MANTRA E INIZIAZIONE

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MANTRA E INIZIAZIONE

Tratto da:

Swami Sivananda Radha

MANTRA – Armenia

Alzati; destati; avvicina i maestri e conosci la Verità. La persona benedetta dalla presenza di un
maestro conosce l’Altissimo. Colui la cui devozione per il Signore è grande e che ha per il Guru la
stessa devozione che ha per il Signore, a costui, dall’anima così elevata, il significato dei sacri
testi appare rivelato. CITAZIONE DALLE UPANISHAD

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Tutti i testi sacri e tutti i maestri spirituali enfatizzano il bisogno di un insegnante che faccia
da guida sul sentiero dello spirito. Quando pensate di aver trovato il vostro Guru, concedetevi il
tempo di esaminare voi stessi e le vostre motivazioni, non desiderate l’iniziazione prima di aver
deciso di voler accettare gli Insegnamenti e di essere disposti ad ascoltare e a obbedire.
Accantonate ogni timore di poter finire per dipendere dal vostro insegnante perché un vero Guru vi
porterà alla scoperta del Guru interiore, ossia del vostro Io Superiore.

Non chiedetevi come dovrebbe essere il vostro Guru e come vi dovrebbe impartire insegnamenti,
perché non potete avere un Guru alle vostre condizioni. Pregate il Divino affinché vi conduca a un
vero Guru e stipulate un patto con Dio: chiedete che il maestro destinato per appuntamento divino a
essere il vostro Guru vi dica qualcosa di speciale o vi saluti in una certa maniera, offrendovi un
regalo particolare, una foglia o un fiore o un libro, quello che preferite. Una volta che avete
fatto a Dio la promessa di accettare l’individuo che verrà da voi munito di quel segno speciale,
dovrete però mantenere la vostra parte del patto e non sprecare il vostro tempo continuando a
cercare un Guru.

Il maestro giungerà quando lo studente sarà pronto a riceverlo.

Nessun vero insegnante vi chiederà mai di fare qualcosa che vada contro la vostra coscienza, ma è
una vostra responsabilità avere le idee chiare in merito ai vostri ideali e principi. Una volta
effettuata la scelta, se doveste sentire che il vostro Guru sta agendo in un modo che non è in
accordo con le vostre percezioni della spiritualità e ritenete di aver commesso un errore,
ricordate che tale errore potrebbe risiedere nelle vostre percezioni. Rivolgetevi così al Divino:
«Sono confuso. Il mio tempo con questo maestro è concluso? Dovrei cercarmi un altro Guru?»

Poi chiedete un segno e aspettate. Se non dovesse giungere nessun segno rimanete con il maestro che
avete fino a quando vi verrà dato il segnale richiesto.

Soltanto qualcuno che ha praticato intensamente i Mantra e ne ha ricevuto il potere può iniziare
una persona, altrimenti non avrebbe nulla da trasmettere al discepolo, nello stesso modo in cui un
padre può trasmettere al figlio soltanto qualcosa che lui stesso ha acquisito.

Una vera iniziazione al Mantra è come un matrimonio spirituale fra il Guru e il proselito, in
quanto non può essere dissolta infrangendo il rapporto umano fra i due, rottura che comporterebbe
soltanto un ritardo e la necessità di riprendere e continuare il rapporto in un’altra vita, fino a
quando il discepolo avrà raggiunto l’Autorealizzazione. Il Guru prende l’impegno di rimanere con
l’adepto, nonostante la cocciutaggine, la resistenza e la fuga dal dovere dimostrate dal discepolo,
fino a quando questi non avrà raggiunto l’Autorealizzazione. Il Guru e il suo seguace sono sempre
uniti attraverso il potere del Mantra ed esiste un obbligo da entrambe le parti: colui che inizia
l’altro accetta la responsabilità nei confronti del discepolo, mentre l’iniziato deve essere pronto
ad accettare la guida e l’autorità del Guru e sentire che è una cosa giusta sottoporsi
all’iniziazione. Secondo Swami Sivananda, se da un lato è estremamente difficile trovare un maestro
che sia disposto a cercare sinceramente l’interesse esclusivo dell’allievo, è anche estremamente
difficile trovare un discepolo che agisca sinceramente secondo le istruzioni della sua guida. Il
suo consiglio agli aspiranti è di equipaggiarsi di sincerità, di devozione e di umiltà prima di
avvicinare un Guru e di non contare troppo sulla razionalità nell’effettuare la scelta. Per
entrambe le parti si tratta di una relazione intensa che deve essere cara a tutti e due in virtù
della sua durata e importanza.

