Neuropsicologia dell’invecchiamento: cos’e’?

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Neuropsicologia dell’invecchiamento: cos’e’?

L’invecchiamento è un argomento di grande interesse negli ultimi anni. Ciò si deve a una più alta
aspettativa di vita, che ha portato a un aumento della percentuale di over 60 rispetto alla
popolazione totale.

Che ci piaccia o no, le nostre cellule invecchiano con il tempo e sia il nostro aspetto fisico sia
le nostre abilità cognitive mutano negli anni. Una delle branche della scienza che si occupa di
studiare questi cambiamenti a livello neuronale è la neuropsicologia dell’invecchiamento.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), dal punto di vista biologico l’invecchiamento
è la conseguenza dell’accumulo di una grande quantità di danni molecolari e cellulari. Ciò comporta
una progressiva perdita delle abilità fisiche e mentali, ma anche un aumento del rischio di
contrarre malattie, fino ad arrivare alla morte.

Oltre ai cambiamenti di tipo biologico, anche altri fattori influiscono sull’invecchiamento: i
contesti fisici e sociali di appartenenza, e in particolare l’abitazione, il vicinato e le comunità
che circondano l’individuo.

Infine, anche le caratteristiche personali di ciascuno (sesso, etnia, livello socioeconomico)
influiscono sul modo in cui invecchiamo.

Invecchiamento normale e patologico

La neuropsicologia dell’invecchiamento normale

I cambiamenti fisiologici che entrano in gioco con il normale invecchiamento possono causare perdite
di tipo funzionale e dipendono da diversi fattori:

Status cognitivo.

Disabilità fisica.

Fattori emotivi.

Patologie pregresse.

Qualità della vita.

Disturbi quali ipertensione, diabete, malattie cardiovascolari presuppongono una perdita delle
abilità fisiche e biologiche nel tempo. Così, per esempio, l’ansia e la depressione aumentano il
rischio di sviluppare un deterioramento cognitivo.

Nel normale invecchiamento le funzionalità perse dipendono dalle riserve cerebrali e cognitive. La
riserva cognitiva è la capacità del cervello adulto di mantenere le sue normali funzioni anche sotto
l’attacco di aggressioni esterne. Così, l’impatto delle aggressioni diminuisce in presenza di
maggiori riserve cognitive.

Questo succede perché il tessuto cerebrale sano è in grado di soppiantare le perdita di neuroni e
sinapsi. Negli individui dotati di minore riserva cognitiva, la stessa patologia sembrerebbe dare
origine a maggiori deficit.

Il modello neuropsicologico dell’invecchiamento si concentra sul rapporto tra la cognizione e i
fattori di rischio, sui fattori protettivi, sul cervello e sullo stato clinico dei pazienti.

Ecco che per lo studio dei cambiamenti cognitivi associati all’età vengono presi in analisi alcuni
aspetti della cognizione, come:

Velocità di elaborazione.

Attenzione.

Memoria e apprendimento.

Linguaggio.

Funzioni esecutive.

Abilità premotorie, visuo-percettive e visuo-spaziali.

Test associati al normale processo di invecchiamento

Per quanto riguarda lo stato cognitivo generale, l’attività funzionale e lo stato d’animo:

Mini-mental state examination (MMSE).

Blessed Dementia Scale (BDS).

Functional Activity Questionnaire (FAQ).

Back Depression Inventory (BDI)

Subtest informativo (WAIS-III).

Per valutare la velocità di elaborazione e l’attenzione:

Test sui tempi di reazione (PC, Vienna System)

Paced Auditory Serial Addition Test (PASAT)

Trail Making Test (TMT-A)

Color Trails Test (CTT)

Infine, per quanto riguarda le abilità visuo-spaziali, visuo-percettive e visuo-costruttive:

Risonanza magnetica funzionale.

Cambiamenti cognitivi nella neuropsicologia dell’invecchiamento normale

Nell’invecchiamento è importante la variabilità individuale, la quale induce determinati cambiamenti
piuttosto che altri. Tuttavia, sono diversi i fattori che contribuiscono a questa variabilità:

Stato di salute generale: fisica, mentale ed emotiva

Livello culturale

Livello di attività fisica e cognitiva

Fattori ereditari

Fattori economici, sociali e familiari

Le funzioni cognitive nella neuropsicologia dell’invecchiamento normale

Quando invecchiamo, alcune funzioni cognitive si deteriorano più di altre. Così, l’invecchiamento
colpisce le abilità fluide più delle abilità cristallizzate. Le prime comprendono il ragionamento,
la memoria di lavoro, la velocità di elaborazione, ecc. Le seconde fanno riferimento alle conoscenze
acquisite e all’esperienza.

Grazie alla ricerca, sappiamo che il deterioramento di alcune funzioni inizia in giovane età, mentre
altre restano uguali fino a un’età avanzata. Alcune abilità, come il linguaggio, le conoscenze
generali o il ricordo di fatti storici o personali del passato rimangono relativamente vive.

Altre, come le abilità aritmetiche, si riducono a partire dai 25 anni. La velocità di elaborazione
delle informazioni, la memoria episodica e la fluidità verbale si riducono a partire dai 70 anni.

Neuropsicologia dell’invecchiamento patologico

In molte patologie associate all’invecchiamento possiamo riscontrare un declino cognitivo lieve
(DCL). Si tratta di uno stato di deterioramento cognitivo maggiore rispetto a quello naturale, che
però non soddisfa i criteri stabiliti per parlare di demenza.

Secondo Petersen (2001) per poter diagnosticare il declino cognitivo lieve, per almeno sei mesi
devono presentarsi i seguenti sintomi:

Disturbi soggettivi di memoria, possibilmente verificate da fonti attendibili.

Disturbi soggettivi di una o più aree cognitive, preferibilmente anch’essi verificati da informatori
affidabili.

Problemi di memoria o peggioramento di altre funzioni cognitive.

Attività preservate della vita quotidiana.

Assenza di demenza.

Sembra dunque chiaro che con l’età le funzioni cognitive si deteriorino. Le persone anziane sono
sempre più numerose, motivo per cui bisogna mettere in atto meccanismi in grado di migliorare la
loro qualità di vita. Dobbiamo essere pronti ad accogliere in modo efficace e completo i problemi
che potrebbero sorgere in relazione al graduale invecchiamento della popolazione.

Bibliografia

Hernández, L., Montañés, P., Gámez, A., Cano, C., & Núñez, E. (2007). Neuropsicología del
envejecimiento normal. Revista de la Asociación Colombiana de Gerontología y Geriatría, 21(1),
992-1004.

Petersen, R. C., Doody, R., Kurz, A., Mohs, R. C., Morris, J. C., Rabins, P. V., … & Winblad, B.
(2001). Current concepts in mild cognitive impairment. Archives of neurology, 58(12), 1985-1992.

Petersen, R. C., Stevens, J. C., Ganguli, M., Tangalos, E. G., Cummings, J. L., & DeKosky, S. T.
(2001). Practice parameter: early detection of dementia: mild cognitive impairment (an
evidence-based review): report of the Quality Standards Subcommittee of the American Academy of
Neurology. Neurology, 56(9), 1133-1142.

it.wikipedia.org/wiki/Risonanza_magnetica_funzionale#:~:text=La%20risonanza%20magnetica%20fu
nzionale%2C%20abbreviata,maniera%20complementare%20all’imaging%20morfologico.

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