Neuroscienza sociale: il cervello e la cultura

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Neuroscienza sociale: il cervello e la cultura

Le neuroscienze ci stanno rivelando innumerevoli segreti sul cervello. Talmente tanti che rimanere
ancorati alla visione biologica dello stesso significherebbe limitare gran parte della sua essenza e
perdere il suo altro profondo valore: quello culturale.

Le neuroscienze ci stanno rivelando innumerevoli segreti sul cervello. Talmente tanti che rimanere
ancorati alla visione biologica dello stesso significherebbe limitare gran parte della sua essenza e
perdere il suo altro profondo valore: quello culturale. Proprio per questo alcune branche come la
neuroscienza sociale concentrano l’attenzione su quelle altre sinapsi, quelle coinvolte nei processi
mentali e nelle nostre pratiche sociali.

Un gran numero di neuropsicologi sostengono il bisogno di articolare in uno stesso scenario teorico
la scienza dello studio del cervello con le altre aree della conoscenza comprese nel nostro mondo
moderno. Di fatto, è sempre più comune sentire termini come “neuroeconomia”, “neuroeducazione”,
“neuromarketing” o quello di “neurolinguistica”, e così via.

Ogni nuova generazione prova a coltivare quanto ereditato dai suoi predecessori, per cui ogni
giovane è obbligato a fare molto meglio dei suoi genitori per lasciare ai suoi successori un’eredità
ancora migliore.
-Emile Durkheim-

Affrontare da una prospettiva multidisciplinare le sfide che inizialmente appartenevano a una sola
specializzazione sembrerebbe darci la possibilità di ampliare le nostre conoscenze in modo
esponenziale. In tal senso, aree come la neuroscienza sociale si elevano a oggi come una risorsa
necessaria alla comprensione di processi rilevanti come la condotta sociale, l’aggressività e la
violenza, lo stress e l’empatia.

L’obiettivo non potrebbe essere più ambizioso. Si cerca di integrare alla teoria sociale, culturale,
economica e anche a quella educativa tutte le ricerche relative alla teoria della mente, del
cervello, dei geni e così via. In tal modo, possiamo analizzare molto meglio in che modo vengono
gestiti e come si sviluppano tutti quei processi sociali che fanno parte di una specifica società.

Neuroscienza sociale: il bisogno di comprendere la relazione tra mente e cultura

Tutti noi abbiamo sentito parlare di neuroni specchio. Nel 1996 l’equipe di Giacomo Rizzolati, un
rinomato neurologo dell’Università di Parma, scoprì un curioso gruppo di neuroni che si attivavano
solo quando le persone (e anche gli animali) osservavano la condotta o le espressioni emotive dei
propri simili.

Questo comportò un grande progresso nel campo delle scienze comportamentali e della biologia, ma
anche per la neuroscienza sociale. I neuroni specchio rappresentano quelle fondamenta organiche che
facilitano la comprensione del comportamento altrui, ci permettono di imitare determinate azioni da
apprendere e favoriscono l’interazione sociale. Sono, per così dire, i mattoni della nostra cultura.

Questo fatto è solo un esempio. Una dimostrazione di come i nostri meccanismi neuronali, ormonali e
cellulari abbiano edificato ciò che conosciamo come cultura e società. Forse per questo motivo, i
primi a interessarsi di questo campo di studio furono gli antropologi degli inizi del XX secolo.

Così, nomi del calibro di Robert Hertz, discepolo di Emile Durkheim, fondarono le basi di questa
disciplina con studi relativi alle facoltà ambidestre dei maori e allo sviluppo cerebrale associato
alla loro cultura.

Il bisogno di creare una scienza interdisciplinare

Partendo dai primi studi antropologici e sociologici sulla comprensione del legame tra la psiche e
lo sviluppo culturale, gli psicologi Cacioppo e Berston andarono ben oltre e fondarono la Society
for Social Neuroscience. Questa decisione fu in realtà un vero e proprio “guanto di sfida” a
psicologi e neurologi dell’epoca, perché molti di loro non concepivano l’approfondimento su qualcosa
che andasse ben oltre i limiti stessi del cranio umano.

Tuttavia, la pressione da parte dei numerosi scienziati, sociologi e biologi finì con il dare vita a
quest’area del sapere, rispondendo a una necessità tanto basilare quanto urgente. La cultura e il
processo sociale nel suo complesso non possono essere compresi se non comprendiamo per prime le
dinamiche mentali che stimolano tutte quelle proprie del tessuto sociologico.

Ma vale anche l’opposto. La nostra cultura e tutti i suoi prodotti, le linee guida e gli schemi,
determinano ciò che siamo, il modo in cui elaboriamo le informazioni e persino quello che proviamo.

Si tratta di una diretta e potente influenza bidirezionale. Così, la neuroscienza sociale è una
branca della neuroscienza cognitiva che ci permette di comprendere la condotta sociale e, inoltre,
quei meccanismi con cui generiamo i nostri valori, con cui diamo forma a nuovi comportamenti e
necessità in un mondo che non smette mai di cambiare e di evolversi.

Ambiti di studio della neuroscienza sociale

Tutta l’espressione culturale e sociale è il prodotto del nostro cervello. Pensiamo, ad esempio, a
una canzone dei Beatles. Racchiude l’essenza di un momento storico, mentre è dimostrazione della
nostra cultura musicale.

Proseguendo oltre, possiamo studiare il modo in cui sono state elaborate, quali meccanismi neuronali
danno forma all’inventiva e alla creatività e in che modo, inoltre, quella musica e quei testi sono
in grado di emozionarci oggi.

D’altra parte, un aspetto essenziale che è bene comprendere sulla neuroscienza sociale è quello
relativo ai suoi ambiti di studio. Facciamo riferimento a quelle aree in cui ciò che riguarda la
neurobiologia interagisce con gli aspetti sociali. Sono le seguenti:

Teoria della mente. Questo concetto si riferisce alla nostra abilità cognitiva di comprendere e
prevedere i comportamenti altrui. Allo stesso modo, l’essere umano è anche in grado di prevedere gli
“stati mentali” in coloro che ci circondano per usare quelle informazioni a suo vantaggio.
Empatia ed emozioni. Lo studio delle emozioni è un pilastro fondamentale per comprendere le nostre
cognizioni sociali e i comportamenti.
Inoltre…
Autocoscienza. La stessa autocoscienza non potrebbe manifestarsi e formarsi in ognuno di noi se non
ci relazionassimo agli altri. Le nostre interazioni e i giudizi sulle stesse edificano la nostra
percezione dell’Io, così come spiega uno studio condotto dal Dipartimento di Psicologia
dell’Università della California.
Attitudini e pregiudizi, queste dimensioni hanno una notevole importanza nelle nostre vite sociali e
sulle nostre identità.
Relazioni sociali e mondo sociale. In questo ambito di studio si richiede senza dubbio la
collaborazione di tutte quelle aree che definiscono qualunque società: educazione, economia,
politica, medicina, pubblicità… Sono tutte pezzi di un puzzle complesso che costruisce tutto ciò che
siamo e che facciamo.

Poche discipline possono rivelare così tanto sugli aspetti micro-sociologici che danno forma a un
Paese, a una comunità, a un determinato gruppo sociale e a una nazione intera. Ne deriva il bisogno
di un approccio interdisciplinare in cui qualunque apporto non sia solo positivo, ma necessario. La
neuroscienza sociale dà chiare risposte alle domande più semplici che può capitare di porsi in
alcune occasioni.

da lista mente

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