Prima dell’iniziazione lo studente e l’insegnante devono esaminare il loro rapporto per verificare
se qualcosa potrebbe creare attrito fra loro. Infatti il discepolo non dovrebbe mai accettare
l’iniziazione fino a quando non ha sopraffatto le sue peggiori debolezze. Come ha detto Swami
Sivananda, «il motivo del prematuro fallimento della maggior parte degli aspiranti risiede nel
fatto che ritengono di essere qualificati ad abbracciare la forma più elevata di yoga fin
dall’inizio. Invece l’aspirante destinato al successo sarà quello abbastanza umile da avvicinare il
Guru, arrendersi a lui, servire e apprendere i suoi insegnamenti.»

Per dare un esempio delle idee esagerate di alcuni aspiranti in merito alle loro qualità personali,
posso citare il caso di uno studente che riteneva di poter essere un maestro perché si sentiva già
tale e che quindi provava risentimento per il fatto che gli altri non lo vedessero in quella veste.
Riteneva che la sua santità e la sua grandezza di Guru venissero ritardate di proposito da Dio al
fine di mantenere attivo il suo interesse nell’aiutare e guidare gli altri.

Questo è un modo di pensare deviante, che costituisce una via di fuga dalle possibili critiche per
non essere arrivati allo sviluppo necessario per poter diventare un Guru. Tali idee sbagliate
possono derivare dall’osservare situazioni in cui il Guru può aver inteso scherzare di proposito o
aver addirittura finto di essere lento di mente o stupido al fine di placare i timori di alcuni
devoti. Altri Guru, come Swami Purushotamananda, possono essere per natura estremamente infantili,
capaci di trovare una grande gioia nelle cose semplici e umorismo in situazioni che agli occhi
degli altri passerebbero inosservate. Il reverenziale timore di un devoto costituisce infatti un
ostacolo tanto per il Guru quanto per il discepolo.

Durante l’iniziazione, o diksha, il Guru trasmette all’adepto parte del potere del Mantra.

Gurudev Sivananda spiega che «l’iniziazione dona potere spirituale e distrugge il peccato. Come una
lampada viene accesa dalla fiamma di un’altra, così il divino Sakti all’interno del Mantra viene
comunicato dal Guru al discepolo.» Il fenomeno può essere assimilabile a un lieve shock elettrico,
ma può essere sperimentato anche come una gioia estatica, quasi si camminasse sulle nuvole, che
dura parecchie ore o anche qualche giorno. L’iniziazione produce svariati effetti, in quanto il
potere del Mantra diventa maggiore e tende a farsi sempre più percettibile per il discepolo,
aumentando la sua sensibilità. A quel punto il Mantra diventa una forza autogenerante che spinge il
proselito all’unione con il potere del Mantra stesso. L’effetto sul ricevente dipende dalla qualità
dell’amore e dalla profondità della sincerità con cui il potere del Mantra viene trasmesso.

Esiste una terribile responsabilità nell’accettare l’iniziazione, perché il potere del Mantra è
neutro e ciò che si fa con esso può essere una benedizione per l’iniziato stesso e per gli altri,
così come causa di un grande male.

L’iniziazione è paragonabile ai primi tempi di un matrimonio, quando forti sono l’infatuazione e
l’attrazione, ma la vita umana ha i suoi cicli e questo periodo dura soltanto un paio d’anni, poi
la fase romantica finisce. Non si deve però mai infrangere l’impegno preso con il proprio Mantra. A
volte capiterà di effettuare la pratica quotidiana per un senso di dovere, a volte per amore,
mentre in altri momenti si può avvertire un’aridità spirituale. Quest’ultimo stato deve essere
recepito come l’indicazione della necessità di un periodo di riposo, durante il quale non si devono
prendere avventate decisioni in merito al proprio futuro spirituale.

Una volta ricevuta l’iniziazione, si assume l’impegno di essere schietti e aperti con il Guru in
merito alle azioni e ai progetti della propria vita, in quanto nell’accettare l’iniziazione si
attribuisce al Guru il diritto di intervenire nei propri affari personali. Il Guru si può opporre a
un progetto matrimoniale o a un cambiamento nella carriera, oppure può chiedere che si intraprenda
un lavoro con cui non si ha familiarità, o che ci si trasferisca in un’altra città.

