non alimentare le cattive abitudini uno deve
allontanarsi dai cattivi ambienti e, soprattutto, non deve mai portare cattivi pensieri nella mente.
Quest’ultima cosa causa la prima ed è più pericolosa.

3) Inoltre il signor J. non solo dimenticò che non avrebbe dovuto portare il liquore così vicino a
lui, ma dimenticò anche che avrebbe dovuto riconoscere le armi psicologiche che la sua cattiva
abitudine usava per sconfiggere la sua buona risoluzione.

4) l’abitudine dell’alcool rimase invisibile, nascosta nella sua mente subcosciente, mandando fuori
segretamente spie armate di desideri e dei piacevoli pensieri del gusto per preparare la strada alla
nuova invasione dell’abitudine di bere, che doveva ritornare nuovamente a usurpare il corpo e
l’anima del signor J.

Se avete la tendenza a vivere sul tormentoso piano materiale, imparate a stare lontano dagli
ambienti tentatori esterni e a scacciare i pensieri di tentazione dall’interno. Circondatevi col
giusto tipo d’ambiente, e riempite la vostra mente col tipo di pensieri che produrranno l’effetto
che desiderate.

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