Paramnesia e Reincarnazione

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Paramnesia e Reincarnazione

di Antonio Bruno

Capita, a volte, di imbattersi in un ambiente o di assistere ad una
data scena e di provare la profonda e netta sensazione di vivere
un’esperienza già vissuta. Si avverte, insomma, il ricordo vivido,
quanto improvviso, di un “dejà-vu”, o “already seen” nel quale si
rimane sconcertati e confusi nell’impossibilità di trovare una
spiegazione logica a questa strana esperienza.

Ma non solo: a volte accade anche che, a questi improvvisi ricordi,
si associ una memoria dettagliata riguardante fatti e personaggi
sconosciuti ma che poi, ad un successivo controllo, risultano esatti.
Analogamente, vi sono casi in cui, partendo da un ricordo input, si
viene improvvisamente alla consapevolezza di altri ambienti e parti di
una zona o edificio non ancora visti quanto, ancora una volta,
risultanti in seguito collimanti.

Dal punto di vista parapsicologico, questi casi sono riuniti sotto il
termine di “Paramnesia” e sono relativi allo specifico dato di fatto
che essi non possono spiegarsi semplicemente come ricordi dimenticati
raffioranti per una sorta di affinità casuale o analogia con quanto
casualmente sperimentiamo. Se è vero che questi “riaffioramenti”
possono spiegare un gran numero di sensazioni similari, è altrettanto
provato che esistono esperienze, come le suddette, in cui la soluzione
non è così semplice.

La psicologia parla di riaffioramenti di stati d’animo, oppure si
avanza la teoria di Bergson, secondo la quale, di norma, ricordo e
percezione di un evento, ad un certo punto, si staccano e, di
conseguenza, quando questo distacco non avviene, si verifica il caso
di un “simil-ricordo”. C’è ancora la visione freudiana del fenomeno,
ove si consideri che per lo psichiatra austriaco gli ambienti sono
solo rappresentazioni del grembo materno e, pertanto, quando tale
significato simbolico diviene per qualche ragione particolarmente
evidente, si verifica la presunta esperienza paranormale, si crede di
“esserci già stati” o di “aver già vissuto quell’esperienza”. Freud
non esclude, tuttavia, che il fatto conoscitivo, cioè la
visualizzazione di ambienti e parti di edifici mai viste prima, siano
prodotto di chiaroveggenza o prospezione psichica paranormale di
ambienti: un fenomeno che i parapsicologi chiamano “Psicoscopia”. In
questi casi, in base all’imput freudiano,

il soggetto potrebbe effettivamente venire a conoscenza di dettagli
mai visti in precedenza di una data località o, addirittura
ricostruirne l’intero complesso o, ancora, storia e vicende. Una
variante parapsicologica, inoltre, ipotizza che si possa trattare di
“chiaroveggenza viaggiante”, cioè di episodi chiaroveggenti vissuti
inconsciamente al momento dell’esperienza paranormale ma immagazzinati
e latenti nell’ inconscio del soggetto. Tali esperienze si “attivano”
e risalgono in superficie non appena ci si viene a trovare nei luoghi
effettivamente interessati dalla precedente chiaroveggenza.

Ma la più suggestiva, e per molti versi fantasticata ipotesi è quella
reincarnazionista, secondo la quale, i ricordi affacciatisi così
irruentemente alla coscienza dei soggetti, sono flash-back improvvisi
di fatti e località già conosciuti in una precedente esistenza.
Personalmente, pur credendo alla reincarnazione, sono del parere che
la casistica di Paramnesia sia solo molto limitatamente spiegabile con
questa ipotesi. Ciò che secondo me può provenirci dal “magazzino”
inconscio delle nostre esperienze karmiche appartiene, piuttosto, alla
sfera dell’emotività, della predisposizione e, tuttalpiù,
dell’analogia. Per fare un esempio, tutti noi sappiamo bene come i
profumi siano in grado di risvegliarci ricordi dettagliati e precisi;
infatti noi possediamo nel nostro cervello un’area preposta alla
memoria olfattiva molto più sensibile ed estesa di quello che
ordinariamente si crede. Altrettanto dicasi per la musica: le melodie
sono in grado di richiamare, nel nostro cervello, connessioni che
credevamo dimenticate, e di trascinare con sè, per associazione
(sinapsi?…), anche i ricordi olfattivi, creando con questo un quadro
estremamente coinvolgente ed intimo di episodio mnemonico.

Ora, pur non potendo trovare, almeno finora, i parametri per
comprendere quando questo avviene, credo che questi episodi possano
occasionalmente superare i limiti temporali della nostra esistenza
fisica e, proprio come in una “ipnosi retrospettiva”, giungere ad una
memoria più profonda o, se si preferisce, a dati più “remoti”
registrati nel nostro inconscio. Dei “segnali scatenanti”, o
“eventi-stimolo”, cioè, possono determinare un improvviso
collegamento, più o meno limpido, con quanto immagazzinato nel grande
serbatoio della nostra memoria globale, ossia quella composta dalla
somma delle esperienze accumulate nelle successive esistenze. Dal
punto di vista epistemologico, questo ragionamento risulta plausibile,
ove si consideri che la teoria reincarnazionista concepisce la ragione
stessa delle vite successive come accumulo di esperienze-prova per
continui miglioramenti ed affinamenti dello spirito.

Pertanto, se ciò che si è vissuto come esperienza deve insegnarci
qualcosa (deve, cioè, essere parte di un percorso), è necessario che
le varie tappe esperienziali non spariscano o vengano cancellate ma
facciano parte, invece, di un bagaglio specifico di eventi che, per la
stessa natura della legge karmica, si trasformino di fatto in una
continua mutazione in essere. L’evento, insomma, non si può
cancellare: perché assolva alla sua funzione, esso deve continuare ad
esistere e, esistendo, restare in qualche modo “accessibile” laddove
stimoli od eventualità di varia natura rendano possibile una presa di
coscienza più o meno consapevole. In tale senso, ritengo anche che
quei casi che possono trovare valida spiegazione nella teoria della
reincarnazione, emergano alla coscienza ordinaria solo sporadicamente
e del tutto occasionalmente come, appunto, quando si verifica una
concomitanza di fattori emotivi come quelli che in alcuni soggetti
determinano la Paramnesia.

Ma molti altri casi, che io credo costituire la maggioranza dei
comunque esigui episodi di ritorno a vite precedenti, si svolgono
tuttavia su piani diversi dalla coscienza ordinaria; vengono, cioè
“evacuati” dalla psiche nel corso di funzioni cerebrali automatiche.
Alludo, qui, esplicitamente al sonno, con i sogni ai vari livelli,
visto che il sonno, in ogni caso, è solo un’altra modalità di
funzionamento sia della mente che del cervello. Anzi, per chi crede
allo “spirito”, cioè a questo quid superiore di individualità avulso
dalla dimensione corporale, l’esperienza onirica è un’occasione molto
più agevole e probabile di conoscenza extracorporea ed extra-temporale
in cui è possibile, eventualmente, accedere anche a ricordi di vite
precedenti. Tornando, però, alla Paramnesia che, come abbiamo visto, è
inerente lo stato di coscienza ordinario, resta un problema di fondo,
qualora si voglia considerare la teoria reincarnazionista: quello,
cioè, se se si debba ridurre la paramnesia a reincarnazione o,
viceversa, la reincarnazione a paramnesia.

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