In questo rapporto l’iniziato ha qualcuno che si prende cura di lui e che è disposto a fornire
consigli obiettivi, evitando in tal modo errori e sofferenze. Se però l’intenzione di un libero
scambio muore nelle fasi iniziali del rapporto, questo è un segno evidente per entrambe le parti
che tale rapporto dovrebbe essere rivalutato, in quanto possono essere esistite da parte
dell’iniziato false speranze di ottenere straordinari poteri o di vivere esperienze eccitanti. In
questo caso bisogna mettere in discussione la sincerità della sua decisione e applicare appieno il
significato dell’iniziazione o sciogliere il rapporto.

Il karma non avrà effetto quando esiste un accordo fra due individui che si stanno separando,
accordo inteso a garantire che non ci siano delusione o dolore da parte di nessuno dei due. Questa
regola si applica al comune matrimonio e ci si può quindi aspettare ragionevolmente che si applichi
in certa misura anche al matrimonio mistico inaugurato dall’iniziazione al Mantra.

Un rapporto unilaterale non è un rapporto effettivo. Non esiste modo migliore per descrivere lo
scopo e l’efficacia dell’iniziazione al Mantra che usare le parole della parabola del mietitore
(Matteo XIII) in cui Gesù parla dei semi (il potere del Mantra) che cadono lungo il sentiero per
essere divorati dagli uccelli, o sul terreno roccioso dove le radici avvizziscono, o fra le spine
dove le piante sono soffocate; alcuni cadono su terreno fertile dove crescono e producono un buon
raccolto.

Ci sono molte idee errate in merito al concetto di iniziazione, e l’iniziazione al Mantra può
assumere molteplici forme. In India può essere data ai bambini dal padre o dalla madre, come è
avvenuto per esempio nella vita di Papa Ramdas, il famoso santo dell’India meridionale. In queste
situazioni il genitore ha un calibro spirituale elevato e guida i passi del figlio con l’intento di
aiutarlo a raggiungere il suo stesso stato di Realizzazione. Questo significa che la vita che si
conduce nella casa è altamente spirituale, dedicata allo studio delle scritture, alla recitazione
di sacri testi e al canto del Mantra. L’effetto di un addestramento in età così giovane è profondo
e duraturo, e il genitore che inizia un figlio non ha in mente come meta il sanyas (Papa Ramdas non
era un samnyasin). In questo caso si tratta di una benedizione per il bambino e si usa un diverso
tipo di Mantra.

L’iniziazione al Mantra può anche essere data da un Guru compassionevole al fine di aiutare un
individuo, non sempre sulla base del riconoscimento del potenziale di un grande potere spirituale,
ma piuttosto di uno stato di bisogno. Possono esistere condizioni karmiche che risultano difficili
da affrontare e che metterebbero in discussione una nascita favorevole nella vita successiva.

Uno dei giovani seguaci nell’Ashram di Sivananda aveva dei precedenti come ladro. Quando mi sono
resa conto che era stato iniziato da Swami Sivananda, ho ritenuto che non fosse stata una decisione
saggia e sono rimasta perplessa di fronte al fatto che un Guru potesse aver esercitato così poca
cautela. Quando gli ho chiesto per quale motivo avesse iniziato una persona del genere la sua
risposta è stata che nell’accettare quell’individuo e nel dargli l’iniziazione lo stava aiutando a
ottenere in un’altra vita condizioni migliori e gli stava anche fornendo nell’attuale esistenza un
sostegno nel vincere le proprie debolezze.

Affinché uno sforzo del genere da parte di un Guru abbia buon fine, il discepolo deve però
possedere vera umiltà e un profondo senso di gratitudine. Sfortunatamente la riconoscenza può
essere espressa in maniera soltanto temporanea e scomparire presto come inghiottita dalle sabbie
mobili. È evidente che il Divino porgerà sempre il proprio aiuto, indipendentemente da quelli che
possono essere i problemi contingenti, e che è molto sciocco permettere all’orgoglio di impedirci
di accettare e di apprezzare un dono tanto prezioso.

A volte un Guru elargisce l’iniziazione a cento o più persone in una speciale cerimonia. Swami
Sivananda mi ha spiegato che un simile rituale lancia un richiamo per i pochi che possono recepire
il messaggio, per metterli in grado di ricevere la piena iniziazione.

Se un Mantra è stato ricevuto in sogno, di solito in quello stato si è sperimentata una parte del
suo potere sufficiente a permettere all’aspirante di riconoscere il Guru, ma rimane comunque a
completa discrezione del Guru se concedere o meno l’iniziazione, perché in questi casi il Guru non
ha l’obbligo di darla, così come non esiste nessun obbligo soltanto per il fatto che il Guru sia
stato in contatto con un devoto per un certo numero di anni, neppure nel caso che questi viva
nell’Ashram del Guru. L’iniziazione al Mantra non è infatti una sorta di promozione automatica.

A volte il Guru e il discepolo s’incontrano a causa della promessa contenuta nel Mantra e il
discepolo tornerà anche quando il Guru si incarnerà di nuovo per aiutarlo nell’opera divina, per
ripagare il tempo e la fatica che questi gli ha dedicato nelle vite precedenti. Prima della sua
morte Ramakrishna indicò quando e dove sarebbe tornato; quanti lo attorniavano gli chiesero
scherzosamente in che modo lo avrebbero riconosciuto e lui rispose che avrebbe avuto con sé un
hookah.

Un discepolo commentò allora che per lui la cosa non aveva importanza perché non sarebbe tornato,
ma Ramakrishna replicò: «Oh, sì che lo farai. Quando fiorisce, per essere completo il loto porta
con sé sullo stelo tutte le foglie, i boccioli e i fiori.» Questo episodio illustra la
responsabilità che grava anche sul discepolo e rende più chiaro per quale motivo il Guru debba
essere informato circa quelle azioni che possono essere contrarie al proseguimento del lavoro.

A volte viene avanzata l’accusa ad alcuni Guru di sventolare la prospettiva dell’iniziazione
davanti agli occhi degli aspiranti, utilizzando il metodo “del bastone e della carota”, che viene
applicato da molti genitori nell’educazione dei figli e da non poche ditte che sventolano la
prospettiva di una promozione davanti agli occhi dei dipendenti. Un Guru che adotta un simile
sistema può avere in mente l’obiettivo di raccogliere intorno a sé molti iniziati per scopi di
appagamento emotivo o di tipo economico, anche se personalmente non mi sono mai imbattuta in
episodi del genere. Se nel cuore di un devoto esiste un simile sospetto, la soluzione più saggia è
cercare di non ottenere l’iniziazione da quel Guru; come in qualsiasi cosa che coinvolga gli esseri
umani, anche in questo campo esisteranno sempre i Guru buoni e quelli cattivi. La mente umana è
capace di sfruttare qualsiasi cosa: le guerre che sono state combattute nel nome di svariate
religioni ne sono una prova.

Le donne devono stare attente a cercare l’iniziazione soltanto per opera di un Guru capace di
accettare una donna come una sua pari, in quanto un maestro di sesso maschile che non è capace di
farlo non si è pienamente realizzato. Il mio Guru, Swami Sivananda, non era un uomo che temesse le
donne o le usasse o le sminuisse per proteggere la sua sessualità. Era solito lavorare fino a tarda
notte e a volte mi mandava a chiamare perché mi recassi nel suo kutir alle due del mattino. Io
sapevo di poterci andare senza nutrire il minimo timore.

L’impegno richiesto da un’iniziazione al Mantra non è adatto o possibile per tutti, ma gli ideali
che esso implica possono essere ricercati con pari serietà anche dai non iniziati. L’iniziazione al
Mantra è un primo passo essenziale, se lo scopo è quello di diventare un samnyasin. In un Ashram è
regola generale che una persona venga iniziata dal Guru prima al Mantra, alcuni anni più tardi al
Brahmacharya e infine al sanya. I periodi di tempo che intercorrono fra queste fasi sono destinati
allo studio intensivo e servono a mettere in pratica quello che si è imparato. L’iniziazione a
swami elargisce il diritto di insegnare i Vedanta. Ci sono diversi ordini di sanyas.

Gli aspiranti chiedono spesso cosa succederebbe al mondo se tutti diventassero iniziati e
arrivassero al brahmacharya o al sanyas. Non c’è pericolo che il mondo si estingua perché in esso
troppe persone desiderano continuare a vivere secondo i vecchi schemi.

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